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Questa guerra è ingiusta perché è una guerra |
Gli USA riprendono la produzione di mine antiuomo?
Il tocco del chirurgo
Howard Zinn
Il Governo Bush "sembra incline a far ripartire la produzione di mine antiuomo" per la prima volta dal 1997. Questa notizia mi ha toccato, perchè ho appena finito di leggere "Pappagalli verdi: diario di un chirurgo di guerra", del dottor Gino Strada. Gino Strada capisce che la campagna per mettere al bando le mine antiuomo sta curando solo i sintomi di una malattia mortale. La malattia è la guerra stessa.
Mentre scrivo, la violenza prosegue spaventosa in Iraq, l'Inghilterra e gli Stati Uniti vivono nella paura delle bombe suicide, e il Senato sta per confermare un altro giudice conservatore alla Corte Suprema. Per questo potrebbe sembrare strano toccare un argomento che si trova ai margini della nostra zona di attenzione, o addirittura resta invisibile al di là di tali margini. Ma tant'è.
Il 3 agosto, Human Rights Watch ha annunciato che il Governo Bush "sembra incline a far ripartire la produzione di mine antiuomo" per la prima volta dal 1997. Si nota che "il Pentagono ha richiesto un totale di 1,3 miliardi di dollari" per la nuova mina.
Questa notizia mi ha toccato, perchè ho appena finito di leggere "Pappagalli verdi: diario di un chirurgo di guerra", del dottor Gino Strada. Il libro racconta quindici anni passati ad operare chirurgicamente, in Afghanistan, Bosnia, Somalia, Eritrea, Cambogia, ed altri Paesi, le vittime di mine antiuomo ed altri prodotti della nostra perizia tecnologica. I "pappagalli verdi" sono mine con delle piccole ali, che ai bambini sembrano giocattoli; quando li raccolgono, le conseguenze sono orribili.
Strada scrive: "Cambiano i Paesi, i nomi, il colore della pelle, ma le storie di questi disgraziati sono tragicamente simili. C'è quello che cammina in un prato, quello che gioca nel cortile o sta portando le capre al pascolo, quello che coltiva la terra o ne raccoglie i frutti. Poi lo scoppio... Djamila ha sentito un clic metallico sotto il piede ed ha avuto una frazione di secondo per pensare, prima che la gamba le si disintegrasse... Molti altri come Esfandyar non ricordano niente. Un rumore assordante e vengono scaraventati a terra... Hanno avvolto Esfandyar in un gran lenzuolo, e lo hanno caricato sul retro di un camioncino. Esfandyar non si lamentava, ci ha raccontato il padre, né per il dolore, né per la strada dissestata. Era come se stesse dormendo. Ed era ancora in quello stato di sonnolenza quando è arrivato al pronto soccorso dell'ospedale... Si è svegliato diverso, Esfandyar, senza un braccio e una gamba, e resterà diverso, un giovane disabile in un Paese che non può permettersi di prendersi cura di lui".
Dall'inizio degli anni '90, anni in cui si diffuse il movimento per bandire le mine antiuomo, quaranta Paesi produttori hanno smesso di fare nuove mine, e milioni di mine esistenti sono state distrutte, con il risultato che il numero di vittime è calato da 26.000 all'anno a un numero compreso tra 15.000 e 20.000 all'anno. Ma quindici Paesi ancora insistono a produrre mine.
Gli Stati Uniti mantengono un arsenale di più di dieci milioni di mine antiuomo, e insistono di avere il diritto di produrne altre, e di usarle quando lo ritengano necessario. Governi sia democratici che repubblicani considerano sacrosante le mine disseminate al confine tra la Corea del Nord e la Corea del Sud.
L'Amministrazione Clinton ha compiuto dei piccoli passi nella direzione di bandire le mine antiuomo, ma ha ribadito di dover continuare a usare "mine stupide" (che non si autodistruggono dopo un periodo di tempo) fino al 2006, un bel po' di tempo dopo la presidenza Clinton. Bush ha rinviato la scadenza per queste mine "stupide" al 2010, diversi anni dopo la fine del suo Governo. Gli USA continueranno a sviluppare nuovi modelli, ma saranno mine "intelligenti", o, come le chiama il Governo, mine "non persistenti".
È da notare che le mine "intelligenti", secondo il rapporto distribuito dal direttore della divisione armamenti di Human Rights Watch ad una conferenza internazionale a Nairobi, sono tutt'altro che sicure. Queste mine spesso non si autodistruggono, e "sono in genere usate in gran numero, disseminate su aree molto grandi, ed impossibili da segnare o riportare su mappe; mentre sono attive, queste operano indiscriminatamente, proprio come le mine stupide".
Il Governo Bush ha spiegato senza mezzi termini perchè non ha voluto firmare il trattato che bandisce le mine. "Gli Stati Uniti non firmeranno... perché i termini del trattato avrebbero comportato la nostra rinuncia ad un potenziale militare necessario", ha detto l'Amministrazione in un breve documento che annunciava la sua nuova linea politica. "Le mine antiuomo hanno ancora un ruolo vitale ed essenziale nel proteggere le forze degli Stati Uniti nelle operazioni militari".
Per quanto 145 nazioni abbiano firmato il trattato sulle mine antiuomo, non possiamo certo aspettarci che questo Governo guerrafondaio e militarizzato, il cui slogan sembra essere "Nessuna arma letale deve essere lasciata indietro", aderirà di sua spontanea volontà. Né possiamo aspettarci che si renda conto della profonda irresponsabilità del ricominciare la produzione di mine antiuomo. Solo una campagna nazionale condotta dai cittadini, e che comprenda sia democratici che repubblicani, con persone di ogni schieramento politico (perchè poi, chi potrebbe difendere l'uso di armi il cui effetto inevitabile è la mutilazione di bambini?) potrebbe cambiare questa politica sulle mine antiuomo.
L'esperienza dell'Italia può essere istruttiva. Negli anni '80, l'Italia ha venduto milioni di mine all'Iraq e all'Iran, che a quei tempi erano in guerra. Il gruppo di Gino Strada, Emergency, ha avuto un ruolo chiave nel lanciare una campagna contro le mine antiuomo. Questa ha avuto il culmine nel 1997, con i cittadini italiani che hanno spedito più di un milione di cartoline al Presidente dell'Italia. Su ogni cartolina c'era la foto di un bambino mutilato da una mina. Quell'anno, il Parlamento italiano varò una legge che bandiva la produzione, l'uso, l'importazione e l'esportazione di mine antiuomo.
Ma Gino Strada capisce che la campagna per mettere al bando le mine antiuomo stava curando solo i sintomi di una malattia mortale. La malattia è la guerra stessa. Un giorno, mentre stava lavorando in ospedale a Gibuti, Strada trovò due vittime appartenenti a schieramenti opposti nella guerra civile. Erano nello stesso ospedale, in letti a un metro di distanza. Uno di loro, benché paralizzato, urlò che voleva andarsene, e che si rifiutava di stare sdraiato accanto al nemico. Il dottor Strada si mise a sedere fra i due e disse: "Non so niente di questa guerra. Non è il mio Paese, non è la mia cultura. Ma penso che entrambi abbiate pagato abbastanza, uno di voi paralizzato, l'altro senza una gamba. Non ci può più essere guerra fra voi due; non è più possibile, nemmeno fisicamente. Tutti e due avete delle buone ragioni per odiare la guerra. Non pensate che sia la guerra il vero nemico?"
Non questa o quella guerra; non si tratta di scegliere tra guerre "giuste" ed "ingiuste". La guerra stessa, non importa quali giustificazioni se ne diano, è inaccettabile.
Gino Strada è venuto a sapere della Seconda Guerra Mondiale solo attraverso i ricordi di suo padre, che si trovava a Milano. "Mio padre mi ha raccontato di una scuola con tanti bambini, nel quartiere Gorla. Fu colpita da una bomba sganciata da un aeroplano. Morirono in 194, bambini e insegnanti insieme". Eppure, dal punto di vista degli Stati Uniti e dei loro alleati, quella fu la "guerra buona". Strada ha scoperto che nella Seconda Guerra Mondiale più della metà delle vittime furono civili. Da quell'epoca, nelle tante guerre che si sono succedute, la percentuale di civili che muoiono in guerra è diventata sempre più alta.
Come me, Strada respinge l'idea di "guerra umanitaria". Posso capire che ci possano essere rare situazioni in cui si potrebbe compiere un piccolo atto di forza per fermare una situazione di genocidio (il Rwanda, ad esempio). Ma la guerra, definita come l'uso della forza massiccio ed indiscriminato (e la tecnologia ci dice che qualsiasi uso della forza su grande scala non può essere concentrato su un malfattore in particolare) non la si può accettare, una volta che se ne comprendano le conseguenze sul piano umano.
Le campagne per liberarsi delle mine antiuomo, o del napalm, o del fosforo bianco, o dell'uranio impoverito sono importanti in sè, così come è importante ridurre i sintomi in un soggetto affetto da una malattia mortale. Ma queste campagne devono essere accompagnate dalla nozione che è la malattia stessa a dover essere debellata.
Albert Einstein, inorridito dalla Prima Guerra Mondiale, disse: "La guerra non può essere umanizzata. Può solo essere abolita".
Per coloro come Gino Strada, che hanno visto coi loro occhi i risultati delle guerre moderne, quella dell'abolizione della guerra non può essere bollata come un'idea utopica. L'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti è stata bollata allo stesso modo, ma un pugno di abolizionisti sia bianchi che neri non si arresero, ed alla fine diedero vita a un movimento nazionale tanto forte da trasformare un sogno utopico in realtà
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Possiamo trasformare in realtà anche il sogno di un mondo senza guerre, ma solo con insistenza e testardaggine, solo con il rifiuto di lasciar andare quel sogno.
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