Questa guerra è ingiusta perché è una guerra

Diritti umani cancellati in Iraq



Diritti umani cancellati in Iraq

'La possibilità di godere del rispetto dei diritti umani in Iraq continua ad essere minata dalla crescente insicurezza, dall'alto livello di violenza e dal crollo della legge e dell'ordine causato dalle azioni della milizia e delle gang criminali. Il diritto alla vita continua ad essere gravemente colpito dalla continua resistenza, dagli attacchi terroristici, così come dagli omicidi di ritorsione e azioni dei gruppi armati. Donne, bambini, liberi professionisti, giudici e docenti universitari compresi, sono sempre più obiettivi della crescente violenza. Soprattutto dopo l'attentato del 22 febbraio contro il santuario sciita di Samarra, omicidi confessionali, intimidazioni e minacce sono diventati una delle più significative forme di violazioni dei diritti umani. Come risultato il numero di sfollati interni è aumentato considerevolmente, colpendo molte comunità e generando altre tensioni e problemi socio-economici.

Le continue operazioni militari, specialmente nella parte occidentale e centrale dell'Iraq, hanno colpito duramente i diritti umani della popolazione e hanno causato in alcuni casi la perdita della vita di civili. Gli sforzi per creare, all' interno dei piani di legalità, una 'commissione diritti umani nazionale ed indipendente' hanno trovato ampio sostegno da parte dei ministri iracheni interessati, del sistema giudiziario, dei paesi donatori e delle agenzie e programmi delle Nazioni Unite. Tuttavia, i ritardi nella formazione del governo hanno bloccato l'inizio di azioni necessarie e urgenti, soprattutto rispetto a regolamenti interni e a un sistema di responsabilità nell'amministrazione della giustizia, specialmente all'interno della polizia.'

È il sommario con il quale inizia l'ultimo rapporto della UNAMI (la missione delle Nazioni Unite in Iraq) che copre il periodo marzo/aprile 2006 e che capitolo dopo capitolo illustra la tragedia nella quale sta vivendo il paese.

Esecuzioni extragiudiziali, omicidi mirati e indiscriminati

Si comincia con le esecuzioni extra-giudiziali e le uccisioni indiscriminate e confessionali. Non ci sono cifre definitive e certe, c?è solo la cruda realtà quotidiana di feriti e uccisi tra i quali donne e bambini, siano essi causati da azioni violente non direttamente mirate a loro o vittime di uccisioni volute. Per dare un?idea dell'ampiezza del fenomeno, viene riportato il numero dei certificati di morte emessi dall'Istituto di medicina legale di Baghdad: 1294 in marzo e 1155 in aprile. I numeri riguardano solo i morti a causa di ferite provocate da azioni violente. Mentre continua l'uccisione di collaboratori delle forze multinazionali, di liberi professionisti, di politici o funzionari della pubblica amministrazione, inclusi giudici, poliziotti, il rapporto segnala l'inizio di esecuzioni dei parenti di personaggi politici: il 13 aprile è stato assassinato Mahmud Ahmed al-Hashemi, fratello di Tariq al Hashemi, leader dell'Iraqi Islamic Party, e uno dei due attuali vice-presidenti iracheni; il 17 dello stesso mese è stata la volta del fratello di Salah al Mutlaq, segretario generale del Fronte Nazionale per il Dialogo; il 27 è stata uccisa con il suo autista Maysun Ahmed al Hashimi, sorella di Tariq al Hashimi.

Violenze a carattere confessionale

Le reazioni alle violenze confessionali, esplose con violenza dopo l'attentato alla moschea sciita di Samarra il 22 febbraio scorso, sono arrivate da tutte le forze politiche, religiose e della società civile. Le organizzazioni dei diritti umani hanno registrato numerose testimonianze di intimidazioni, minacce e uccisioni delle quali sono vittima sia la comunità sunnita sia quella sciita. Hanno inoltre raccolto documentate testimonianze di esecuzioni compiute solo basandosi sul nome della vittima. Questa situazione ha convinto molte famiglie a cambiare il nome per non essere identificate come appartenenti a una particolare comunità. Continuano numerosi gli attacchi terroristici, che oltre a mietere vittime tra civili innocenti, hanno come obiettivo simboli culturali, moschee e chiese con l'intento chiaro di fomentare la divisione e l'odio confessionale: il 12 marzo 54 persone sono state uccise per un? auto-bomba nel quartiere sciita di Sadr City (a Baghdad), il giorno dopo è scattata la vendetta e 4 persone ritenute implicate nell'esplosione sono state uccise e appese a dei lampioni. Il 7 aprile è stata presa di mira la moschea Buratha, una delle moschee sciite di Baghdad, uccidendo 85 persone e ferendone 160. Il 6 aprile è stata colpita Najaf, città santa degli sciiti, e altre 10 persone hanno perso la vita. Circa 30 civili sono morti a a Ba'aquba tra il 13 e il 14 aprile a seguito di tre attacchi, due contro moschee sunnite, uno contro una sciita. Anche i pellegrini sono un target. Il rapporto mette in evidenza l'aumento delle tensioni e delle violenze anche a Bassora, confermate dalla recente decisione del governo iracheno di dichiarare lo stato di emergenza per un mese intero. Non si fermano le minacce e le esecuzioni di attivisti di organizzazioni della società civile che, per esempio, nella provincia di Diyala, hanno deciso di sospendere le attività dopo l'uccisione di due esponenti di due diverse associazioni.

Operazioni militari

Il rapporto punta anche il dito contro le operazioni militari delle forze multinazionali che continuano a causare morti e feriti tra civili inermi. Evidenzia la situazione di Ramadi, dove gli scontri sono quotidiani e il prezzo pagato dai civili è sempre alto. Sembra che un raid compiuto il 15 marzo abbia causato la morte di molti civili tra i quali donne e bambini. l'ospedale di Ramadi riferisce la morte di 11 civili, compresi dei bambini, che hanno perso la vita durante i bombardamenti del 22 aprile scorso. Così come molti morti civili sono da imputare alle azioni dei combattenti, non solo le autobombe, ma anche la pratica di colpire quartieri con mortai.

Milizie, uccisione di professionisti, pena di morte

L'UNAMI segnala che le organizzazioni per i diritti umani continuano a riportare casi di rapimenti e uccisioni commessi dalle milizie, con o senza l'appoggio di uomini del Ministero dell'Interno. La maggior parte dei casi si riferisce a rapimenti fatti da uomini vestiti di nero e le vittime sembrano essere in prevalenza giovani che, dopo essere stati assassinati, vengono abbandonati o all'obitorio o lungo le strade. Molti sembrano essere regolamenti di conti o omicidi di vendetta. Il rapporto segnala una nuova forma di violenza, un insieme di omicidi confessionali e crimine organizzato, che sta prendendo di mira gli esercizi commerciali o uffici. Dall'inizio di marzo, uomini armati, spesso vestiti con l'uniforme della polizia, hanno messo a soqquadro numerosi uffici, ucciso o rapito i lavoratori e portato via il denaro. Il 29 marzo, 8 impiegati di un ufficio commerciale sono stati allineati contro il muro e assassinati. Continuano drammaticamente i ritrovamenti di cadaveri di persone arrestate da gruppi di uomini in uniforme, anche se il Ministero degli Interni nega che si tratti di sue unità, così come nega che suoi uomini siano coinvolti nel rapimento di 50 impiegati di una compagnia di sicurezza irachena, anche se questi erano vestiti con le uniformi delle unità speciali del ministero. Il rapporto non può non tornare sulla realtà delle milizie, denunciando con preoccupazione l'aumento delle loro azioni nelle zone centrali e meridionali del paese e le gravi violazioni dei diritti umani che ne seguono. Continuano le denuncie da parte delle organizzazioni irachene, di politici ? inclusi esponenti del governo ? e della comunità internazionale di infiltrazioni di miliziani, che rispondono a strutture parallele, nelle forze di polizia. L'UNAMI segnala anche che non sono state intraprese iniziative per affrontare la situazione, aumentando così il senso di totale impunità. Di conseguenza molti sostengono la necessità di crearne di nuove per garantire la sicurezza sia dei singoli che di gruppi. La missione delle Nazioni unite inoltre invita il governo a obbligare le forze di sicurezza e la polizia ad agire nel rispetto delle convenzioni internazionali sui diritti umani, delle regole del dipartimento di polizia. E? inoltre responsabilità del governo far sì che individui accusati di violazioni dei diritti umani non vengano reclutati in nessun corpo di sicurezza, e che tutti coloro che sono accusati di tali reati vengano giudicati e condannati. Il rapporto inoltre riferisce di molte segnalazioni che individuano moschee o altri luoghi sacri come luoghi di detenzione illegale e sedi di tribunali illegali. Una di queste denunce si riferisce alla moschea Al Muhsin, a Sadr City (Baghdad) utilizzata dall'Esercito del Mahdi, la milizia del movimento di Muqtada al Sadr. Ma comportamenti simili vengono denunciati anche da parte di gruppi sunniti. A fronte di una tale situazione, il sistema sembra incapace di portare a termine indagini e di arrestare i colpevoli, con il risultato di una totale impunità e sfiducia degli iracheni nelle istituzioni, che si traduce in poche denunce e nella paura a recarsi presso le autorità competenti. Una intera parte del rapporto è dedicata alle esecuzioni di professionisti e docenti universitari. Si sottolinea inoltre l'aumento di esecuzioni di giudici che stavano indagando su crimini gravi o su casi di terrorismo. L'UNAMI condanna poi la reintroduzione della pena di morte, che ha portato all'impiccagione di 13 persone il 9 marzo.

Detenuti

Il documento della missione delle Nazioni Unite non poteva non affrontare lo scandaloso tema dei detenuti che continuano a essere numerosi e causa di continue tensioni e malcontento. Secondo il Ministero dei Diritti Umani, alla data del 30 aprile, risultava un totale di 28.700 detenuti di cui:

* 15.387 sotto la custodia delle Forze Multinazionali

* 7.727 sotto la custodia del Ministero della Giustizia

* 176 minori sotto la custodia del Ministero degli Affari Sociali

* 5.077 sotto la custodia del Ministero degli Interni

* 333 sotto la custodia del Ministero della Difesa

Rispetto al periodo gennaio-febbraio 2006 c'è stata una diminuzione del numero dei prigionieri gestiti dai ministeri iracheni e un aumento dei detenuti sotto il controllo delle forze multinazionali. Le condizioni generali delle carceri irachene non rispondono agli standard internazionali. Prigioni e centri di detenzione sono sovraffollati e si registra scarsità di cibo, igiene e assistenza medica. Gli edifici sono in condizioni migliori nel centro e nel nord del paese che non nel sud. Le condizioni più tragiche si registrano nelle carceri di Bassora, Nassiriya, Amara e Samara, tutte città nel sud dell'Iraq Nelle strutture gestite dal Ministero degli Interni torture e altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti sembrano essere una pratica comune e diffusa. Il rapporto sottolinea giustamente che, secondo la legge irachena, è solo il Ministero della Giustizia che ha il compito della gestire dei detenuti e delle carceri. Il Ministero degli Interni e della Difesa possono trattenere i fermati solo per un breve periodo nei termini di legge. Inoltre, il personale di questi due ultimi ministeri non ha nessuna formazione per la gestione di centri di detenzione o carceri. Un altro punto dolente segnalato da molto tempo dalle organizzazioni irachene e giustamente ripreso nel rapporto dell'UMAMI è il fatto che molte volte i verdetti di scarcerazione emessi dai giudici non vengono implementati dalle autorità carcerarie, con il risultato che centinaia di cittadini rimangono in carcere nonostante sia stato emesso un ordine di scarcerazione. Il problema della lentezza dei processi, invece, è dato anche dal numero insufficiente di giudici, soprattutto investigativi, rispetto alle necessità.

Donne e bambini

Un prezzo altissimo lo stanno pagando le donne e i bambini. Secondo uno studio dell'Università di Baghdad, nove donne al giorno diventano vedove, e i figli orfani, come risultato della violenza dilagante. Violenza che ha reso più vulnerabili donne, bambini e anziani, e resa più difficoltoso la frequenza scolastica e l'accesso a ospedali e cliniche. I bambini e le scuole sono diventati vittime della violenza confessionale, e gli attacchi alle scuole e ai bambini sono in aumento. Di conseguenza, la frequenza scolastica è diminuita in molte zone. L'UNAMI continua a ricevere segnalazioni sulle difficoltà e le minacce che colpiscono le donne che non si adeguano nell'abbigliamento alla tradizione arabo musulmana. Le campagne vengono fatte anche tramite volantini o messaggi sui cellulari che dettano le regole dell'abbigliamento e del comportamento. Continuano gli ?omicidi d?onore? e la violenza familiare. Il Governo Regionale Kurdo ha confermato che dall'inizio del 2006 ci sono stati 534 casi di ?omicidi d?onore?. Anche se questi sono stati dichiarati illegali, la polizia è restia nell'applicare la legge e anche le donne non denunciano questi casi di violenza in quanto non si fidano della polizia. Inoltre le donne vengono spesso ?usate? per far sì che i membri uomini della famiglia si consegnino alle forze di polizia. Durante un raid nel quartiere di A'adhamiya, a Baghdad, una donna è stata afferrata per i capelli e la sua testa sbattuta violentemente contro il muro per obbligare il fratello a scendere dal piano superiore dove era nascosto armato. In un altro caso, un poliziotto ha cercato di costringere una donna ad avere un rapporto sessuale con lui, in cambio della liberazione di suo figlio e di suo marito.

Minoranze, palestinesi

Il clima di violenza interconfessionale e settaria sta spingendo molte famiglie a lasciare i luoghi in cui vivono, per spostarsi in aree omogenee o a lasciare il paese. Il fenomeno interessa tutte le realtà del paese. I cristiani denunciano intimidazioni e violenze nei loro confronti nel nord del paese. Nella sola Mosul 400 famiglie cristiane hanno abbandonato la città per spostarsi in villaggi abitati prevalentemente da cristiani. Ma anche nel sud, a Bassora, continuano le intimidazioni contro le minoranze presenti nella città. Il Consiglio Nazionale delle Minoranze lamenta di non poter partecipare attivamente allo sviluppo del paese e ai suoi passaggi politici, in quanto le istituzioni sono state create con una legislazione che discrimina la piena partecipazione delle minoranze. Ad esempio, solo i partiti con più di 10 seggi in parlamento possono far parte del ?Consiglio Politico per la Sicurezza Nazionale?. I dati in possesso della IOM (International Organisation for Migration) parlano di 14.307 famiglie (85.842 persone) che si sono mosse dalle zone nelle quali vivevano. Rimane tragica la situazione per la comunità palestinese, che sta subendo diverse forme di violazioni dei diritti umani, anche perché viene percepita come vicina alla resistenza. In questo senso, altre minoranze straniere all'interno del paese stanno subendo le stesse violazioni: sudanesi, siriani, yemeniti, egiziani, somali. Dopo l'attacco al santuario di Samarra il 22 febbraio scorso, la comunità palestinese insediata nel quartiere di Baladiyat, a Baghdad, è stata colpita con colpi di mortaio e sparatorie indiscriminate. Da allora 10 palestinesi sono stati uccisi e altri detenuti illegalmente e torturati, mentre altri ancora sono spariti. Dal 19 marzo sembra ripreso anche il loro esodo, e 240 membri della comunità palestinese sono ora nel campo profughi tra la Giordania e l'Iraq. l' Ayatollah Ali al Sistani ha emesso una fatwa chiamando al rispetto per la comunità palestinese.

Libertà di espressione

Il rapporto conclude la sua analisi della situazione con la libertà di espressione, ricordando che 70 giornalisti hanno perso la vita in Iraq e molti altri sono stati feriti, minacciati, arrestati nell'esercizio del loro lavoro. L'UNAMI esprime anche preoccupazioni per le restrizioni alla libertà di espressione in vigore nei territori kurdi.

Di Paola Gasparoli.( Osservatorio Iraq )