GLI INDESIDERABILI Gennaio 2005 |
Figli di una società sterile e passiva, che ricoprendosi di ridicolo permette ancora oggi la distinzione negli uomini. INDIVIDUALITÀ ANTIAUTORITARIA
Distinzione per razza e colore della pelle, religione e stato sociale.
Ancora troppi uomini e troppe donne per cui questa società non ha previsto alcun ruolo, se no quello di crepare. Morti al mondo o a se stessi: la società non li desidera che così.
Adagiati sulle vostre macerie, fate finta di niente, continuate a vivere come se nulla fosse, a bendarvi gli occhi nell'attesa del vostro turno.
Oggi a loro! Domani a voi!
ROM significa UOMO LIBERO
Libero di scegliere il pezzo di cielo sotto cui vivere.
Ma quanto può essere libero un uomo in una società, che si sente minacciata dalla diversità?
Una società sorda, che vomita luoghi comuni stigmatizzando "l'altro". La stessa che chiude gli occhi davanti ai problemi del quotidiano, che finge di capire la propria condizione, i propri limiti e i propri desideri ma che giorno dopo giorno annega in un oceano di ipocrisia.
Così avviene, che una piccola popolazione viene confinata in quello che doveva essere uno stabilimento balneare.
Capanne a schiera, anzichè villette, trasformate in baracche affollate da uomini, donne e bambini, da ratti e rifiuti di qualsiasi genere che da sempre "imperano" nella zona; fino a quando, un bel giorno, l'amministrazione comunale passandosi una mano sulla "impalpabile coscienza" decide, che quel tratto di costa va bonificato, recuperato.
Bisogna eliminare tutto ciò che è esteticamente brutto, e da dove cominciare se non dai nomadi?!
Le baracche vengono smontate e la spiaggia ripulita e circondata da una palizzata di legno, frutto del duro lavoro delle nascenti cooperative. I rom vengono confinati in quello che una volta era il campo da baseball della città, abbandonato dopo che la moda per lo sport americano era finita e i fondi sperperati da una amministrazione (che sempre pensa al bene del cittadino), non potevano essere sprecati.
Lontano dal centro, lontani dalla costa, segregati dove meritano, in un campo di patate! (ex Castelnuovo). In quella che era la Real tenuta della Favorita, lontano dagli occhi della cittadinanza, che li preferisce quando chiedono l'elemosina invece di pensare alle condizioni in cui sono costretti a vivere, contribuendo così alla nascita di "ghetti" nuovi, alimentando l'insofferenza e il disprezzo verso culture e abitudini diverse.
Così nasce il nuovo Campo Nomadi.
Questo non è un vero villaggio turistico! Quando piove, lo sterrato si trasforma in pantano, le pozzanghere in laghi, in cui ogni tipo di rifiuto galleggia. Nelle fredde giornate d'inverno, si cerca di scaldare al meglio le baracche costruite con assi di legno, lamiere o precaria muratura. Di tanto in tanto una stufa provoca l' incendio, ma cosa volete che sia, vivere da selvaggi comporta rischi!
I bambini, privi del privilegio della cameretta color pastello e di giocattoli da rompere, scorrazzano felicemente tra le pozze d'acqua e i topi, consapevoli della durezza della vita.
L'amministrazione locale, per fronteggiare il problema idrico colloca due silos che le autocisterne municipali, sistematicamente riempiono a metà. Per evitare gli sgradevoli odori di rifiuti bruciati che infastidiscono lo stesso sindaco che abita nel quartiere residenziale lì vicino, vengono sistemati i cassonetti (in plastica, così bruciano meglio!) , mai sostituiti e svuotati solo quando ci si ricorda.
Oggi, le baracche vengono smontate una dopo l'altra. Il campo si spopola giorno dopo giorno. Intere famiglie abbandonano questo posto infame che non ha saputo, o meglio voluto, accoglierli.
Aprite gli occhi! Guardatevi attorno!
Non siete altro che pedine nel grande gioco del genocidio capitalistico. Comune può farsi allora la lotta, sulla base del rifiuto di una vita ogni giorno più precaria e artificiale. Perché la "solidarietà" dovrebbe accettare delle frontiere sociali, quando i poveri saranno sempre sballottati da una parte all'altra? Quando voi come loro non siete altro che lubrificante per gli ingranaggi della mostruosa macchina del potere. Entrare in un "ghetto" non significa uscirne derubato o con i pidocchi, significa capire cos'è l'indifferenza e la noncuranza, comprendere i privilegi creati da una sempre più crescente ed egoista società borghese, che con i soldi compra il consenso-dissenso della gente che acceca. L'ignoranza rende i popoli schiavi, il denaro li rende merce.
Noi non siamo solidali nei confronti della miseria, bensì del vigore con cui gli uomini e le donne la sopportano.