Il grande fratello in rete



Il grande fratello in rete

Insorge tutto il mondo internet, gli operatori e persino il Garante della privacy. A poche ore dal Natale nasce il Piccolo Fratello italiano. Stanca e Castelli sotto accusa. Si spera nel Parlamento 24/12/03 - Flash - Roma - C'è chi sorride dinanzi al decreto legge varato dal Governo in queste ore, una normativa che riguarda internet e i cittadini italiani e che è riuscita nell'arco di 24 ore a scatenare un'ondata di polemiche come raramente si è visto. Il sorriso, in effetti, è espressione della natura umana quando viene posta, all'improvviso e inaspettatamente, dinanzi ad una enormità come quella presentata a Palazzo Chigi da due ministri: Castelli (Giustizia) e Stanca (Innovazione). Il testo varato dal Governo concretizza con pochi semplici concetti un quadro orwelliano paventato dai più pessimisti all'alba della rivoluzione digitale. I provider internet e gli operatori di telefonia devono conservare fino a cinque anni tutti i dati del traffico, quello internet, appunto, e quello telefonico. Per dati di traffico si intendono i contatti, chi manda o spedisce un messaggio, a chi viene fatta una telefonata e da chi, e quando. Dati che l'autorità giudiziaria potrà richiedere alla bisogna a provider ed operatori. La giustificazione di tutto questo è quella di sempre: sicurezza e anti-terrorismo. Non si intendono, come si era creduto in un primo tempo, i contenuti delle email o delle telefonate. Nella conferenza stampa di presentazione Stanca ha sottolineato che "è importante registrare che mi sono collegato, che mi sono collegato a quella persona, per questo periodo di tempo, in quella data, a quell'ora, eccetera". Ed è stata esplicitamente esclusa la registrazione dei contenuti delle comunicazioni. Il progettino che vuol essere progettone appare ai più fallato. Il primo problema, evidenziato ieri da una nota diffusa da AIIP e Assoprovider, le due assocazioni di settore, sono le strutture necessarie a registrare i dati di traffico. Gli oneri per archiviare la mole di dati richiesta, per garantirle la giusta sicurezza e integrità, sarebbero presto eccessivi per operatori che oggi conservano quei dati per soli pochi giorni esclusivamente per ripondere a problemi di instradamento. Ma soprattutto c'è il problema della privacy. Il Garante della privacy in seduta collegiale subito dopo il varo del provvedimento ha emesso - fatto rarissimo - una nota in cui sottolinea come possa confliggere con il dettato costituzionale che protegge la segretezza e la libertà delle comunicazioni. Il Garante si attende che il Parlamento metta pesantemente mano al provvedimento non appena giungerà alla sua attenzione per l'esame e l'eventuale successiva traduzione del tutto in legge dello Stato. L'iniziativa governativa, peraltro, arriva a pochi giorni dall'introduzione del nuovo Codice della privacy che ne esce, evidentemente, stravolto. "Ogni ulteriore estensione della fattispecie di dati raccolti - scrivono ancora i provider a questo proposito - deve essere soppesata con estrema cautela, sia sotto il profilo della quantità di dati da memorizzare, sia e soprattutto perché comporterebbe la creazione di archivi dai quali si potrebbe risalire (...) alla cerchia di relazioni di ciascun utente creando, nei fatti un dossier a carico di ciascun cittadino da cui rimarrebbero esclusi, in una sorta di paradossale digital divide alla rovescia, solo coloro che ancora non usano la rete". Ad attaccare a spada tratta il provvedimento sono anche riferimenti storici per la rete italiana, come Alcei, l'associazione per le libertà digitali, che in una nota ricorda come "l'accumulazione preventiva del traffico internet ha una scarsissima efficacia investigativa e non aggiunge sostanziale valore all'operato della polizia giudiziaria. Le attuali tecniche di indagine di cui dispone la magistratura, insieme alla cooperazione offerta dagli internet provider e dagli operatori telefonici già consentono, infatti, di svolgere investigazioni di polizia senza bisogno di emanare norme pericolose che, a parte la discutibilità tecnica, dànno licenza di spiare tutto e tutti". "Solo in caso di indagine - ha spiegato ieri Stanca - abbiamo consentito alla magistratura l'accesso ai dati della comunicazione telefonica e internet. È un esempio, perché tutti i paesi si stanno muovendo in questa direzione". Lui lo chiama "un altro passo avanti".
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