Cernobyl 20 anni dopo



Ultimamente ( a 20 anni dal disastro di Cernobil ) si parla di ritorno all'energia nucleare.
Crediamo sia utile rinfrescarsi la memoria con la lettura di questo articolo sul più grave incidente nucleare conosciuto.


IL REATTORE IMPAZZITO ( Dal "Manifesto", aprile 1986 )

Cernobyl - UN SOLO PRECEDENTE THREE MILE ISLAND (USA). MA LI' SI RIUSCI' A BLOCCARE LA REAZIONE.

Tutto lascia presumere che a Cernobyl, nel reattore nucleare da 1000 megawatt, in U.R.S.S. sia avvenuto il più catastrofico incidente atomico della storia: le informazioni sovietiche sono frammentarie, la conoscenza delle tecniche usate è scarsa, e quindi tutte le notizie sono ipotetiche, ma pare ormai quasi sicuro che il cuore della centrale di Cernobyl sia fuso. La radioattività registrata in Europa, come anche la presenza di minerali radioattivi, la richiesta di aiuto a tecnici occidentali da parte delle autorità di Mosca, tutto lascia presumere il peggio. E il peggio è che nessuno sa esattamente come spegnere il reattore impazzito.

La centrale atomica di Cernobyl è a grafite, con un sistema di raffreddamento acqua-vapori. La grafite serve per rallentare la velocità dei neutroni, l'acqua-vapore assorbe il calore sviluppato dalla reazione nucleare. Il principio delle centrali nucleari è il seguente: quando i nuclei atomici sono composti da un gran numero di protoni e neutroni (l'uranio ha un numero atomico di 235), le forze che tengono insieme il nucleo si allentano e così in alcuni casi i neutroni fuoriescono. Il neutrone è espulso da suo nucleo atomico come una pallottola vagante. Normalmente trova il vuoto, poichè gli atomi in un solido sono come le stelle in una galassia. Ma se lo strato solido è abbastanza spesso, il neutrone andrà ad urtare contro un altro nucleo, lo spacca (la "fissione") e ne fa espellere altri neutroni. Se la fuoriuscita di neutroni è abbastanza frequente e se la massa di uranio è abbastanza grande (massa critica), questo ciclo si mantiene da solo, la reazione è a catena.

Nella natura l'uranio 235non "spara" abbastanza neutroni. Quindi per essere usato nelle centrali è "arricchito". Dopo di che viene sistemato in sbarre (in una centrale da 1000 megawatt ci sono circa 36000 sbarre di uranio arricchito). Finchè queste sbarre non sono in contatto fra loro, non succede niente, perché i neutroni emessi in ogni sbarra si perdono. Per separare le sbarre di uranio (per tenere spento o spegnere il reattore) di solito si usa il berillio. Quando si vuole "accendere" il reattore, si tolgono le sbarre "isolanti" per far congiungere le sbarre di uranio e produrre la "massa critica". Ma a questo punto servono altri due elementi: un materiale che "rallenti" i neutroni, cioè moderi la reazione, e un raffreddatore che assorba il calore prodotto dall'uranio per 1)non surriscaldarlo, 2) produrre elettricità. Nelle centrali in cui il rallentamento si fa ad acqua pesante, il reattore funziona a temperature e pressioni altissime (600 gradi e 250 atmosfere). Nelle centrali a grafite (almeno quelle piccole note in occidente) temperature e pressione sono lievemente minori. Questo è il nucleo del reattore. Vi sono poi gli strati esterni di piombo e cemento per impedire la fuoriuscita delle radiazioni. Anche se la dinamica dell'ìncidente non è stata ancora resa nota, pare che sia successo qualcosa di simile a quel che avvenne a Three Mile Island, alla centrale di Harrysburg, negli USA, il 28 marzo 1979. Solo che lì riuscirono a fermare in tempo il processo e qui invece i sovietici pare che non ci siano riusciti.

Il guasto proviene sempre o dal sistema di raffreddamento o dal sistema di rallentamento della reazione o dal sistema di spegnimento automatico del reattore. . E i tre fenomeni possono interagire tra loro. se si rompe il sistema di raffreddamento, il reattore si surriscalda, la temperatura sale a migliaia di gradi, la grafite brucia con l'idrogeno, i meccanismi per spegnere il reattore vanno in tilt e le sbarre isolanti non possono più essere inserite (in ogni caso fonderebbero). Si dice allora che il nucleo della centrale sta fondendo. Il che non vuol dire che sia possibile un'esplosione atomica, ma solo un bruciare all'aperto dell'uranio (in quantità superiori a molte bombe atomiche: ogni anno una centrale da 1000 megawatt produce 250 chili di plutonio). Quando questo avviene, in primo luogo può essere inquinato radioattivamente tutto il terreno sottostante. In secondo luogo la combustione può provocare varchi di combustibile atomico nell'atmosfera. E' come se cominciasse a fumare un vulcano, ma il cui fumo fosse radioattivo e veicolasse materiali radioattivi, plutonio, cesio, stronzio. In questo caso dovrebbe essere evacuata un'area dal raggio di 50 - 60 chilometri.(1000 - 1200 Kmq).

Il più grave è che quando il nucleo fonde (core meltdown), nessuno sa come spegnerlo, poichè qualunque materiale fonde. Pare inoltre che l'impianto di Cernobyl non avesse ancora lo scudo in piombo e cemento e fosse a <>. La richiesta sovietica di aiuto mostra che la situazione è gravissima. Ma anche gli esperti occidentali non conoscono strumenti sicuri per spegnere il reattore. Devono provare sul posto. Molti fisici prevedono che se gli esperti saranno bravissimi riusciranno a disattivare questa sorgente di radioattività in una settimana. Nel frattempo continuerà a spargersi.

D'altronde le notizie che arrivano aggravano di ora in ora la portata dell'incidente. Giornalisti della Germania occidentale affermano che nelle misurazioni non è stata trovata solo una maggiore radioattività, ma anche veri e propri detriti sospesi di minerali radioattivi trasportati dal vento. Sembrano ridicole le previsioni del rapporto Rasmussen (1975) (costo 4 milioni di dollari), per cui ogni cittadino ha nel giro di un anno una probabilità su 5 miliardi di morire per un guasto ad una centrale atomica. Come è ridicola la dichiarazione sovietica, nel 1978, dopo l'incidente di Harrysburg, per cui un simile incidente in URSS non sarebbe possibili: noi pensiamo alla salvaguardia. Simmetrica ieri la dichiarazione dell'ENEA (Ente Nazionale Energie Alternative, n.d.t.): "in occidente un guaio così grave non sarebbe possibile, la nostra tecnologia è superiore".

Ma anche Rasmussen ammetteva che in caso di incidente le vittime sarebbero almeno 3200 subito, e che cancri, leucemie e malattie della tiroide si manifesterebbero anche a 50 anni di distanza. Responsabile di questi effetti è la radiazione misurata in Roengten, (R). Gli effetti sono diversi a seconda se l'esposizione è stata breve o prolungata, su tutto il corpo o su una sola parte. Con 600 - 800 R su tutto il corpo si ha la morte per leucemia dopo circa 30 giorni di esposizione. Da 100 a 150 R si ha una mortalità del 5% ma un alto tasso di anemia ed esposizione alle infezioni, con vomito, diarrea, vertigini. Con 25 R un'analisi del sangue permette di vedere come sono stati colpiti i globuli rossi. Se è esposto solo il capo o un arto, la morte si ha con 2000 R. Dosi di 400 - 500 R sul capo provocano la caduta dei capelli e dosi di 250 R sulle ovaie provocano la sterilità completa delle donne.