|
|
Questa guerra è ingiusta perché è una guerra |
Lettera del subcomandante Marcos al movimento italiano.
Esercito zapatista di liberazione nazionale.
Messico.
15 febbraio 2003.
Fratelli e sorelle
dell'italia ribelle:
Ricevete un saluto dagli uomini, donne, bambini, e anziani dell' esercito
zapatista di liberazione nazionale. La nostra parola si fa nuvola per
attraversare l'oceano e arrivare ai mondi che ci sono nei vostri cuori.
Sappiamo che oggi ci saranno mobilitazioni in tutto il mondo per dire no
alla guerra di bush contro il popolo dell'Irak!
E questo bisogna dirlo proprio cosi', perche' non e' una guerra del popolo
nordamericano, ne' e' una guerra contro Saddam Hussein.
E' una guerra del denaro, che e' rappresentato dal signor bush (forse per
enfatizzare che manca di ogni intelligenza). Ed e' contro l'umanita', il cui
destino e' oggi in gioco in terra irakena.
questa e' la guerra della paura.
Il suo obiettivo non e' abbattere Hussein in Irak. La sua meta non e' farla
finita con al qaueda. Ne' liberare il popolo irakeno. Non e' la giustizia ne
'la democrazia ne' la liberta'cio' che anima questo terrore. E' la paura.
La paura che l'umanita' intera si rifiuti di accettare che un poliziotto le
dica quello che deve fare, come deve farlo e quando deve farlo.
La paura che l'umanita' si riufiuti di essere trattata come un bottino.
La paura di questa essenza dell'essere umano che si chiama ribellione.
La paura che i milioni di essere umani che oggi si mobilitano in tutto il
mondo trionfino nell'innalzare la causa della pace.
Perche' le bombe che saranno lanciate sul territorio irakeno, non avranno
come vittime solo i civili irakeni, bambini, donne, uomini e anziani, la cui
morte sara' solo un incidente nel precipitoso e arbitrario passaggio di chi
chiama, dalla sua parte, dio come alibi per la distruzione e la morte.
Chi dirige questa stupidita' (che e' appoggiata da berlusconi in italia,
blair in inghilterra, e aznar in spagna), il signor bush, con i soldi compro
' la potenza che pretende scaricare sul popolo irakeno.
Perche' non bisogna dimenticare che il signor bush sta a capo della
autoprocalamata polizia mondiale, grazie ad una frode cosi' grande che ha
potuto essere occultata solo dai detriti delle torri gemelle a new york e
dal sangue delle vittime degli attentati terroristici dell'11 settembre
2001.
Ne' Hussein ne' il popolo irakeno interessano al governo nordamericano.
Quello che gli importa e' dimostrare che puo' commettere i propri crimini in
qualunque parte del mondo, in qualunque momento e che lo puo' fare
impunemente.
Le bombe che cadranno in irak cercano anche di cadere in tutte le nazioni
della terra. Vogliono cadere anche sopra ai nostri cuori e cosi'
universalizzare la paura che portano dentro.
Questa guerra e' contro tutta l'umanita' contro tutti gli uomini e le donne
oneste.
Questa guerra vuole che abbiamo paura, che crediamo che chi ha il denaro e
la forza militare, abbia anche la ragione.
Questa guerra vuole che scrolliamo le spalle, che facciamo del cinismo una
nuova religione, che rimaniamo in silenzio, che ci conformiamo, che ci
rassegnamo, che ci arrendiamo, che dimentichiamo.
Che ci dimentichiamo di Carlo Giuliani, il ribelle di Genova.
Per noi zapatisti, uomini siamo quelli che sognano i nostri morti. E oggi i
nostri morti sognano un no ribelle!
Per noi c'e' solo una parola degna e una azione conseguente di fronte a
questa guerra. La parola no e l'azione ribelle.
Per questo dobbiamo dire no alla guerra!
Un no senza condizioni ne' pero'.
Un no senza mezze tinte.
Un no senza grigi che lo macchiano.
Un no con tutti i colori che dipingono il mondo.
Un no chiaro, tondo, contundente, definitivo, mondiale.
Quello che e' in gioco in questa guerra e' la relazione tra il potente e il
debole. Il potente e' tale perche' ci fa deboli. Si alimenta del nostro
lavoro, del nostro sangue. Cosi' lui ingrassa e noi deperiamo.
In questa guerra il potente ha invocato dio dalla sua parte perche'
accettassimo la sua potenza e la nostra debolezza come qualcosa stabilito da
un disegno divino.
Pero' dietro questa guerra non c'e' altro dio che il dio del denaro, ne'
altra ragione che il desiderio di morte e distruzione.
L'unica forza del debole e' la sua dignita'. Essa lo anima a lottare per
resistere al potente, per ribellarsi.
Oggi c'e' un no che debilita il potente e fortifica il debole: il no alla
guerra.
Qualcuno si domandera' se la parola che convoca tanti in tutto il mondo sara
' capace di evitare la guerra o, se gia' iniziata, a fermarla.
Pero' la domanda non e' se potremo cambiare la strada assassina del potente.
No. La domanda che ci dobbiamo fare e': potremo vivere con la vergogna di
non aver fatto tutto il possibile per evitare e fermare questa guerra?
Nessun uomo e donna onesti possono rimanere in silenzio e indifferenti in
questo momento.
Tutti e tutte, ognuno con il proprio tono, col proprio modo, con la propria
lingua, con la propria azione, dobbiamo dire no!
E se il potente vuole universalizzare la paura con la morte e la
distruzione, noi dobbiamo universalizzare il no!
Perche' il no a questa guerra e' anche un no alla paura, un no alla
rassegnazione, un no all'oblio, un no a rinunciare ad essere umani.
E' un no per l'umanita' e contro il neoliberismo.
Desideriamo che questo no valichi le frontiere, che si faccia beffe delle
dogane, che superi le differenze di lingua e cultura, e che unisca la parte
onesta e nobile dell'umanita', che sempre, non bisogna dimenticarlo, sara'
la maggioranza.
Perche' ci sono negazioni che uniscono e portano dignita'.
Perche' ci sono negazioni che affermano uomini e donne nella parte migliore
di se stessi, cioe' nella loro dignita'.
Oggi il cielo del mondo si annuvola di aerei da guerra, di missili che si
autodefiniscono intelligenti solo per nascondere la stupidita' di chi li
comanda e di chi come berlusconi, blair e aznar li giustificano, di
satelliti che indicano dove c'e' vita e ci sara' morte.
Il suolo del mondo si macchia di macchine di guerra che dovranno dipingere
di sangue e vergogna la terra.
Arriva la tormenta.
Pero', albeggera' solo se le parole fatte nuvola per attraversare le
frontiere, si trasformano in un no fatto pietra, e aprono una fessura nell'
oscurita', una crepa dalla quale possa passare il domani.
Fratelli e sorelle dell'italia ribelle e degna: accettate questo no che, dal
messico,vi mandiamo noi zapatisti, i piu' piccoli.
Permettete che il nostro no fraternizzi col vostro e con tutti i no che oggi
fioriscono in tutta la terra.
Viva la ribellione che dice no!
Muoia la morte!
Dalle montagne del sudest messicano
Per il Comitato clandestino rivoluzionario indigeno - Comando generale dell'
Esercito zapatista di liberazione Nazionale.
Subcomandante insorgente Marcos.
Messico, febbraio 2003.
Ejercito Zapatista de Liberacion Nacional.
Mexico.
15 de febrero del 2003.
INDIETRO
|