Ci volevano sequestrare



Vi proponiamo la lettura di questo articolo di Mario Cardinali, direttore del periodico satirico "Il Vernacoliere".
Il Vernacoliere, per chi non lo sapesse, ha da sempre sbeffeggiato i potenti, dimostrando un particolare zelo nei confronti della chiesa e dei preti e questo, ogni tanto, gli provoca qualche disavventura giudiziaria.
Dell'ultima di queste disavventure si parla nell'articolo. Unica stonautra: la fiducia nela "magistratura illuminata...

Ci volevano sequestrare

Mentre da varie parti d'Italia ci giungevano complimenti e ringraziamenti per il Vernacoliere di maggio, alcuni pisani ah, benedetta genìa ci andavano denunciando per quello stesso giornale. E addirittura ne chiedevano il sequestro. Quel Vernacoliere portava in sommità di copertina un rigo esplicativo: Cianno sfatto le palle a noi, ora ni si sfanno a loro! NUMERO SPECIALE SU' DU' PAPI, tò!
E dal mio pezzo portante ed esposto in locandina («Ràzzinghe cià la ghigna propio a tedesco, delusione fra i fedeli. ERA MEGLIO UN PAPA PISANO, armeno si rideva un po'») fino alle vignette e alle tavole dei miei eccezionali collaboratori era tutta una dissacrazione alla caratteristica maniera satirica livornese dell'asfissiante ondata di clericalismo calata sul paese con la morte di papa Wojtyla prima e l'elezione di papa Ratzinger poi, con giornali e televisioni riempiti da mattina a sera, per settimane intere, di devozioni e di processioni, d'incensi e di preghiere, di pii ricordi e di genuflessioni, di preti e di liturgie, con giornalisti e speaker trasformati anch'essi in officianti d'un interminabile gigantesco rito religioso imposto a tutta la popolazione.
Una dissacrazione satirica, la nostra, che senza assolutamente voler offendere o vilipendere si basava da una parte sulla tedeschità di Ratzinger resa ancor più caratteriale dalla sua qualità d'inflessibile difensore della fede, e dall'altra si richiamava alla realtà dei fatti e della storia per ricordare per esempio le frequentazioni pinochettiane di papa Wojtyla, sparite dal martirologio santificante del dopomorte, e i giovanili trascorsi di Ratzinger nella gioventù hitleriana.
Quel Vernacoliere insomma rappresentava nei nostri intendimenti una laicissima volontà di non adeguarci anche noi al generale clima di papizzazione imposto al paese, dove addirittura un presidente del Senato affermava come tale che «il pontificato di Ratzinger sarà importante per tutti noi che abbiamo bisogno di una guida morale, spirituale e di una nostra identità». E vi dico francamente: sapevo di fare in questo clima un'operazione forte, per quanto può esserlo quella d'un periodico di dichiaratissimi intenti satirici, umoristici e mancanti di rispetto; immaginavo che più d'uno invece di ridere si sarebbe indignato, com'è diritto di chiunque indignarsi se gli si toccano le corde della più varia suscettibilità; ma non avrei mai pensato che si potesse ancora arrivare - come se ancora fossimo soggetti a una indiscutibile religione di Stato e ad una volontà ancora egemone d'intolleranza religiosa ad un tentativo tanto lampante di censura integralistica come s'è dimostrata la denuncia di quei pisani per blasfemia, vilipendio della religione cattolica, offesa del sentimento religioso e addirittura incitamento all'odio contro il papa tedesco, il tutto coronato da una richiesta d'immediato sequestro per togliere quell'oltraggio dalle edicole di mezza Italia. Come se gl'italiani quelli almeno che leggono il Vernacoliere per farsi due utili risate fossero tutti degli immaturi da proteggere d'autorità contro il peccato.
Nemmeno il papa tedesco, credo, si sarebbe allargato fino a tanta intolleranza, se avesse letto quel Vernacoliere. E forse, pur nella sua germanicità, si sarebbe fatto anche una bella risata. Magari a bocca storta, com'è tipico ridere fra i tedeschi. Ma non gli è andata bene, a quegli inorriditi querelanti (di cui ignoriamo l'identità, per ora). Il sostituto procuratore del Tribunale di Livorno Massimo Mannucci con una decisione che pensiamo farà storia ha non solo respinto la richiesta di sequestro del Vernacoliere, ma a quanto si leggeva sui quotidiani il 20 maggio, giorno di chiusura in redazione di questo numero, ha anche l'intenzione di chiedere l'archiviazione dell'intero procedimento per mancanza degli estremi di vilipendio, in considerazione sia della particolare natura satirica del Vernacoliere «che - riporta La Nazione interpreta le caratteristiche della laicità dello Stato e del processo di secolarizzazione, oltre ad ispirarsi allo spirito labronico», sia considerando la natura laica dell'Italia dove ora la legge non riconosce più il cattolicesimo come religione di Stato.
E devo dirlo: in tutto il mio agire da editore e direttore del Vernacoliere, in tutti questi quarantacinque anni dalla fondazione del progenitore settimanale di controinformazione Livornocronaca nel 1961 poi divenuto il mensile satirico il Vernacoliere dal 1982, in tutti i vari processi che in questo lunghissimo periodo ho affrontato sempre per affermare il diritto costituzionale alla libertà di pensiero e di espressione anche satirica, in tutte queste ed altre mie traversie professionali e personali mi ha sempre sorretto la fiducia oltre che nei lettori d'ogni estrazione e d'ogni istruzione come son quelli del Vernacoliere anche nella magistratura illuminata. Grazie alla quale son sempre uscito a testa alta dai vari processi che ho affrontato, a partire da quello del 1965 per aver pubblicato la foto d'un cadavere atomizzato d'Hiroscima a critica dei signori della guerra, foto giudicata raccapricciante, fino all'ultimo processo del '93 per blasfemia avendo intitolato Madonna trogolona un pezzo che ben in chiaro si richiamava alla notissima rockstar allora autrice d'un famoso libro sexy.
Una magistratura illuminata tanto più preziosa, oggi, in tempi nei quali alle monopolizzanti visioni di partiti unici s'accompagna la voglia d'unicità fideista di chi ancora ragiona soltanto in nome della fede. E della sua soltanto.

Mario Cardinali

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