Il terremoto in Abruzzo
Il
terremoto in questione ha avuto una intensità di 5,8 sulla scala Richter.
Questa scala va fino a 10. Si è trattato quindi di un terremoto non
fortissimo. Ogni anno ci sono, su scala globale, oltre 100 terremoti di intensità
simile che, con costruzioni antisismiche, non determinano nessuna vittima.
Ma le vittime ci sono state. E tante. (di Fulvio Lipari). Reds - Aprile 2009
Lacrime e dolore. Immagini strazianti si rincorrono sullo
schermo e nel palinsesto di trasmissioni inutili, volte a mostrare il volto
più lacerante e fatalista della tragedia. D’altronde è
questo a fare “odiens”, non certo le riflessioni sulle responsabilità
politiche del disastro abruzzese.
Le parole d’ordine sono credere nella drammatica fatalità dell’evento,
aiutare le popolazioni del luogo dimostrando come il popolo italiano sia generoso
e pieno di carità e stringersi tutti insieme in un doloroso abbraccio,
senza porsi domande.
Chiunque osi porsi quesiti o sollevare critiche, viene infatti prontamente
bandito dall’italico teatrino (vedi Santoro, aspramente criticato da
tutti, persino sottoposto ad una indagine interna RAI per essersi permesso
di criticare), e additato come inumano, insensibile al dolore.
Il messaggio che passa, che DEVE passare, è quello dell’unità
nazionale, nel cordoglio e nell’aiuto. D’alronde l’evento
non poteva essere previsto, è stato casuale e talmente doloroso che
chi si permette di fare polemiche e uscire dal coro spezza quell’unità
doverosa e obbligata, quell’uguaglianza di tutti dinanzi al dramma.
Vorrei ricordare però che il terremoto in questione ha avuto una intensità
di 5,8 sulla scala Richter. Questa scala va fino a 10. Si è trattato
quindi di un terremoto abbastanza forte ma non fortissimo, assolutamente nulla
che possa giustificare una strage di queste proporzioni. Cercando un po’
di informazioni sui terremoti ho scoperto che ogni anno ci sono, su scala
globale, oltre 100 terremoti di intensità simile (uno ogni tre giorni)
e che dinanzi a costruzioni antisismiche è lecito aspettarsi gravi
danni agli edifici ma nessun crollo e, soprattutto, nessuna vittima.
Ma le vittime ci sono state. E tante.
Come mai? Che è successo? Se dinanzi al dramma, il messaggio fondamentale
è l’unità nazionale e l’assenza di polemiche, significa
forse che siamo tutti egualmente responsabili, o forse che nessuno è
responsabile. Che sfortuna quindi, che fatalità, piangiamoci addosso
tutti insieme…..
Eppure non siamo noi ad aver costruito case ed ospedali di cartone, non siamo
noi ad aver permesso negli anni condoni edilizi per salvare abitazioni fuori
norma, non siamo noi ad aver lesinato gli interventi strutturali necessari
in una zona altamente sismica col solo fine di risparmiare.
La tragedia d’Abruzzo non ha infatti nulla della fatalità. La
tragedia d’Abruzzo è una tragedia politica, né più,
né meno di questo.
Il sistema economico e politico nel quale viviamo ha come unico metro di paragone
tra gli uomini quello del profitto, della ricchezza. E l’accumulazione
di capitali (e il loro ostentamento), su cui si basa la nostra società,
passa anche dal risparmio. A qualunque costo. Risparmio sui lavoratori, risparmio
sulla sicurezza nei posti di lavoro, risparmio sulla qualità dei materiali.
Ed è proprio “risparmiando” sulla costruzione di molti
edifici che si sono poste le basi per la tragedia abruzzese. Ecco allora il
vero volto di un dramma annunciato, di imprese edili volte solo al guadagno
esasperato, perché tanto della sicurezza chi se ne frega. Perché
tanto siamo in Italia e presto o tardi il “Nostro” farà
un nuovo condono. E poi, se succede qualcosa, saranno comunque gli italici
imprenditori a ricostruire sul sangue che hanno generato… accumulando
ancora nuovo capitale.
Oggi Confindustria spedisce fondi e aiuti di vario genere, ma non possiamo
non chiederci dove fosse Emma Marcegaglia o i suoi predecessori quando in
Abruzzo molte imprese, per risparmiare, costruivano case “leggere”,
con una intensità di armatura del cemento del tutto insufficiente per
una zona sismica.
Così come non possiamo non chiederci che sarebbe successo se il piano
casa del governo Berlusconi fosse già stato approvato, con case ampliate
del 20%, e quindi del 20% più pesanti, che sarebbe accaduto? Forse
l’intero Abruzzo sarebbe stato raso al suolo.
E i condoni edilizi? Ottima soluzione per mettere gli edifici in sicurezza,
non trovate?
Ecco perché, dopo il dolore deve giungere il momento della ricerca
dei colpevoli, perché i colpevoli ci sono. Sono gli imprenditori che
fanno del guadagno l’unica ragione di vita, sono i politici borghesi
e liberisti che li coprono (perché credo ancora nella politica e non
credo siano tutti uguali, ricordiamoci che c’è chi si è
battuto contro il condono e chi si batte contro l’insicurezza e lo sfruttamento
nei posti di lavoro), sono i giornalisti, da Vespa al Corriere della Sera,
passando per Studio Aperto o Repubblica che coprono coscientemente tale situazione
dedicandosi solo a mettere in vetrina il dolore di un popolo (fa aumentare
le vendite e l’odiens!!) senza neanche provare a denunciare la rete
di responsabilità, anzi indirettamente coprendola, insabbiandola e
facendosi collusi con essa, spostando l’attenzione su altre sterili
e banali polemiche (come la pagina del Corriere di qualche giorno fa interamente
dedicata alle persone che vanno il Abruzzo a fare foto) e sull’onnipresente
dolore.
Imprenditori e politici facenti capo alla borghesia (PDL, PD, Lega, IDV poco
cambia in questo senso) coperti dai loro cani da guardia, i giornalisti, sono
quindi i veri responsabili di una tragedia che poteva e doveva essere evitata.