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Questa guerra è ingiusta perché è una guerra |
Gravi questioni di Noam Chomsky.
Gravi Questioni.
Noam Chomsky postato da dada, 25.03.2003 16:22
In questo triste momento, non possiamo fare nulla per fermare l'invasione in
corso. Ma cio' non significa che il compito di quanti hanno a cuore la
giustizia, la liberta' e i diritti umani sia terminato. Tutt'altro: gli
imperativi sono ora piu' urgenti che mai, indipendentemente dall'esito di
questo attacco. E riguardo a cio', nessuno ha la minima idea: ne' il Pentagono,
ne' la CIA o chiunque altro.
Le possibilita' spaziano dalle terrificanti catastrofi umanitarie previste dalle
organizzazioni di aiuto e soccorso al lavoro in Iraq a scenari relativamente
benigni, ma pure nel caso che non venisse torto un capello a nessuno cio' non
sminuira' la criminalita' di coloro che vogliono sottoporre gente indifesa a
terribili rischi per i loro vergognosi scopi.
Quanto ai risultati, dovra' passare un bel po' di tempo prima che si possano
azzardare i primi giudizi. Uno dei compiti piu' immediati e' impegnarsi quanto
piu' possibile verso soluzioni benigne. Cio' significa, principalmente,
prendersi cura delle vittime, non solo di questa guerra ma delle tremende
sanzioni che Washington ha imposto negli ultimi dieci anni e che hanno
devastato la societa' civile irachena, rafforzandone il dittatore e
costringendo la popolazione ad affidarsi a lui per sopravvivere. Come e' stato
sottolineato per anni, le sanzioni in questo modo hanno eliminato la speranza
che Saddam Hussein si togliesse di mezzo nel modo usato da altri tiranni non
meno sanguinari di lui. Mi riferisco a una vera e propria galleria di criminali
anche loro sostenuti da chi detiene oggi il potere a Washington, spesso fino
agli ultimi giorni dei loro sanguinosi regimi: gente come Ceausescu, per citare
un solo caso ovvio e del tutto pertinente.
Un minimo di decenza richiederebbe massicce riparazioni da parte degli Stati
Uniti; in mancanza di cio', quantomeno ingenti aiuti agli iracheni cosi' da
permettere loro di ricostruire quello che e' stato distrutto: a modo loro, e
non secondo i dettami di quei gentiluomini a Washington e Crawford convinti che
il potere si eserciti attraverso la canna del fucile.
Ma le questioni in gioco sono molto piu' importanti e di lunga portata.
L'opposizione all'invasione dell'Iraq e' stata del tutto senza precedenti nella
storia: e' per questo motivo che Bush ha dovuto incontrare i suoi compari in
una base americana su un'isola, dove non sono stati costretti a fare i conti
con la gente comune. L'opposizione ha messo a fuoco l'invasione dell'Iraq, ma
le questioni in gioco vanno ben oltre: c'e' un crescente timore della potenza
statunitense, oramai considerata (forse dalla maggioranza) la piu' grande
minaccia alla pace in gran parte del globo. E considerate le tecnologie
distruttive e sempre piu' letali che le sono state messe a disposizione,
minaccia alla pace significa minaccia alla sopravvivenza.
La paura verso il governo degli Stati Uniti non scaturisce semplicemente da
questa invasione, ma dai presupposti che ne stanno alla radice: la
determinazione, dichiarata apertamente, di dominare il mondo con la forza,
l'unico territorio nel quale gli Stati Uniti regnano supremi, e di impedire a
chiunque di sfidare tale posizione di dominio.
Guerre di prevenzione verranno combattute a volonta': prevenzione, e non
anticipo (ndt: l'autore gioca sulla sottile differenza e assonanza tra
Preventive War e Pre-emptive War). Quali che possano essere le giustificazioni
per un attacco anticipatore, esse di certo non possono essere chiamate in causa
nel caso di un attacco preventivo, che appartiene ad una categoria di
interventi ben diversa: l'uso della forza militare per eliminare una minaccia
immaginaria o inventata. L'obbiettivo ampiamente dichiarato e' di impedire che
vengano sfidati "il potere, la posizione e il prestigio degli Stati Uniti".
Tale sfida, attuale o futura (e ogni indizio che essa possa emergere) verra'
respinta con l'uso di forze soverchianti da parte dei governanti della nazione
che oggi spende in strumenti di offesa piu' di tutto il resto del mondo
combinato, e che sta percorrendo nuovi e pericolosi sentieri a fronte di
un'opposizione mondiale quasi unanime. Un esempio e' il progetto di
militarizzazione dello spazio.
Vale la pena di ricordare che le parole che ho citato non sono state pronunciate
da Dick Cheney, Donald Rumsfeld o qualcun altro radicale estremista attualmente
al potere. Sono invece state pronunciate dal rispettato veterano statista Dean
Acheson quarant'anni fa, quando ricopriva il ruolo di Consigliere
dell'Amministrazione Kennedy. Stava giustificando le azioni americane contro
Cuba, ben sapendo che la campagna di terrorismo internazionale istigata per
ottenere il "cambio di regime" aveva appena portato il mondo a un passo da un
devastante conflitto nucleare. Ma non ostante cio', come ebbe ad indicare alla
Societa' Americana di Diritto Internazionale, non si pongono questioni legali
nel caso di una risposta statunitense ad una sfida al suo "potere, posizione e
prestigio", nel caso particolare in forma di attacchi terroristici e sanzioni
economiche contro Cuba.
Nomino questo argomento per ricordare che queste sono questioni di lunga data.
L'attuale amministrazione americana occupa una posizione di estremismo
all'interno dello spettro politico globale; il suo avventurismo ed inclinazione
all'uso della violenza sono straordinariamente pericolosi. Ma lo spettro non e'
poi cosi' ampio, e a meno che questi problemi non vengano affrontati, possiamo
stare ben certi che altri estremisti ultrareazionari riusciranno ad
impossessarsi di mezzi incredibili di repressione e devastazione.
Le "ambizioni imperialiste" degli attuali detentori del potere, come vengono
chiamate francamente, stanno mandando piu' di un brivido lungo la schiena in
tutto il mondo, compresa la classe politica media negli stessi Stati Uniti.
Altrove, naturalmente, le reazioni sono molto piu' allarmate, e cio' in modo
particolare tra coloro che costituiscono le vittime abituali. Hanno imparato
troppa storia, e nel modo piu' drammatico, per sentirsi tranquilli di fronte ad
una retorica cosi' esaltata. Ne hanno trangugiata fin troppa nel corso dei
secoli mentre venivano sopraffatti nel nome della "civilta'".
Solo pochi giorni fa, il leader del movimento dei non allineati, che include i
governi con la maggioranza della popolazione mondiale, ha dichiarato che il
governo di Bush e' piu' aggressivo di quello di Hitler. Si da' il caso che egli
sia particolarmente proamericano, e si trovi coinvolto nei progetti economici
internazionali di Washington. E ci sono pochi dubbi che parli per molte delle
vittime abituali nonche', oramai, per molti dei loro tradizionali oppressori.
E' facile proseguire, ed e' importante considerare con cura e attenzione tutte
queste questioni.
Anche prima che l'amministrazione Bush intensificasse drammaticamente queste
paure negli ultimi mesi, analisti dell'intelligence e specialisti
internazionali avevano avvertito chiunque volesse ascoltarli che l'attuale
politica di Washington avrebbe provocato un aumento del terrorismo e una
proliferazione delle armi di distruzione di massa, per vendetta o come
deterrente.
Washington ha due modi di reagire alle minacce provocate dalle sue azioni e
dalle sue stupefacenti dichiarazioni. Un modo e' cercare di alleviare tali
minacce dando attenzione ai legittimi risentimenti e accettando il ruolo di
membro civile della comunita' internazionale, nel rispetto dell'ordine mondiale
e delle sue istituzioni. L'altro modo e' creare ancor piu' strumenti di
distruzione e dominio, in modo che qualsiasi immaginaria minaccia, per quanto
remota, possa essere liquidata creandone cosi' di nuove e sempre maggiori.
Questo secondo modo di fare costituisce un grave rischio per la popolazione
negli Stati Uniti e nel mondo intero e potrebbe, con grande probabilita',
portare all'estinzione della nostra specie (un rischio sul quale mi sembra
valga la pena di riflettere).
Una guerra nucleare globale e' stata evitata per puro miracolo nel passato: in
effetti, pochi mesi prima delle dichiarazioni di Acheson, per nominare un caso
che dovremmo ricordare con cura oggi. Le minacce sono serie e crescenti. Il
mondo ha tutte le ragioni per guardare a cio' che accade a Washington con paura
e trepidazione. Chi si trova nelle migliori condizioni per alleviare questi
timori e per indicare la via verso un futuro piu' promettente e costruttivo
sono i cittadini americani, i quali possono determinare tale futuro.
Questi sono alcune delle gravi questioni che credo debbano essere tenute bene a
mente mentre assistiamo allo sviluppo di questi imprevedibili eventi in cui la
piu' stupefacente potenza militare nella storia viene scagliata contro un
nemico indifeso da un gruppo di dirigenti politici che da quando ha conquistato
il potere piu' di venti anni fa ha compilato un pauroso elenco di barbarie e
distruzione.
Fonte:zmag
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