GLI ANARCHICI E LA RESISTENZA




La Resistenza si sviluppa come è noto, in quei territori dell'Italia centrosettentrionale rimasti in mano tedesca e costituenti la Repubblica Sociale Italiana. Gli anarchici partecipano alla lotta armata in maniera cospicua quanto a tributo di uomini e di sangue, ma subiscono l'egemonia delle altre forze di sinistra. Talvolta militano in proprie specifiche formazioni partigiane, ma più spesso si trovano inquadrati nelle "Garibaldi" (comunisti), nelle "Matteotti" (socialisti), in Giustizia e Libertà.

A Roma gli anarchici sono presenti nelle varie formazioni della resistenza, in particolare in quella comandata dal repubblicano vincenzo Baldazzi, un personaggio noto per la sua antica amicizia con Malatesta. Fra i caduti : Aldo Eluisi alla Fosse Ardeatine; Ettore Dore (di origine sarda, già combattente della colonna Ascaso inn Spagna) rimasto ucciso durante una missione oltre le linee.

Nelle Marche gli anarchici militano nelle differenti formazioni partigiane presenti ad Ancona, Fermo, Sassoferrato e MAcerata dove cade Alfonso Pettinari, già confinato, commissario politico in una brigata "Garibaldi".

Piombino operaia, centro siderurgico con una notevole tradizione libertaria e sindacalista rivoluzionaria, è la protagonista di una sommossa popolare contro i nazifascisti già il 10 settembre 1943. fra i protagonisti dell'insurrezione Egidio Fossi, Renato Ghignoli e Adriano Vanni: quest'ultimo attivo poi nella resistenza in Maremma.

A Livorno gli anarchici sono tra i primi ad impadronirsi delle armi custodite nelle caserme e nell'accademia navale di Antignano al fine di rifornire le bande partigiane. Inquadrati nei GAP e nella divisione Garibaldi partecipano ad operazioni di guerriglia nelle province di Pisa,Livorno, e in Maremma. Nell'opera di liberazione dei rastrellati e carcerari si distinguono fra gli altri Virgilio Antonelli, a sua volta già confinato ed internato quasi ininterrottamente dal 1926 al 1941, e Giovanni Biagini.

Consistente e determinante l'apporto libertario nella resistenza apuana che qui assume anche caratteristiche di vera e propria guerra sociale. Sono attive nella zona di Carrara formazioni partigiane libertarie, complessivamente composte da oltre un migilaio di uomini, denominate: "G.Lucetti","Lucetti bis" , "M.Schirru" "Garibaldi Lunense" "Elio" , "Sap" "R.Macchiarini", Sap-Fai.

Dopo l'8 settembre un gruppo di anarchici, fra cui Romualdo Del Papa, guidano l'assalto alal caserma Dogali requisendovi le armi e spingendo gli alpini a disertare e ad aderire alla lotta partigiana. Nasce così nelle vicine cave di Lorano, la "Lucetti", comandata da Ugo Mazzucchelli (..)

A Lucca ed in Garfagnana, sui cui monti agiscono anche militanti pistoiesi e livornesi, gli anarchici sono soprattutto presenti nelle formazione autonoma comandata da Manrico Ducceschi "Pippo", che si distingue per la cattura di ben 8000 prigionieri nazifascisti e per il tributo di sangue con 300 caduti(..)

A Pistoia agisce la formazione anarchica "Silvano Fedi" composta da 53 partigiani. Il primo gruppo di resistenza si costituisce ad opera di Egisto e Minos Gori, Tito e Mario Eschini, Tiziano Palandri e Silvano Fedi. Diverse sono le azioni portate a termine fra le quali il rifornimentodi armi anche alle altre formazioni, la liberazione di prigionieri, il soccorso alle popolazioni. Leggendaria la figura del giovane capo partigiano Silvano Fedi che cade in una imboscata dai contorni poco chiari, tesa da italiani, come testimonierà Enzo Capecchi l'altro anarchico che gli era successo per un breve periodo al comando. La stessa formazione è la prima ad entrare in Pistoia liberata dai nazifascisti con Artese Benesperi.

A Firenze si costituisce , alle dipendenze del comando militare del Partito d'Azione, una pima banda armata sul Monte Morello, comandata dall'anarchico Lanciotto Ballerini. Lancioto muore in combattimento e sarà insignito della medglia d'oro alla memoria. Al poligono di tiro delle cascine vengono fucilati fra gli altri: il settantenne empolese Oreste Ristori, già attivo nell'emigrazione aanrchica in America Latina e combattente in Spagna; e Gino Manetti.

In provincia di Arezzo, gli anarchici sono presenti nella resistenza in Valdarnodove è ancora viva una certa tradizione di lotte sociali e antifasciste. (...)

A Ravenna si ha una folta presenza libertaria nella 28ª brigata Garibaldi. Fra i militanti più noti:Pirro Bartolazzi, membro insieme a Merli del CLN provinciale; Guglielmo BArtolini, già rinchiuso per 25 anni in carcere; Pasquale Orselli comandante della prima pattuglia partigina che entra in Ravenna liberata; FAbio Melandri, addetto al rifornimento di armi e viveri, trucidato con la figlia durante una rappresaglia tedesca.

In provincia di Bologna e Modena sono particolarmente attivi Primo Bassi di Imola,Vindice Rabitti, Ulisse Merli,Aladino Benetti e Attiio Diolaiti. Quest'ultimo, fucilato nel 1944 alla Certosa; aveva contribuito alla costituzione delle prime brigate partigiane a Imola,con la "Bianconcini", ed a Bologna con la "fratelli Bandiera" e la 7ª Gappisti. A Reggio Emilia cade invece fucilato Enrico Zambonini in seguito ad una condanna a morte inflittagli dal Tribunale speciale; era stato catturato insieme al gruppo di DOn Pasquino Borghi. Un distaccamento della 26ª brigata d'assalto "Garibaldi" porterà il suo nome.

A Piacenza si ergono le figure di Savino Fornasari e di Emilio Canzi, accomunati dal singolare destino di morire in incidenti stradali causati da automezzi alleati. Canzi in particolare comanda tre divisionie 22 brigate, per un totale di oltre diecimila partigiani. Le formazioni di La Spezia e Sarzana agiscono in stretto contatto con quelle della vicina Carrara. Due gruppi partigiani sono comandati dagli anarchici Fernando Contri e del Carpio, mentre cadono durante uno scontro a fuoco con i nazifascisti Renato Olivieri, già detenuto politico per 23 anni, e Renato Perini.

A Genova agiscono gruppi di combattimento anarchici generalmente legati, a parte una piccola banda autonoma di 7-8 elementi, alla struttura del Partito d'Azione. Le loro denominazioni sono:brigata "Pisacane", formazine "Malatesta", Sap-Fcl, Sap-Fcl Sestri Ponente, squadre di azione anarchica "Arenzano", per un totale di 400 armati. Fallita l'ipotesi di Fronte Unico la Federazione Comunista Libertaria si affida per la lotta armata soltanto alle proprie forze. le prime squadre di combattimento vengono organizzate dal volterrano Umberto Raspi e dal sardo Antonio Dettori, ambedue poi deportati in Germania senza ritorno. (...) Saranno almeno venticinque i caduti anarchici nella resistenza genovese.

Nella Torino industriale, particoalrmente alal FIAT, agisce la formazioje anarchica denominata 33° battaglione Sap "Pietro Ferrero". Fra i caduti vi sono Dario Cagno, fucilato il 22 dicembre 1943 per complicità nell'uccisione del gerarca Domenico Giardina, ed il piombinese Ilio Baroni, già Ardito del Popolo, ucciso durante l'insurrezione alle "Ferriere Piemontesi".

(...) A Milano la lotta clandestina è iniziata da Pietro Bruzzi che, catturrato dai nazifascisti, viene ucciso sotto tortura. Gli anarchici dopo la sua morta costituiscono le brigate "Malatesta" e "Bruzzi" le quali, forti di 1300 partigiani e inquadrate nelle formazioni socialiste "Matteotti" , avranno un ruolo di primo piano nella liberazione di Milano. Comandate da Perelli e con Mario Mantovani commissario politico, durante l'insurrezine del 1945, esse si distinguono per vari colpi di mano contro le caserme delleBrigate Nere ma anche per l'aiuto alla popolazione.

A Como opera la "Amilcare Cipriani" di Tarcisio Robbiati, mentre in provincia di Pavia è attiva la 2ª brigata "Errico Mlatesta" comandata da Antonio Pietropaolo, anch'essa partecipe alla liberazione di Milano. A Brescia gli anarchici, fra cui Bortolo Ballarini e Ettore Bonometti, militano in una formazione mista GL-Garibaldi. A Verona l'anarchico Giovanni Domaschi, fondatore del locale Cln, viene arrestato dai tedeschi e deportato nel campo di concentramento di Dachau dove muore. Dal 1922 al 1943 aveva complessivamente subito 11 anni di reclusione, pur essendo evaso due volte, e nove di confino.

In Friuli Venezia Giulia alcuni anarchici sono inseriti in formazioni comuniste come la divisione "Garibaldi-Friuli". A Trieste i collegamenti con i partigiani sono tenuti da Giovanni Bidoli, poi scomparso nei lager tedeschi insieme a Carlo Benussi, un altro anarchico friulano. Attivo anche Nicola Turcinovic che ben presto però si trasferisce d Trieste a Genova dove continua a militare nelle formazioni partigiane della Fcl. Nell'alta Carnia, dove Italo Cristofoli muore durante l'assalto alla caserma tedesca di SAppada, gli anarchici contribuiscono alla costituzione di una Zona libera autoamministrata.

Tratto da G.Sacchetti, Resistenza e Guerra Sociale, in Rivista Storica dell'Anarchismo, N1 Gennaio-Giugno 1995.