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From "Andrea" <andrea.cegna1@tin.it>
Date Wed, 31 Dec 2003 17:09:24 +0100
Subject ls: 1 gennaio 2004 decennale rivolta zapatista

 
 
 

Il primo gennaio del 1994 inizia per il mondo la lotta di indigeni che insorgono per chiedere liberta’, giustizia e democrazia. Indigeni color caffe’, il colore della terra, e con il volto coperto da un passamontagna nero. Nero perche’ come raccontano i miti maya il nero e’ il colore della luce..voi direte come il nero?Se mettete un bastone sul fuoco questo sara’ prma bianco, poi azzuro, poi giallo, poi rosso, poi rosso piu’ scuro e alla fine nero. Il nero assomma a se tutti i colori, il nero e’ l’insieme della luce.

Questi indigeni sono diventati visibili solo grazie al luminoso passamontagna nero. Dal 1994 ad oggi non hanno mai smesso un solo giorno di lottare. Hanno dismesso le armi solo dopo 11 giorni di guerriglia accettando di dialogare con il governo, nella speranza di ottenere la pace e la giustizia per tutte le popolazioni indigene del Messico. Ma in questi dialoghi ci si e’ trovati davanti alla falsita’ della politica contrapposta alla verita’ della lotta zapatista. Infatti non e’ mistero che la classe politica di ogni paese e’ falsa promette cose che non fa, fa cose che non promette e soprattutto e’ diventata strumentale alle necessita’ delle aziende multinazionale e al capitale mondiale. Invece gli zapatisti fanno quel che dicono e dicono quel che fanno, anzi spesso mentre dicono gia stanno facendo. La fiducia nel dialogo con il governo si e’ spenta a causa di diversi tradimenti subiti, ma non si’ e’ spenta la fiducia nel dialogo e nella collaboarzaione con la societa’ civile nazionale ed internazionale.

La luce emessa dal quel nero passamontagna non si e’ ancora spenta. Non si e’ spenta nonostante i tentativi di repressione che da 1994 ad oggi hanno sempre accompagnato la rivolta di questo popolo mite e pacifico da sempre, G.G.Marquez in cent’anni d solitudine(1976) scrive cosi’ “alla fine liquido’ gli affari e porto’ la famiglia a vivere lontano dal mare, in un villaggio di indios pacifici, situati sui contrafforti della sierra……”.

La repressione spesso violenta e divenuta drammatica a il 22/12/1997 ad Acteal (comunita’ degli Altos vicino a San Cristobal) dove gruppi paramilitari pagati dal governo hanno sterminato 45 persone.

La lotta zapatista  non e’ solo l’EZLN, non solo il Subcomandante Marcos, il comandante Tacho o la comandante Ramona  ma anche e’ soprattutto la resistenza silenziosa e continua delle comunita’ autonome zapatiste e delle basi d’appoggio all’esercito zapatista di liberazione nazionale. Nelle comunita’  autonome si vive tutti i giorni la miseria, si vive tutti i giorni la decisione di non accettare aiuti dal governo, si vive tutti i giorni dentro case di lamiera e si vive e si e’ vissuta la repressione governativa e l’isolamento raziale. Sono state proprio le comunita’ ad essere colpite dalla repressione con sgomberi, omicidi, stupri e soprusi quasi continui. Nonostante questo in questi dieci anni di lotta e di resistenza all’annientamento che il governo messicano aveva deciso per gli indios, sono piu’ le famiglia ad essere diventate zapatiste che quelle che han deciso di non esserlo piu’.

Le comunita’ indigene che vivono seguendo il piu’ bel sistema di democrazia pensabile cioe’ quella partecipativa dal basso dove tutti hanno l’obbligo di partecipare alle assemblee e dove non esiste portavoce con potere decisionali e viene limitato il piu’ possibile l’uso del voto per non incappare nella “dittatura della maggioranza”, vivevano con discriminazioni interne e limiti.

La parola zapatista e la rivolta hanno anche portato nelle comunita’ la volonta’ di cambiare. Cosi’ pian piano la donna nella comunita’ sta avendo gli stessi diritti dell’uomo, e ai giovani si fa studiare piu’ a lungo. Nell’EZLN la donna non e’ mai stata discriminata, e’ sempre stata parte integrante e fondamentale della comandancia sia a livelli militare che politico. La lotta zapatista vuole essere uno specchio dove si riflette la societa’, la societa’ indigena s’e’ riflessa, si e’ interrogata e ha iniziato a modificarsi. La societa’ politica non l’ha ancora capito tronfia del suo potere non riesce a mettersi in gioco. La societa’ civile ha iniziato a rifettersi ed ha interrogarsi. La lotta zapatista ha dato forsa anche al Congresso Nazionale Indigeno del Messico. Nel Messico ci sono circa 10 milioni di indigeni. 10 anni di lotta zapatista sono lunghissimi da scrivere, sono ancora per tanti aspetti difficili da interpretare, sono pieni di magia poetica nei comunicati e sono pieni di dignita’. La lotta indigena del Chiapas, Messico, Pianeta Terra non e’ unica nel genere si affianca a quella dei Mapuche in Cile, dei Sem Terra in Brasile del popolo Boliviano ed Argentino, del popolo Basco e del popolo Palestinese e di tutti i popoli che lottano contro l’annientamento culturale, contro lo sfruttamento, contro la censura e contro la guerra. La lotta zapatista ha visto come la pratica economica della globalizzazione neoliberista era la causa dell’annientamento culturale, dello sfruttamento, della censura e della guerra. Cosi’ gia nel 1996 gli zapatisti convocarono il primo “incontro intergallatico dell’uomo contro il neoliberismo”. Forse i piu’ umili degli umili, i piu’ piccoli tra i piccoli, come amano farsi chiamare gli zapatisti, avevano sentito per primi un vento che soffiava o forse non e’ cosi’ fatto sta che 3 anni prima della battaglia di Seattle, dove per la prima volta un movimento si era mobilitato contro il neoliberismo, gli indigeni Maya del Chiapas convocarono una consultazione mondiale sul problema economico mondiale.

Dire cosa faranno nel futuro e’ impossibile perche’ hanno sempre sorpreso tutti sia nei modi di fare sia quello che facevano. Quando ci si aspettava la parola gli zapatisti stavano zitti, quando ci si aspettava silenzio gli zapatisti parlavano, quando ci si aspettava un messaggio politico arriva una poesia e viceversa. Ma la lotta zapatista divenuta visibile al mondo grazie ad un luminoso passamontagna nero il 1 gennaio del 1994 e stata tenuta nascosta dal silenzio complice di uomini, donne, vecchi e bambini per piu’ di 10 anni. Il 17 novembre del 1983 nacque l’EZLN, quel giorno erano solo 6, il 31 dicembre del 1993 erano gia circa 4500, oggi 31 dicembre del 2003 molti di piu’. Molti di piu’ anche perche’ il fenomeno del neozapatismo sta invadendo il Sud America. Dal 17 novembre del 1983 le comunita’ indigene hanno nascosto, custodito, cresciuto e animato quest’ esercito questa lotta. Da allora hanno rianimato il pensiero di Emiliano Zapata. Emiliano Zapata che scrivendo il Plan de Ayala rese visibile il pensiero di Riccardo Flores Magon un anarchico libertario, fatto imprigionare e morire dal governo Statunitense. La rivoluzione di Zapata e Villa del secondo decennio di questo secolo fu talmente permeata dall’ideale Magoniano che Emiliano, entrato a Ctta’ del Messico a capo delle sue truppe non volle sedersi neanche per scherzo sulla poltrona presidenziale conscio che il potere non doveva influenzare la rivolta. Cosi’ come Zapata gli indigeni in rivolta oggi e la loro comandancia rifiutano il concetto di potere. Rifiutano il concetto di potere sia all’interno dell’esercito e della societa’ indigena, sia a livello piu’ ampio il potere poitico ed economico. Questo rifiuto e’ ben chiaro osservando i metodi decisionali delle comunita’ e dell’EZLN e ancor piu’ chiaro osservando il fatto che hanno rifiutato le proposte di divenire un partito.

Gli indigeni sono sicuri che il governo Messicano non li deve perdonare di nulla, cosi’ come il governo Statunitense non deve perdonare Mumia Abu Jamal, ma deve renderli liberi e degni, perche’  e’ il compito del governo salvaguardare i propri cittadini e legittimare le differenze , perche’ non e’ compito del governo reprimere chi lotta per rivendicare i propri diritti e la loro cultura come gli indigeni del Messico e i neri in America. 

Il movimento e la lotta zapatista sono nati non solo per dire no ma anche per dare delle alternative e delle proposte. Han detto a non non va bene il neoliberismo e han messo in piedi i municipi autonomi zapatisti, han proposto la nascita di un movimento d’appoggio alla lotta zapatista, han proposto la nascita di una rete globale contro lo sfruttamento e il neoliberismo. Senza volerlo, ma forse lo volevamo, han fatto nascere e crescere la consapevolezza che anche nel lato del mondo dove si vive bene e si sta comodi bisognasse lottare e dire no alla distruzione delle culture, dell’ambiente, della parola e della diversita’.

 

“Venti e dieci –ripeto lentamente ed aggiungo- e quelli che ci mancano”

 

10 anni di lotta e di resistenza, 20 anni di coraggio, di fiducia e di utopia per chi ha inziato quest’avventura, andando a vivere tra gli indigeni nella selva Lacandona imparando a capirli e finalmente facendosi capire.

 


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