Paul Avrich
Paul Avrich è morto a New York la mattina del 17 febbraio 2006. Da qualche
anno soffriva di quella brutta malattia che si prende la coscienza e
l'intelletto dei nostri anziani.
Di famiglia ebrea originaria di Odessa, poté studiare nell'URSS grazie
alla visita negli Stati Uniti di Nikita Krushcev nel 1959, quando non solo
batté la scarpa sui banchi dell'ONU, ma autorizzò pure degli scambi
studenteschi. Fu così che Paul, lavorando sulla tesi ("The Russian
Revolution and the factory committees", 1961), scoprì l'insurrezione di
Kronstadt ed il ruolo delgi anarchici nella rivoluzione. Ne uscirono
diverse opere, controverse ma pionieristiche. Ne scaturì anche l'affetto e
la solidarietà da parte sua nei confronti degli anarchici: per le persone,
più che per il loro impegno militante.
E' quello che lui cerca poi di insegnare ai suoi studenti del Queens
College di New York durante tutta la sua vita attiva e nonostante
l'opposizione iniziale delle autorità universitarie; la crescita negli
Stati Uniti della ricerca storica sull'anarchismo è senza dubbio
parzialmente dovuta alle "belle storie dello zio Paul". Non gli piaceva
niente di più che raccontare, e far parlare i suoi interlocutori: egli non
faceva parte della generazione che ha appreso a combinare la storia, la
sociologia e l'antropologia. Inoltre, leggeva senza difficoltà la maggior
parte delle lingue europee, tra cui il russo e lo jiddisch, fatto questo
che dà un ampiezza particolare alle sue opere.
Dopo gli anarchici russi, si lanciò in una grande storia del movimento
anarchico negli Stati Uniti, per capitoli tematici: Voltairine de Cleyre
per prima, poi le Scuole moderne ispirate da Francisco Ferrer, la tragedia
di Chicago del 1886, Sacco e Vanzetti, gli anarchici ebrei, gli immigrati
e i rifiugiati. Il suo ultimo lavoro importante riunisce duecento
interviste fatte nei precedenti trent'anni, "fonti di un valore
incomparabile per i futuri ricercatori... Ma la storia orale non prende il
posto della storia convenzionale, che deve essere attestata dai documenti
scritti... La memoria è spesso soggetta a lacune e gli errori fanno
capolino", scrisse nella prefazione a queste "voci anarchiche" ricche di
centinaia di note e di un indice gigantesco. Grazie a lui, questi
militanti, per la maggior parte "anonimi", non sono caduti nell'oblio e si
è aperta la strada a innumerevoli ricerche e riflessioni.
Paul Avrich era anche un fedele amico del CIRA, contribuendo generosamente
alle sue finanze e alle sue collezioni (dopo uno degli ultimi contatti,
sostenne la pubblicazione in russo di Volin, offrendo anche una sua
prefazione). Era anche fedele amico dei vecchi del movimento, mettendoli
in contatto tra di loro, seguendo le loro riunioni, facendo visite
regolari... e vedendoli scomparire, uno dopo un altro. Senza di lui la
memoria del movimento si sarebbe in gran parte perduta.
Marianne Enckell
Tratto da ainfos
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