| |
PERU': IL GIORNO DELLA VERGOGNA
IL GIORNO DELLA VERGOGNA
La Commissione per la Verità e la Riconciliazione, che indaga sulla guerra
civile che ha insanguinato il Perù dal 1980 al 2000, ha reso noto oggi
l'agghiacciante bilancio delle vittime: più di 69.000 persone sarebbero
morte durante la "sporca guerra", che ha visto fronteggiarsi la guerriglia
maoista di Sendero Luminoso e l'esercito peruviano.
Ma la Commissione è andata oltre al semplice conteggio dei morti, facendo
luce su uno dei capitoli più tristi della storia del Perù: oltre che le
numerose (e prevedibili) violazioni dei diritti umani, il rapporto ha messo
impietosamente a nudo la società peruviana, impregnata di razzismo e di
discriminazione verso gli indigeni.
Numeri
La Commissione, i cui lavori sono durati circa due anni, ha raccolto una
mole impressionante di dati: ben 17.000 interviste condotte in 530 villaggi,
oltre alle testimonianze rese da ex-presidenti, capi-guerriglia e alte sfere
delle Forze Armate.
Il numero delle vittime ha sovvertito tutte le previsioni delle associazioni
umanitarie, che avevano stimato le morti a non più di 30.000. Secondo il
rapporto, la metà circa delle vittime è da attribuire a Sendero Luminoso,
mentre dell'altra metà sarebbero responsabili le forze di polizia e le
formazioni paramilitari filo-governative.
Violenze e razzismo
Teatro principale dei sanguinosi scontri tra i guerriglieri e l'esercito
sarebbe stata la regione andina intorno ad Ayachuco, la città dove nel 1980
Abimael Guzman fondò Sendero Luminoso. La regione è abitata prevalentemente
da indigeni che parlano la lingua Quechua, e proprio gli indigeni hanno
dovuto pagare il prezzo più alto nella guerra civile, ben i tre quarti delle
vittime.
Presi tra due fuochi, gli abitanti della zona hanno dovuto subire prima le
violenze e le esecuzioni di massa dei guerriglieri, che non tolleravano
dissensi e opposizione alla propria lotta, e poi le vessazioni delle Forze
Armate. L'esercito si è reso responsabile di uccisioni di massa, strupri,
torture, perpetrate contro una popolazione giudicata di serie B, una
popolazione con cui i soldati spesso non riuscivano neanche a comunicare per
via della lingua (molti indigeni non parlano lo spagnolo).
Le responsabilità maggiori di quanto accaduto vanno ai vertici politici e
militari che si sono disinteressati completamente della sorte degli
indigeni, accusati di essere collaboratori di SL dopo che (ironia della
sorte) la stessa guerriglia attaccava i loro villaggi, mettendoli a ferro e
fuoco e uccidendone gli abitanti. La popolazione indigena ha vissuto 20 anni
di inferno, tra la paura di attacchi guerriglieri e di rappresaglie
militari, senza poter contare sull'aiuto di nessuno.
Reazioni
Ovvio che l'uscita di un rapporto così scomodo provocasse le reazioni di chi
(partiti politici, Forze Armate, persino la Chiesa) ha contribuito in questi
anni ha far passare sotto silenzio quanto accaduto. I vertici dell'esercito
non sembrano aver gradito il rapporto, specie dopo che il presidente della
Commissione Salomon Lerner ha dichiarato di voler denunciare i militari
resisi responsabili di violazioni dei diritti umani. Il generale Clemente
Noel, comandante delle Forze Armate di stanza ad Ayachuco negli anni caldi,
ha accusato la Commissione di voler far passare l'esercito per un serbatoio
di criminali di guerra.
Ma il lavoro della Commissione è stato utilissimo per almeno due ragioni:
oltre ad aver reso giustizia alle vittime ed alle loro famiglie, ha
finalmente portato a conoscenza della nazione un dramma silenzioso, di cui
soprattutto gli abitanti delle città non erano a conoscenza. Da oggi il
Perù, nudo davanti alle proprie responsabilità e ai propri orrori, non potrà
più vivere nell'oblio del passato. Il giorno della vergogna durerà ancora
per molto.
Matteo Fagotto
INDIETRO
|