The Clash, storia della band che teorizzava lo scontro.
Di Michele Felletti. Febbraio 2003.


I Clash sono stati una delle più ribelli rock'n'roll band di tutti i tempi. Il loro impegno nel politicizzare la cultura pop è stato un marchio determinante nel movimento punk britannico, erano anche auto-mitologici, una ossessionante massa di stili in contraddizione. Per questo si chiamarono The Clash volevano disperatamente diventare delle rockstar ma anche essere differenti. Tutti i musicisti cominciano a suonare per ideali, ma in seguito li lasciano fuori in attesa del giudizio dei media. E' più difficile invece far sopravvivere gli ideali nei propri fans.

Tutto comincia quando Mick Jones incontra Paul Simonon, un vero "rude boy" dotato di grande look ma di nessuna esperienza musicale. Paul era un giovane abituato alla guerriglia urbana, alla lotta fra gang e ai lanci di pietre contro le finestre dei ricchi.

Vivendo a Brixton era entrato in contatto con i neri giamaicani e di conseguenza con reggae e ska. La possibilità di suonare stabilmente in un gruppo rappresentava per lui un vero e proprio riscatto, una rivincita. Dopo lo scioglimento del loro primo gruppo (London SS), Mick e Paul restano comunque in contatto. Mick consiglia a Paul di imparare a suonare il basso, impartendogli anche molte lezioni. Nel frattempo, in mezzo al prolifico caos di giovani musicisti e gruppi emergenti, emerge la figura di Bernie Rhodes, il quale, con ruolo di "manager — factotum", consiglia a Mick, Paul e Keith Levene (altro chitarrista) di trovarsi un cantante grintoso, in linea con i tempi.

Li invita quindi ad assistere al concerto di un gruppo, i 101’ers, nel quale milita un cantante-chitarrista di spessore, un certo Joe Strummer. Mick e Paul rimangono particolarmente colpiti dalla grinta e dalla voce roca di Joe, che stride con i ritmi del resto del gruppo, orientato verso il rock-blues. I tre si incontrano e scoprono di avere parecchie cose in comune. Successivamente i 101’ers riescono ad ottenere una data con i giovanissimi Sex Pistols a fare da spalla. Joe Strummer, dopo aver visto in azione i Pistols rimane folgorato.

Capisce quale sia la svolta che si profila per la musica rock, quale sia la strada da percorrere. Rabbia, noia, violenza e divertimento. Intanto Bernie Rhodes continua a pressare Joe per farlo entrare nel nuovo gruppo che sta costruendo, Joe temporeggia ma riceve un ultimatum. Si decide, molla tutto il suo passato, la sua band, per buttarsi nella nuova avventura. E’ il 5 giugno 1976. Alla band si aggrega il batterista Therry Chimes.

Il gruppo è pronto, e stabile con Joe Strummer (chitarra-voce), Mick Jones (chitarra solista—voce), Keith Levene (chitarra), Paul Simonon (basso) e Terry Chimes (batteria). La scena inglese è pronta a ricevere la nuova ondata punk che spazza via le regole precostituite. Per fare musica non sarà più necessario essere dei virtuosi dello strumento. Velocità, furore, cuore, passione e lealtà espressiva sui temi trattati (siano essi politici, sociali o introspettivi) saranno la guida dei nuovi gruppi emergenti. Il panorama musicale si apre a moltissimi giovani proletari e non; le major fanno firmare contratti alle bands, l’audience aumenta a dismisura; è una svolta che condizionerà il futuro del rock giovanile.

Paul Simonon comincia ad inserire un prezioso tassello nella storia del gruppo: il nome. La scelta ricade su The Clash (scontro, conflitto, fragore). Nessun nome poteva essere più azzeccato per il gruppo che stava nascendo. I Clash debuttano il 4/6/1976, di spalla ai Sex Pistols. Il concerto fu un mezzo insuccesso, con critiche che piovono sia dai giornalisti presenti, sia dagli stessi Pistols (Rotten).

Continuano nel frattempo le esibizioni live con significativi cambiamenti del look (tute militari imbrattate di scritte spray) ed alterne fortune. Nel settembre 1976 il chitarrista Keith Levene (musicista talentuoso ma troppo slegato dal resto del gruppo) lascia i Clash per formare più avanti un altro gruppo con Rotten. I Clash legavano la loro identità alla condizione giovanile-proletaria inglese, pretendevano il riscatto delle nuove generazioni, denunciavano il vuoto e le sofferenze nelle condizioni in cui erano costretti a vivere.

Il pubblico si andò riconoscendo sempre di più nei Clash, ed i Clash misero le radici nei cuori di molti con pezzi come "White Riot", un brano ispirato dagli scontri avvenuti durante il carnevale giamaicano di Notthing Hill a Londra, incidenti ai quali parteciparono gli stessi Clash. Questi eventi lasceranno un segno profondo nella band, che prenderà posizione a favore della comunità giamaicana e che verrà influenzata, prima fra le punk band, dalla musica reggae. Proprio la forza culturale e musicale del reggae fa sì che i Clash si differenzino dai gruppi punk del periodo. A causa degli scontri provocati dai giovani punk viene emessa una ordinanza che proibisce le esibizioni live dei gruppi punk per un certo periodo.

Dei Clash cominciano ad interessarsi anche le etichette discografiche. Una occasione di riscatto viene offerta dall’Anarchy Tour (dicembre 1976), anche se alla band viene riservato un ruolo di basso profilo. Durante i concerti del tour i Clash vengono filmati ed intervistati incrementando così la loro popolarità. Subito dopo questa positiva esperienza, Terry Chimes (batteria) abbandona il gruppo. Con la popolarità arrivarono per i Clash anche problemi giudiziari legati a piccoli furti ed incidenti di percorso durante le esibizioni live. (I gruppi punk in genere erano strettamente sorvegliati dalla polizia inglese). I ritmi ipnotici del reggae appaiono sempre più spesso nel sound dei Clash, e questa scelta coinvolge anche l’ambito politico del gruppo che appoggia ufficialmente la comunità giamaicana a Londra e si fa portavoce dell’impegno contro la discriminazione razziale.

Il 1978 si apre con lo scioglimento dei Sex Pistols, i Clash rimangono i depositari del punk storico, insieme a poche bands di valore. Al rientro dalla Giamaica Joe e Mick si trovano a dover gestire le richieste della Cbs (la casa discografica) che vuole lanciare il gruppo sul mercato e desidera un suono più pulito e radiofonico adatto al pubblico statunitense. Cominciano così una serie di tensioni con la casa discografica e con il manager Bernie Rhodes circa il tipo di atteggiamento da tenere rispetto a queste pressioni esterne. Purtroppo le continue interferenze e le arbitrarietà portano alla clamorosa rottura (anche se momentanea) con Rhodes, il manager degli esordi, che verrà licenziato nell’ottobre 1978.

Finalmente esce, nel novembre del 1978, "Give ‘em Enough Rope". Un album ritenuto dalla critica, e da parte del pubblico (punk soprattutto), controverso e deludente. Certamente il disco è figlio di un periodo contraddittorio e di transizione ma nonostante le critiche (anche pretestuose) della maggior parte della stampa, raggiunge il secondo posto delle classifiche. I Clash proseguono nel consolidamento della loro figura nella scena rock inglese attraverso un film, "Rude Boy", che li vede protagonisti sullo sfondo delle rivolte razziali dell’era Thatcher con le tensioni politiche dell’Inghilterra fine anni ‘70.

I primi mesi del 1979 segnano profondamente i Clash. Innanzitutto la morte di Sid Vicious (bassista dei Pistols cui dedicheranno uno storico concerto al Music Machine), la consapevolezza della fine del punk storico come fenomeno musicale, lo sbarco negli States. Gli USA cominciano a reclamare il gruppo dopo il il successo di "Give ‘em Enough Rope". Una esperienza molto importante che porterà anche ad un cambiamento nel look: vengono abbandonate le vesti punk e si passa ad abiti neri alla gangster.

"London Calling" esce come doppio album il 14/12/1979. Anche se registrato in casa, "London Calling" è certamente l’album (dalla musica alla copertina) "americano" dei Clash. I nostri sciolgono le ultime riserve, dimostrano una mentalità da grande band che riesce a dare profonda compattezza ed unitarietà ad un lavoro che esprime differenti sapori e gusti musicali, unendo rock, reggae-ska, pop e swing. Nasce un vero e proprio "Clash sound". Che l’album sia uno di quelli destinati a segnare un epoca, lo si vede dall’interesse suscitato nella stampa di tutto il mondo, anche in quella non specificatamente musicale. Il risvolto della medaglia in questa clamorosa svolta, si determinò con l’abbandono e la contestazione dei punk "puri e non contaminati" nei confronti della band.

I Clash, vengono accusati di tradimento ideologico da gruppi punk anarchici inglesi. In realtà i nostri hanno semplicemente accettato di gareggiare nell’arena del business musicale, cercando di mantenere lo spirito punk iniziale (London Calling è un doppio che costa come un album singolo) abbandonandone gli eccessi nichilisti. Il gruppo partecipa a molte iniziative di solidarietà e non si smarrisce, non perde la testa, nonostante le grandi pressioni. Dalla collaborazione con Mickey Dread, musicista giamaicano nasce Bank Robber, un pezzo che arriverà al secondo posto nella classifica dei 45 giri. La maturazione del gruppo è completa: un cantante carismatico come Joe, vero portavoce della band, un autore di grandi qualità ed ottimo musicista come Mick, un grande e versatile bassista dal look unico come Paul, un batterista fantastico come Topper.

Dopo avere lavorato per un breve periodo all'estero il gruppo torna in Inghilterra e trova un panorama molto modificato. E' in auge l’hardcore, il punk tiratissimo dei Discharge e degli Exploited. Mentre i nostri hanno ben poco ormai a che fare con questo tipo di punk. A questo punto i Clash trattano con estrema disinvoltura reggae, punk, soul, rap, un caleidoscopio musicale che si condenserà nella più imponente opera rock degli ultimi venti anni: il 12/12/1980 esce Sandinista.

In Sandinista il "Clash sound", che si era definitivamente realizzato in London Calling, esplode nella sua massima espressione. Ci sono pezzi rap come The Magnificent Seven, stupendi pezzi reggae, walzer, beat in Hitsville Uk, rock potente, i Clash in questo momento sono probabilmente la più grande rock’n’roll band del mondo.

Fra i componenti del gruppo, ed in particolare fra Mick e Joe, cominciano a trasparire i primi screzi, le prime incomprensioni.

Successivamente vengono riprese a strappi le registrazioni di nuove canzoni, anche a causa della tossicodipendenza di Topper Headon giunta ormai a livelli molto gravi. Iniziano lunghi periodi di inattività dei Clash.

Il solco fra Joe e Mick, diventa sempre più profondo. Nel novembre 1981 esce il singolo Radio Clash, rap da classifica. Un mese dopo Topper viene arrestato all’aereoporto di Heatrow per possesso di eroina, e rilasciato su cauzione. Intuendo che le cose potevano sgretolarsi in breve tempo, Joe accelera i tempi per la realizzazione del nuovo album.

Grazie ai successi commerciali di "Rock the Casbah" e "Should I Stay" ed agli introiti dei tour americani, la situazione finanziaria del gruppo si riassesta. Bernie Rhodes propone un altro giro di due mesi in America per sfruttare il grande responso che il pubblico tributa alla band. Rimane il grande problema della tossicodipendenza di Topper, che costringe il batterista a lasciare il gruppo proprio alla vigilia del tour.

Dopo quasi un anno vissuto a ritmi forsennati, il gruppo si prende una lunga pausa, durante la quale i conflitti latenti fra i componenti della band riemergono prepotentemente. In particolare il rapporto fra Joe e Mick si guasta in modo insanabile, i due non si parlano quasi più. In nuove audizioni per reclutare un nuovo batterista viene selezionato il giovane Peter Howard, con il quale, dopo due mesi di prove, il gruppo riparte per una serie di date americane, ma nonostante tutto Mick si allontanerà definitivamente dal gruppo.

Così finisce l’epopea Clash.