LUCA ROSSI, 20 ANNI, NON E' SOLO CRONACA... APPUNTI PER UNA RIFLESSIONE Luca! Uno dei tanti morti per errore, uno che correva a prendere la filovia e ha incrociato un proiettile... No! Non vogliamo ricordarti cosi' e neppure vogliano che altri pensino la tua morte come una tragica fatalita'. Su quel marciapiede, alle dieci di sera di una domenica di febbraio, poteva esserci chiunque, e se quel proiettile ti ha colpito per caso non e' per caso che e' stato sparato. Eppure dopo i primi giorni in cui la tua morte ha fatto notizia, altri fatti piu' "vendibili" hanno occupato le pagine dei giornali e la mente delle tante persone che, pur non conoscendoti, avevano vissuto con sgomento questa vicenda. Cinismo? Superficialita'? Non crediamo. E' che ormai ci si abitua con facilita' a tutto e quindi perche' non anche a una morte assurda ed evitabile come la tua o quella di molti altri di cui quotidianamente sentiamo accendendo la radio o sfogliando i quotidiani? Ma in noi lo sgomento, l'angoscia, il dolore che ci ha tenuti vicini da momento che abbiano sentito delle tua morte, si sono presto trasformati nel bisogno di non cadere nella rassegnazione o nella rabbia senza speranza. Noi vogliano capire perche' in una citta' che si dice proiettata verso il 2000 si possa morire a 20 anni senza una ragione o ci si trovi a sopravvivere all'interno di logiche di morte che, seppur non sempre uccidono, ugualmente tolgono senso alla vita. Per questo vogliamo che altri con noi cominciano a riflettere, a porsi delle domande su quella "qualita' della vita" di cui tanto si parla e che si traduce spesso in emarginazione sociale, criminalizzazione del diverso, licenza di uccidere istituzionale e non. Un'equazione sembra che si stia affermando: crescita della metropoli, uguale aumento del livello di violenza. E parallelamente sul tessuto sociale i media operano per tranquillizzare, creando assuefazione (la violenza e' una dimensione quotidiana e quindi legittima), razionalizzazione ("e' capitato perche' ... c'e' sempre una risposta che spiega"), rimozione (i fatti si frantumano, si sperdono, si bruciano: non consentono giudizi di valore). E allora che fare, se non ci si vuole limitare a piangere, commemorare, ricordare nel silenzio e nel dolore? Noi pensiamo che la tua morte, Luca, cosi' assurda e sconvolgente, non possa restare un tragico punto di arrivo. La tua sete di cambiare, di "essere dentro" alle cose, agli avvenimenti, la tua gioia di stare con gli altri, non puo' essersene andata con te quella domenica sera. Per questo, seppure con dolore ma anche con determinazione, vogliamo cominciare a riflettere pubblicamente e a lavorare nel concreto per rendere attuale quella cultura di pace/non violenta che sta alla base di una societa' diversa in cui tutti noi crediamo. E pensiamo che la riflessione non debba puntare esclusivamente sull'abolizione della Legge Reale, perche' se il poliziotto ha sparato non e' solo in quanto un legge dello Stato lo legittimava a portare un'arma, ma anche perche' la logica di sopraffazione e violenza in cui la cultura di questi anni ci ha abituati a vivere, l'aveva convinto che, senza ombra di dubbio, in quella situazione l'uso di una pistola era la soluzione piu' logica. E' questa "logica" che vogliamo battere a ogni costo! Quella stessa logica che a molti, seppur commossi per la tua morte, ha fatto dire: "..in fondo il poliziotto doveva difendersi!". Allora ogni nostro sforzo sara' nel tentativo di creare occasioni di confronto tra prospettive culturali e politiche, anche diverse, sara' di stimolo al mondo giovanile, alle persone che vivono nei quartieri, su temi (per molti oggi fuori moda) quali l'obiezione di coscienza, la lotta contro l'emarginazione, la cultura antinucleare e per il disarmo, il superamento della legislazione di emergenza. Lo sforzo sara' anche quello di recensire e documentare i casi della "cultura di morte", perche' non scivolino via od occupino soltanto lo spazio di una lettera ai giornali. In tutti i modi, insomma, che servono per creare coscienza diffusa tra la gente. Come comunicare? Occorre occupare gli spazi di informazione e formazione, anche uscendo dagli schemi convenzionali: usare i media, creare dibattiti, preparare spettacoli... lavorando al livello in cui le nostre capacita' e le nostre forze si sentano di collocarsi: il quartiere, la scuola, la citta'.
LE COSE NON GIUSTE Centro di iniziativa "Luca Rossi" Via Ricotti 19 |