COPYRIGHT: IL DECRETO CHE PIACE AI DS
di Wu Ming 1, 30/04/2003
(in anteprima per i/le giapsters, un articolo scritto per L'Unita') - fonte:
Giap, la newsletter della Wu Ming Foundation
Che dire di questa sinistra istituzionale che sembra bramare l'odio dei
posteri o, nella migliore delle ipotesi, la damnatio memoriae? Mentre tutto
il mondo
appare (ed effettivamente e') in rivolta contro un'industria
dell'entertainment parassitaria e obsolescente, nel nostro Paese
l'opposizione - sorda a ogni monito
e appello, cieca di fronte all'evidenza dei fatti - corre a portarle il
Gerovital con le orecchie, dando parere favorevole a un decreto che si puo'
solo definire
"liberticida".
Il d.l. n.68 9/04/2004, entrato in vigore da qualche giorno, recepisce le
indicazioni della direttiva 29/2001/CE, meglio nota come EUCD (European
Union
Copyright Directive).
Quest'ultima e', in buona sostanza, un pedestre
scopiazzamento delle draconiane leggi statunitensi sulla proprieta'
intellettuale, come
quel Digital Millennium Copyright Act da anni al centro di polemiche e dure
battaglie.
Il decreto italiano che recepisce la direttiva (peggiorandola in piu' punti)
modifica la legislazione sul copyright e - col solito paravento della
"tutela degli
autori" e della "lotta alla pirateria" - punta a reprimere comportamenti
diffusi e ormai considerati normalissimi (la condivisione di files via rete,
la
masterizzazione domestica di CD etc.), perdipiu' estendendo le fattispecie
di reato e aumentando le responsabilita' legali dei fornitori di accessi a
Internet.
Cio' favorira' la censura preventiva, gli oscuramenti anche arbitrari di
siti etc.
Tutto questo espresso in un testo (volutamente?) ambiguo e mal concepito,
che lascia ampi margini di discrezionalita' e interpretazione, quindi di
possibile
abuso.
Che c'entra la sinistra? C'entra eccome, perche' l'iter di questo capolavoro
e' stato accelerato dall'assenso dei DS in Commissione Cultura della Camera,
il 28
febbraio scorso. Questo dopo che l'Associazione Software Libero, svariati
giuristi e buona parte del "popolo della Rete" avevano spiegato in tutte le
salse i
pericoli contenuti nel decreto.
Era forse inevitabile recepire la EUCD, per non trovarsi "fuori
dall'Europa"? Assolutamente no. La Finlandia (che gia' aveva abolito,
applauditissima, le
inutili e allergogene monete da uno e due centesimi di euro) si e'
esplicitamente rifiutata di farlo. In tutta l'UE, l'hanno recepita soltanto
la Grecia, la
Danimarca e adesso l'Italia.
Non c'era alcuna ragione di passare come rulli compressori sulle opinioni e
le esigenze di tante persone, se non la mentalita' subalterna che porta a
essere
sempre plus royalistes que le roi, e forse la prossimita' agli interessi di
alcuni poteri forti.
Tra le varie cose, il decreto-che-piace-ai-DS colpisce l'esercizio di un
diritto (la copia privata digitale), fingendo al contempo di volerlo
tutelare. Nonostante
il decreto inserisca nella legge sul diritto d'autore (n.633, 22/04/1941)
l'art. 71-sexies ("E' consentita la riproduzione privata di fonogrammi e
videogrammi
su qualsiasi supporto, effettuata da una persona fisica per uso
esclusivamente personale, purche' senza scopo di lucro e senza fini
direttamente o
indirettamente commerciali...", e per ora
fermiamoci qui), questo diritto viene colpito tanto "a monte" quanto a "a
valle".
A monte, con l'imposizione (art.39) di una odiosa gabella (chiamata, in pura
neolingua, "equo compenso") sull'acquisto di supporti digitali e analogici,
audio e video. Come abbiamo gia' spiegato su L'Unita' il 6 febbraio scorso
(in un articolo intitolato "Il divertimento blindato"), si da' per scontato
che tutti
gli acquirenti di cd vergini siano in procinto di violare la legge, quindi -
su pressione della SIAE - si aumentano vertiginosamente i prezzi
(+ 0,29 centesimi di euro per un CD audio, praticamente un aumento del 50%
sul prezzo medio ante-decreto) e si dice che tali soldi andranno "a compenso
degli autori danneggiati dalle pratiche di pirateria".
Ma *quali* autori? Gli autori *di cosa*? A meno di non infiltrare una spia
in casa di ogni cittadino, la SIAE non puo' sapere cosa finira' su quei
supporti:
lettere d'amore alla propria fidanzata? Fotografie delle proprie vacanze?
Copie private legittime? Software libero? A chi andranno dunque i soldi
dell'equo
compenso? Una probabile risposta si puo' indovinare leggendo questa
inchiesta (vecchia ma ancora attuale):
http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=82
Il cosiddetto "equo compenso" spara nel mucchio, ma le cose piu' gravi
avvengono "a valle", perche' l'art.71-sexies continua cosi': "...nel
rispetto delle
misure tecnologiche di cui all'articolo 102-quater."
E quali sono queste misure? "Tutte le tecnologie, i dispositivi o i
componenti che, nel normale corso del loro funzionamento, sono destinati a
impedire o
limitare atti non autorizzati dai titolari dei diritti", vale a dire
qualunque "dispositivo di accesso o [...] procedimento di protezione, quale
la cifratura, la
distorsione o qualsiasi altra trasformazione dell'opera o del materiale
protetto".
Piu' avanti, l'art.171-ter punisce "chi fabbrica, importa, distribuisce,
vende, noleggia, cede a qualsiasi titolo, pubblicizza per la vendita o il
noleggio, o detiene
per scopi commerciali, attrezzature, prodotti o componenti ovvero presta
servizi che abbiano la prevalente finalita' o l'uso commerciale di eludere
efficaci
misure tecnologiche di cui all'art. 102-quater".
In questo modo non solo vengono legalizzati gli espedienti tecnologici che
permettono gia' vere e proprie truffe ai danni dei consumatori (cd
"anti-copia"
che non girano sui computer, DVD che funzionano solo in alcuni paesi,
e-books che non si possono stampare o si cancellano dopo un anno, canzoni
che
possono essere ascoltate solo tot volte e poi basta), ma addirittura *li si
tutela*, considerando reato l'uso di tecnologie atte ad aggirarli, impedendo
nei fatti
l'esercizio del diritto alla copia privata.
Quest'articolo sembra scritto su misura per il nuovo hardware-poliziotto di
Bill Gates, Palladium (da poco ribattezzato, a causa delle polemiche, "Next
Generation Secure Computing Base"), che si blocchera' se alle prese con
materiale considerato "illegale", il che puo' naturalmente includere la
copia privata
di un CD o la copie di back-up di un software. Vedrete che rimpiangeremo
l'epoca dei "pacchi" alla napoletana, coi videoregistratori che in realta'
contenevano mattoni.
C'e' qualcosa di ancor piu' grave:
forse il legislatore non si e' reso conto che legittimando quest'andazzo si
rischia di interrompere la trasmissione della memoria alle generazioni
successive:
se ogni prodotto culturale diventa "a scadenza", "volatile", e la sua
sopravvivenza dipende dall'acquisto di password o chiavi crittografiche, gli
storici e gli
archeologi del futuro si troveranno di fronte a reperti muti, vestigia non
interrogabili, testimonianze di una civilta' che ha programmato il proprio
dissolvimento.
Ha ragione Paolo Attivissimo: quelli che oggi vengono considerati "pirati" e
delinquenti, sono i veri custodi della memoria, gli amanuensi che permettono
la diffusione della cultura, e quindi la sua *tradizione*.
Tornando al decreto, l'art.17 obbliga i fornitori d'accesso a:
"informare *senza indugio* l'autorita' giudiziaria o quella amministrativa
avente funzioni di vigilanza, qualora sia a conoscenza di *presunte*
attivita' o
informazioni illecite riguardanti un suo destinatario del servizio della
societa' dell'informazione [e a] fornire *senza indugio*, a richiesta delle
autorita'
competenti, le informazioni in suo possesso che consentano
*l'identificazione del destinatario* dei suoi servizi con cui ha accordi di
memorizzazione dei
dati, al fine di individuare e *prevenire
* attivita' illecite" (corsivi miei).
In generale, l'accoppiamento di "presunte" con "prevenire" non promette mai
niente di buono, ma in questo caso, come alcuni hanno gia' fatto notare,
bastera' la lettera al provider di una casa discografica (o della Business
Software Alliance), anche contenente informazioni molto vaghe, perche' il
destinatario sia obbligato a informare la magistratura, pena l'accusa di
complicita' nelle violazioni in oggetto. L'ennesimo mattone nell'edificio
della cultura
del sospetto, della presunzione di colpevolezza, dell'autocensura e dello
zelo repressivo.
Non crediamo di esagerare se diciamo che gli attacchi ai net-attivisti, i
raid contro gli hacker veri o presunti e la demonizzazione di Internet
possono portare
al suicidio di quelle democrazie occidentali che si dice tanto di voler
difendere.
C'e' modo di "sanzionare" il supporto del centrosinistra alle campagne
"Shock and Awe" contro le pratiche e i soggetti che sono il nuovo "sale
della terra",
oltreche' il lievito dei movimenti?
Anche questo decreto, al pari di tutte le leggi e leggine che l'hanno
preceduto, e' destinato a scontrarsi con la dura realta', che sta elargendo
alle corporations
sconfitte di fatto e di diritto. Parleremo di questo nella prossima puntata
(l'ultima) di questa serie sulla "rivoluzione contro il copyright".
Per approfondimenti su questi temi:
http://www.puntoinformatico.it
http://www.associazionesoftwarelibero.it
http://www.zeusnews.it
http://www.quintostato.it
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