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IL FALLIMENTO DI CANCUN
di Alessio Ciacci.
Domenica mattina, in molti fanno gia' i bagagli per lasciare l'afosa citta'
di Cancun ma fino alla notte sono previste attivita' e forum.
Nella giornata di sabato sono state molte le azioni di protesta contro il
WTO. Una grande manifestazione ha sfilato lungo le grande strade che portano
al "kilometro zero", dove inizia il lungo stradone che unisce la citta'
alla zona del centro congressi. E' li' che mercoledi' scorso, come forma
estrema di protesta, durante una grande manifestazione, si e' immolatro Lee,
contadino sudcoreano di 56 anni.
Il lungo serpente della manifestazione e' colorato e composto da grandi
spezzoni, capeggiano sudcoreani, con il nucleo straniero piu' numeroso, poi
l'unione dei sindacalisti, Via Campesina, piu' indietro il blocco dei neri,
studenti, molte Ong, movimenti sociali fino alla coda dove troviamo un
grande striscone con il titolo "Chiapas contro il WTO", portato a Cancún
dalla caravana zapatista.
Come precedentemente concordato dagli organizzatori, dopo circa due ore di
marcia, la manifestazione arriva al kilometro zero e li' iniziano musica,
balli, e comizi. Una parte della manifestazione avanza di altri 500 metri,
dove sono state spostate e rafforzate le lunghe ed altre barriere che
proteggono l-area del centro congressi.
Dopo circa un ora tutti i componente della manifestazione si spostano davanti
alle barriere, li' la coordinazione tra Via Campesina e la delegazione
korena inizia efficacemente a coordinare le azioni successive. E' cosi',
come da decisione congiunta, all'inizio del corteo si pongono migliaia di
donne e, con una forza ed un'energia incredibili iniziano a sfidare quelle
imponente barriere. Molte di loro impugnano una tronchesina che serve a
spezzare quel filo intrecciato di reti che compongono la barriera. Dopo
nanche un'ora di lavoro le tre file di strutture e' gia' perforata.
Dall'altra parte centinaia di poliziotti e decine di vetture delle forze di
sicurezza, compresi dei mezzi -tipo carroarmato- spara acqua e proiettili di
gomma.
Ormai l'unica cosa che divide la manifestazione dalla zona rossa e' la
struttura delle protezioni, la rete non c'e' piu' ma rimane la forte
struttura di pali di ferro. E' in quel momento che la delegazione coreana
lega quelle strutture con tre grandissime e lunghissime corde che, dalle
barriere, arrivano a circa 200 metri di distanza lungo il corteo. Dopo che
ogni corda e' stesa si inizia il lavoro di tiro della fune che, coordinato
dalla voce koreana, in men che non si dica, attraverso l'azione di centinai
di tiratori, apre una breccia di oltre 50 metri nelle protezioni. In quel
momento, dopo aver abbattutto, con la forza della manifestazione, quelle
grandissime barriere, si decide di continuare in forma non violenta la
manifestazione.
Non e' piu' intenzione dei manifestante apparire solo come violenti ma, dopo
aver dimostrato che nessuna barriera puo' impedire il diritto a manifestare,
si vuol dimostrare la forza delle idee, la capacita' di non farsi
strumentalizzare dai violenti provocatori.
E' cosi' che, sulle macerie di quelle strutture, si alternano i leader dei
movimenti koreani, messicani, di Via Campesina, di studenti, africani e
molti altri, denunciando, ognuno le politiche neoliberiste del WTO, gli
effetti di queste politiche sulla popolazione, sui piccoli contadini, contro
la privatizzazione dei diritti e dei servizi pubblici, per ribadire che
nessuna barriera e' invalicabile e che e' inalienabile il diritto di
manifestare.
Prevale dunque la ragione sulla rabbia e sulla vilenza che alcuni tra i
manifestanti vorrebbe dimostrare contro le forzae della polizia. E proprio
per questo il corteo rimane compatto, dalla mattina fino ad oltre le 16 del
pomeriggio quando, dopo queste azioni, la colorata, vivace, grandissima
manifestazione ritorna verso kilometro zero, unendosi alla ceremonia di
commemorazione di Lee Kyng Hae, capeggiata dai compaesani koreani.
E' grande, cosi', la soddisfazione di tutti i presenti per le azioni
intraprese, per quanto dimostrato, sia in forza ma anche, e soprattutto, in
capacita' strategica di non scontrarsi con le forze dell'ordine ma per
urlare con piu' forza NO WTO, QUESTO MONDO NON E' IN VENDITA.
Nella mattina di domenica, ormai a conclusione del controvertice, molti
abbandonano Cancún. Altri si fermano realizando una manifestazione sulle
spiagge vicino al centro congressi, altri a seguire i seminari e l'atto
conclusivo che si celebra a partire dalle 18 in Piazza Palapas, nel centro
della citta'.
Alle 15.40 circa, durante lo svolgimento dei seminari, circola e poi viene
festeggiata, una grande notizia per il movimento presente a Cancún, il
Vértice ufficiale del WTO e' fallito!
Granidissima la soddisfazione di tutti i presenti accolta con abbracci, un
grandissimo ed un lunghissimo applauso, a volte commozione.
Sono stoppiate, inffatti, le enorme contraddizioni presenti nell'agenda del
Vertice WTO a Cancún, a far scoppiare la scintilla, dopo una serie di
pre-fallimenti, le posizioni di paesi africani ed asiatici che si vedono
particolarmente attaccati sui temi in agenda come investimenti, concorrenza
ed altri e che, al contempo, non possono accede ai mercati agricoli del Nord
del mondo per gli incentivi che Usa, UE e Giappone danno alle proprie
grande aziende.
Un buona notizia perche' blocca, o almeno ritarda, il progetto del WTO di
ampliarsi al controllo di settori strategici con metodologie ben poco
democratiche, dovremo dimostrare con altrettanta forza contro i trattati di
libero commercio bilaterali perche' questi incorporano clausule a volte ben
piu' liberiste di quelle che si concordano all'interno del WTO.
Un sucesso per il movimento che a fine novemrbre, a Miami, si ritrovera' per
manifestare contro la riunione ministeriale dell'ALCA, l'area di libero
commercio delle americhe, sponsorizzata da Bush ma che gia' vede molti paesi
dell'america latina critici o nettamente contari al progetto.
Alessio Ciacci
14.09.2003
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