Gli anarchici della Ghisolfa
La "storia" del movimento nelle dichiarazioni degli amici di "Pino", il ferroviere suicida in questura - La scissione dalla FAI nel 1967 e la nascita del circolo di piazzale Lugano.
Il suicidio di Giuseppe Pinelli
ha profondamente sconvolto i compagni di fede del "Circolo Anarchico Ponte
della Ghisolfa" con sede in piazzale Lugano 31, cui il Pinelli apparteneva.
"Siamo rimasti senza parole, ieri mattina quando abbiamo appreso la notizia
dai giornali", ha detto Cesare V. , un operaio di trentasette anni dal
volto scavato, appartenente al movimento da più di dieci anni. Un
cenno di assenso anche da parte di Gianni S. , diciannove anni (studente
lavoratore), di Ivan, un giovanotto robusto coi baffi che non ha voluto
aggiungere altro sulle sue generalità e della giovane Ester. Li
abbiamo trovati tutti poco dopo le 13 di ieri nella sede del circolo, uno
scantinato lungo e freddo tappezzato di manifesti e slogan anarchici.
Cesare V., appunto per la sua
maggiore esperienza in campo ideologico è un po' considerato "il
braccio destro" di Pinelli. "Insieme abbiamo sostenuto tante battaglie,
provato tante sofferenze e sopportati tanti sacrifici". E' lui che ha fatto
al cronista la storia del gruppo "Ponte della Ghisolfa" dalla quale traspare
l'opera continua, incessante che Giuseppe Pinelli, "Pino" per gli amici,
aveva sostenuto in tutti questi anni nell'interesse della "causa comune".
Il movimento ha radici profonde che partono dall'immediato dopoguerra
quando i primi anarchici (secondo il "Corriere" la comparsa degli anarchici
è uno dei nefasti risultati della resistenza... in realtà
il movimento anarchico organizzato ha mosso i primi passi nella seconda
metà del '800, N.d.R.), fra i quali appunto il Pinelli, cominciarono
a riunirsi in un locale dell' ECA di periferia.
Poi, nel 1961-1962 circa, passarono
presso la sede di un partito (PRI, N.d.R.) in piazza Castello, successivamente
al "Torchietto" (PSI, N.d.R.) in via Ascanio Sforza, 64. Fu soltanto nel
1965 che gli anarchici dell'attuale "Ponte della Ghisolfa" ebbero una vera
sede, la "Sacco e Vanzetti", in viale Murillo, all'angolo con piazzale
Brescia. Allora erano ancora uniti ai seguaci della FAI (falso, ndr).Il
connubio durò fino al 1967 quando i giovani di Pinelli e Cesare
V., si staccarono, per mettersi "in proprio", nello scantinato di piazzale
Lugano, che dovranno lasciare entro la fine di marzo perché sfrattati.
"Gli inquilini del palazzo, allarmati anche dalle campagne di stampa contro
di noi, non ci vogliono più. Dovremo andarcene (il Ponte lascerà
piazzale Lugano solo nella metà degli anni '70, N.d.R.). "Pagavamo
75 mila lire ogni tre mesi, puntualmente". La voce di Cesare V. assume
a volte toni patetici.
Dicono che "Pino" era per la
non violenza in genere. Alla porta del circolo aveva affisso un cartello.
" Quando si esce alla sera si è pregati di fare poco rumore: gli
inquilini si sono lamentati. Pino".
Da sei mesi il circolo aveva
aperto una specie di "succursale", in via Scaldasole , in un'ampia cantina
di uno stabile della vecchia Porta Ticinese. "Lo abbiamo fatto - è
sempre Cesare V. che parla - allo scopo di tenere dibattiti, discussioni
e incontri di studio, anche se qualche maligno ha insinuato che si tenessero
delle "feste da ballo" e forse qualcosa di più ". L'affitto era
di trentaseimlia lire ogni tre mesi. Originariamente, nel '66 - secondo
quanto ci ha dichiarato l'amministratore dello stabile - era sorto come
luogo di convegno di un gruppo universitario. Poi, nell'estate scorsa,
era passato nelle mani degli anarchici e al saldo della pigione provvedeva
regolarmente lo studente universitario in medicina Marco T. di 23 anni
abitante a Porta Venezia. A suo nome infatti era pronto il contratto di
affitto che sarebbe entrato in vigore all'inizio del '70. Il circolo consta
di due scantinati col tetto a volta e con delle colonne in mezzo. Attraverso
una finestra protetta da un sottile strato di plastica, si scorgono, dall'esterno,
sullo sfondo, parecchie sedie, più vicino, una stufa; sulla destra
dell' "osservatorio" si nota un'altra stanza con dei vecchi mobili. Le
pareti come quelle della "centrale" di piazzale Lugano, sono ricoperte
di giornali anarchici e manifesti. Uno raffigura un omino con cappello
(Anarkik, N.d.R.) - sormontato da una grande A - avvolto in un mantello
nero con scritto attorno: "Farò del mio peggio!". Serata di riunione
di preferenza il sabato sera. E' appunto in via Scaldasole 5 che venerdì
12 dicembre, a qualche ora dall'attentato è stato fermato dagli
agenti dell'ufficio politico Giuseppe Pinelli.
"Sia io che Ivan - prosegue
Cesare V. - vedemmo Pino quel pomeriggio verso le 18, qui in piazzale Lugano.
Ci disse che aveva passato parte del pomeriggio - essendo libero dal lavoro
- giocando a carte col Marietto". Non sapevamo ancora nulla dell'attentato.
Poi col motorino se ne andò in via Scaldasole, dove l'attendeva
un compagno. Dovevano discutere di certe faccende riguardanti il "circolo".
Da allora non l'abbiamo più visto. Abbiamo solo saputo che era stato
fermato dalla polizia. Faremo a Pino solenni funerali. Giungeranno amici
da tutte le città d'Italia e forse anche dall'estero".