L'annunciata guerra di Bush contro l'Iraq sta provocando una crisi dei rapporti fra U.S.A. e Europa. Gli Stati Uniti vogliono accaparrarsi le risorse energetiche dei territori arabi e rilanciare la propria economia in crisi, facendo leva sull'industria militare, sfruttando l'ondata di orrore per l'11 settembre e con la scusa del dispotismo di Saddam (criminale che era "amico" loro, quando sterminava milioni di curdi e di oppositori comunisti e faceva la guerra all'Iran), vogliono stabilire, attraverso la propria superiorità militare rispetto ai concorrenti (UE e Cina), il controllo delle materie prime e della vie per trasportarle. L'Europa, ormai unita nell' economia e nella moneta, in attesa di trovare una più efficace unione politica inizia la creazione di un esercito europeo (con una forza di intervento rapido, già attiva a Sarajevo e in Macedonia, l'eurofighter [aereo militare europeo] e unificando gli apparati di Polizia) invoca la pace in Medioriente e l'intervento dell'Onu in Iraq, in attesa di prendere una fetta più grande della torta. In questo scenario l'Italia berlusconiana, se da una parte sostiene la politica economica europea fatta di tagli ai servizi pubblici e di aumento di flessibilità e precariato dall'altra strizza l'occhio all'apparato militare e industriale americano tenendo il classico piede in due staffe. D'altra parte la sinistra italiana ed europea vogliono oggi per opportunismo elettorale cavalcare le proteste nelle piazze e ripulire la propria faccia, sporca del sangue versato in Bosnia, Serbia e in tutta l'ex Jugoslavia e sporca del sudore dei lavoratori sfruttati grazie alla loro opera costante di riforma del mercato del lavoro. La verità è che questo conflitto lo pagherà come al solito la gente comune colpita da una nuova ondata di rialzo dei prezzi del petrolio, che si aggiungerà all'inflazione già provocata dall'introduzione dell'Euro e che si accompagnerà da un aumento dell'attacco ai pochi diritti rimasti ai lavoratori e della repressione interna per chi si opporrà e già si oppone a guerra e sfruttamento. In ciò una realtà dove già "LA GUERRA E' LA PACE", dove oltre al presidente operaio non scordiamo di avere un presidente usuraio, che va in giro per il paese a corrompere le giovani generazioni obbligandole, in uno schifoso sventolio di tricolori, a sentirlo sparlare di Patria. E a fare gli "interessi della patria" sono gli oltre 10.000 militari di professione italiani impegnati all'estero nelle cosiddette "missioni di pace", cioè l'occupazione militare dei territori conquistati e spartiti, chiamata ipocritamente "guerra a bassa intensità".o "intervento di pace" Noi vogliamo impegnarci in una campagna nel nostro territorio, riproponendo, con forza, la necessità di radicare la lotta contro la guerra cercando di dare quindi voce ad una opposizione di classe "per la pace vera". Siamo interessati a sviluppare iniziative ed informazione libera contro la guerra e la società che la produce per combattere le sue strutture sui territori e smascherare gli interessi che vi sono dietro: una mobilitazione continua e autorganizzata dal basso, fuori da tutti i partiti, che dia forza alla pace tra gli oppressi e alla guerra agli oppressori, per un mondo senza sfruttamento, carceri ed eserciti. |