LA PARATA E LA RISPOSTA
L'esperienza di questi anni ha
dimostrato esaurientemente che, al primo manifestarsi dell'azione rivoluzionaria,
si produce, nelle menti dei dirigenti democratici, una deplorevole confusione:
gli interessati ritengono, in buona fede, che quelli che nella dottrina
della guerra non ortodossa vengono definiti "fattori favorevoli" all'insorgere
e all'espandersi della rivoluzione, siano le "cause determinanti" dell'insurrezione.
Ora non bisogna dimenticare
che i "fattori favorevoli", denominati nella dottrina marxista anche "contraddizioni
interne", sono in effetti gli elementi fondamentali sui quali fa leva la
propaganda rivoluzionaria, ma non sono la causa determinante dell'insurrezione.
Questa va individuata esclusivamente nell'esistenza e nell'azione, pianificata
e coordinata, di un'organizzazione rivoluzionaria.
L'errore di ritenere che causa
determinante dell'insurrezione siano le contraddizioni interne del regime
democratico induce i dirigenti alla ricerca delle ragioni politiche, sociali,
economiche, della rivolta; ricerca che, per l'affanno con cui generalmente
è condotta e per l'errore iniziale che l'influenza, determina due
ordini di conseguenze negative per lo stesso regime democratico e positive
per lo sviluppo dell'azione rivoluzionaria:
a) le coscienze dei dirigenti
democratici si gravano di un ingiustificato "senso di colpa";
b) le riforme non rispondono
a esigenze immediate, scardinano l'economia, aumentano il disordine sociale,
esaltano le contraddizioni interne....
Il brano è tratto da un opuscolo
riservato del SIFAR, "requisito" da militanti della sinistra rivoluzionaria
dentro una sezione missina (specializzata in aggressioni alle scuole) prima
di distruggerla. Sul frontespizio si legge: "Servizio Informazioni Forze
Armate - Sezione SM - Nucleo guerra non ortodossa"; il titolo è
"La parata e la risposta"; l'anno di edizione il 1964.
La conoscenza di questo opuscolo
è importante per due motivi. Primo perché esso dimostra fino
a che punto e indipendentemente dalle condizioni oggettive - va ricordato
che in Italia gli anni tra il '61 e il ' 64 furono, dal punto di vista
delle lotte operaie, tutt'altro che caldi - le nostre forze armate fossero
imbevute dell'ideologia militare dell'imperialismo USA ed, in particolare,
delle teorie CIA sulla contro-guerriglia. Secondo perché - a parte
le premesse sull'esigenza di "difendere gli ordinamenti democratici", tanto
più improbabili in quanto formulate proprio nel periodo in cui si
apprestava il colpo di stato - in esso emergono le linee fondamentali di
quell'uso strategico dei fascisti in funzione anti-popolare che, impostato
nel '64, troverà piena applicazione dopo il '68.
Dopo il catastrofico giudizio sull'efficacia
repressiva delle riforme e sull'insipienza di "quei dirigenti democratici
che scambiano i sintomi rivoluzionari per normali agitazioni di carattere
economico sindacale" si lamenta che "nel periodo iniziale della lotta,
l'avversario ha buon gioco nel gridare alla "provocazione" non appena si
accenna a far entrare in azione le forze regolari, e l'autorità
costituita, vincolata com'è alla "legge morale" (sic), è
messa nelle condizioni di non poter utilizzare a fondo i mezzi di cui dispone".
Si passa quindi ad una sintetica
definizione di quelle che vengono considerate le due tappe fondamentali
del processo rivoluzionario: il "periodo pre-insurrezionale, generalmente
clandestino" e il periodo insurrezionale o della lotta aperta". Così
si esprime il relatore: "durante il primo periodo i rivoluzionari cercano,
soprattutto, di staccare la popolazione dall'autorità costituita
ed assumerne progressivamente il controllo. E' escluso ancora l'impiego
della violenza.
Manifestazioni principali di questo
periodo:
- agitazioni sindacali che non
escono generalmente dalla legalità;
- entrata in funzione delle "gerarchie
parallele";
- azione psicologica a mezzo di
una propaganda appositamente studiata e pianificata.
Essa suscita entusiasmi e depressioni,
comprime e deprime senza sosta lo spirito della popolazione servendosi
di ogni mezzo di informazione e divulgazioni".
Si aggiunga a questo che "la presenza
di simpatizzanti coscienti e incoscienti per i movimenti rivoluzionari,
negli organi dello stato e nelle masse popolari crea confusione nell'opinione
pubblica e la mantiene in un equilibrio instabile" ed ecco scaturire un
quadro della situazione italiana pressoché identico a quello prospettato
in anni recenti dalla stampa padronale e dai dirigenti socialdemocratici.
(Ad ulteriore verifica dell'entroterra culturale, sostanzialmente poliziesco,
della nostra borghesia).
E' poi la volta del periodo insurrezionale:
"In questa fase si manifesta la violenza. La popolazione è ormai
tenuta saldamente in pugno dai rivoluzionari e gioca un ruolo sempre più
importante nella lotta. L'esperienza ha dimostrato che alle attività
sporadiche e clandestine del periodo pre-insurrezionale si può anche
opporre una "parata" che tenga conto degli "imperativi morali" tradizionali
e sfrutti i mezzi legali a disposizione, mentre ai progressi rivoluzionari
del periodo insurrezionale non ci si può opporre, con un minimo
di speranza di successo, se non con una "risposta" che venga condotta con
metodi analoghi a quelli con i quali l'avversario combatte".
I concetti di "parata" e di "risposta",
tanto cari agli esperti CIA operanti in America Latina e nel Sud Est asiatico,
debuttano ufficialmente nelle scuole di guerra di un paese industrialmente
avanzato.
Continua l'opuscolo:
Allo sviluppo della "parata"
sono direttamente interessati tutti i poteri dello stato: l'esecutivo,
il legislativo, il giudiziario. Il potere esecutivo dovrebbe:
- provvedere all'impostazione
della dottrina nazionale e del relativo programma d'azione allo scopo di
formare i "cittadini", i giovano soprattutto, al fine di fortificare il
loro senso civico, il loro amor patrio e di coalizzare il favore dell'opinione
pubblica attorno al potere costituito;
- Impegnare i grandi raggruppamenti
nazionali (partiti nazionali, associazioni, movimenti della gioventù,
ecc.) ed i maggiori organismi dello Stato ( Scuole, FF.AA., Forze di Polizia,
ecc.) per la divulgazione dei predetti temi negli ambienti di loro competenza;
- impiegare i mezzi d'informazione
e di formazione dell'opinione pubblica disponibili, per rintuzzare tempestivamente
le azioni di offesa psicologica dell'avversario e sviluppare proprie azioni
d'offesa tendenti a prendere in contropiede i rivoluzionari ed a neutralizzare
la loro azione sulle stesse basi di partenza.
Ovviamente l'attività
del potere esecutivo deve essere fiancheggiata e sostenuta da quella
dei poteri legislativo e giudiziario; per quanto riguarda quest'ultimo
è necessario un cenno alle limitazioni cui esso è costretto
a soggiacere nel periodo pre insurrezionale.
In tale periodo possono anche
episodo di violenza e, mentre il potere esecutivo dispone dei mezzi necessari
per opporvisi, il potere giudiziario, perdurando almeno apparentemente
lo stato di pace, non è in grado di reagire efficacemente. Si tratta
in effetti di una vera e propria "debolezza giuridica" della quale sanno
bene come approfittare i rivoluzionari; essi infatti agendo ai limiti del
"consentito" e fornendo agli eventuali incriminati dei difensori abilissimi,
capaci di sfruttare tutte le scappatoie del codice, oltre ad operare sempre
in condizioni di minimo rischio, si procurano a buon mercato numerosi "martiri"
e svolgono, a spese dello Stato, gran parte della campagna di azione psicologica.
In tale situazione, ovviamente, è richiesta al potere giudiziario
una duttilità che spesso contrasta con la sua stessa natura, per
cui in suo soccorso dovrà muoversi tempestivamente il potere legislativo".
Come è presto detto:
"Con la promulgazione e l'applicazione
di leggi eccezionali " e all'occorrenza " con operazioni di polizia condotte
a ragion veduta e con estrema decisione per liquidare una situazione che
col tempo potrebbe consolidarsi pericolosamente fino a diventare esplosiva".
Non prima, naturalmente, d'aver impiegato di instaurare con la polluzione
" una politica di maggiori contatti umani" allo scopo di " facilitare lo
studio e l'adozione di provvedimenti che attenuino le contraddizioni interne
e tolgano spazio ai rivoluzionari" e - perché no?- di "facilitare
grandemente l'individuazione dell'apparato clandestino dei rivoluzionari".
Ma il presupposto fondamentale
affinché la "parata" sia realmente efficace è la tempestività
con la quale viene predisposta "fin dal tempo di pace" giacche: "La storia
passata dimostra che in alcuni paesi - come la Spagna del 1936 - i partiti
rivoluzionari, anche se in minoranza, sono riusciti a conquistare il potere
senza aver bisogno di ricorrere alla fase della violenza. Il predetto paese
- alla fine della fase pre-insurrezionale - era piombato in un stato di
disgregazione che il potere passò nelle mani dei rivoluzionari con
"mezzi del tutto legali".
E - sembra sottintendere con disappunto
il relatore - un generalissimo Franco che ristabilisca l' "ordine", magari
alleandosi con due compari come Hitler e Mussolini, non si trova tutti
i giorni!
"Ma può accadere che, nonostante
tutta la buona volontà dei governanti, nonostante l'attuazione di
tutte le predisposizioni necessarie, a causa dell'imponderabile che alberga
sempre nei fatti umani (sic), la rivoluzione riesca egualmente a progredire".
In questo caso non resta che passare
alla "risposta"; il cui dispositivo dovrà anch'esso, ovviamente,
"essere messo a punto sin dal tempo di pace". "Tale dispositivo ha il compito
di fornire i mezzi per pianificare e sviluppare, sin dal primo manifestarsi
dell'insurrezione, una "risposta" che accetti senz'altro il combattimento
sul terreno imposto dall'avversario, ossia "la popolazione", avvalendosi
di:
a) un servizio dì informazioni
veramente efficiente che sia centralizzato al massimo per la "valutazione"
e ramificato quanto più possibile per l'attività di ricerca,
il quale tenga conto che ogni insurrezione, nel quadro della guerra non
ortodossa, è preparata da un organismo clandestino che apparentemente
non ha legami con le personalità ufficiali al punto che i suoi componenti
sono spesso sconosciuti a queste ultime;
b) una organizzazione di difesa
interna del territorio". Che cosa significhi esattamente il punto a) è
chiarito dal seguente passo "Ad ogni nuova esperienza rivoluzionaria i
dirigenti dei governi legali sono tratti sempre in inganno dall'apparente
dualità della direzione in campo avversario e, dal comportamento
dei rivoluzionari, deducono che l'apparto militare sovversivo tenda a sottrarsi
alla direzione politica che l'ha generato. Tale errore di valutazione è
causato dal fatto ch'essi ignorano i principi informatori della guerra
non ortodossa e dalla scarsa funzionalità del Servizio Informazioni".
Il secondo punto del dispositivo,
l' "organizzazione di difesa interna del territorio", si fonda invece sui
seguenti presupposti:
- la costituzione immediata di
un comando politico-militare nazionale e di comandi politico-militari periferici;
- il decentramento automatico
dei poteri civili e militari, affinché la lotta possa essere continuata,
senza interruzioni, anche nel caso d'isolamento di un'intera regione.
Parallelamente si dovrà
prevedere la costituzione di speciali unità di protezione che dovranno
essere mobilitabili in brevissimo tempo; dislocate in maniera tale ad coprire
tutto il territorio; formate da elementi particolarmente addestrati
alle lotte che dovranno condurre.
Ciò presuppone che ordinamento,
piani di mobilitazione, addestramento dei componenti delle predette unità
dovranno essere disposti in precedenza, sin dal tempo di pace, prevedendo:
- unità per impiego prevalentemente
statico;
- unità per impiego prevalentemente
mobile;
- unità per impiego clandestino.
Queste ultime costituite a somiglianza
dei gruppi d'azione rivoluzionari, con compiti di ricerca e di offesa nelle
infrastrutture dell'avversario. In effetti non si può colpire efficacemente
l'apparato clandestino dei rivoluzionari, né si può neutralizzare
i loro gruppi d'azione, se non si usano mezzi e procedimenti simili ai
loro".