Questa guerra è ingiusta perché è una guerra

Anarchici israeliani e questione palestinese



Anarchici israeliani e questione palestinese
Il 15 maggio 2004 a Tel Aviv durante una manifestazione, sono state distribuite da una ventina di persone 2 mila copie di un volantino a nome dell'Iniziativa Comunista Anarchica.
L'Iniziativa è nata da un piccolo gruppo di anarchici israeliani (di tre città diverse), alcuni dei quali hanno dato vita al movimento dei refusnik israeliani e hanno scontato periodi di carcerazione per la loro protesta.
Ecco il testo del loro volantino.

DUE STATI PER DUE NAZIONI: DUE STATI DI TROPPO!

Se lo Stato d'Israele e l'Autorità palestinese raggiungeranno un accordo di "pace", non sarà la consequenza di un desiderio da parte israeliana di "sicurezza" per i suoi cittadini, né, da parte palestinese, il desiderio di "indipendenza". E' più probabile che sarà la conseguenza degli interessi geopolitici internazionali dei potenti, giacché questi concetti non hanno niente a che fare con il loro modo di vedere le cose. Se saranno applicati da entrambi le parti come intendono loro (e cioè in due modi diversi), gli accordi di Ginevra, voluti dagli uomini politici e dagli uomini d'affari saranno l'espressione di quest'ultimi, così come sarebbe qualsiasi altro accordo che si possa immaginare. Il termine più appropriato per descrivere il modo in cui lo stato israeliano tratta gli abitanti e cittadini che non appartengono alla categoria degli ebrei che godono di pieni diritti è APARTHEID: un sistema sciovinista di separazione dove si opera la confisca dei terreni dei contadini, dove si impongono delle restrizioni sulla libertà di movimento di coloro che devono andare a lavorare, dove perfino la libertà dei capitalisti palestinesi di sviluppare la loro economia viene ostacolato. E tutto ciò avviene mentre si cerca la cooperazione dei dirigenti palestinesi. Alcuni che si considerano attivisti per la pace si sono chiesti seriamente, e per trovare qualcosa in più rispetto alle risposte ufficiali della sinistra, quali sono i motivi perché ci sia una politica comune da parte di tutti i governi israeliani, destra e sinistra, nei confronti dei palestinesi? Per noi, non è semplicemente l'antico sistema che vede un popolo conquistare un altro; non è un'espressione del desiderio di una terra indivisa di Israele com'era nei tempi remoti della bibbia; non è nemmeno dovuto alle forti pressioni da parte dei capi dei coloni, anche se è chiaro che questi abbiano un ruolo in tutto ciò. L'uso dell'apartheid va interpretato come espressione di certi interessi potenti. In un primo momento, è servito all'economia israeliana (ossia ai capitalisti israeliani), fornendo una fonte di manodopera a basso costo che fu sfruttata dalle imprese piccole e medie, soprattutto nell'edilizia e nelle industrie manifatturiere. Durante gli anni di governo militare dal 1948 al 1966, gli "arabi israeliani" hanno svolto questo ruolo, mentre dal 1967 è stato la volta degli abitanti dei territori occupati. Solo negli ultimi tempi, come se fosse una conseguenza dell'intifada di El-Aqsa e della massiccia "importazione" di lavoratori temporanei dall'estero, il libero accesso a tale manodopera è stato interrotto. Le grandi aziende israeliane hanno guadagnato dall'occupazione del 1967 soprattutto perché essa ha aperto un grande mercato senza concorrenza. La classe dirigente del sempre potente mondo militare in Israele ha goduto, e gode tuttora, di carriere assicurate nel governo e nelle industrie una volta terminato il servizio militare. A questa classe, quindi, interessa molto che l'apartheid (e il conflitto) continui, in modo che la loro posizione e i loro diritti vengano assicurati. Interessa ugualmente agli Stati Uniti, che sin dagli anni Cinquanta godono dei servigi resi loro dallo Stato d'Israele, che Israele rimanga sotto una minaccia permanente in modo che quest'ultimo abbia sempre bisogno dell'aiuto statunitense. * * * Ricordiamo inoltre: solo 15 anni fa si è cominciato a parlare seriamente di creare uno Stato palestinese, ossia verso la fine della prima Intifada. Ma a nessuno, o quasi, dei dirigenti della sinistra sionista o quella più radicale di oggi è venuto in mente che un tale accordo potesse veramente avverarsi, anche se oggi sembra che abbiano tutti riscritto la storia del proprio partito in chiave orwelliana. Anche all'inizio del periodo di Oslo parlavano solo di "autonomia". L'OLP e la sinistra antisionista parlavano della creazione di uno Stato laico per tutti i cittadini. L'Autorità palestinese non esisteva nemmeno finché Israele non ha aiutato l'OLP ad assumere questa funzione. Inoltre, l'idea di un accordo di pace che prevede due Stati per due nazioni è comparsa solamente quando cominciava a sembrare un'idea utile agli occhi di una parte dei capitalisti israeliani e statunitensi, dopo la prima Intifada e i cambiamenti che si sono verificati nell'economia mondiale. Cosa significa questa pace? Se continuiamo con la nostra descrizione della situazione in Israele (territori inclusi) in termini di apartheid, e se la paragoniamo alla situazione di una volta nel Sud Africa, vediamo che la "pace" significa sottomettere l'Intifada ad una dirigenza palestinese servile al soldo di Israele. Una tale "pace", più spesso nota con il termine "normalizzazione", non è lontana da ciò che si verifica in diversi parti del mondo nell'ambito dei processi della globalizzazione e nelle iniziative per la cooperazione economica regionale, e dovrà prima o poi sfociare in una "zona di libero scambio" per tutti i paesi del Mediterraneo. In tutto il mondo, tali accordi portano ad una conseguenza: l'accaparramento delle economie locali da parte degli interessi multinazionali con successivo deterioramento dello stato e delle condizioni delle donne e dei bambini, aumento di violenza sociale e distruzione ambientale. Dunque, può un accordo di pace porre fine alla violenza? Noi crediamo di no: aumenteranno le difficoltà economiche per la maggioranza delle persone, aumenteranno le differenze tra i ricchi e i poveri, il problema dei rifugiati rimarrà irrisolto e si metterà in questione la legittimità del sostegno economico internazionale che viene offerto ad un alto numero di disoccupati nella Striscia di Gaza e in alcune parti della Cisgiordania (come infatti è avvenuto in parte dopo l'accordo di Oslo e di nuovo negli ultimi tempi). In una situazione così, i palestinesi dovranno fare affidamento al "loro" proprio Stato, uno Stato minuscolo a carico di altri, che difficilmente sarà all'altezza delle circostanze. Gli Stati esistono come parte di un sistema di interessi e si preoccupano ben poco della gente comune come noi. Se noi vogliamo un cambiamento per il meglio, se vogliamo che ci sia più uguaglianza, se vogliamo che i morti cessino, non dobbiamo comportarci come burattini obbedienti dei dirigenti politici al soldo europeo e americano. Non dobbiamo accontentarci di qualche manifestazione democratica ogni tanto. Dobbiamo agire per abbattere le divisioni nazionali e soprattutto resistere alle forze militari che sono le cause dei massacri reciproci senza fine. Non dobbiamo promuovere programmi politici, né quello degli accordi di Oslo, né alcun altro. Dobbiamo, piuttosto, rivendicare un modo di vivere completamente diverso che preveda l'uguaglianza di tutti gli abitanti della regione. Anche se ci diamo da fare solo a livello locale, dobbiamo ricordarci che finché ci saranno gli Stati e finché il sistema capitalistico esisterà, ogni miglioramento che riusciamo a vincere sarà solo parziale e sarà sempre minacciato. Pertanto, dobbiamo capire che la nostra lotta fa parte delle lotte che sono in atto in tutto il mondo contro il capitalismo mondiale. Dobbiamo rivendicare un cambiamento rivoluzionario che si basi sull'abolizione dell'oppressione e dello sfruttamento della classe e che miri alla costruzione di una nuova società, una società comunista anarchica senza classi. Una società nella quale non esisterà alcuna coazione statalista, dove la violenza organizzata è abolita, senza sciovinismi e senza tutti gli altri mali dell'era capitalistica.
QUESTO VOLANTINO E' STATO DISTRIBUITO DAGLI ANARCHICI E DALLE ANARCHICHE D'ISRAELE, TRADITORI DELLA NAZIONE
Per contatti: haifa_anarchists -A- yahoo.com
NE GOVERNANTI, NE GOVERNATI
Traduzione a cura dell'Ufficio Relazioni Internazionali FdCA internazionale@fdca.it http://www.fdca.it