Gesto rivelatore.
Il primo commento dell'uomo della
strada è questo: "sono stati dei bei pirla a lasciarselo sappare
così". Il riferimento, è ovvio, riguarda l'anarchico Giuseppe
Pinelli, suicida in Questura la notte scorsa. E' in gran parte vero. Una
bocca chiusa dalla morte, in questo momento non ci voleva. Chissà
quante cose importanti e forse decisive avrebbe potuto dire.
Andiamo a vedere perché
avvengono fatti del genere. L'anarchico era stato fermato poche ore dopo
l'attentato di venerdì. Il suo alibi si era dimostrato inconsistente.
Con la tensione che c'era in giro, non sarebbe stato da escludere che in
Questura usassero le maniere forti. Può pensare così solo
chi non conosce Antonino Allegra, capo della Squadra politica, uno dei
funzionari più preparati, più umani e comprensivi che qualsiasi
polizia abbia mai avuto.
"La moglie era andata a trovarlo
ieri mattina in Questura, trovandolo tranquillo e in attesa di essere rilasciato".
E' una frase dell'Unità di stamane, quindi insospettabile. L'uomo
era tranquillo.
Ieri sera, veniva interrogato
con calma, con il pieno rispetto di tutte le norme procedurali. C'era fumo
nella stanza, perché è facile immaginare quanto fumi della
gente che è al lavoro da giorni e giorni, con una intera Nazione
che aspetta i risultati, che vuole un'indicazione, un nome. La finestra
era socchiusa. L'uomo ha fatto un balzo è finito in cortile.
Un solo giornale, stamane, avanza
dei dubbi su questa versione: ed è "l'Avanti!", organo ufficiale
di un partito che "appoggia" il Governo. Dice il quotidiano socialista:
"Come è possibile che il Pinelli abbia potuto raggiungere indisturbato
il balcone per buttarsi nel vuoto?". Noi non rispondiamo, perché
a noi non compete. Risponderà chi di dovere. Ma si vuole forse insinuare
che qualcuno ha "aiutato" il Pinelli a raggiungere la finestra? E gli indagatori
avrebbero rinunciato a una pedina preziosa, proprio nel momento in cui
stavano coronando i loro sforzi? O peggio: si sarebbe "fabbricato" un capro
espiatorio in mancanza di altre vie d'uscita? E' proprio il caso di dire:
dagli amici mi guardi Iddio...
Il Pinelli era anarchico da
sempre. Anarchico individualista. Non abbiamo alcuna esperienza al riguardo,
ma deve trattarsi di una milizia dura e assai impegnativa, fisicamente
e moralmente. Un uomo così non può essere né un debole,
né un emotivo, né un individuo dal sistema nervoso fragile.
Allora sono da escludere gli smarrimenti, gli sconforti, i gesti di disperazione.
Quando però si vede che la partita è perduta; quando ci si
accorge che l'Autorità inquirente è sulla strada giusta,
non resta che una sola soluzione: quella estrema. Pinelli, coerente con
la sua milizia, l'ha prontamente adottata. Se fosse stato tutto liscio
e chiaro, se il rilascio, anche per lui come per cento altri, fosse stato
una questione di ore, sarebbe tornato dalla moglie, dalla madre, dalle
piccole figlie che lo aspettavano.
Vedremo gli sviluppi. Non è
il caso d'anticipare nulla. Il difficile era trovare il bandolo della matassa
tra colonnelli greci e altoatesini, fra fascisti ed estremisti di sinistra.
Ora, una traccia c'è. "Sembrerebbe - dice "l'Unità" - che
il laboratorio dove sono state confezionate le bombe degli attentati si
trovi nella nostra città. In un appartamento della zona di Porta
Magenta.
Se una conferma verrà,
se la paternità degli attentati di Milano e di Roma sarà
ufficialmente e definitivamente stabilita , ci aspettiamo che - con lealtà
politica e professionale - i comunisti riconoscano di aver sbagliato. Mettiamo,
per ipotesi, che non siano stati i fascisti e i nazisti a compiere gli
attentati. Troverà modo di riconoscerlo il compagno Aldo Tortorella
che ancora stamane su "l'Unità" scrive "la parte estrema, nazistica
e fascistica, ha fatto ricorso al gesto ultimo, alla barbarie."?
Lo dicevamo sabato: non è
solo la violenza che rovina questo povero Paese. E' la costante predisposizione
all'odio che rende sempre più precaria e difficile la convivenza.
Non da oggi l'Italia è divisa. La sua storia è tutta una
storia di divisioni. Il solco fra gli uni o gli altri si può approfondire
o colmare. Per approfondirlo non c'è bisogno di molto: basta predicare
l'odio. E, in verità, lo si sta seminando a piene mani. Quale la
conseguenza ultima? La guerra civile. Vogliono la guerra civile, i comunisti?
Speriamo proprio di no. A parole, almeno, parlano di democrazia, di fraternità,
di elevazione sociale.
Come si può colmare il
solco? Con la convivenza democratica. Ma accetteranno i comunisti
la risposta democratica di un popolo che deve decidere del suo avvenire?
Ecco il punto. A onor del vero, fin qui l'hanno accettata. Dal 1945 ad
oggi, per quasi venticinque anni, i comunisti sono stati all'opposizione.
Non proprio calmissimi, ma sufficientemente corretti. Se hanno fatto tanta
strada, come partito, più che merito loro è demerito degli
altri, incapaci e profittatori, lo sanno tutti.
Ora non è che l'opposto
d' "incapace e profittatore" sia "comunista". L'antitesi è "onesto
e capace". Vi sono ancora in Italia uomini onesti e capaci, non comunisti.
E' qui che si deve fare la scelta e la sfida. Non possono sfidare i comunisti
uomini e partiti che lasciano i problemi insoluti nelle condizioni in cui
tutti sappiamo e per contro vantano posizioni personali e patrimoni individuali
di ormai incalcolabile valore. Come li hanno messi insieme? Con il lavoro,
con le fabbriche, con le iniziative? No, con la politica, con gli intrallazzi,
con la disonestà.
Ecco il cancro maligno contro
il quale agire: i disonesti e gli incapaci. Non c'è bisogno dei
comunisti per farli fuori. Occorre soltanto che i cittadini si sveglino,
siano responsabili, antepongano la causa e la cosa comune al bene e all'interesse
proprio, privato. Ci si può arrivare nel pieno rispetto delle leggi
e della libertà, non rinunciando per sempre alla libertà,
come qualcuno vorrebbe.
Ieri il cardinale arcivescovo
di Milano ha detto in Duomo, mentre la TV era in presa diretta, parole
di estrema gravità. "E' vero, - ha gridato con forza, - così
non va, così non può andare. Tutti e ciascuno, secondo i
propri doni e il proprio posto, possiamo e dobbiamo fare qualcosa,
per cambiare questo mondo".
Proprio così. Perché
la TV, a partire dalle 13 e 30 e, poi nei successivi telegiornali non ha
più ripreso questo passo centrale e significativo della omelia?
Perché spera forse di nascondere ancora agli italiani che la situazione
è per ogni verso grave e solo con la collaborazione e la concordia
d tutti si può migliorare, non con l'odio, con la violenza, con
la lotta?.