Joe Strummer, cosa ci ricorda la sua morte.
Di Michele Felletti. Febbraio 2003.


Gli piaceva definirsi un sopravvissuto del rock e lo diceva senza un filo di ironia. Joe Strummer ha dato tutto alla musica. Negli anni Settanta i suoi Clash raccontarono la Londra incendiata dal fuoco della rivolta punk. Dopo l'esperienza con I Clash ha fondato un nuovo gruppo, i Mescaleros, con cui ha inciso due dischi in pochi mesi.

Nell'album "Global a Go-Go" racconta la sua visione della società, i suoi nuovi credo, "tolleranza e speranza" in nome di una società multietnica. Con lo scoglimento dei Clash affermò di aver perso la sua sicurezza e di sentirsi come Paul McCartney dopo la fine dei Beatles. Diceva di sentirsi una vittima delle circostanze e dopo aver trascorso cinque anni depresso e steso su un’amaca ha cercato qualcosa da fare e si è convinto che non gli restava altro che il rock’n’roll. I Clash hanno cambiato la musica, ma i problemi sono rimasti. Strummer tornò ad essere un leader; la voglia di urlare i propri pensieri non era stata cancellata.

Joe aggiorna il libro nero dei nemici. Prima c’erano i governi conservatori, adesso al primo posto della lista metteva Tony Blair. A proposito disse "La sua politica del sorriso, il nuovo tipo di strategia, ne fanno un buon propagandista. Ma i fatti dicono altro. Il suo governo è simile a quello della Thatcher, solo più aggiornato". A ciò seguirono anche altri manifesti antiglobalizzazione come: "Mi piace il popolo di Seattle. E’ molto vicino al movimento punk. Stessa cultura, stesse idee. E’ importante protestare. C’è qualcuno che agisce, perché fra qualche anno ci sarà una sola, grande, organizzazione. Lavoreremo tutti per lei, compreremo tutto da lei. Io sto lottando contro questo progetto. Stanno uccidendo l’individualità delle persone. Pensano di poterci trattare come burattini che comprano tutto nelle grandi catene. E’ ora di dire basta, fermatevi; bisogna provare a cambiare. Odio la cultura di McDonald’s". La sua risposta ai fatti che colpiscono il mondo è contenuta negli 11 brani di "Global a Go Go", con canzoni che ad esempio propongono ironicamente di somministrare Lsd ai politici che partecipano ai summit del G8.

Dopo l’uscita dell’ultimo album in cui unisce ritmi caraibici, africani, celtici, sudamericani ed arabi, confermò una fede incrollabile nella libertà dell’uomo "Dopo tutti questi anni sono ancora ottimista, mi piacciono la vita e tutte quelle soluzioni, quelle piccole cose che la rendono più bella e pacifica. Ho pensato così di scrivere un album gioioso, volevo lasciare da parte la depressione ed i sentimenti più tristi. Quando ho cominciato a suonare la chiatarra, pensavo di poter cambiare il mondo. Oggi sento di poterlo ancora trasformare. Sono stupido, lunatico, idiota; un brutale futurista. I problemi nel mondo non mancano, ma in questo album ho voluto concentrarmi sul potere che ha la musica di unire le persone". Fu proprio la sua coerenza a impedirgli di riformare i Clash. I Sex Pistols cedettero al richiamo dei soldi, Strummer ed i suoi amici no. La missione per il chitarrista continuò ad essere sempre la stessa: alzare il morale delle truppe.

La sua lotta privata contro il sistema continuava. "Il mio campo di battaglia è il palco", aveva dunque, a suo avviso, ancora senso cantare e suonare la globalizzazione, i temi sociali, i problemi della gente; merce sempre più rara nel panorama musicale, anche "grazie" a Mtv che ha fatto percepire chiaramente di che tipo sia il business dietro la musica.

Cosa pensava del comunismo? C’è una frase di George Bernard Shaw: "Un giovane che non sia comunista è disumano, un vecchio che sia ancora comunista è un pazzo". Joe Strummer a proposito disse: "Bella frase. E’ come dire "vai verso la tua vera natura, vai verso la natura". Il comunismo è teoria, se lo vuoi mettere in pratica, devi stirarlo a conseguenze disumane. Appena lo capisci, capisci anche che è fottuto. Sono stato contento della fine dei Clash, stavamo andando in quella direzione e quella non è una direzione. Quando sei giovane, come dice Shaw, sei intrippato con le idee ma non hai gli strumenti per seguirle. Pensavo che sarei diventato più riflessivo, più maturo, ma la verità è che voglio distruggere tutto questo e ricominciare da capo".

Ma è morto! Il 22/12/2002 il leader storico dei Clash è morto. È e rimarrà, nella memoria collettiva, uno dei simboli del punk che voleva fare piazza pulita del passato per gridare al mondo musica nuova.

I ragazzi di oggi, e di sempre, suoneranno e ascolteranno "White Riot", "Radio Clash", "London Calling" e "Washington Bullets" riscoprendo quanta attualità e quanta rabbia si nasconda nel sogno no global di quelle canzoni che mescolarono la rabbia del sottoproletariato bianco con quella dei ghetti neri. Fu capace di mixare e fondere stili e ritmi in onore di una società multietnica.

Una delle cose più difficili da fare nel rock’n’roll è quella di vivere nello stesso modo in cui si parla. Joe Strummer ha riassunto questo ideale e, anche per questo, ci mancherà moltissimo.