CANNABIS
N.11
giugno 2002
SOMMARIO
444
galere private per i consumatori
Autoproduzione
1
Autoproduzione
2: la musica
El
Paso
Dal
tabù cristiano al proibizionismo
Cannabis
e comportamento sessuale
L'erba
dell'armadio
L'acqua:
quando, come, perché
Piantare
il 1 luglio
L'umidità
uccide tutto
Cioccolato
Ice
cream
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444
GALERE PRIVATE PER I CONSUMATORI
LAFFARE
CARCERE
Guerra aperta alle strategie di riduzione del danno e al servizio
pubblico, riaffermazione del patto di ferro tra governo e comunità
terapeutiche promosse a nuove carceri private per i tossicodipendenti,
imperante ideologia "drug-free". Dopo il clamore suscitato
dalle dichiarazioni di Gianfranco Fini a San Patrignano, la Casa
delle libertà si accinge a compiere un primo passo concreto
in Parlamento per portare avanti la sua "guerra alla droga".
Il Ccd ha infatti presentato una mozione (primo firmatario Volontè)
che mira a sancire una volta per tutte il nuovo status quo. La mozione,
che ha valore di indirizzo nei confronti del governo, sarà
discussa alla camera entro breve.
Il testo della mozione Volontè cancella con un colpo di spugna
saperi ed esperienze nel campo della politica sulle droghe e del
trattamento delle tossicodipendenze che sono ormai consolidati a
livello europeo. Tra i punti più preoccupanti vi sono le
limitazioni imposte ai trattamenti sostitutivi (metadone, buprenorfina)
che il Ccd vorrebbe ridotti "al minimo necessario", con
una durata massima di tre mesi e con "dosi contenute";
l'attacco alle unità di strada, alle quali è rivolta
l'assurda accusa di aver goduto di troppi finanziamenti, a danno
delle comunità; la definitiva consacrazione delle comunità
residenziali quali luoghi privilegiati, nei quali "sperimentare
forme innovative di detenzione per i tossicodipendenti", con
la previsione di costruire "nuove strutture residenziali".
Sotto attacco è insomma la nozione stessa di riduzione del
danno, della quale si nega il valore terapeutico, e la concezione
di un "sistema integrato dei servizi", basato su forme
di coordinamento tra servizio pubblico e privato sociale. La mozione
nega anche il valore di esperienze avanzate condotte in Europa.
È il caso ad esempio della somministrazione controllata di
eroina, che in Svizzera ha dato ottimi risultati ed ora è
stata avviata anche in Spagna, Germania, Olanda.
CARCERE
La direzione che va prendendo il carcere odierno si orienta su due
livelli.
Il primo è la sua funzione classica di contenimento
ed attenuazione dellenorme pressione sociale determinata dalla
nuova massa sempre crescente di poveri, disgraziati e diseredati
che il neoliberismo sta generando, e qui lespressione più
visibile e lampante è listituzione dei lager per gli
immigrati, luoghi questi, dove la gente viene rinchiusa senza aver
commesso alcun reato, ma semplicemente per il fatto di essere sprovvista
del permesso di soggiorno.
Va sottolineato come, per raggiungere gli obiettivi che il periodo
di reclusione si prefigge, tra le altre cose le autorità
carcerarie usino sempre di più droghe e farmaci. Questi contenimenti
chimici sono costituiti principalmente da sostanze psicotrope come
antidepressivi, sedativi, tranquillanti, con potere ipnotico. Droghe
come il Valium, il Tavor o il Serenase offrono l'equivalente chimico
di una camicia di forza e il loro uso sta diventando sempre più
massiccio con laumento della popolazione carceraria e con
un sempre maggior numero di prigionieri "trattati".
In USA questa tendenza è diventata un percorso terapeutico
che raggiunge la sua apoteosi con le modificazioni del comportamento,
ed allinterno del quale luso di meccanismi di ricompensa
e punizione è la prassi per condizionare il comportamento.
Ma anche lEuropa sta raggiungendo rapidamente gli stessi livelli.
Droghe come l'Acnetine (un derivato del curaro) che produce sia
paura che panico sono usate in terapie di avversione al sistema
dominante. In carcere le possibilità per testare le nuove
droghe del controllo sociale sono enormi, i controlli praticamente
nulli.
Il secondo livello su cui si sta orientando il carcere odierno è
quello di convertire progressivamente la struttura carceraria alle
regole del mercato globale, alle speculazioni finanziarie e di borsa.
Renderla sempre più produttiva e redditizia, sempre più
affine al modello di sviluppo mercantil-tecnologico-ipercapitalista
che la borghesia imperialista impone.
Perché limitarsi a sorvegliare e punire, quando questo può
diventare anche un lucroso affare?
A fianco del carcere pubblico prende sempre più piede listituzione
di carceri private, gestite da aziende.
Non è un caso che le società che gestiscono le carceri
private siano ormai delle multinazionali quotate in borsa.
Ad esempio negli USA, in base ad una nuova legge le imprese private
possono utilizzare a scopo di profitto il lavoro dei detenuti (ma
questo accade anche in Inghilterra e nei paesi del nord Europa,
e presto si estenderà a tutti quanti). Manufatti che prima
erano prodotti allesterno, vengono oggi lavorati dai carcerati
che ricevono una paga pari al 20% del salario minimo, ai quali è
impedito di aderire ai sindacati o di godere dei più elementari
diritti riconosciuti a ogni lavoratore. La legge inoltre ha fatto
decadere il principio in base al quale il lavoro in carcere dovrebbe
essere volontario, facendo passare invece quello che sancisce il
dovere del detenuto a lavorare per pagare la sua carcerazione (lavoro
forzato). Come già detto, la maggior parte dei paesi europei
si sta allineando sulle stesse posizioni, con provvedimenti analoghi.
Ad esempio il governo inglese sta letteralmente vendendo intere
strutture carcerarie ad aziende private.
Il carcere si va dunque scindendo in pubblico e privato.
Quello privato per tutti quei soggetti che vanno a costituire la
nuova miniera di forza lavoro e facili profitti per la borghesia
imperialista, formata soprattutto da microcriminalità facilmente
controllabile e ricattabile, con secondini altrettanto sfruttati
e sottopagati.
Quello pubblico articolato su due livelli: carcere ordinario
per i soggetti da avviare alle strutture di recupero sociale, supercarceri
e massima sicurezza per gli individui socialmente pericolosi,
non compatibili e/o irriducibili.LE PRIGIONI PRIVATE
Forse parlare di carceri private può apparire strano. Il
fenomeno della privatizzazione delle carceri è però
sintomatico del cambiamento di mentalità che si è
verificato negli ultimi anni: chi, fino a poco tempo fa, avrebbe
immaginato che in diversi paesi del mondo si sarebbero privatizzati
i simboli della potestà punitiva dello Stato: le galere?
Eppure negli Stati Uniti quella delle carceri è ormai un'industria
multimiliardaria con le sue fiere e i suoi convegni, con pagine
web, cataloghi postali, ricerche di marketing, e broker, i quali,
su richiesta degli Stati, si impegnano a ricercare per i detenuti
i posti adatti al prezzo migliore. La giustificazione delle prigioni
private, costruite e gestite da società private che ricevono
dallo Stato una retta per ogni detenuto ospitato, è che i
monopoli pubblici, come i vecchi istituti di correzione, sono generalmente
inefficienti e spesso fonte di sprechi, e che il settore privato,
attraverso la concorrenza degli appalti, può fornire un servizio
migliore a un costo più basso. E infatti il successo delle
carceri private da questo punto di vista è stato indiscutibile,
dato che i costi per detenuto non solo sono risultati inferiori,
ma le condizioni dei detenuti sono molto superiori a quelle delle
vecchie e sovraffollate prigioni statali, dove la vita è
pericolosa e degradante. Le carceri private, invece sono spesso
nuove di zecca, meno sovraffollate e hanno minori probabilità
di ospitare detenuti violenti. Oggi negli Stati Uniti le prigioni
private sono presenti in almeno 27 Stati, e ospitano circa 90 mila
prigionieri. In Australia le carceri private sono ancora più
diffuse che in America, tanto che il 20 percento di tutti i detenuti
sono reclusi in prigioni costruite, gestite e possedute dalle multinazionali
delle sbarre: nello Stato di Vittoria questa percentuale supera
il 45 %! Anche in Inghilterra negli ultimi dieci anni sono sorte
sei carceri privatie, le ultimi due inaugurate recentemente vicino
a Liverpool e nel Galles del sud.
In America, le privatizzazioni del sistema penitenziario sono iniziate
già negli anni 80 con un considerevole aumento dei
contratti tra società private, stati e città per sistemare
i detenuti e gestire le prigioni.
Prigione vuol dire denaro
LAmministrazione della pena è diventata, come tutto
il resto, una fonte di profitti. Maggiore è la domanda di
internamento, maggiore è lofferta; il problema è
di vendere bene la merce pena e far funzionare bene
lindustria del controllo sulle classi pericolose: i poveri,
i disoccupati, gli extracomunitari, i giovani delle periferie urbane,
gli immigrati clandestini.
Le due società che dominano il mercato penitenziario americano
sono la Correctional Corporation of America e la Wackenhut Corrections
Corporation.
La Wackenhut amministra attualmente undici carceri, in pratica il
22% del mercato dei posti cella affidati ai privati; inoltre ne
gestisce altri due in Australia, attualmente sta cercando di entrare
sui mercati europei e latinoamericani. Nel 1999 controllava il 55%
del mercato penitenziario non statunitense e il suo giro daffari
ammontava a 2,2 miliardi di dollari.
La Correctional Corporation è considerata la pioniera nella
costruzione e nellamministrazione degli istituti di pena privati;
gestisce ventuno prigioni cioè il 51% del mercato interno,
soprattutto negli stati del Sud (Texas, Tennessee, Florida, New
Mexico) dove la privatizzazione delle carceri si è sviluppata
a partire dagli anni 80 e oggi rappresenta un vero e proprio
settore industriale, con una crescita del 35% lanno. Ma non
solo: come lindustria manifatturiera, oltre ad aver stabilito
rapporti anche con la Gran Bretagna e lAustralia, è
disponibile a spostare le sue aziende oltre il confine messicano,
dove possono essere impiantate delle autentiche maquilladoras penitenziarie.
Lo stato dellArizona ha in progetto la costruzione di una
prigione privata in Messico, per 21mila detenuti chicanos. Quotata
alla borsa di Wall Street, la C.Corporation rappresenta la quinta
società sul mercato finanziario newyorkese.
Come buona regola di ogni sistema produttivo che si rispetti, a
questo punto entra in campo lindotto. Esistono più
di cento ditte specializzate soltanto nella progettazione di carceri,
che guadagnano dai quattro ai sei miliardi di dollari. Sul Correction
Today, una pubblicazione edita dallAssociazione penitenziaria
statunitense, si possono leggere inserzione del tipo: costruttori
chiavi in mano, servizi di gestione penitenziaria, bracciali elettronici,
armi speciali, sistemi di controllo per detenuti pericolosi, ecc.
Una perfetta show-room per un giro di affari valutato in miliardi
di dollari allanno. Negli ultimi anni, prigioni e istituti
per minori hanno dato in gestione a fornitori privati una serie
di servizi, compresa la ristorazione, la sanità, lassistenza
psicologica, lorientamento professionale, listruzione
ed il trasporto dei carcerati.
Naturalmente il privato è sinonimo, per principio, di creatività:
via le uniformi paramilitari e il rozzo vocabolario che puzza di
caserma. Maglioni color cammello con il marchio della ditta, guardie
che diventano tecnici della sicurezza aziendale o residenti supervisori,
le prigioni che si trasformano in imprese di correzione ed i carcerati
che vengono chiamati residenti.LE NUOVE TECNOLOGIE
In primo luogo la schedatura, che non interessa solo chi è
incappato nei rigori della legge, ma che si allarga a rete, tirando
dentro familiari, parenti prossimi, vicini di casa, conoscenti e
amici.
Il braccialetto elettronico utilizzato per assicurare il controllo
del condannato fuori dal carcere. È collegato ad un apparecchio
telefonico; se il sorvegliato si allontana dalla sua abitazione,
il collegamento con il telefono si interrompe e nella caserma di
polizia suona lallarme.
Le tecnologie della seconda generazione, in fase di sviluppo, vengono
progettate invece per seguire lindividuo 24 ore su 24. Contemplano
dispositivi che permettono di registrare il ritmo cardiaco, la pressione,
il tasso di adrenalina e leventuale presenza di alcool o droga
nel sangue.
Le tecnologie di terza generazione non prevedono solo un uso di
semplice controllo ma anche una interazione con il soggetto pericoloso:
il sistema indicherà infatti se la persona controllata è
sul punto di commettere qualche infrazione, nel qual caso sarà
possibile intervenire sul suo organismo attraverso segnali sonori,
scariche elettriche od altro.
Il sistema elettronico sarà in grado di avvisare, punire
o tentare di impedire linfrazione.
ABOLIRE IL CARCERE
Il problema fondamentale è elaborare e diffondere coscienza
e cultura abolizionista.
Che ognuno prenda coscienza e si adoperi e si impegni come meglio
può per un effettivo salto in avanti del genere umano. Abolire
il carcere non è unutopia, è una necessità
assoluta sulla strada di una società che si voglia minimamente
dire civile.
Bisogna che ogni individuo si riappropri di tutto ciò che
secoli di capitalismo, violenza di stato e narcosi mediatica gli
hanno rubato: gioia di vivere e lottare, desiderio di libertà,
solidarietà verso gli oppressi, rifiuto alla sottomissione.
Questo è il primo passo per avviarsi sulla strada dellabolizione
del carcere e verso una società che non abbia più
bisogno di pene e punizioni per valutare loperato degli individui,
liberata per sempre dai fantasmi ossessivi che la perseguitano e
alimentata dalla libertà di tutti, in assenza di discriminazioni
e ingiustizie, di classi sociali, di mercificazione dellesistente,
di galere di ogni genere.
È importante praticare una cultura abolizionista, esprimere
ovunque limportanza della libertà, battersi contro
ogni forma di sopraffazione, di negazione, di morte annunciata e
differita, nelluniversale quanto nel particolare, e viceversa.
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