Evviva
don Milani
Riportiamo un pezzo scritto su "Liberazione"
del 22 maggio da Pietro Sansonetti sulla figura del priore di Barbiana, morto
nel 1967. Speriamo che la lettura stimoli a ulteriori approfondimenti . Reds
- Maggio 2007
Di Barbiana, Milani è
stato per molti anni il priore, ed è stato anche il fondatore di una
scuola per ragazzi poveri che ha avuto un ruolo fondamentale, negli anni 60,
nella formazione di un'intera generazione di sinistra, e nel definire la cultura
e il sapere sia come oggetti fondamentali della "lotta di classe",
sia come pilastri per la costruzione di una società democratica e libera.
Con i suoi ragazzi, nella baracchetta di Barbiana adibita a scuola, Milani scrisse
un lungo documento, che diventò un libro dal titolo famosissimo ("Lettera
a una professoressa") nel quale si smomtava pezzo a pezzo la scuola italiana,
se ne mostrava il carattere di classe, il compito di controllo sociale, il suo
essere uno strumento di discriminazione nella formazione della classe dirigente.
L'insegnamento di Milani, parroco di campagna e grande intellettuale moderno,
è stato decisivo nel connettere alcuni profondi e forti valori cristiani
con le grandi lotte politiche di quegli anni e con la ribellione che sconvolse
l'intera generazione del 68 nel giugno che precedeva il mitico maggio francese,
ma il suo pensiero è stato fondativo per una parte molto, molto significativa
del 68 italiano, e per tutto il patrimonio ideale e politico che quella parte
del 68 ha lasciato nella società e nella cultura italiana nei decenni
successivi fino a oggi.
Milani ci ha trasmesso tre idee fondamentali.
Della prima abbiamo già accennato: la critica alla scuola e al sapere
di classe.
La seconda è la critica all'obbedienza e alla gerarchia, simboleggiate
in primo luogo dal militarismo e dalla vocazione alla guerra.
La terza, frutto delle prime due, è la ricerca dell'uguaglianza come
principio essenziale per il funzionamento delle relazioni umane, e come fondamento
di ogni etica pubblica, cristiana o laica.
Quarant'anni dopo la sua morte cosa è rimasto di don Milani? E quanto
è attuale Milani?
Possiamo dire che è rimasto vivo e forte il suo "spettro".
e che questo spettro fa ancora paura. Nella cultura perbene - quella che prevale
largamente nei mass media, nelle tv, nei partiti politici di destra, di centro
e anche in settori vastissimi del centrosinistra - le idee di Milani non hanno
più neppure diritto di cittadinanza.
Vengono maledette, considerate il male assoluto, la malattia da estirpare.
La cultura dominante critica il sistema scolastico perchè non è
abbastanza selettivo, e perchè non è funzionale all'impresa, al
profitto, alla selezione.
Chiede una società che esalti la gerarchia, la legalità e la subordinazione,
in contrapposizione con la disobbedienza.
Offre come valori assoluti la concorrenza e il merito, in alternativa all'uguaglianza,
che viene indicata come una degenerazione della società e dello stato
deboli.
O ci arrendiamo, e trattiamo la resa con Berlusconi e Padoa Schioppa. Ipotesi
attualmente maggioritaria nel centrosinistra. Oppure non ci resta che partire
da li, dalle colline di Barbiana, dalle idee di don Lorenzo.