Santa Soldata.
di Francesca "Dada" Knorr.
Da A Rivista Anarchica - numero 268 Dicembre 2000 - Gennaio 2001
Considerazioni amare di fine Millennio (e di fine Giubileo).

Considerazioni amare di fine Millennio (e di fine Giubileo).
Angelo della polveriera.
Le donne, ora anche in Italia, il Paese dove si annida il Vaticano, possono fare
il soldato. Avevano già la possibilità di guidare l'auto, di cacciare e
calciare,di fare le omicide in genere o le mafiose... ma lo Stato si augura che
almeno in questa nuova rispettabile professione si impegnino di più. I media
aspettano ansiosi un parto plurigemellare di una soldata al fronte (il papà è
un ufficiale), ad es. nella prossima guerra del Golfo, per avere la possibilità
di mostrare i neonati sparire uno a uno stavolta per colpa dei missili, e in
secondo luogo per dimostrare che le soldate non sono lesbiche e che quindi la
patria (patria, non matria) è salva (salva non slava).
Ora che la guerra si è trasformata definitivamente (grazie al definitivo impero
dei media) in nobile azione di Pace, la soldata, con tutto il suo carico
umanitario e materno, è la missionaria ideale, ed avrà magari la fortuna di non
finire a colpi di machete come quelle povere suore, senz'armi per voto. Il non
proprio casto impegno dei suoi commilitoni, inoltre, verrà depurato dalla sua
presenza salvifica, risparmiando dei fastidi a parecchie indigene: questo è uno
dei motivi più validi per vincere le perplessità di chi non vorrebbe le soldate
in guerra.
Era ora che, anche in Italia, paese coi biffi, si riconoscesse anche questa
possibilità alle donne, ed anzi, c'è chi propone un anno di servizio
obbligatorio per tutte! Le soldate alle armi e, le obiettrici ad esercitarsi
nella cura del bene pubblico, con ore dedicate anche all'economia domestica.
La quadrupla militanza.
Sono ben quattro le case o caserme dove noi donne di oggi ci esercitiamo, le
statistiche dicono per circa 60 ore settimanali in totale, e nessuna delle
quattro può essere lasciata senza danni. Ma vediamo:
se la donna trascura la casa ed i suoi familiari, si ottengono dati negativi
(morte del nonno, bambina molestata, scabbia, arricchimento di McDonald's,
assunzione di una colf in nero), dunque, occorre sgobbare.
Se la gallina (dalle uova d'oro) non va più a lavorare, i dati negativi
risultano tanti (il marito, compagno, o come direbbe Nanni Moretti, il
fidanzato, continua a pagare le rate dell'auto ma decide che la lavatrice non è
più necessaria) e quindi lei continua. . . Se invece per lei il suo lavoro non è
solo una questione economica ma di realizzazione personale, dovrà assumere
atteggiamenti duri e cinici, nonché la colf in nero di cui sopra.
Ma c'è la militanza nella politica a permetterci di essere presenti nei luoghi
dove le cose possono essere cambiate: la Pivetti, ad esempio, cambiò le
fioriere di Montecitorio, e la Bolognesi cercò di fare una legge per
normalizzare più ammodo il corpo delle donne. Ma il 90% del Parlamento, cioè
gli uomini, non si occupano di annaffiare le rose né gradiscono tutt'ora che
una donna possa fare (o non fare!) figli come e con chi le pare. La
fecondazione (leggi: ri-produzione) deve restare un affare di maschi.
E la politica femminista, poi, è una quarta militanza che ovviamente c'è poco
tempo di fare. Vorrei vedere voi a fare sette riunioni serali a settimana!
. . . Vi vedo? Ma no! Figuriamoci a dover fare 10 manifestazioni al mese: da Praga
(nella quale i protagonisti sono dei maschi in tenuta da autonomen) a Bruxelles
(dove campeggia un baffuto contadino con pipa che lotta per i sani prodotti
della terra), al Chiapas (dove c'è un sub-comandante filosofo che affascina
molto le compagne romantiche), al World Pride (nel quale tengono allegramente
banco i trans, fieri di ricordarci ciò che di banale c'è nel femminile), è
evidente che occuparsi di femminismo, con queste scadenze, risulta gravoso.
Ha da venì Baffona.
Ma, appunto, come si fa a definire il termine 'femminismo' in un mondo in cui si
prospetta l'essere androgino e plurisessuale, che cambia genere a seconda della
e-mail che deve scrivere? Siamo inondate da discorsi che più che filosofici o
politici sono letterari, romanzeschi o che fanno glamour: mi vesto come mi
pare, mi sento donna o uomo, mi cambio nome, mi incido o mi protuberizzo et
voilà! Dolce e Gabbana sembrano più femmine e vestono Madonna. Questo è il
discorso dell'apparenza, quello che va tanto di moda su Il Manifesto, dove
Helena Velena, un uomo con la gonna, ci feconda con barcate di informazioni su
quale divo rock è più perverso e quale diva è più "frocia". Dunque non fanno
testo le donne, e tantomeno le lesbiche, a meno che non vogliano riconoscere
che non esiste più una loro riflessione, una loro ricerca e una loro esistenza,
bensì un discorso 'perverso' in cui tutti e tutte sono in grado di intervenire
su tutto con cognizione di causa. In questa colonizzazione globale le donne che
riflettono su di sé e si rifiutano ai maschi vengono tacciate di essere retrò e
paiono una minaccia: non può esistere uno spazio differente, esso è di per sé
un vuoto, una oscurità, un pericolo.
Il femminismo, un discorso politico delle donne nate donne sul loro corpo, sulla
loro storia e condizione, è dunque lo Zero, l'Assenza, quello che si dice con
termini specialistici in qualche università, o che si ascolta a pagamento nei
convegni internazionali. ...O quello che alcune compagne ancora continuano, col
poco tempo che tolgono al partito, con la difficoltà di conciliare quello con
questo. Soprattutto è la difficoltà a dialogare , a capirsi oltre il velo dei
condizionamenti, a darsi forza, a stare con le altre in luoghi che non sembrino
pollai.
E' in questo contesto che Baffona imperversa, come icona di una donna
geneticamente mutata a causa degli alimenti dietetici, che ha in comune con i
fratelli molte convinzioni: crede che apparire sui media possa influire
fondatamente sulla politica dei Padri (e della Banca Mondiale), pensa che le
nuove tecnologie potranno dare nuove libertà alle donne e più potere, e crede
fermamente nel cyberspazio (Heil Internet) solo luogo nel quale dialoga con le
sue simili (mejo de gnennte).
Miss Italia e la Madonna.
L'oscurità ed il pericolo di una donna che vive per sé e non per i maschi: miss
Italia e la Madonna sono un antidoto a questo incubo. Eccole: pronte a
mostrarsi, ad apparire coi loro scultorei Portali, per rassicurare, perché è
sicuro che miss Italia sposerà un uomo, e che la Madonna intercede sempre per
noi come quarta in una Trinità di maschi. Le hostess, le mascotte, gli
ornamenti in una società ove qualsiasi valore sia scaturito dall' esperienza e
riflessione politica delle donne è "out", troppo difficile da commercializzare.
"Partire da sé", ad esempio, per le donne e gli uomini del duemila cosa
significa? Vi risulta che esista se non una sparuta minoranza di persone che
parla a suo proprio nome? Sono forse i maschi delle enclaves che blaterano di
Terra e Sangue?
Ora che la ricerca del grande leader è disperata tutti parlano a nome di tutti,
nessuno giudica secondo la sua esperienza, solo quelli che non giudicano e non
contano vi raccontano di sé, si scoprono a voi sino alla nausea.
In quest'anno di giubileo della chiesa cattolica, poi, la storia viene
falsificata, gli inquisitori divengono "cercatori di sapere" e le streghe delle
poveracce spesso salvate dalle loro bugie per merito clericale. Ma gli "altri"
uomini, quelle persone di sesso maschile che non hanno interesse a condurre
crociate e a glassare la torta della storia, come riflettono sulla storia e
sulla condizione femminile?
Chador erotico.
Proprio poco tempo fa un compagno gay, coccolato e riverito, mi ha voluto
spiegare a cena, forse per farmi strozzare, che le lesbiche in fondo sono
sempre state tollerate perché, come donne, "bastava che facessero i figli" e
poi potevano fare di nascosto quel che gli pareva. . . insomma, la storia delle
persecuzioni ha avuto i maschi come protagonisti. . . e la data della prima
fecondazione artificiale è riscritta.
Viene da chiedersi quali silenziose complicità di lobby leghino gli uomini nello
sfruttamento di corpo e mente femminili.
I compagni anarchici, ad esempio, sempre pronti a scagliarsi in invettive
sull'antifemminismo Vaticano, pensano che le compagne debbano essere prima di
tutto femministe, oppure anarchiche? Ritengono che esista un legame tra i due
ambiti, o forse che il femminismo sia una questione settoriale priva di valore
politico ed etico generale?
Vi sono segnali che la dicono lunga sulla pochezza del dibattito in ambiente
anarchico circa gli usi dell'erotismo e sul dominio maschile.
Pensiamo a Franco La Cecla, che su Libertaria 2/2000, confrontandosi con Régine
Dhoquois-Cohen circa la prescrizione dello chador, si esibisce in un'ode alla
danza del ventre, accusando la sensualità 'occidentale' di stanchezza e di
scarso fascino, e affermando che "la concezione della sessualità e della
sensualità in Islam può arricchire molte delle inaridite sorgenti delle
relazioni conflittuali e difficili tra i sessi nel nostro vecchio Occidente".
Quale sarà questa 'concezione'?
Avrà a che fare con l'Immacolata? In fondo anche le suore hanno il velo ma non
pare che ci guadagnino in fascino.
. . . Visto che la filosofia della differenza sessuale esiste da mezzo secolo,
sarebbe ora che ci aggiornassimo, e che gli intellettuali maschi la smettessero
di parlare col plurale maiestatis descrivendo sensazioni solo loro, usando il
solito 'neutro' in discorsi dove i soggetti sono solo maschili, e dai quali
usciranno grandi sbuffate libertarie, e nessuna energia per riconoscere la
prostituzione globale femminile in quanto schiavitù, e dare libertà di scelta
alle donne.
L'energia e l'autenticità che le donne hanno se partono da loro stesse è
questione di scardinamento e di scelta, in definitiva di identità: scegliere se
ci si riconosce come donna, come soggetto costruito e abusato, come soggetto
con potenzialità rivoluzionarie e non come "la compagna di Tizio".
Etica femminista.
Marina Padovese, questa compagna carissima, nella sua attività di elaborazione
antimilitarista aveva capito che una parte dell'esperienza femminista ed una
parte di quella anarchica erano vicine, compatibili.
Il discorso femminista-anarchico sul potere, nel Paese dove si annidano gli
ovuli, può essere quello di chi sa riconoscere la volontà di dominare e negare
(opprimere) e l'assenza di possibilità anche là dove sembrano esistere. Ciò
anche negli ambiti dove non è consentito mettere in discussione i rapporti: nel
gruppo politico, ad esempio, pena il disgregarsi dell'alleanza.
In quest'epoca di Grandi fratelli alle donne vengono offerte chances e lasciati
usare strumenti inimmaginabili nel Patriarcato, sempre con quella galanteria
del 'prego, prima lei' che comunque dà per scontato che siamo noi donne a dover
pulire le soglie dei nuovi secoli. . . .
Ora c'è da ripensare il modo di conciliare la propria esistenza personale con la
politica, ricordando che 'il personale è politico'. Altrimenti si corre il
rischio di continuare a trovare sopportabile il 'progresso sostenibile' ed a
portarlo sulle nostre spalle (o meglio, sui nostri cromo-somi), sedute attonite
mentre in tv non c'è UNA SOLA VOCE che affermi che le donne non hanno il dovere
di ospitare ovuli fecondati.
Testi consigliati:
Sull'etica.
-Virginia Held, Feminist Morality: Transforming Culture, Society and Politics,
1993, The University of Chicago Press. (Etica Femminista, Feltrinelli, Torino,
1997).
-Sarah Lucia Hoagland, Lesbian Ethics: Toward New Value, ILS, Palo Alto,
California, 1988 (Etica Lesbica. Verso nuovi valori, Antelitteram, Fano,
tiratura limitata, 2000).
Circa i pregiudizi eterosessuali sul lesbismo
-Rosanna Fiocchetto, Quattro luoghi comuni, in Squaderno 1, 1989, Estro editrice
(chiedere a Cli, via S. Francesco di Sales 1b, 00165 Roma).
Sulla donna globalizzata.
-Slavenka Drakulic, Come siamo sopravvissute al comunismo riuscendo persino a
ridere, Il Saggiatore, Milano 1994.
Sul pensiero antimilitarista di Marina Padovese
-Donne contro la guerra, Germinal 80, Trieste 1999.
-Fuori la guerra dalla storia, introduzione a "Donne contro la guerra.
Interventi e testimonianze dall ex Jugoslavia" a cura di M. Padovese e Salvo
Vaccaro, Edizioni La Zisa, Palermo 1996.
Francesca "Dada" Knorr
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