Globalizzazione:
idee per capire, vivere
e opporsi al nuovo modello di profitto
I caratteri fondamentali del modello
Ampliamento del mercato
Lampliamento del mercato è ottenuto
attraverso laumento dei consumi pro capite, attraverso
laumento del numero degli acquirenti, attraverso
laumento della tipologia delle merci.
Aumento dei consumi pro-capite
I consumi pro-capite aumentano attraverso un meccanismo di
pubblicità e di costruzione di immagine che fa divenire
necessari dei prodotti. Il meccanismo produttivo
individua la disponibilità economica degli individui (per tipo,
area geografica, cultura) e definisce merci adeguate a stimolare
lacquisto e quindi ad aumentare ogni oltre limite
plausibile i consumi.
Il mercato delle voglie è immensamente più grande
di quello delle necessità.
Durante gli ultimi 25 anni i consumi sono aumentati ogni anno del
2,3 % [1].
Gran parte degli statunitensi e degli europei sono dei tacchini
che mangiano molto oltre le loro necessità, mangiano per nevrosi
e perché non riescono a difendersi dal mercato. Ogni anno negli
USA le industrie del settore alimentare spendono in pubblicità
30 miliardi di dollari, più di ogni altro settore; anche in
Francia, Belgio e Austria gli alimenti sono le merci più
pubblicizzate. Tra esse quelle maggiormente sostenute sono i cibi
grassi e dolci in quanto stimolano maggiormente,
danno maggiore dipendenza e garantiscono i maggiori margini di
profitto [2].
Aumento del numero degli acquirenti
Laumento è ottenuto attraverso il recupero di fasce
sociali (medie) o ambiti geografici potenzialmente acquirenti. Il
limite di questa espansione del numero degli acquirenti è
stabilito esclusivamente dalla necessità di mantenere ambiti di
povertà, anche allinterno dei paesi ricchi, in cui
recuperare mano dopera a basso costo.
Nei paesi industrializzati (OCSE) le persone povere sono 100
milioni, 37 milioni sono i senza lavoro, l8% dei bambini
vive sotto la soglia di povertà, oltre 100 milioni di individui
sono senza casa [1].
Aumento della quantità delle merci
Le merci prodotte sono solo una parte del mercato. Per ampliare
gli scambi e garantire attraverso di essi il profitto si
commercializzano anche risorse comuni o profondamente personali
che divengono merci: acqua, sesso, conoscenze, natura.
Dal 1985 al 1996 gli scambi commerciali mondiali sono passati da
315 miliardi a 6.000 miliardi di dollari [3]. Il prodotto
delleconomia mondiale è salito dai 31.000 Mld di dollari
del 1990 ai 42.000 Mld di dollari del 2000 (6.300 Mld di dollari
nel 1950) [4]. Vi è un turismo sessuale finalizzato
alluso di bambini. Nel circuito vi sono 800.000 bambini in
Tailandia, 500.000 in India, 100.000 a Taiwan, 60.000 nelle
Filippine, ecc. Ogni anno 300.000 tedeschi viaggiano per questo
tipo di turismo e 25.000 australiani vanno nelle Filippine [5].
Il consumo delle acque minerali (la privatizzazione di un bene
comune) è aumentato nel mondo di decine di volte negli ultimi
venti anni (negli USA di nove volte tra il 1978 e il 98)
[4].
Il brevetto sulla natura
Sono tre gli accordi del WTO (World Trade Organisation,
Organizzazione mondiale per il commercio) che possono
creare difficoltà agli stati nel mantenere o rafforzare
le proprie leggi di tutela nei confronti degli OGM: SPS,
TBT, TRIP. I primi due impongono pesanti oneri ai
governi che desiderino limitare lingresso degli OGM
nel proprio paese, e minacciano sanzioni commerciali da
parte del WTO per soluzioni autonome o multilaterali
sulla questione Ogm.
Laccordo TRIP (Trade-Related Aspects of
Intellectual Property Rights) sancisce, attraverso la
possibilità di brevetto, i diritti delle imprese sulla
proprietà intellettuale, che viene estesa ai
prodotti farmaceutici, ai prodotti chimici per
lagricoltura, alle varietà botaniche e al
germoplasma dei semi, a quelli derivanti da secoli di
ibridazione delle piante, tra cui i metodi tradizionali
di cura. Impone inoltre alle nazioni la difesa dei
diritti di proprietà sui microrganismi, tra cui le linee
cellulari umane e animali, i geni e le cellule del
cordone ombelicale.
Di fatto laccordo TRIP insidia ulteriormente la
precaria sicurezza alimentare del mondo, aggravando il
problema di accessibilità e distribuzione del cibo e
delle sementi. Quando le imprese brevettano un seme, i
piccoli agricoltori locali devono pagare i diritti
annuali per luso, anche se è il prodotto di ibridi
ottenuti nellarco di generazioni proprio dagli
antenati di quegli agricoltori.
Questa è biopirateria, ovvero il saccheggio della natura
e del sapere indigeno [6] [7]. |
I brevetti sono troppo costosi per i paesi
poveri
La Fondazione Gaia, unassociazione ambientalista
inglese, viene contattata da unorganizzazione non
governativa della Namibia che cerca consulenza per
brevettare una pianta locale con proprietà medicinali,
al fine di prevenire atti di biopirateria da parte di
società farmaceutiche multinazionali. In seguito ad una
ricerca sui costi, la Fondazione Gaia giunge alla
conclusione che ottenere un brevetto comporta una spesa
proibitiva per una collettività con scarsi mezzi
economici.Una comunità povera che voglia garantirsi la
proprietà delle forme indigene di vita biologica,
dovrebbe registrare i brevetti in tutte le nazioni
sviluppate; quindi, per richiedere, ottenere e mantenere
i brevetti, i contadini e le comunità locali dovrebbero
affrontare costi esorbitanti: lo studio rivela che dieci
brevetti, validi in cinquantadue paesi a copertura di una
sola invenzione, costano circa cinquecentomila dollari.
Lo studio calcola anche le spese ulteriori che si
dovrebbero affrontare nel caso si renda necessario
difendere un brevetto in un tribunale civile, dove i
costi delle cause ricadono soltanto sui possessori dei
brevetti, e non sulla controparte statale. Emerge
chiaramente, da queste cifre, che in nessun modo una
comunità della Namibia potrà mai permettersi di salire
sul carro dei brevetti. I costi da sostenere fanno dei
brevetti un dominio dei ricchi e dei potenti [7]. |
Indebolimento della comunità
Le comunità, oltre ad essere destrutturate nella
loro cultura, sono fortemente limitate nella loro capacità
decisionale.
I possessori del capitale monetario interloquiscono direttamente
con le comunità superando ogni filtro, quale quello definito
dallinteresse di stato o quello stabilito dalle leggi
stesse degli stati.
Fino a ieri i grandi gruppi economici hanno indirizzato le scelte
dei governi rimanendo però in una posizione formalmente
subordinata; oggi danno indicazioni ai governi dichiarando la
propria superiore capacità operativa e gestionale in termini
economici e, in ragione di questo, la congruità della loro
gestione sociale e culturale delle società.
In questo momento nessuno stato ha più la possibilità di
indirizzare o controllare cosa succede nel mercato. Nessun
controllo di nessun tipo può essere messo in atto sugli
operatori: è buono ciò che risponde a logiche di mercato,
qualunque sia il suo esito sulla popolazione e
sullambiente.
La popolazione è stata allontanata dalle scelte sia in quanto i
temi centrali dellesistenza vengono impostati sulla base di
criteri esclusivamente economici, sia in quanto parallelamente
alla struttura sociale e politica, si è strutturata una
organizzazione decisionale che non ha una sede fissa, che non è
conosciuta nei suoi partecipanti, che non rende conto del suo
operato alla collettività, nemmeno formalmente. Molto del potere
dei governi, già tanto lontani dalla popolazione, è stato
ceduto a soggetti quali il Fondo Monetario Internazionale, la
Banca Mondiale, il WTO, a loro volta dominati da interessi
aziendali di soggetti che fanno parte al massimo di una
decina di paesi, ma che sono principalmente statunitensi.
2.000 miliardi di dollari sono le transazioni che si effettuano
ogni giorno mentre solo 300-350 miliardi di dollari è
lammontare di tutte le riserve di tutte le banche centrali
dei G7 nel 1999 [8].
Le cinque società Mitsubishi hanno ricavati di vendite per un
importo annuo di 320 Miliardi di dollari (circa un decimo del Pil
giapponese; per riferimento, il Prodotto interno lordo
dellItalia è di 1141 miliardi di dollari,
dellArgentina di 295 miliardi di dollari [17]) e sono
collegate tra loro per mezzo di politiche comuni su prezzi,
produzione, commercializzazione e per politiche sociali ed
economiche pubbliche; il loro comune agente è il Partito
Liberaldemocratico, di cui finanziano il 37% delle spese [10].
Nel 1975 circa l80% delle transazioni di valuta furono
rivolte ad affari reali (acquisizione di risorse o di prodotti,
investimenti su attività); il 20% fu di carattere speculativo.
Alla fine del secolo circa il 2,5% delle transazioni furono
rivolte ad affari reali mentre il rimanente 97,5% è stato di
carattere speculativo. La concentrazione del capitale,
lenorme aumento dellentità del mercato, la mancanza
di limiti alla circolazione degli investimenti rende gli stati
fortemente esposti alle aggressioni degli operatori; vendite
repentine di moneta portano alla crisi monetaria di interi paesi
(crisi sterlina britannica del 1991, delle monete scandinave nel
1992 e 93, di alcune monete asiatiche del 1997). Ciò comporta
una sudditanza enorme delle politiche dei paesi nei confronti
degli interessi privati [10].
WTO
Listituzione è una personalità legale
ed i suoi regolamenti sono vincolanti per i suoi membri.
Lorganizzazione è basata sulle commissioni
di risoluzione delle sentenze composte da tre
esperti commerciali senza il coinvolgimento alcuno dei
cittadini. La decisione viene adottata automaticamente a
meno che tutti i membri dellOrganizzazione la
respingano. Se le leggi di uno stato violano i
regolamenti dellOrganizzazione esse devono esser
abrogate, se non lo sono vengono applicate sanzioni
commerciali: sono almeno 160 le leggi nazionali già
modificate in numerosi paesi per seguire i regolamenti.
LOrganizzazione stabilisce dei tetti per gli
standard ambientali, alimentari e di sicurezza; se gli
standard nazionali sono più restrittivi, e non se lo
sono meno, possono essere sottoposti a giudizio. Il
trattato che istituisce lOrganizzazione è composto
da 22.000 pagine, come evidenzia Ralph Nader questi
testi danno forma a un governo
delleconomia mondiale dominato dai giganti
dellimprenditoria, senza fornire una parallela
normativa giuridica democratica che ne permetta il
controllo [9]. Nessuno stato ha aderito
allOrganizzazione dopo un dibattito almeno
parlamentare, nessuno stato ha stimolato una discussione
pubblica che interessasse i cittadini, nessuno ha
predisposto elementi informativi. |
Il piano del WTO per i paesi in via di sviluppo
Il WTO svolge unazione di spinta verso la
globalizzazione economica delle imprese. Per effetto di
questa azione vasti segmenti delle popolazioni e delle
economie dei paesi in via di sviluppo vengono catapultati
nel mercato globale. Questa strategia ha conseguenze
allarmanti per il 75% della popolazione mondiale che vive
ancora dei frutti della terra e dipende per il proprio
sostentamento dallagricoltura su piccola scala. Uno
degli scopi del WTO è trasformare rapidamente queste
economie rurali di sussistenza in economie di mercato ad
ampia circolazione di denaro. Per funzionare come tali,
villaggi rurali e interi paesi dovrebbero rinunciare ad
essere indipendenti nella produzione di cibo ed altri
generi di prima necessità. La produzione dovrebbe essere
completamente finalizzata ai mercati mondiali, in modo da
guadagnare il denaro per comprare il cibo e gli altri
generi necessari.
Se i patti sanciti dal WTO fossero pienamente rispettati,
e i tassi di importazione, o i tassi di efficienza
produttiva delle coltivazioni forzate occidentali
venissero imposti ai paesi in via di sviluppo, 2 miliardi
di persone verrebbero estromesse dal settore agricolo
andando, con ogni evidenza, ad ingrossare le fila di una
manodopera urbana che, essendo costantemente in esubero,
sarà certamente a basso costo [7]. |
La riduzione della diversità
I sistemi sociali, così come quelli naturali, si
sono strutturati per permettere il massimo
dellutilizzazione delle risorse locali senza che questo
comporti la loro distruzione, ma al contrario consentendo
la perpetuazione della possibilità di sfruttamento delle
risorse; quindi si sono diversificati nei modi, nella cultura,
nelle tecniche in ragione dellottimizzazione delle loro
caratteristiche e del loro essere situati in un determinato
luogo. Luniformare gli individui, le coltivazioni, le
tecniche rende il massimo del profitto ad alcuni ma distrugge i
sistemi sociali e naturali imponendo un modello astratto ma
unificato. Questo si presenta come un modello a ridotta
efficienza, ad elevato consumo energetico, ignorante delle
condizioni locali ma efficace nello sfruttamento intensivo delle
risorse, nellampliamento del mercato per merci
preconfezionate che provoca lindebolimento e il collasso
dei sistemi locali, la riduzione e poi la perdita
dellautonomia sociale.
Di tutte le varietà vegetali agricole catalogate negli USA nel
1900 ne sopravvive oggi solo il 3%.
Delle oltre 30.000 varietà di riso coltivate in India agli inizi
del XIX secolo, ne rimasero a metà del XX secolo solo 50 di cui
10 hanno occupato i 3/4 delle risaie del paese [6].
Nel XIX secolo le lingue parlate erano 15.000, alla fine del XX
secolo meno di 6.000. Una persona su 5 parla inglese e per
l80% di questi linglese è la seconda lingua
(sovrapposizione culturale); i 2/3 degli scienziati elabora in
inglese.
In Brasile nel XVI secolo vi erano circa 8.000.000 di persone
distribuite in 1400 tribù. Oggi vi sono 350.000 indios in 215
tribù [10].
I principi su cui si struttura il
modello di sistema
Il mito del progresso
La società proposta è una società in
progresso, una società che cerca nuove soluzioni, nuove
tecniche, e le innovazioni sono sempre viste come potenziali
strumenti per il miglioramento. Una società lanciata verso il
futuro, con un grande passato, ma senza il presente.
I Lakota, popolazione del nord America, avevano una società
stabile. Non progredivano ma avevano trovato la modalità
migliore per vivere e non labbandonavano. La società
occidentale, con il mito del progresso, ipotizza il
raggiungimento di sempre maggiori soddisfacimenti dei bisogni
(reali o indotti) come se questo fosse automaticamente il
raggiungimento della maggiore felicità possibile. In virtù di
questa logica si compiono misfatti sugli altri uomini, che non
godono di questa possibilità, e sulla natura. La presunta
felicità delluomo occidentale è pagata direttamente dalle
popolazioni del terzo mondo e indirettamente da tutti, attraverso
i micidiali danni provocati alla natura e allambiente.
Il progresso porta innovazioni finalizzate per gran parte al
lucro; non richieste dalla collettività esse non rispondono alle
necessità né ai desideri diretti, insinuano invece nuovi
desideri e necessità. Il ritmo dellevoluzione risponde
allevoluzione del capitale, e non a quello degli uomini,
alla ragione di dover guadagnare di più, alla ragione di dover
muovere sempre più le merci e questa frenesia definisce un tempo
che, anchesso, non risponde al tempo degli individui.
Una società che progredisca in questo modo è una società
infelice.
Il fine della scienza
La ricerca scientifica non segue un fine sociale
condiviso. Va dove la portano i finanziamenti, che provengono in
modo massiccio da apparati economici di mercato, e per questo
definisce strumenti che rispondono prima di tutto alla necessità
di ottenere profitti. Gli OGM (Organismi Geneticamente
Modificati) non nascono dalla constatazione dei problemi
alimentari, più connessi con la distribuzione (ad esempio
l80% dei bambini malnutriti dei paesi in via di sviluppo
vive in nazioni che hanno eccedenze alimentari [2]), ma dalla
volontà di concentrare ulteriormente la produzione in ambiti
territoriali controllati e di aumentare la produttività per
ettaro e quindi i profitti di coloro che già oggi producono e
vendono.
Il benessere materiale
Il benessere viene inteso e vissuto come fatto
individuale ed ottenuto attraverso lacquisizione delle
merci. In unindagine svolta negli USA nel 1997 circa i
desideri e le esigenze degli americani, è emerso che la risposta
alla domanda cosa rende una vita felice, è
stata per l85% relativa allottenimento e al possesso
di beni materiali (casa di villeggiatura, piscina, seconda
televisione, aria condizionata ecc.) Non vi è benessere che non
si trasformi in merce e non vi è giudizio che non sia giudizio
economico.
La partecipazione culturale al modello
La meccanica messa in atto da questo modello
sociale fa sì che esso non solo sia condiviso ma
auspicato, desiderato, voluto dalla popolazione di gran parte dei
paesi. Strumento per la diffusione del modello sono le immagini
che pubblicità, video e media trasmettono: un mondo
superficiale, apparentemente senza problemi, apparentemente pieno
di sesso, di potere personale, di colori. Un mondo apparente. La
partecipazione è così profonda che anche quando siano noti gli
effetti negativi comportati essi sono sommersi dalla voluttà del
sistema.
Il disinteresse verso le risorse
Nellelaborazione dell "impronta
ecologica globale" (metodo di confronto tra disponibilità e
uso delle risorse) è individuata una disponibilità di unità di
superficie per ogni abitante della terra pari a 2,0-2,2.
Ma lattuale richiesta è pari a 2,85 unità di superficie
pro-capite (Italia 5,6 unità di superficie a persona contro una
disponibilità di 1,92, USA 12,22 contro 5,57 disponibili) [11].
Ciò vuol dire che si stanno utilizzando risorse in una quantità
del 30% superiore a quelle disponibili e questa eccedenza è
verificabile nella quantità di emissioni inquinanti non
recuperate, nella distruzione dei sistemi naturali, nelluso
delle risorse in maniera superiore alla capacità rigenerativa
delle stesse.
Gli esiti del modello
La riduzione della diversità e
laumento della disuguaglianza
Mentre, da una parte, si tende
allannullamento delle diversità tra gli individui,
dallaltra si aumenta la disuguaglianza tra ricchi e poveri:
i ricchi divengono più ricchi e i poveri più poveri. La
differenza tra ricchi e poveri si registra per gli individui, per
aree geografiche e per stati. Lazione sugli stati è il
primo meccanismo per portare la povertà tra le persone. Fare
indebitare gli stati, fare avvantaggiare di questo gruppi
interni, mantenere le imprese ricche attraverso il debito degli
stati poveri. Uno dei meccanismi usato per aumentare i profitti
è concentrare il controllo della produzione e del commercio
mondiale in un numero ridotto di soggetti: merci uguali
distribuite in tutto il pianeta.
Il 20% della popolazione mondiale consuma l86% dei consumi
totali. Il rimanente 80% della popolazione il 14% dei consumi
totali. Il 20% più ricco della popolazione mondiale nel
1961 aveva un reddito di 30 volte superiore a quello del 20% più
povero; nel 1991 di 61 volte superiore; nel 1999 disponeva del
86% del totale del PIL mondiale mentre il 20% più povero
dell1% [8]. 2,8 Mld di individui vivono con meno di due
dollari al giorno, 1,2 Mld di individui vivono con meno di 1
dollaro al giorno e 1,1 Mld sono denutriti [4].
Nel 1999 nelle piantagioni di ananas Del Monte in Kenya, un
bracciante guadagnava 3.000 lire al giorno (pari al prezzo di 3
kg. di farina di mais); nel 1998 in Indonesia gli operai che
lavoravano per la Nike erano pagati per 270 ore mensili meno di
64.000 lire (pari al 31% dei bisogni vitali di una famiglia di 4
persone) [12]. Lincidenza del costo della manodopera su di
un paio di scarpe Nike è del 1,96% i profitti degli azionisti il
3,53%, il margine dei dettaglianti del 41,42%, le imposte del
20,4% [5].
Negli USA nel 1975 il reddito medio di un dirigente di massimo
livello (strato I) era di 41 volte superiore a quello medio degli
operai e impiegati (strato VIII e IX); negli anni novanta 187
volte superiore [8]; l1% più ricco della popolazione
possiede il 48% del capitale finanziario del paese mentre
l80% ne detiene il 6%; non è un caso che dal 1973 al 1993
il reddito del 10% più ricco della popolazione è aumentato del
22% mentre quello del 10% più povero è diminuito del 21% [3].
Laumento dei profitti sulle merci è aumentato
esponenzialmente: fatto 100 il prezzo del caffè, l87%
rimane al nord, il 13% torna ai paesi produttori (stato,
esportatore, grossista, fabbrica di decorticazione) e di questo
solo il 3% va ai contadini; per le banane solo il 12% torna ai
paesi produttori e solo il 4% ai contadini [3].
Il numero di persone che soffre la fame e quello che è
sovralimentato è simile: almeno 1,2 Mld di persone. Il 55% degli
abitanti degli USA, il 54% della Russia, il 51%
dellInghilterra, il 50% della Germania è sovraalimentato;
il 56% degli abitanti del Bangladesh, il 53% dellIndia, il
48% dellEtiopia, il 40% del Vietnam è sottoalimentato
[13].
Le 200 multinazionali più grandi sono in 9 paesi: Giappone (92),
USA (53), Germania (23), Francia (19) [10]. Nel 1992 le prime 200
multinazionali hanno realizzato un fatturato pari al 26,7 del PNL
(Prodotto nazionale lordo) mondiale (24,2 % nel 1982) e le prime
10 multinazionali controllano un terzo delle attività detenute
allestero dalle prime 100 multinazionali. Nel 1992 la
General Motors e la Exxon hanno avuto un fatturato
rispettivamente di 132 e 116 Mld di dollari simile al PIL
(Prodotto interno lordo) della Malesia e del Cile rispettivamente
136 e 117 Mld di dollari [19].
Nel 1989 il 91% della produzione mondiale di automobili era
realizzata da venti multinazionali; il 90% del materiale medico
mondiale da sette multinazionali; l85% dei pneumatici da
sei; il 92% del vetro, l87% del tabacco e il 79% dei
cosmetici da cinque multinazionali; il 41% delle assicurazioni,
il 44% del mercato pubblicitario, il 54% dei servizi informatici
da otto multinazionali [19].
Prestiti: una strategia per il controllo
sociale
Tra il 1980 e il 1996 i paesi dellAfrica
subsahariana hanno pagato due volte lammontare del
loro debito estero; oggi si trovano tre volte più
indebitati (253 miliardi di dollari di debito nel 1997
contro gli 84 miliardi di dollari del 1980, nel frattempo
hanno pagato 170 miliardi di dollari per oneri del
debito).
Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale
riscuotono dai paesi indebitati (poveri) cifre
enormemente più grandi di quelle prestate e attraverso
questo cappio controllano la politica interna dei paesi
con gli adeguamenti strutturali imposti ai singoli paesi
(licenziamenti, aperture al mercato delle multinazionali,
ingresso capitali, privatizzazioni) per avere altri
prestiti o delazioni temporali, ne riducono fino ad
annullarla lautonomia politica e sociale.
Operazioni come Sdebitarsi non considerano la
funzionalità del debito rispetto alla gestione da parte
dei potenti delle risorse dei paesi e portano a risultati
concreti marginali ed ad una confusione nelle reali
posizioni. La Banca Mondiale e il Fondo Monetario hanno
annunciato di finanziare con fino a 7 miliardi di dollari
iniziative tendenti a rendere maggiormente sostenibile
il pagamento del debito dei paesi più poveri e
indebitati, ma il debito di quei paesi ammonta a 200
miliardi di dollari e 200 miliardi di dollari sono
svaniti nel mercato borsistico asiatico nel solo mese di
agosto del 1977 [10]. |
Banca Mondiale
Tassello fondamentale per il controllo del mercato
globale. Istituita per finanziare attività nei paesi
poveri (il tasso del prestito è stato nel
1993 del 7,5%) essa è un mezzo per il controllo politico
dei paesi e uno strumento per fare lavorare aziende
occidentali privilegiando quelle statunitensi.
Alla banca aderiscono con sottoscrizioni di capitali
circa 170 paesi; essa è controllata dai paesi ricchi
(gli USA controllano il 17,5% delle azioni con diritto di
voto, 6,6% Giappone, 5% Francia, Germania, Gran Bretagna,
ecc.; i 45 paesi africani controllano il 4% del totale) e
per lesattezza dai paesi dove risiedono le maggiori
200 multinazionali; le attività finanziate vengono
commissionate per gran parte ad imprese USA [14].
La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale
richiedono, per ottenere nuovi prestiti, adeguamenti
strutturali ovvero misure tese a facilitare
lingresso nei paesi di capitali stranieri, ad
aumentare la privatizzazione dei servizi e del patrimonio
pubblico, alla riduzione degli addetti, ecc. intervenendo
pesantemente sulle scelte politiche dei paesi [15]. |
Lambiente compromesso, il territorio
e le comunità destrutturati
Lambiente e le comunità vengono usate come
risorse, materia prima con cui creare profitto. I beni comuni
sono privatizzati acquisiti e rivenduti dove prima erano
gratuitamente fruiti. Al prelievo corrisponde la produzione di
scorie (emissioni inquinanti e ambiti di società
emarginati) che alterano le condizioni complessive del
pianeta con effetti spaventosi sulla salute umana. La cultura
viene asservita alla produzione e concentrata fittiziamente nei
paesi forti.
Lo spessore del ghiaccio artico è diminuito dagli anni 50
del 42%; ogni anno la copertura di ghiaccio della Groenlandia
perde un volume pari a 51 chilometri cubi [13]. Lultima
volta che la regione del Polo Nord rimase priva di ghiaccio come
nel luglio 2000, fu 50 milioni di anni fa [4].
In alcune aree del Pacifico e dellOceano Indiano il
temporaneo riscaldamento delle acque superiore ai massimi ha
provocato la morte o lalterazione del 90% delle barriere
coralline [4].
Il deficit mondiale di acqua è stimato in 200 Mld di mc annui
(si preleva acqua senza che si ricarichino i corpi idrici). Gran
parte delle falde mondiali sono inquinate: tra il 50 e il 60%
delle campionature fatte nel mondo rileva la presenza di
inquinanti in concentrazioni sostanzialmente nocive. Sono
centinaia i milioni di persone che bevono regolarmente acque
fortemente inquinate [4]. Ogni anno quasi 5 milioni di persone
muoiono per malattie causate da inquinamento delle acque [16].
Dal 1751 sono state immesse in atmosfera 271 Mld di tonnellate di
carbonio; dal 58 al 99 le concentrazioni di anidride
carbonica in atmosfera sono aumentate del 17% [4]. Ogni anno
circa 3 milioni di persone muoiono per inquinamento atmosferico
[16].
Ogni anno la foresta vergine si riduce di 14 Ml di ettari; fra il
1997 e il 1998 gli incendi provocati dagli uomini hanno bruciato
in Amazzonia 5,2 Ml di ettari di foreste, macchia arbustiva e
savana; in Indonesia 2 Ml di ettari di foresta sono andati in
fumo [2].
Circa 6 Ml di ettari si desertificano annualmente (non sono più
coltivabili quasi sempre per una cattiva conduzione agricola);
quasi 5 Ml di ettari ogni anno sono occupati dallespansione
degli insediamenti.
L84% della ricerca viene attuata in 10 paesi e il 95% dei
brevetti è controllato dagli USA [16].
Banca Mondiale
Tassello fondamentale per il controllo del mercato
globale. Istituita per finanziare attività nei paesi
poveri (il tasso del prestito è stato nel
1993 del 7,5%) essa è un mezzo per il controllo politico
dei paesi e uno strumento per fare lavorare aziende
occidentali privilegiando quelle statunitensi.
Alla banca aderiscono con sottoscrizioni di capitali
circa 170 paesi; essa è controllata dai paesi ricchi
(gli USA controllano il 17,5% delle azioni con diritto di
voto, 6,6% Giappone, 5% Francia, Germania, Gran Bretagna,
ecc.; i 45 paesi africani controllano il 4% del totale) e
per lesattezza dai paesi dove risiedono le maggiori
200 multinazionali; le attività finanziate vengono
commissionate per gran parte ad imprese USA [14].
La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale
richiedono, per ottenere nuovi prestiti, adeguamenti
strutturali ovvero misure tese a facilitare
lingresso nei paesi di capitali stranieri, ad
aumentare la privatizzazione dei servizi e del patrimonio
pubblico, alla riduzione degli addetti, ecc. intervenendo
pesantemente sulle scelte politiche dei paesi [15]. |
Secondo gli USA letichettatura degli OGM
rappresenta unillecita barriera commerciale
Gli USA non si limitano ad opporsi alle restrizioni sugli
OGM, ma usano il WTO per contrastare letichettatura
degli alimenti geneticamente modificati. Gli USA
sostengono che letichetta creerebbe pregiudizi nei
consumatori e costituirebbe una illecita barriera
commerciale.
Dietro pressioni dellopinione pubblica gli USA
moderano in qualche modo la propria
posizione, accettando letichettatura obbligatoria
di alimenti contenenti OGM, ma solo nella misura in
cui il nuovo alimento mostri di aver subìto importanti
cambiamenti dal punto di vista della composizione,
trascurando che, di fatto, gli OGM implicano per
definizione mutamenti genetici e hanno subìto
importanti cambiamenti dal punto di vista della
composizione [7]. |
Il passo successivo della logica dei brevetti
La Monsanto ha brevettato semi che non possono
riprodursi. I semi sterili, soprannominati terminator,
possono essere attivati utilizzando una sostanza chimica,
e la semenza prodotta dal raccolto non potrà mai
germinare. E facile pensare le conseguenze di
questa prassi se si pensa che in questo modo gli
agricoltori sono costretti a comprare per ogni semina i
prodotti della Monsanto; per di più, è possibile che i
raccolti terminator possano accidentalmente impollinare
le piante normali.
Nel 1996 negli Stati Uniti circa due milioni di acri sono
stati piantati con una varietà di cotone geneticamente
modificato della Monsanto, chiamata Bollgard.
Questo tipo di cotone è una varietà transgenica
ingegnerizzata con DNA ricavata da un microrganismo del
suolo per produrre proteine velenose contro un parassita
del cotone. La Monsanto ha imposto agli agricoltori una
tassa tecnologica in aggiunta al prezzo
delle sementi dalla quale ha raccolto in un solo anno 51
milioni di dollari. Ma, al contrario di quanto
assicurato, la diffusione del parassita nelle
coltivazioni geneticamente modificate è stata 20-50
volta superiore di quella che si verifica per impianti
tradizionali [7]. |
E vietato ai paesi limitare il commercio
di prodotti ottenuti con il lavoro minorile o con il
lavoro coatto
Le commissioni del GATT (General Agreement on Tariffs and
Trade, espressione degli accordi internazionali che
preludono allistituzione del WTO- World Trade
Organisation) per la risoluzione delle controversie
decretano che le merci non possono ricevere un
trattamento commerciale diverso a seconda del modo in cui
siano state prodotte o raccolte. La possibilità di
distinguere tra metodi di produzione è indispensabile
per la difesa dellambiente in parte basata sulla
possibilità di trasformare le condizioni e i processi
entro cui si producono le merci e si coltivano, si
raccolgono, si lavorano i prodotti della terra.
In ragione di questa norma ad esempio gli USA non
potrebbero bandire i palloni di calcio fabbricati in
Pakistan, che lOrganizzazione internazionale del
lavoro (OIL) documenta come frutto del lavoro di bambini
in condizioni di sopruso. Inoltre laccordo fa
espressamente divieto ad ogni paese del WTO che abbia
sottoscritto laccordo di impedire contratti
governativi con imprese che violano i diritti del lavoro,
delluomo e dellambiente.
La merce è giudicata rispetto alla sua funzione: un
pallone di calcio è un pallone di calcio, a prescindere
dalle condizioni della sua produzione [7]. |
Biopirateria sul riso
Il produttore texano RiceTec ottiene nel 1997 un brevetto
per il riso Basmati, pur ammettendo nella domanda di
brevetto che in India e in Pakistan il Basmati è
coltivato da generazioni. RiceTec si è limitata a
modificare leggermente il riso tradizionale indiano. Il
fatto suscita forti proteste a Nuova Delhi, poiché il
Basmati rappresenta un importante prodotto da
esportazione per lIndia.
In base allaccordo TRIP, lIndia deve far
rispettare i diritti derivanti allazienda americana
dal brevetto, a danno dei coltivatori indiani [7]. |
Luomo oggetto del mercato
La sopravvivenza è divenuta lobiettivo
degli uomini; non si cercano più condizioni di benessere comune
ma soluzioni individuali allinterno del mercato. Estratto
dalla società e dallambiente lindividuo non vive ma
sopravvive.
Egli è principalmente usato dal mercato che commercia sulle sue
necessità, sui suoi desideri, sulla sua salute.
I paesi ricchi e i ricchi dispongono di molte più cure di quante
ne abbiano i poveri; essi, costituendo la domanda di medicina,
indirizzano la ricerca e le offerte dei prodotti: ci si interessa
così molto di più dei malanni (anche non gravi) delle
popolazioni e degli anziani facoltosi di quanto non ci si
interessi dei milioni di persone che ogni anno muoiono di vaiolo
o morbillo.
La Dal Monte, qualche anno fa, ha dimostrato come si possa
ribaltare la realtà e farla divenire una qualifica della merce,
per quanto brutale essa possa essere. Le grandi compagnie
stimolano la produzione di una monocoltura in ampi territori
convincendo gli agricoltori ad abbandonare sistemi e colture
tradizionali con finanziamenti o assicurazioni sulle vendite.
Larea diviene succube di un mercato che non è gestito
dalla comunità locale ma dalla compagnia che, raggiunta la
dipendenza di quei territori, stabilisce il prezzo del prodotto e
quindi massacra a propria convenienza prima leconomia e poi
la società locale. La Del Monte stabilisce prima i prezzi e poi
il livello di qualità delle banane filippine; quando il mercato
è pieno giudica di cattiva qualità anche il 50% del prodotto
mentre quando la domanda è elevata arriva fino al 5% [3]. Questa
oscillazione, indipendente dalle condizioni locali e motivata
esclusivamente dallinteresse della compagnia, che produce
miseria e disperazione tra la popolazione, è divenuta una
pubblicità luomo Dal Monte ha detto sì, nota
ed usata anche al di là delluso strettamente commerciale.
Il timore di una causa presso il WTO induce la
Corea del Sud ad abbassare gli standard sulla sicurezza
dei cibi
Nel 1995 gli USA minacciano di denunciare al WTO una
normativa della Corea del Sud che prevede lunghe
procedure di controllo sulla frutta d'importazione.
L'avvertimento in realtà è rivolto indirettamente a
Cina e Giappone. Il governo coreano dichiara che il
problema è stato gonfiato, che il giudizio del WTO
dovrebbe essere invocato su questioni di grande rilievo e
non su inezie, considerati i costi che la procedura
comporta. Le spese che si devono affrontare per sostenere
una causa presso il WTO sono motivo di grande
preoccupazione, specie per i paesi più poveri. Così
quando gli USA inoltrano la denuncia la Corea del Sud
accetta di patteggiare, giudicando più conveniente
abbassare gli standard di sicurezza alimentare che
misurarsi con gli USA. Nell'aprile del '95 i tempi delle
procedure di controllo sulla frutta importata sono
ridotti da 25 a 5 giorni [7]. |
Le minacce statunitensi inducono la Tailandia
ad abbandonare la politica sui prezzi per un accesso
diffuso ai farmaci
Dopo sette anni di pressioni e minacce, la Tailandia
finisce per modificare la sua legge sui brevetti del
1992. La commissione di controllo sui farmaci, che era
stata istituita come strumento per la sanità pubblica,
aveva fatto abbassare il prezzo dei farmaci salvavita
come il flucanozole, usato per il trattamento di una
forma di meningite che in Tailandia colpisce un malato di
aids su cinque. La commissione aveva autorizzato tre
aziende farmaceutiche locali a produrre il farmaco,
portandone cosi il costo dai 14 dollari per la dose
giornaliera, richiesti dalla distributrice Pfizer, ad 1
dollaro. Altri farmaci anti aids, applicando le stesse
misure, passarono da un costo di 324 a soli 87 dollari.
Benché questo tipo di licenza sia consentito dagli
accordi Trip, gli USA giustificarono la loro accanita
campagna contro la legge tailandese dichiarandola non
conforme all'accordo e sostenendo che l'esistenza stessa
della commissione di controllo sui farmaci è
incompatibile con il WTO [7]. La vicenda del controllo
del mercato delle medicine, nonostante il buon esito
avuto con la vicenda AIDS-Sudafrica, non è assolutamente
risolta. |
Minacce alla UE per la normativa deglistandard
sull'inquinamento
Negli anni scorsi l'Unione Europea propone di bandire
entro il 2004 i prodotti elettronici che contengono
piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente e ritardanti a
fiamma alogena, e di varare una legge che imponga la
presenza di un 5% di materiale riciclato nelle componenti
plastiche dell'elettronica; inoltre di imporre alle
aziende di farsi carico del recupero e dello smaltimento
delle attrezzature elettroniche dismesse.
L'industria elettronica (l'AEA) e il governo degli Stati
Uniti sferrano un'offensiva in grande stile contro questa
proposta. L'AEA accusa la UE di violare un certo numero
di norme WTO, e aggiunge la sbalorditiva affermazione che
non esistono prove che i metalli pesanti, come il piombo,
rappresentano una minaccia per la salute umana e per
l'ambiente. |
L'esito ricercato: l'asservimento delle
comunità
Le modificazioni del clima
La temperatura complessiva del pianeta sta
aumentando in ragione di fenomeni innescati dall'uomo (effetto
serra, produzione di calore, ecc.). Il rischio maggiore è quello
che debbono affrontare le comunità localizzate già oggi in
condizioni ambientali estreme o in ambiti particolarmente
sensibili all'innalzamento delle temperature (vicinanza ai
deserti, scarsezza di risorse). Ma la principale condizione
derivante dalla modificazione è l'aumento della imprevedibilità
delle condizioni climatiche e la violenza del loro manifestarsi.
Le "grandi catastrofi naturali" negli anni ottanta
furono 20, negli anni novanta 86 (eventi connessi al clima -
quali uragani, inondazioni, frane - sono stati l'80% del totale)
ed hanno provocato la morte negli ultimi quindici anni di 561.000
persone di cui solo il 4% nei paesi industrializzati [4], nonché
danni all'agri coltura, difficoltà a mantenere l'agricoltura
tradizionale, necessità di investimenti per ricostruire e per
rendere indipendente l'agricoltura dagli eventi naturali (serre,
industrializzazioni etc). Una comunità che non può regolarsi
autonomamente con il clima è asservita.
La carenza di acqua
I consumi di acqua nel mondo continuano ad
aumentare. L'agricoltura moderna industrializzata monocolturale,
disinteressata all'ambiente, richiede una quantità crescente di
acqua. La disponibilità si riduce, i costi aumentano, il
controllo della risorsa è fondamentale. I forti privatizzeranno
il bene comune acqua e gestiranno la sua disponibilità. Una
comunità senz'acqua è asservita.
L'aumento della popolazione e
l'alimentazione
Le Nazioni Unite prevedono per i prossimi 50 anni
l'aumento della popolazione del pianeta di 3 Mld di individui
(dagli attuali 6 ai 9 Mld). La superficie coltivata pro-capite si
ridurrà ulteriormente. Vi sono dei paesi come la Nigeria dove si
passerà da 0,15 ettari a 0,07 per il solo aumento del numero
della popolazione, senza considerare gli effetti
dell'innalzamento delle tem perature e della carenza di acqua
sulla grande quantità di terreni aridi e semiaridi. Sarà
necessario aumentare la produzione nelle aree già produttive che
non saranno interne al paese. Negli ultimi venti anni il
commercio mondiale dei prodotti agricoli (esportazioni /
importazioni) è più che raddoppiato (2): i paesi in via di
sviluppo importano alimenti di base (necessari alla
sopravvivenza) ed esportano prodotti particolari (di
"benessere": frutta esotica, caffè, cacao, ecc.) che
hanno sostituito tutte le altre coltivazioni, le quali dipendono
dal mercato globale e sono suscettibili (vedere la vicenda della
cioccolata) a qualunque taglio da parte degli importatori. Una
comunità che non produce quello che mangia è asservita.
L'impossibilità di scegliere
Nonostante il riconosciuto problema ambientale
nessun consumo, nessuna emissione è diminuita nell'ultimo
decennio. Consumi di combustibili fossili: 7.150 Ml di Tep
(tonnellate equivalenti petrolio) nel 1990, 7.647 Ml di Tep nel
1999; produzione autoveicoli: 36 Ml nel 1990, 39 MI nel 1999;
numero autoveicoli circolanti: 445 Ml nel 1990, 520 Ml nel 1999;
esportazioni pesticidi: 9 Mld di dollari nel 1990, 11,4 Mld di
dollari nel 1998, ecc. [2] [4] [13] [17].
Questa esponenziale e continua crescita è conveniente per i
produttori di merci ma non lo è assolutamente per le comunità.
Una comunità che non ha la possibilità di scegliere è una
comunità asservita.
Il potere economico si sostituisce a quello
politico
Il capitale privato ha permeato la struttura
amministrativa sia fisicamente (ad es. nell'amministrazione
Clinton il Ministro del Tesoro, il direttore della Banca Mondiale
e molti altri ruoli erano ricoperti da tecnici già gestori di
grandi multinazionali), sia come obiettivo (gli eletti si
interessano sempre più al mondo degli affari la cui
soddisfazione è finalità obbligata e condizione indispensabile
della loro esistenza) [15]. Anche in ragione di questo qualunque
alternativa parlamentare non muta le condizioni e l'ambito
operativo dell'economia, non intacca le scelte dei grandi
capitali. La ragione dell'interesse nei confronti delle grandi
proprietà private che si propongono come gestori di paesi
risiede appunto nel fatto che attraverso il loro successo si
confermerebbe la possibilità di acquisire direttamente da parte
del capitale non solo le attività ma le persone che in un paese
sussistono. Una comunità che non gestisce la propria politica è
asservita.
La dipendenza
Individui incapaci di autogestire la propria
esistenza, comunità non connesse al territorio, disinteressate
all'ambiente, dipendenti da politiche e da organizzazioni
esterne, senza strumenti, parti di un processo produttivo e di
mercato in cui non incidono, questo è lo scenario che si sta
costituendo. Un sistema regolato da pochi con una umanità
dipendente da un modello che gli toglie l'autonomia. Rendere
dipendente l'umanità è il principale sistema per asservirla.
Le modalità di risposta
Il potere e il suo doppio
Gran parte delle informazioni contenute in questo
testo sono elaborate da organismi internazionali controllati
dallo stesso mercato che provoca i problemi trattati. E'
abbastanza frequente trovare nei documenti dell'ONU e degli
organismi in cui si articola (nonché, cosa ancor più
incredibile, in quelli della Banca Mondiale che con la sua
politica ha contribuito alla povertà mondiale) accenni sulla
necessità di ridurre i debiti dei paesi o sulla necessità di
conservare l'ambiente e le comunità. Gran parte delle persone
che si interessano intelligentemente di tale problema non
riescono ad individuare le motivazioni prime di questo modello,
ed in particolare non vi riesce la maggior parte degli
intellettuali americani, nonostante facciano una analisi della
situazione molto corretta; si assiste così alla predisposizione
di soluzioni che sono definite all'interno del sistema esistente,
mettendo a loro presupposto quegli stessi caratteri che sono alla
base dell'attuale modello e che ostacolano qualunque soluzione
migliorativa (in particolare il mercato e i profitti che esso
produce viene considerato come situazione di partenza da regolare
e non da eliminare nelle attuali forme).
Tra integralismo e compromesso
Il sistema non funziona ed è facile prendere le
distanze da esso, ma se la distanza è troppo profonda si rischia
di perdere i contatti con il resto degli individui e di scegliere
una pratica persecutoria nei confronti di coloro i quali sono
vittime (seppur spesso coscienti) del sistema. E' dunque
necessario trovare un fare politico che non avvii forme di
integralismo ma che con fermezza manifesti la possibilità di
soluzioni diverse senza cedere ai compromessi maggiormente
presenti sia nella pratica della relazione che in quella
dell'autoreferenzazione.
La trappola della violenza
Comprendere la situazione, individuare le
responsabilità, avere consapevolezza di come la sofferenza
dell'intera umanità dipenda dall'interesse di pochi, e di come
questi incidano anche a livello minimale sulle quotidianeità e
indirizzino fortemente i destini anche personali con
strafottenza. E' una consapevolezza irritante, la reazione più
immediata è il desiderio di fare pareggiare almeno una volta i
conti. Ma i conti non si pareggiano facendo azioni gratuite, o
inutilmente plateali e chi non riesce a controllare la propria
rabbia deve rimanere a casa. Il perseguimento di una violenza
liberatoria e quindi non motivata, non condivisa assemblearmente
e unanimemente, non strategica, non specifica e non
imprescindibile non solo è inutile ma nocivo. E' nocivo perché
militarizza il movimento, perché concentra l'attenzione
sull'azione violenta riducendo il significato della
conflittualità, perché si presta a favorire un eroismo di
piazza e una cultura dell'atto saltuario, raccontabile,
letterario (gli eroi giovani). E' nocivo perché spesso è
desiderato, voluto, supportato, difeso, promosso dai governi che
già in passato, ed in modo particolare in Italia, hanno
sperimentato il vantaggio ricavabile dallo spostare l'argomento
del contendere sul confronto violento dello scontro.
L'atto violento, se svolto all'interno delle manifestazioni, è
un atto autoritario in quanto imposto da una minoranza, non
discusso comunemente, ma difeso dalle presenza del corteo; è
insulso in quanto gli obiettivi non sono rappresentativi ma solo
evocativi; è pericoloso perché attuabile, in quanto svolto in
incognito, da chiunque anche per interessi diversi da quelli
palesati.
L'azione più forte non è la più violenta.
La necessità di intelligenza
E' necessario percorrere cammini che non siano
prevedibili. Evitare il confronto in terreni scontatamente
perdenti ed evitare di cadere in trappole tese. E' necessario
assumere atteggiamenti lucidi che promuovano azioni che
effettivamente infastidiscano e limitino la prevaricazione di
questo modello, azioni che siano comprese e partecipate dalle
comunità e dagli individui. Quando Gandhi, sebbene nell'ambito
limitato di un movimento per l'indipendenza, individuò
nell'acquisizione dei vestiti dagli inglesi uno dei meccanismi
per consolidare il potere coloniale, non invitò a distruggere i
depositi delle compagnie ma invitò a farsi, come tradizione
indiana, i vestiti da soli e quest'azione, sentita e condivisa,
iniziò a scardinare il potere costituito. E il colonialismo
inglese sugli indiani e nel mondo non era sicuramente meno
pesante e invasivo del potere della globalizzazione.
Azioni coerenti
La limitazione dell'efficacia dei movimenti è
connessa anche alla mancanza di coerenza che i suoi appartenenti
mostrano. Automobilisti irriducibili, tifosi, puttanieri,
accumulatori di denaro, gratuitamente violenti, dogmatici, non
possono ipotizzare di scardinare un sistema che si fonda proprio
su questo tipo di atteggiamenti. Essere conflittuali comporta
anche avere una modalità di vita incoerente con i dogmi della
società criticata; comporta avere una omogeneità tra mezzi e
fini.
I Lakota americani sono riferimento di un modo di vita diverso.
Se avessero militarmente vinto e quindi avessero mostrato una
efficienza militare superiore a quella degli occupatori sarebbero
stati più yankee di loro. Ciò non significa che chi perde è
migliore, ma che se si vince con armi infami è una vittoria
infame quella che si conquista.
Recuperare il senso dell'agire individuale
Dopo anni di strutturazione di organizzazioni e
di attesa di grandi strategie politiche all'interno dei movimenti
di opposizione è necessario recuperare il senso dell'agire
individuale ovvero la coerenza e la capacità di incidere anche
individualmente.
Questo sistema avendo destrutturato gli organismi politici e
amministrativi cerca un'interlocuzione da persona a persona. La
cerca perché ritiene, rispondendo alle medesime logiche che
hanno tarpato le sinistre, che l'individuo disorganizzato sia
più facile da gabbare che l'individuo organizzato. Ma se
l'individuo non organizzato è più cosciente di quanto la sua
presenza all'interno di una organizzazione fatta di deleghe possa
richiedere e prevedere, il confronto diviene a tutto svantaggio
del sistema in quanto, in questa condizione, dovrebbe contrastare
non uno ma infiniti leader.
Il relazionarsi coordinato di individui
In questo quadro ancor più evidente appare
l'incredibile limitatezza del sistema delle deleghe. Le deleghe
di fatto riducono il peso delle singole posizioni in quanto
omogeneizzano nella loro reiterazione le posizioni e trovano tra
esse il comune denominatore. Il passaggio dalla base al capo del
governo, o al capo di una opposizione, ha decine di livelli di
delega e quindi di compromissione in cui le minoranze, di volta
in volta, divengono sempre meno incidenti sulle scelte operate.
Il partito, il movimento organizzato, le avanguardie,
l'imposizione delle linee, i leader, le carriere politiche
compongono uno scenario cupo da cui è necessario liberarsi anche
se si ritiene che un'azione strutturata gerarchicamente sia
maggiormente efficace: potrà pure esserlo ma al prezzo di
snaturare gli obiettivi e le forme di partenza. L'agire
individuale si coordina in un agire comune con relazioni
paritetiche, non gerarchiche e non impositive. Un modo di
relazionarsi da cui può anche scaturire una organizzazione, ma
una organizzazione "leggera" in cui vi sia autonomia e
responsabilità delle scelte e che sia retta dal comune
denominatore della coerenza e dell'obiettivo di criticità
rispetto alle situazioni.
Ridurre, rallentare, riflettere
Una azione imprescindibile è ridurre i consumi
ed in questo gli abitanti del mondo occidentale hanno una grande
possibilità di essere attivi. Ridurre gli acquisti riduce la
richiesta di merci e l'importanza del mercato, riduce lo spreco
di energia; rallentare i tempi delle azioni e degli spostamenti,
visto che più velocemente ci si muove e più si consuma: la
trappola del tempo è strumento di mercato; riflettere sulle cose
che si fanno, su ogni gesto, sul come e il perché si compie.
Nell'acquisto operare una distinzione critica tra le merci,
boicottare i prodotti non corretti (eticamente, socialmente,
ambientalmente), indirizzare il mercato. Acquisire prodotti da
soggetti conosciuti, piccoli produttori, e non dalle
multinazionali.
Individuare e sostenere delle realtà che
per la loro esistenza sono dei limitatori del sistema
Vi è una diffusa serie di azioni che, anche solo
per essere attuate, limitano la diffusione del modello. Ad
esempio l'autoproduzione dei cibi o la riparazione dei prodotti.
Tali azioni possono essere svolte dalle persone più diverse, ma
sono intrinsecamente conflittuali, anche senza diretta
consapevolezza, nei confronti dei princìpi che regolano questo
modello.
Sostenerli è fondamentale.
Contribuire alla ricomposizione delle
comunità
Stare nei luoghi, relazionarsi con essi e con le
comunità, utilizzare le capacità tecniche di esse e mettere a
disposizione le proprie. Contribuire a renderle autonome o
maggiormente indipendenti.
Confrontarsi, uscire dalle case, parlare,
sentire, inventare
Parlare delle cose semplicemente, con chiarezza,
stimolando proprio quelle persone che sembrano avere già preso
una posizione allineata.
Contribuire a togliere i pregiudizi e le abitudini indotte.
Ritornare ad essere soggetti attivi, propositivi, disponibili. La
propria presenza, il proprio essere è un elemento politico
fondamentale che trova modo di sostenere ipotesi alternative al
modello dato se relazionato creativamente e positivamente con
altri.
Fonti e riferimenti
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Umano. I consumi Ineguali, Rosemberg & Sellier, Torino
[2] Brown L.R., Flavin C., French H. (2000), State of the World
Edizioni Ambiente, Milano
[3] Gesualdi F. (1999), Manuale per un consumo responsabile,
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[4] Brown L.R., Flavin C., French H. (2001), State of the World,
Edizioni Ambiente, Milano
[5] Nanni A. (1997), Economica leggera, EMI, Bologna
[6] Shiva V. (1999), Biopirateria, CUEN, Napoli
[7] Wallach L., Sforza M. (2000), WTO, Feltrinelli, Milano
[8] Gallino L. (2000), Globalizzazione e disuguaglianze, Editori
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[9] Brecher J., Costello T. (1996), Contro il capitale globale,
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[10] Istituto del Tercer Mundo (1999), Guida del Mondo 1999/2000,
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[11] Wackernagel M., Rees W.E. (2000), Limpronta ecologica,
Edizioni Ambiente, Milano
[12] Centro nuovo modello di sviluppo (2000), Guida al consumo
critico, EMI, Bologna
[13] Brown L.R., Renner M., Halweil (2000), Vital Signs, Edizioni
Ambiente, Milano
[14] George S, Sabelli F. (1994), Crediti senza frontiere,
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[15] Chossudovsky M. (1998), La globalizzazione della povertà,
Edizioni Gruppo Abele, Torino
[16] UNDP (1999), Human development Report 1999, Oxford
University Press, Oxford
[17] The economist (1999), Il mondo in cifre 1999, Interazionale
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[18] Amoroso B. (1996), Della globalizzazione, Edizioni La
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[19] Andreff W. (2000), Le multinazionali globali, Asterios
Editore, Trieste
Altri riferimenti
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ambiente, ECP, Firenze
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Bové J., Dufour F. (2000), Il mondo non è in vendita,
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Celli G., Marmiroli N., Verga I. (2000), I semi della discordia,
Edizioni Ambiente, Milano
Chomsky N. (1999), Sulla nostra pelle, Marco Tropea Editore,
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French H. (2000), Ambiente e globalizzazione, Edizioni Ambiente,
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Meloni M. (2000), La battaglia di Seattle, Editrice Berti, Milano
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Spybey T. (1997), Globalizzazione e società mondiale, Asterios
Editore, Trieste
Vaccaro S. (a cura) (1999), Il pianeta unico, Elèuthera, Milano
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