Articolo tratto dal quotidiano "La Notte" del 16 dicembre 1969
 
 

Gesto rivelatore.

Il primo commento dell'uomo della strada è questo: "sono stati dei bei pirla a lasciarselo sappare così". Il riferimento, è ovvio, riguarda l'anarchico Giuseppe Pinelli, suicida in Questura la notte scorsa. E' in gran parte vero. Una bocca chiusa dalla morte, in questo momento non ci voleva. Chissà quante cose importanti e forse decisive avrebbe potuto dire.
Andiamo a vedere perché avvengono fatti del genere. L'anarchico era stato fermato poche ore dopo l'attentato di venerdì. Il suo alibi si era dimostrato inconsistente. Con la tensione che c'era in giro, non sarebbe stato da escludere che in Questura usassero le maniere forti. Può pensare così solo chi non conosce Antonino Allegra, capo della Squadra politica, uno dei funzionari più preparati, più umani e comprensivi che qualsiasi polizia abbia mai avuto.
"La moglie era andata a trovarlo ieri mattina in Questura, trovandolo tranquillo e in attesa di essere rilasciato". E' una frase dell'Unità di stamane, quindi insospettabile. L'uomo era tranquillo.
Ieri sera, veniva interrogato con calma, con il pieno rispetto di tutte le norme procedurali. C'era fumo nella stanza, perché è facile immaginare quanto fumi della gente che è al lavoro da giorni e giorni, con una intera Nazione che aspetta i risultati, che vuole un'indicazione, un nome. La finestra era socchiusa. L'uomo ha fatto un balzo è finito in cortile.
Un solo giornale, stamane, avanza dei dubbi su questa versione: ed è "l'Avanti!", organo ufficiale di un partito che "appoggia" il Governo. Dice il quotidiano socialista: "Come è possibile che il Pinelli abbia potuto raggiungere indisturbato il balcone per buttarsi nel vuoto?". Noi non rispondiamo, perché a noi non compete. Risponderà chi di dovere. Ma si vuole forse insinuare che qualcuno ha "aiutato" il Pinelli a raggiungere la finestra? E gli indagatori avrebbero rinunciato a una pedina preziosa, proprio nel momento in cui stavano coronando i loro sforzi? O peggio: si sarebbe "fabbricato" un capro espiatorio in mancanza di altre vie d'uscita? E' proprio il caso di dire: dagli amici mi guardi Iddio...
Il Pinelli era anarchico da sempre. Anarchico individualista. Non abbiamo alcuna esperienza al riguardo, ma deve trattarsi di una milizia dura e assai impegnativa, fisicamente e moralmente. Un uomo così non può essere né un debole, né un emotivo, né un individuo dal sistema nervoso fragile. Allora sono da escludere gli smarrimenti, gli sconforti, i gesti di disperazione. Quando però si vede che la partita è perduta; quando ci si accorge che l'Autorità inquirente è sulla strada giusta, non resta che una sola soluzione: quella estrema. Pinelli, coerente con la sua milizia, l'ha prontamente adottata. Se fosse stato tutto liscio e chiaro, se il rilascio, anche per lui come per cento altri, fosse stato una questione di ore, sarebbe tornato dalla moglie, dalla madre, dalle piccole figlie che lo aspettavano.
Vedremo gli sviluppi. Non è il caso d'anticipare nulla. Il difficile era trovare il bandolo della matassa tra colonnelli greci e altoatesini, fra fascisti ed estremisti di sinistra. Ora, una traccia c'è. "Sembrerebbe - dice "l'Unità" - che il laboratorio dove sono state confezionate le bombe degli attentati si trovi nella nostra città. In un appartamento della zona di Porta Magenta.
Se una conferma verrà, se la paternità degli attentati di Milano e di Roma sarà ufficialmente e definitivamente stabilita , ci aspettiamo che - con lealtà politica e professionale - i comunisti riconoscano di aver sbagliato. Mettiamo, per ipotesi, che non siano stati i fascisti e i nazisti a compiere gli attentati. Troverà modo di riconoscerlo il compagno Aldo Tortorella che ancora stamane su "l'Unità" scrive "la parte estrema, nazistica e fascistica, ha fatto ricorso al gesto ultimo, alla barbarie."?
Lo dicevamo sabato: non è solo la violenza che rovina questo povero Paese. E' la costante predisposizione all'odio che rende sempre più precaria e difficile la convivenza. Non da oggi l'Italia è divisa. La sua storia è tutta una storia di divisioni. Il solco fra gli uni o gli altri si può approfondire o colmare. Per approfondirlo non c'è bisogno di molto: basta predicare l'odio. E, in verità, lo si sta seminando a piene mani. Quale la conseguenza ultima? La guerra civile. Vogliono la guerra civile, i comunisti? Speriamo proprio di no. A parole, almeno, parlano di democrazia, di fraternità, di elevazione sociale.
Come si può colmare il solco?  Con la convivenza democratica. Ma accetteranno i comunisti la risposta democratica di un popolo che deve decidere del suo avvenire? Ecco il punto. A onor del vero, fin qui l'hanno accettata. Dal 1945 ad oggi, per quasi venticinque anni, i comunisti sono stati all'opposizione. Non proprio calmissimi, ma sufficientemente corretti. Se hanno fatto tanta strada, come partito, più che merito loro è demerito degli altri, incapaci e profittatori, lo sanno tutti.
Ora non è che l'opposto d' "incapace e profittatore" sia "comunista". L'antitesi è "onesto e capace". Vi sono ancora in Italia uomini onesti e capaci, non comunisti. E' qui che si deve fare la scelta e la sfida. Non possono sfidare i comunisti uomini e partiti che lasciano i problemi insoluti nelle condizioni in cui tutti sappiamo e per contro vantano posizioni personali e patrimoni individuali di ormai incalcolabile valore. Come li hanno messi insieme? Con il lavoro, con le fabbriche, con le iniziative? No, con la politica, con gli intrallazzi, con la disonestà.
Ecco il cancro maligno contro il quale agire: i disonesti e gli incapaci. Non c'è bisogno dei comunisti per farli fuori. Occorre soltanto che i cittadini si sveglino, siano responsabili, antepongano la causa e la cosa comune al bene e all'interesse proprio, privato. Ci si può arrivare nel pieno rispetto delle leggi e della libertà, non rinunciando per sempre alla libertà, come qualcuno vorrebbe.
Ieri il cardinale arcivescovo di Milano ha detto in Duomo, mentre la TV era in presa diretta, parole di estrema gravità. "E' vero, - ha gridato con forza, - così non va, così non può andare. Tutti e ciascuno, secondo i propri doni e il proprio posto, possiamo e dobbiamo fare qualcosa,  per cambiare questo mondo".
Proprio così. Perché la TV, a partire dalle 13 e 30 e, poi nei successivi telegiornali non ha più ripreso questo passo centrale e significativo della omelia? Perché spera forse di nascondere ancora agli italiani che la situazione è per ogni verso grave e solo con la collaborazione e la concordia d tutti si può migliorare, non con l'odio, con la violenza, con la lotta?.

Nino Nutrizio