Armi all'uranio impoverito, il silenzio cala anche sull'Iraq

Paola Mirenda

Anche tra i reduci della missione Antica Babilonia in Iraq cominciano ad affiorare i primi casi di patologie da uranio impoverito. Lo afferma Domenico Leggiero, responsabile dell' Osservatorio Militare.

Da dove vengono i dati che avete illustrato?

Le informazioni ci vengono dai ragazzi che rientrano dai territori operativi, e che sono ammalati di linfoma, di cancro. Effettuiamo nostre ricerche sia sull'impiego, sia sui compiti, sia sulla diagnosi: dopo vari accertamenti li colleghiamo oppure no all'esposizione all'uranio impoverito.

Questa esposizione è confermata anche per quanto riguarda l'Iraq o si confonde all'interno delle varie missioni che questi uomini compiono?

Purtroppo questo è un problema che abbiamo, perché i militari comunque sono sempre gli stessi. Quelli che rientrano dall'Iraq con qualche patologia hanno già in linea di massima partecipato ad altre operazioni nei Balcani. Per cui riesce difficile, almeno per la nostra incompetenza dal punto di vista medico, fare una precisa differenziazione tra coloro che si sono ammalati nel Balcani e coloro che si sono ammalati in Iraq.

Non c'è su questo il conforto dei altri dati di militari di altre missione internazionali che stanno partecipando e che possono fornire degli elementi?

Sono contesti diversi: gli inglesi sotto questo punto di vista sono ermetici; i francesi non operano in Iraq, mentre quelli che hanno operato nei Balcani -come il battaglione Salamandra - hanno degli indici in certi casi addirittura superiori a nostri, però ovviamente non parlano. Dico ovviamente, perché la Francia è l'unica nazione europea a produrre proiettili all'uranio impoverito, per cui ci sono delle altre motivazioni. Ovviamente, loro che sono un paese occidentale in tutti i sensi, assistono i loro malati, sia nel loro percorso di malattia sia fino alla morte, in modo decisamente diverso da come facciamo noi in Italia. Attualmente noi non possiamo fare il parametro con altri militari, così come non possiamo fare un confronto su indici decisamente più perfetti di quelli balcanici: sembra assurdo ma è così, i registri tumorali dell'Iraq sono più aggiornati di quelli dei Balcani, anche perché con la prima Guerra del Golfo abbiamo più di sedici anni di dati. Ma non si può fare il confronto con la popolazione locale perché hanno differenza di tempi di esposizione.

Dunque, c'è questa grossa difficoltà.

Diciamo che con una forza armata gestita più o meno in modo serio potevamo avere un parametro da adottare, che era quello del test e del monitoraggio continuo. In teoria questa forza c'è, con il comitato Signum , ma di fatto lo stesso comitato parte da presupposti sbagliati, non ha dei riferimenti fissi, e ha già denunciato in qualche modo il fallimento dell'operazione. Dal comitato Signum, dalle varie commissioni Mandelli, c'è soltanto una spugna in termini economici: finora non hanno dato, né potranno dare - a mio modesto parere - nulla, quantomeno con delle basi elementari che abbiano qualcosa a che vedere con la scienza. Attualmente tutte le verità che vengono sono solo verità di comodo, sia per l'aspetto politico ma soprattutto per l'aspetto militare, perché dietro l'utilizzo dell'uranio impoverito ci sono delle colpe ben chiare che a questo punto non può che essere la magistratura ad accertare.

Il Ministro Martino si è affrettato, nella stessa giornata in cui voi avete diramato questo comunicato, a smentire che in Iraq siano state utilizzate armi all'uranio impoverito sia da pare dei militari italiani sia da parte dei militari del resto della coalizione. Se esistono prove testimoniali dell'uso di armi all'uranio impoverito, perché questa fretta di smentire?

Questo non lo sapevo. A dire la verità io conoscevo il ministro Martino come il più grande difensore del ministro Mattarella quando si parlava di uranio impoverito, al punto tale che mi sono dovuto documentare per capire se effettivamente appartenevano a due governi diversi oppure erano amici di vecchio partito: alla fine la seconda ipotesi è stata la più comprensibile per il comportamento tenuto da Martino. Ma se questo è il dubbio, io sono pronto a fare vedere il video - girato a Nassirya a ridosso del nostro insediamento, e a Baghdad - degli A10 che attaccano e dei residui dei proiettili all'uranio, con relativa documentazione dei rilevamenti dei microSievert fatti a ridosso dello schieramento dei militari italiani.

Sono già state rese note anche foto di militari italiani in tuta protettiva, con la strumentazione idonea a rilevare sostanze radioattive. .

Probabilmente il ministro Martino era preso da altre cose e non l'ha notato.

Lei come si spiega questa fretta di negarne l'uso, addirittura da parte di tutti i membri della coalizione?

Ripeto: bisognerebbe cercare nelle radici politiche e storiche del ministro Martino e del ministro Mattarella. Non me lo so giustificare, e mi lascia esterrefatto un comportamento del genere. Io posso semplicemente dire che credevamo di aver raggiunto il fondo nella Difesa con la gestione Mattarella, invece il ministro Martino ci ha insegnato e fatto vedere che si poteva scendere ancora più in basso, e lo stiamo facendo a piè veloce.

Torniamo al problema generale dell'uranio impoverito. Negare sull'Iraq è abbastanza facile, poiché i registri non possono dare risultati certi. Ma sui Balcani ? Se ne sta discutendo da troppi anni perché si possa continuare a negare questa situazione, e questa negazione fa sì che non si facciamo studi concreti sui militari mandati in missione, non vengano riconosciute patologie di servizio, e soprattutto vengono lasciati soli quando si trovano- stavolta davvero - a combattere contro la morte.

Mi perdoni innanzitutto una precisazione: prima di tutto c'è un assenza del ministro Martino. Non vorrei e non mi piace far politica, ma sono certo che se Berlusconi, o Prodi al suo posto, effettivamente riuscissero a abbattere il muro di gomma, e parlare in modo diretto con la base, probabilmente sia Mattarella sia Martino sarebbero saltati per aria immediatamente. Perché è talmente ovvia la situazione, che soltanto dei ministri che possono avere delle esigenze di carattere politico a nascondere (e bisogna soltanto avere la volontà di nascondere) possono negare questa evidenza. Noi abbiamo documenti che risalgono al 1990, documenti del Pentagono, che invitano tutti gli Stati a fare adottare ai propri militari misure di precauzione, perché se operano in territorio - sono queste le parole di una direttiva del Pentagono del 13 luglio 1993- senza le adeguate protezioni 'operare in zone dove è stato esploso uranio impoverito può provocare' , anzi provoca 'malattie linfatiche, cancro e altre patologie cancerose'.

Questo è quanto dice il Pentagono sin dal 1993.

Si può dire che era semplice dotare di maschere i nostri militari, è vero, ed è appunto questo l'aspetto preoccupante ed è il punto di unione che c'è tra Martino e Mattarella.

Dotare i nostri militari di precauzioni significava due cose: la prima far capire ai genitori, alle mogli, alle famiglie che erano in Italia che operavamo in condizioni non del tutto in sicurezza. Non c'era solo l'insicurezza dettata dall'ambiente bellico - quello è un nostro dovere e non è un problema - ma c'era un problema di sicurezza subdola, dovuto a qualcuno che aveva utilizzato del materiale che non doveva utilizzare.

Secondo, se ai militari che operano in quelle zone gli si dà la protezione, cosa si può dare ai civili? Nulla, perché non glielo si può dare, quindi significa che abbiamo utilizzato contro i civili degli armamenti che non potevano essere utilizzarti.

Ecco i due motivi per i quali, a mio modesto parere, questo non è stato fatto, ma poi sarà la magistratura ad accertare eventuali doli, e capire chi ha deciso deliberatamente di fare strage dei nostri ragazzi.

Ma l'uranio impoverito, non rientra tra le armi proibite?

Si, ed è una risoluzione dell'Onu del 1978 se non sbaglio, che avevano proposto anche gli americani

Ma poi non hanno formato i protocolli, mentre l'Italia li ha firmati tutti

Si, ma degli americani non mi preoccupo più di tanto. È un classico, un loro modo di comportarsi, ed è il motivo per cui l'Onu diventa un soggetto ridicolo, nel momento in cui la potenza che dichiara guerra a tutto il mondo non firma i suoi trattati. Io ritengo che gli Stati Uniti non avrebbero avuto nessun problema ad osservare la direttiva da loro stessi proposta che proibisce l'utilizzo dell'uranio impoverito. Ma nel 1980 ci fu una sorta di tangentopoli americana nel mondo militare: alcuni generali del Pentagono vennero arrestati perché accusati di aver acquistato enormi quantità di uranio impoverito da altre nazioni per la sperimentazione di armi. Questo era vero, i generali furono indagati e inquisiti. Però, nello stile americano, poiché avevano preso un decisione a nome e per conto degli Usa, quella decisione non è stata mai più rinnegata: perciò da quel momento riprendono le sperimentazioni. Poi si sono accorti che l'uranio impoverito poteva essere messo nei proiettili, e andando a fare una guerra ogni tanto qua e là per il mondo questo poteva essere un ottimo modo per smaltire la produzione delle loro centrali atomiche e quindi ecco che ci troviamo, nel 2006, a contare ancora le migliaia di tonnellate di uranio impoverito che vengono scaricate qua e là in giro per il mondo ma sempre ovviamente lontano dagli Stati Uniti.

Lei crede che queste denuncie possano avere qualche effetto oppure ogni volta cade il silenzio?

C'è un silenzio devastante sulla vicenda, in parte dovuto ai giornali. In parte perché - drammaticamente - la notizia va nel momento in cui esce, quando poi diventa un conteggio di morti cade anche la notizia stessa: è la legge del giornalismo che è cosi.

L'unica forza che possiamo avere per superare questo impasse, l'unica forza è nell'opinione pubblica. Abbiamo il sospetto che anche il documento della Commissione di inchiesta uranio possa cadere, per questa volontà di mettere tutto a tacere.

Noi vorremmo organizzare per il prossimo martedì mattina un sit-in davanti Palazzo Chigi, dove verranno tutti i nostri ragazzi ammalati, le famiglie dei ragazzi deceduti: aspetteremo lì seduti come abbiamo fatto per anni, per uno o due giorni e anche di notte se serve finché non ci riceve il presidente Berlusconi. Dopo che saremo stati ricevuti e avremo consegnato la documentazione in nostro possesso, allora sapremo se questa è soltanto una posizione politica dei ministri accumunati dal medesimo percorso politico quali Mattarella o Martino, o se è una volontà di tutti i governi, che più che un'espressione politica è contratto di sudditanza nei confronti degli Stati Uniti

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