
Il
quartiere 'alle Caragne' situato a Molino Nuovo tra via Trevano
e via Bagutti sta per essere demolito. E’ un quartiere popolare
nato all'inizio del secolo che comprende varie case d'epoca, alcune
fatiscenti, altre, alle quali sono stati fatti dei lavori di recupero
dalle persone che le utilizzano, ancora in discrete condizioni.
Fra queste la ex casa Flaviana da noi riattata e trasformata nella
Casa laboratorio Inti.
Qui in 3 anni
di esistenza sono stati ospitati:
- un asilo popolare libertario gestito prevalentemente da donne-mamme;
- corsi di cure alternative come il reiki,
- fiori di Bach,
- sahaja yoga,
- corsi di computer grafica per ragazzi, o
- corsi di autodifesa per donne;
- spazio per esercitazioni di massaggi,
- metodo Grinberg,
- combact box,
- spazio computer-internet;
- spazio per compleanni di bimbe/i;
- cene e pranzi comunitari;
- punto di distribuzione della comprobio;
- punto di scambio per indumenti di bimbi/e
e tanto altro tutto senza scopo di lucro.
Sono
state coinvolte centinaia di persone!
Di fianco a questa casa un pensionato aveva coltivato il suo orto
di (che gli operai della ditta Fabbroni hanno rovinato irreparabilmente
buttandoci sopra delle persiane quando, in marzo, ci hanno avvisate
della prossima demolizione), un piccolo pollaio famigliare (ristrutturato
dopo essere stato danneggiato nella medesima occasione, un elettricista
in proprio e un restauratore, tutte persone da anni presenti con
grande impegno nell’insieme di vecchie case, affittate a prezzo
contenuto. Nel nostro caso avevamo concordato un comodato verbale,
viste le grosse spese che avevamo sostenuto per la casa e non potendo
più realizzare il nostro iniziale progetto di cooperativa
di lavoro. Checché ne dica oggi Facchini, unico amministratore
del patrimonio dell’ormai defunto Fabbroni, eravamo arrivati
a questo accordo verbale. Facchini si era poi reso difficilmente
reperibile per chiarire ulteriormente la questione.
Non esiste alcun progetto per cui sarebbe giustificata la demolizione,
e l'area rischia di rimanere per anni una distesa polverosa di macerie.
L'abbattimento avrebbe l'unico scopo di renderebbe realizzabile
la speculazione edilizia, dopo un lungo periodo di discesa dei tassi
ipotecari, in quello che è diventato parte del nuovo centro
della grande Lugano. Radendo al suolo il quartiere, non solo si
perderanno le vecchie case d'epoca, ma anche diversi spazi verdi
divenuti in parte orti e giardini e le due splendide magnolie nel
giardino della Cli. Senza contare ciò che significa per tutti/e
coloro che sono presenti attualmente in questo spazio: scarsissime
possibilità di trovare un’alternativa in cui svolgere
le proprie attività lavorative e sociali. Sappiamo bene come
Lugano gestisce i suoi beni ed i suoi spazi... una politica che
favorisce e stimola la demolizione delle vecchie strutture, la costruzione
di nuove da vendere o affittare a prezzi proibitivi per la maggior
parte della popolazione, la creazione di posteggi, centri commerciali
e infrastrutture per scuole elitarie a favore di una città
da vendere-consumare e non da vivere! La politica e la pratica degli
spazi autogestiti, come la Casa laboratorio Inti, sono estranee
ai meccanismi politici che partono dall’alto e si concretizzano
in calcoli elettorali.

Il nostro agire è fatto di lavoro quotidiano negli spazi
liberati, di autogestione, azione diretta e crediamo che occorra
tentare di rispondere in prima persona ai propri bisogni e a quelli
della collettività con l’autorganizzazione. Gli spazi
liberi rappresentano luoghi dove è realmente possibile pensare
e costruire una città a misura di chi la vive, laboratori
per la realizzazione di una società dei diritti, di libertà
ed ugualianza. Abbiamo dimostrato come unendosi e agendo con determinazione
sia possibile ottenere un riutilizzo sociale delle aree dismesse.
Crediamo che ancora tante siano le zone della città dove
sia utile e possibile dare o lasciare spazio a situazioni collettive
o individuali che vadano in questo senso, contro il degrado, la
commercializzazione e la speculazione edilizia.
La disdetta per tutto il quartiere delle caragne scade il 30 giugno;
nel frattempo ci stiamo informando sulle questioni legali e man
mano ci stiamo accorgendo di quanti pochi diritti abbia l’inquilino/a
e quanto questi siano sconosciuti alla maggior parte delle persone
(p.es. gli/le inquilini/e del vicinato avranno il diritto di richiedere
un abbassamento dell’affitto a causa del rumore e altri disturbi
causati dall'abbattimento e la costruzi one. Il proprietario non
lo dice a chi gli paga l’affitto ma sa di questa possibilità
e sa di poter far ricorso affinché i lavori non abbiano luogo).
Questa è un’esperienza che conosciamo e viviamo ma
sappiamo che ce ne sono altre affini… mettiamoci in contatto
e lavoriamo insieme a tutti/e coloro che hanno a cuore la questione
degli spazi.
Rivendichiamo:
1. Il diritto della popolazione, specialmente in questo periodo
di difficoltà economiche che ci opprimono mentre arricchiscono
chi ci governa e chi ci sfrutta, di crisi del mondo del lavoro e
delle conquiste sociali, funzionali al padronato, di riappropriarsi
di spazi tramite comodato o affitto realmente moderato per svolgere
attività sociali, attività lavorative in proprio o
in piccole cooperative, attività di autosussistenza e abitazioni.
2. La possibilità di vivere in una città fatta di
spazi verdi, parchi giochi, spazi di incontro dove poter veramente
esprimere e realizzare il diritto di stare assieme, di confrontarsi,
di organizzarsi tramite la solidarietà reciproca e autodeterminarsi.
Anche dal profilo della salute è essenziale l’attenzione
in questo senso.
3. La salvaguardia del patrimonio culturale testimonianza della
realtà rurale del ticino di un tempo. Sul territorio esistono
oramai poche strutture di questo tipo. La ex-Casa Flaviana nella
quale è ospitata la Casa lboraorio Inti, è una delle
poche superstiti. In una realtà globalizzata in cui l’ignoranza
è alimento di un potere che tutto vuole appiattire e omologare
per meglio controllare e vendere, è essenziale difendere
e conoscere le proprie radici per meglio confrontarsi e arricchirsi
(non nel senso monetario ovviamente) con altre culture con cui conviviamo.
4. Il diritto di lottare per ottenere un cambiamento nella politica
sugli spazi presso ”le autorità competenti” nel
senso dei punti precedenti .Indica una chiara trasformazione delle
finalità di chi gestisce la cosa pubblica nella città
di Lugano, che negli ultimi anni ha tolto spazi verdi, chiuso parchi
pubblici, vietato incontri su prati liberi, fatto sparire panchine
e abbattuto alberi; sostituendo il tutto con telecamere, divieti,
strutture-mangia soldi inutili per la popolazione che vive qui.
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