resoconto assemblea del 21 luglio L'assemblea del 21 luglio, che ha visto la partecipazione di diverse realtà, si è ovviamente espressa sulla manifestazione del giorno precedente, al di là delle questioni tecniche legate alla gestione della piazza o dell'operato delle forze della repressione. E' risultato evidente che la qualità della scelta di costruire un'iniziativa assolutamente indipendente ed altra nei contenuti, finalità e metodi è risultata apprezzata e condivisa da aree vaste e diverse, ma accomunate dalla necessità di riscoprire e riproporre un'identità troppo spesso rimasta in secondo piano durante l'anno precedente e diluita in contatti, presenze, spezzoni in iniziative "ecumeniche" che, per fortuna, mostrano ormai il fiato corto. Incredibilmente eclatante il dato della costruzione della zona rossa attorno al corteo istituzionale, i buonissimi, i buoni, i meno buoni, ma tutti lì, a condividere i luoghi, gli spazi difesi, separati dalla città indifferente e dai cattivi, chiusi per non venire contaminati, in una nuova divisione di porzioni di territorio, con altre strade sbarrate e mezzi pubblici bloccati. L'assemblea ha poi definito la necessità di avviare un dibattito nazionale sui terreni dell'anticapitalismo ed antistituzionalità e per la costruzione di un movimento di lotta che rispecchiando, pur nelle diversità, questi assunti, assuma a sè l'esigenza di un'elaborazione/analisi politica sulle modificazioni che a livello nazionale ed internazionale si sono prodotte. In particolare vanno registrati all'interno del dibattito: · il giudizio largamente condiviso sulla globalizzazione come mera accelerazione dei processi di accumulazione del capitale e non già come fase nuova salvatica del capitalismo di mercato e dell' imperialismo; · la discussione sui processi repressivi e sulle modifiche istituzionali della forma stato nelle democrazie occidentali ed europee, con il portato significativo delle limitazioni alla libertà personale e collettiva ed all'uso sempre più massificato della repressione poliziesca nella soluzione dei conflitti sociali e nella prevenzione della circuitazione di pensiero che si discosti da quello unico. Tali azioni determinano una crescente conflittualità sociale, una sfiducia istituzionale e soprattutto un'inconsistenza di consensi alle proposte di lotta finalizzate esclusivamente alla riforma ed all'umanizzazione del capitalismo e dell'imperialismo, anche se spesso non altrettanto inconsistenti sono le presenze di piazza, a volte espressioni di aree più radicali, ma appiattite sull' inutile scelta della kermesse massmediatica. A questo proposito la critica ai S.F. è leggibile come la sottolineatura di una crisi di obiettivi politici credibili e un' inadeguatezza a rappresentare e raccogliere le istanze degli strati sociali proletari o comunque dei comparti più esposti alla crisi economica; · l'analisi della deriva istituzionale irreversibile dei movimenti antagonisti e la saldatura con la sinistra di opposizione e di governo volta alla creazione di un polo socialdemocratico riformista in grado di unificare ds, rc, cgil, disobbedienti. Inoltre, se l'impossibilità di procedere alla divisione dell'assemblea in gruppi di lavoro su alcune tematiche indicate ha creato, per certi aspetti, ostacoli all'operatività immediata, va sottolineato che questa impossibilità si è oggettivamente posta per la presenza di numerose situazioni che per la prima volta si confrontavano fra loro non su settori d'intervento, ma sulla necessità di una progettualità ampia ed una riconoscibilità diversa da cartelli raccogliticci dove è sufficiente che tutti rinuncino a qualcosa per mantenere la classica forma di coordinamento. Per questo i temi in discussione sono stati svariati. Ampio spazio è stato dato al significato di internazionalismo come alla questione della comunicazione. Ci si è confrontati molto su significato ed importanza dei contatti reali con le situazioni internazionali, sul fungere non solo da cassa di risonanza, ma come possibilità di scambio e di intervento operativo, nella convinzione che, comunque, il nemico comune sia anche in casa nostra e che le lotte della nostra quotidianità sono di per sè un'opportunità per tutti gli sfruttati del mondo. E ancora si è discusso di imperialismi vecchi e nuovi, degli scontri fra imperialismi, dell'imperialismo europeo. L'assemblea ha capito la necessità di amplificare su scala nazionale un dibattito che, nella diversità delle realtà locali e dell'approccio alle diverse tematiche, ha nell'anticapitalismo, nell'anti istituzionalità e nell'analisi classista dei conflitti il comune cemento per uno studio sulla fase ed una condivisione di risposte organizzate. Si individuano ancora i temi del lavoro, immigrazione, repressione e carcere, come momenti di analisi sociale crescente sui quali costruire conflitto. E' emersa inoltre la necessità di una maggior visibilità collettiva che non può prescindere da un coordinamento anche tecnico fra le diverse realtà che non possono rischiare di rimanere isolate soprattutto di fronte alla repressione. Visibilità e comunicazione sono due temi che dovranno essere affrontati insieme allo scopo di aumentare la nostra capacità di risposta non solo sul piano organizzativo ma anche su quello delle relazioni con gli altri. Occorre cioè pensare a strumenti agili, utili ad uno scambio di informazioni costante e valutare con attenzione le proposte di un sito o di una pubblicazione periodica intesa come strumento comune di confronto e scambio. Per questo è stato proposto un momento nazionale di incontro il 14 settembre a Roma per mettere a fuoco e definire i tavoli di discussione ed i materiali necessari alla realizzazione di un'assemblea nazionale che rilanci le lotte in autunno. L'assemblea , articolata probabilmente su due giornate, dovrebbe svolgersi alla metà di ottobre.