Un comunicato su espropri e denunce



LA DIGOS HA IDENTIFICATO GIOVANI CHE AVEVANO FATTO LA 'SPESA' A ESSELUNGA
Milano, 11 nov. (Adnkronos)- La Digos di Milano ha identificato e denunciato 21 aderenti ai centri sociali che sabato 30 ottobre, avevano ''invaso' l'Esselunga di via De Angelis, all'angolo con via Ripamonti a Milano. I disobbedienti avevano preso dagli scaffali generi alimentari e bevande e pretendevano di coinvolgere nella spesa proletaria clienti del supermercato e gli addetti alle casse. In un caso una vigilante era stata colpita con un'ombrellata mentre tentava di fermare un uomo che si era impossessato di alcune confezioni di carne. Per la donna c'era stata una prognosi di sette giorni. I disobbedienti sono stati denunciati per manifestazione non autorizzata, violenza privata, furto, appropriazione, indebita, danneggiamento e minacce aggravate.Si tratta di 20 uomini e una donna, tra i 19 e i 35 anni, e appartenenti al centro sociale, nella maggior parte dei casi, 'Pergola Reload' e al centro sociale collettivo monzese. Il 30 ottobre scorso un'ottantina di manifestanti erano arrivati con un furgone con l'effige di San Precario all'interno del supermercato. Avevano legato alcuni carrelli tra loro e avevano avuto discussioni, anche violente, con gli addetti alla vigilanza. Durante la spesa proletaria erano state aperte anche diverse bottiglie di spumante per festeggiare l'esproprio proletario. (Gio/Lr/Adnkronos) 11-NOV-04 12:16
---- L'azione del 30 ottobre in un superstore di una catena commerciale di Milano e' stato un momento di comunicazione a lavoratori e consumatori per lanciare i Punti San Precario, una rete nazionale di sportelli di tutela individuale e solidarietà collettiva rivolti alle varie figure del precariato italiano. L'azione, gioiosa ma fortemente incisiva , si è svolta all'interno di una due giorni che ha visto protagoniste precarie e precari in tantissime citta' italiane (Milano, Bologna, Macerata, Bari, Trento, e molte altre). Al contrario di quanto affermato da ansa e digos, l'azione non aveva affatto come obiettivo la riappropriazione di merci, bensì la comunicazione con commesse e banconieri, spesso precari bistrattati dal misero contratto della grande distribuzione, e con le altre persone presenti all'esselunga di via ripamonti in quel sabato pomeriggio. Ad un tratto, duecento attivisti sono emersi dal parcheggio riuscendo a montare in quattro e quattr'otto uno stand mobile e musicale di San Precario, distribuendo volantini e questionari sulle condizioni di vita e di lavoro (tipologia contrattuale, straordinari, lavoro domenicale, forme di mobbing ecc). Sono stati letti brani che descrivono la precarieta' predominante nel commercio, nella logistica e nei servizi delle metropoli italiane, fatto riflessioni sull'impoverimento dei lavoratori italiani rispetto al resto d'Europa, e dato la parola a ex lavoratori dell'esselunga, che hanno illuminato i presenti sulle benemerite opere di Caprotti & Co (decine di megastore in costruzione con l'avallo della destra al potere in regione e in comune). Fin dal 2001, con la MayDay Parade di cui siamo promotori, abbiamo contribuito a dare voce ai mille volti del precariato italiano e a porre la questione della precarietà all'attenzione del dibattito pubblico e sindacale: affrontare la questione precaria è ormai diventata una questione di democrazia in italia e in europa. Nel 2004, sfilando dietro l'effige di San Precario (altro simbolo alla cui creazione, con la rete precog, abbiamo concorso), 100.000 precarie e precari da tutta italia hanno partecipato alla parata del primo maggio a Milano, gemellata con una analoga a Barcellona, riuscendo ad imporre ad ogni livello politico e sindacale un forte dibattito sulle questioni della precarizzazione e dell'imbarbarimento delle condizioni sociali che da questa derivano suscitando, incredibilmente, più l'interesse dei media europei che quello dei media italiani. La questione del carovita, benché giustamente da tutti venga percepita come una calamità, secondo noi deve essere subordinata a quella più generale dello strapotere dell'aziende sulla vita di ognuno di noi, infatti è proprio il vampirismo sociale di queste a generare precarietà, disagio e nuove povertà. In quest'ottica le mayday italiane ed europee come le azioni del 30 ottobre a Milano, come la giornata di mobilitazione del 6 novembre a Roma fanno parte dello stesso percorso attraverso cui il soggetto precario (7 milioni di persone in italia fra part-time, tempo determinato, apprendistato, coprò e le mille altre forme di frammentazione del lavoro) sta prendendo coscienza di sé e della propria condizione in tutta la penisola. Giovani e meno giovani che vivono un disagio sempre maggiore e scivolano verso la povertà stanno autorganizzandosi per reclamare reddito, servizi, saperi, accesso a mobilità, cultura e conoscenza. Abbiamo riassunto tutto questo nel concetto di Flexicurity* (sicurezza nella flessibilità) perche' vogliamo si affermino diritti sociali che consentano di essere flessibili senza dover subire la precarietà. In altri termini vogliamo ribadire la precedenza della vita sul lavoro e dei tempi degli affetti e della socialita' sui ritmi dell'economia. Evidentemente il consenso suscitato da tutto ciò e la forza immaginifica e propulsiva di San Precario è ciò che più innervosisce chi amministra oggi il potere, e che ricorre, anche retroattivamente, alle forme piu' becere del controllo sociale e poliziesco: solo cosi' riusciamo a comprendere la sproporzione tra i fatti avvenuti (un presidio in cui nessuno si è spaventato e nessuno è stato aggredito) e la gravita' delle imputazioni confezionate dalla digos. Per non parlare della violenta ondata criminalizzatrice che ha paragonato la spesa sociale del 6 novembre romano alle più svariate e oramai innumerevoli _emergenze nazionali_ inondando i media di banalità, luoghi comuni e prese di posizioni ipocrite visto gli enormi guadagni che le imprese (di chi governa e non) continuano ad avere anche in periodo di crisi dei consumi prodotta della precarizzazione generalizzata. Siamo devoti di San Precario ma non siamo fessi. Siamo convinti che per affrontare la precarieta', ci si debba autorganizzare socialmente e sia necessario rinnovare le forme e la comunicazione del proprio agire politico e sindacale. Come in tutte le altre iniziative che ci hanno visto promotori e protagonisti in questi anni insieme a decine di migliaia di precari, cognitari, contorsioniste della flessibilità ed equilibristi della precarietà, anche nelle iniziative del 30 e 31 ottobre abbiamo puntato sulla comunicazione, sull'immaginario e sull'attivazione diretta di tutti coloro che sono costretti a sperimentare le privazioni e gli arbitri imposti da questo stato di cose. Sappiamo che la soluzione alla precarieta' dilagante non arriverà dall'alto per grazia divina, ma che questa situazione degradante e degradata muterà solo attraverso l'azione congiunta di giovani, donne, migranti, se riusciranno a riappropriarsi del tempo della propria esistenza per sperimentare nuove solidarietà e agire attraverso nuove forme di conflitto.
Precarie e Precari di Milano e di Monza
Chainworkers - FOA Boccaccio - Reload ... reality hacking
- Cicloprecarie alla deriva