E se Dio rifiutasse la religione?
Un interessante piccolo saggio sulla questione religiosa. Liberarsi dalla religione per avvicinarsi di più all'uomo e per recuperare il rapporto con Dio dentro la comunità umana liberata (di Giuseppe Castellese - liberamente "tagliato" da Duilio Felletti). Reds - Luglio 2010



Il termine “religione” è assunto sempre nella sua accezione negativa e viene opposto a “spiritualità”. Lo specifico della spiritualità è che essa nasce da Dio (come onda d’amore che sostiene in vita l’universo), viene accolta dagli uomini e li spinge verso gli altri uomini (l’altro). La religione, invece, nasce dagli uomini (diretta verso Dio) come desiderio (quasi strumento) di attirarsi da Dio benevolenza, favori, grazie, perdono.
E, dunque, difficilmente l’uomo “spirituale” è “religioso” (le persone pie) e viceversa.
Nella spiritualità conta ciò che Dio fa per l’uomo e la spiritualità nasce dal desiderio di pienezza che ogni uomo, creato a immagine di Dio, ha dentro di sé.

Nella religione ciò che è sacro è un “libro”, nella spiritualità sacro è l’uomo.
Proprio il dominio del “libro” e cioè l’esclusiva della “verità rivelata” come “legge divina” fa si che la religione si costituisca come strumento-segno di discriminazione: peccatori e santi; chi merita il premio e chi il castigo. Le religioni, pertanto, foriere di violenza si autoreferenziano come portatrici di pace: il “satana” sta sempre dall’altra parte (altre religioni, filosofie, altri sistemi di potere)… «ma la storia insegna che in nome della religione sono state commesse le più grandi carneficine (Messico: Maya e Atzechi da convertire)… mai si ammazza con tanto gusto di quando lo si fa in nome di Dio.

Detto questo, va osservato come Gesù, sempre, si viene a trovare in rapporto conflittuale con tutto quanto riguarda la religione; egli, peraltro, non è venuto a “fondarne” una nuova ma ad inaugurare un nuovo rapporto con Dio basato non sull’osservanza di una “legge” (il testo sacro) ma sulla comunicazione del suo amore, del suo spirito a tutti gli uomini, nessuno escluso e indipendentemente dal suo comportamento.

Parlando della religione ebraica dell’epoca, questa veniva utilizzata al solo scopo di dominare le persone… convincerle di “peccato” per ridurre la vita a un piagnisteo; “feceva rincretinire” l’uomo, anzi non lo voleva “adulto”, non tollerava che qui sulla terra “il figlio dell’uomo” potesse crescere tanto da essere “immagine e somiglianza di Dio”. L’uomo lo si voleva “infantile” al solo scopo di lasciarlo “dipendente” dall’autorità cui doveva rivolgersi per sapere come comportarsi; non doveva ragionare con la propria testa ma subire la “mediazione” degli scribi, casta che sola era interprete assoluto (del Libro), quindi vero “magistero infallibile” di quel tempo.

Questo per dire che la religione spesso abusa della “distanza” da Dio inculcata nell’uomo comune, del senso di indegnità e colpevolezza, e assume la “legge” come “valore in sé” (più importante del bene dell’uomo) e unico modo di restare in sintonia con Dio: in tal modo si “finge” di onorare Dio, ma di fatto “disonorando” l’uomo e “deturpando” il volto di Dio: un dio divenuto esigente, giudice che condanna senza appello, che invia la sofferenza a punizione e, addirittura, ne gode. E dunque la gerarchia religiosa, per la difesa di propri interessi e privilegi, si è inserita/invischiata, lei, in un sistema di peccato che è l’unico che non verrà perdonato.


Man mano che si procede nella lettura del testo evangelico, l’argomentare si fa più stringente:
> Gesù non è un riformatore delle istituzioni, del sacerdozio o della legge, poiché egli è venuto ad eliminarle tutte… queste cose;
> egli, l’uomo Dio (il Figlio dell’uomo) supera la legge e la religione che, come struttura di potere, non è più mezzo di comunicazione con Dio ma, come tale, rende impossibile il rapporto con Dio, visto in termini di obbedienza.
Perché Gesù non chiede obbedienza?
Perché l’obbedienza presuppone “distanza” (tra chi comanda e chi obbedisce): il nuovo rapporto con Dio secondo Gesù, nasce dall’assomiglianza (fatti a immagine): nella nuova alleanza il credente è chi assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo.
> Gesù che abolisce il sabato e discredita la religione e la legge, per i farisei merita la morte.

Perciò così lo interrogano la prima volta:
“Maestro qual è il comandamento più importante?” Cè qui l’ipocrisia tipica del mondo clericale, delle persone pie. Questi che interrogano Gesù come docili pecorelle belanti, conoscono la risposta. E dunque lo fanno al solo scopo di incastrare Gesù, dimostrare la sua “bestemmia”: egli ha osato ignorare la legge più importante, la legge del sabato (il riposo di Dio) la cui trasgressione equivaleva a trasgredire tutta quanta la legge.
Gesù risponde: non ci sono comandamenti importanti! Il nuovo, unico comandamento è basato sulla pratica dell’Amore. E il sabato che agli inizi serviva ad avvicinare l’uomo a Dio (“elevava l’uomo, gli faceva ricordare la sua condizione divina”), nel tempo era diventato una trappola, una oppressione burocratica: proibito fare 39 lavori suddistinti in 1521, ad es. accendere il fuoco, spostare un oggetto, scrivere due lettere dell’alfabeto…

L’ulteriore scorrimento del testo evangelico ci riporta ancora una volta a sequenze vividamente drammatiche: Gesù si reca nella “loro” sinagoga (si direbbe oggi nel “loro covo”) e non per pregare o compiervi atti di culto ma per “insegnare”. Che cosa? esattamente il contrario di quello che normalmente vi si insegnava. Se questo fa Gesù tutte le volte in cui sale al tempio, ciò vuol dire che i luoghi religiosi sono i più pericolosi per l’Uomo Dio.

Nella sinagoga, la sorpresa: un uomo con la mano inaridita. “Un uomo”, quindi qui è l’anonimo rappresentativo di una categoria, in questo caso rappresentativo di tutto il popolo di Israele. Ci si vuole dire qui che la partecipazione alla vita del tempio inaridisce le persone: “le persone religiose hanno prosciugato tutta la loro energia offrendola a Dio (Dio non chiede ma si offre); tutta la loro tensione è nei confronti di Dio perciò hanno inaridito la vita”. Viceversa l’uomo cresce nella misura in cui si dona agli altri.
Ed ecco riformulata mellifluamente la domanda: è permesso curare di sabato? Dietro l’apparente cortesia, affabilità delle persone religiose (è terribile!) ci sono sempre sentimenti di morte: qui nessuno vuole apprendere; è sempre un trabocchetto per accusare Gesù.
Per costoro (anche per i farisei clonati dei nostri tempi) la legge viene prima di tutto. Se l’osservanza della legge ti fa soffrire? Ebbene soffri… semmai la sofferenza la offri a Dio!
Quante volte chiedendo aiuto…ad anime pie, ti sei sentito ricacciare nella fogna magari con un… dirò per te una preghiera! Già: il loro rapporto è con il Signore; magari pregano per le persone, ma non muovono un dito! E ciò con piena soddisfazione: la legge va osservata e quando sembri che qualcuno vi sfugga, allora… il sadismo: si, quello può sfuggire alla giustizia degli uomini! Ma prima o poi (è un ringhio di soddisfazione!) arriverà la giusta punizione di Dio!
Ma ancora una volta Gesù sa cogliere nel segno: le persone devote, molto religiose, spesso sono anche interessate al denaro, sono avide. Ebbene proprio per costoro, dinanzi all’interesse, non c’è legge che tenga! Gesù lo sa e da qui la domanda: “quale uomo tra voi, quando una pecora gli cade di sabato in un fosso, non l’afferra e non la solleva? Ora quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene di sabato”. Gesù con questa affermazione allarga l’orizzonte: di sabato non solo è permesso guarire, ma è lecito fare il bene: il bene dell’uomo è più importante dell’osservanza dei precetti divini. Quando c’è conflitto tra l’osservanza di un comandamento (fosse pure il più importante) e il bene dell’uomo, Gesù non ha esitazioni: il bene dell’uomo è più importante del bene di Dio perché se si fa il bene dell’uomo questo è sempre il bene di Dio; non sempre se si fa il bene di Dio, questo coincide con il bene dell’uomo.
Gesù passa subito all’azione: “stendi la mano”. La trasgressione è evidente, ma Gesù si cura poco del pericolo per sé; indica la via: il bene dell’uomo a costo della propria vita!
Allora quegli stese la mano che “ritornò” sana! Toh! non era nato con la mano arida! Era stata la frequenza della sinagoga e quindi… “alla larga dai luoghi di culto! Inaridiscono le persone, succhiano energia, vita. La vita scorre al di fuori degli spazi cosiddetti sacri!”.


Per sottolineare che Gesù non si muove nell’ambito delle ancor moderne attività di stregoneria (santoni, maghi, fattucchiere, cartomanti, esorcisti) serve chiarire che nei Vangeli:
> cieco non è tanto chi non vede ma colui che non “vuol vedere”; e così muto è chi non vuole parlare: alla base di queste situazioni c’è sempre la mancanza di libertà di individui (talvolta vi si raffigura l’intero popolo ebraico, talaltra gli stessi discepoli) in quanto prigionieri di “pregiudizi ideologici”, di legami di casta, di condizionamenti socio-politici.
> i demoni non hanno niente di supernaturale e soprattutto non sono esseri spirituali: sono invece personaggi (talvolta anche benevoli o capricciosi e invadenti) della mitologia penetrati nella tradizione ebraica attraverso i contatti e le secolari contaminazioni con altri popoli. Così “demoni” sono diventati ad esempio centauri, sirene, arpie con le loro influenze benefiche o malefiche; e lo sono “demoni”sia l’insolazione, che la cecità o la sordità, cioè tutte le sofferenze di cui, a quell’epoca, non si riusciva a dare una spiegazione plausibile.
> “satana”, termine ebraico che significa “avversario”, in greco diventa “diavolo”: per tal motivo quando ci si vuole riferire al popolo ebraico veniva usato il termine “satana”, viceversa il termine “diavolo” per i pagani. Per l’esattezza poi “satana” (peraltro personcina per bene!) era stato “l’ispettore della corte di Dio” derivato dal vigilissimo funzionario dell’imperatore persiano, chiamato “occhio di Dio” (l’ispettore): questi girava per le province imperiali e segnalava le deviazioni ma anche i meriti dei governatori: quindi satana proponeva punizioni o premi. Nella bibbia “satana”, l’ispettore di Dio, lo incontriamo nel libro di Giobbe: è lui che propone di sottoporre Giobbe alle prove.

L’ultima annotazione a proposito è che mai nella Bibbia si confondono satana con i demoni; né mai si parla di persone possedute dal diavolo. Ci sono come abbiamo visto gli indemoniati che Gesù rende liberi (pienezza di vita) con la potenza del suo Messaggio. Ma se satana o diavolo non si configurano come “esseri spirituali” Gesù lungo il suo cammino ha modo di attribuire il titolo a due persone in carne ed ossa, i due discepoli Pietro e Giuda i quali, animati dall’ambizione del potere, ostacolano l’attività di Gesù.

Ora, entrando nel vivo del tema proposto, ci viene dato di osservare che ogni qual volta Gesù (con la potenza del suo Amore senza limiti e verso tutti) libera, allora saltano fuori i farisei. Costoro, gelosi del loro potere sul popolo, non tollerano le azioni di liberazione del Signore. E subito rivelano la loro natura: non potendo negare l’evidenza né limitarsi a sottolineare che il bene dell’uomo è stato compiuto con violazione del sabato (il bene che fa Gesù per loro è, dunque, “illegale”!) i farisei insinuano con la perfidia tipica delle persone religiose: “attenti che questo scaccia i demoni mediante Belzebù, capo dei demoni”.

I farisei sono all’ultima spiaggia: avevano tentato di persuadere (Vangelo di Giovanni) il cieco nato che sarebbe stato “meglio per lui restare cieco” piuttosto che essere guarito di sabato e per giunta da uno che “commette peccato”! ma la gente capisce che tra la verità teologica e l’esperienza dell’individuo è più importante l’esperienza: “io non capisco niente di teologia; quel che so è che prima non ci vedevo ed ora ci vedo!” Tutte le volte in cui c’è conflitto tra la legge di Dio (la verità teologica, l’insegnamento religioso) e la propria realtà è più importante la realtà: il benessere della persona è più importante della verità teologica.

E dunque i farisei avevano tirato in ballo Belzebù. Ma perché proprio lui?
Ed ecco ancora la perfidia delle persone di religione: in quei tempi i demoni erano parecchi, uno di questi abitava a Nord, nella terra dei Filistei, ed era “demonio delle guarigioni”. Il suo nome Baal-zebub, significava signore delle mosche. Questi, dunque, in quanto comandava le mosche, aveva il potere di liberare dalle infezioni che le mosche (della cacca) potevano portare! Anche se si trattava di un idolo straniero, dalla Palestina si andava in pellegrinaggio (perfino un re di Israele) a chiedere la grazia della guarigione. Ma i farisei, quando videro il pericoloso flusso di pellegrinaggi, trovarono opportuno trasformare il nome del demonio: questo da belzebub, diventò “belzebul”, cioè signore del letame: mentre il signore delle mosche poteva difendere dalle malattie, il signore del letame le poteva solo attaccare.
Ed ecco la malizia “aggiornata” dei farisei: attenti! attenti a quest’uomo così fascinoso che vi sta liberando!... lo fa per infettarvi ancora di più e in maniera irrimediabile in accordo con il signore del letame! Ma Gesù, conosciuti i loro pensieri, li tratta da cretini contestando la loro mala fede.
E intanto l’annuncio: se Gesù mediante lo Spirito scaccia i demoni (lo Spirito è l’amore di Dio), ciò significa che “è giunto tra voi il Regno di Dio”. E poi per far capire che la logica dei farisei è sbagliata: “come potrebbe uno entrare nella casa del “forte” e rapirgli i suoi beni se prima non lo abbia legato?” Ecco ora la tattica suggerita da Gesù (tattica da adottarsi dal credente): il regno del maligno non si sgretola per una lotta intestina tra i demoni, ma solo perché si è manifestato colui che è più forte del satana, cioè Dio. Più forte del satana è il Dio che si manifesta in Gesù. E Gesù non va ad occupare la casa del “forte”, ma lega il forte per togliergli i suoi beni cioè le persone prigioniere di questo mondo ideologico che impedisce di accogliere il messaggio.
Gesù chiede collaborazione per legare il satana ma sarà lui ad essere legato da parte del sinedrio. Le autorità religiose, anziché collaborare con Gesù per legare il satana, saranno loro stessi gli “agenti del satana”.

Dunque le persone rivestite di potere Gesù le denuncia come collaboratori del diavolo: proprio quelli che dovevano comunicare al popolo la volontà di Dio, sono i nemici di Dio. “Chi non è con me è contro di me”: Gesù prende perciò le distanze dall’Istituzione; “chi non raccoglie con me, disperde”. A questo punto la neutralità non è possibile: o si è con Gesù a favore degli uomini, o si è col sinedrio a favore del potere. Ed ecco il monito: “perciò io dico a voi (ai farisei, ai capi, quindi non alla comunità cristiana): qualunque peccato, qualunque bestemmia sarà perdonata, ma la bestemmia contro lo Spirito santo non sarà perdonata.
I farisei profondi conoscitori della Sacra scrittura non possono non sapere che l’azione di Gesù proviene da Dio: soltanto Dio ha il potere di liberare; ma quelli se ciò ammettessero vedrebbero cadere tutto il loro potere. Essi allora, pur di mantenere il proprio prestigio, arrivano a dire che “il bene” che Gesù compie “è male”: questo è il peccato contro lo Spirito.
Gesù chiarisce ulteriormente: qualsiasi calunnia, peccato contro il Figlio dell’uomo (considerato matto, eretico, bestemmiatore, ubriacone, mangione) sarà perdonato, ma chi avrà parlato contro lo Spirito Santo non gli sarà perdonato né in questo tempo né in quello futuro: è il peccato delle autorità religiose! Per mantenere la loro autorità non possono ammettere di aver sbagliato.

I detentori del potere sanno che una legge è ingiusta, ma non lo diranno mai; si continua a far soffrire la gente pur di mantenere intatto il proprio prestigio e il proprio dominio. Questo peccato contro lo Spirito santo non verrà perdonato non perché Dio non perdona ma perché mai chiederanno perdono a colui che ha portato il perdono e la salvezza, anzi dicono che è un bestemmiatore.
I farisei di fatto, erano terrorizzati da Gesù il quale ogni volta che ne ha visto uno l’ha massacrato: razza di vipere, santoni portatori di morte, “come potete dire cose buone essendo maligni”?! Restituiva così loro l’attributo di “diavoli”: quelli che impongono le leggi e questi santoni che lo servono (il diavolo) sono diavoli! Attenti! Sono loro che vi comunicano la morte: alla larga, dunque, dalle persone pie, religiose, che dietro l’apparenza di pietà, sono sepolcri imbiancati, pieni di marciume e ti contaminano. Quindi tenetevi a distanza di sicurezza dalle persone religiose perché avvicinarsi, significa essere infettati.


Gesù arrestato, lo condussero dal Sommo Sacerdote.
Il sommo sacerdote veniva considerato la persona più vicina a Dio e ciò anche a causa dell’abbigliamento! Per la verità era un carnevale, ma chi vive nella religione (anche oggi!) non se ne accorge: gli uomini si vestono da donne, tutti con le sottane! E ciò perché anche la sessualità deve essere qualcosa di indefinito. … paramenti preziosi, dai colori sgargianti, ma soprattutto in testa… le corna, un copricapo con le corna segno di potenza! Le persone di autorità portano tutti il copricapo che li innalza sopra gli altri, li fa di statura superiore. Dunque il sommo sacerdote, con grosso diadema e pietre preziose splendenti sul capo appariva una potenza! Il rappresentante di Dio in terra.

Ma chi era la persona? Kaifa era il soprannome (lo spietato o l’inquisitore), ma in nessun vangelo figura il nome quasi che il sommo sacerdote una volta entrato nel ruolo si spersonalizzasse. Poi, a parte il caso Gesù, di Kaifa si dice fosse “buon servitore” dei romani i quali lo manterranno al potere per ben 18 anni: aveva saputo raggiungere il compromesso tra religione e potere civile (l’effetto narcotico della religione): teneva buona la gente e soprattutto alimentava Pilato.

Gesù arrestato, viene portato in casa del sommo sacerdote: qui, dopo un parapiglia vorticoso, sono già riuniti gli scribi (quelli che dal primo incontro con Gesù avevano deciso che doveva essere ammazzato) e gli anziani, cioè i componenti del sinedrio, massimo organo giudiziario di Israele. L’intenzione appare chiara: non vogliono fare un processo regolare, ma (sommo sacerdote e tutto il sinedrio) trovare l’accusa per ammazzarlo. Quelli che presentano la legge di Dio al popolo, sono difensori della legge soltanto quando è loro utile; quando non entra nei loro interessi sono pronti ad abbandonarla. E quindi… cercavano qualche falsa testimonianza!
Alla fine, di falsi testimoni, ne trovano due: costui ha detto posso distruggere il santuario di Dio e ricostruirlo in tre giorni. Non era così! Gesù aveva detto… “di questo che voi vedete, non resterà pietra su pietra”
Alzatosi il sommo sacerdote: “non rispondi nulla?” Che cosa testimoniano costoro contro di te? È terribile: sanno di aver trovato persone che testimoniano il falso e il sommo sacerdote che sa chiede a Gesù di discolparsi. Gesù tace, non accetta questo confronto. Allora il sommo sacerdote esplode: “ti scongiuro!” In greco “esorcizzo”, cioè lo considera un indemoniato che ha bisogno di liberarsi da questo suo indemoniamento.
“Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Cristo, il figlio di Dio”. Ancora le sequenze della consueta trappola: alla gente annunciavano di aspettare la venuta del Cristo il messia, ma speravano proprio che non venisse. Quando nel deserto era apparso un tipo strano un certo Giovanni, dal tempio erano andati subito i sacerdoti con i poliziotti per chiedere: sei tu il messia? E se quello rispondeva si lo eliminavano. Perché? tra la gente che mal sopportava i soprusi, si era diffusa la convinzione che il messia avrebbe fatto piazza pulita di sommi sacerdoti. E quindi adesso se alla domanda sei tu il Cristo qualcuno risponde si, lo si fa fuori subito.

Ulteriore precisazione: qui figlio di Dio non implica la divinità: figlio di Dio equivaleva a protetto da Dio. E per definizione c’erano diversi “Figli di Dio”: gli angeli, i re, i giusti. Quindi il sommo sacerdote, facendo la domanda, non arriva a pensare che Gesù possa essere il Figlio di Dio, cioè avere condizione divina.
Gesù, come a Giuda (il primo traditore), risponde: ”tu l’hai detto”. Giuda tradisce Gesù; il sommo sacerdote tradisce il suo Dio. Il sommo sacerdote pur di non riconoscere in Gesù il Signore, si rivolgerà con questo termine a Pilato: pur di mantenere il potere, accettano di essere dominati dallo straniero; non accettano un Dio liberatore perché avrebbero dovuto liberare!
“Tu l’hai detto, anzi io vi dico, vedrete (sta parlando al Sinedrio) il figlio dell’uomo”…. Ecco: l’odio della religione non era per Gesù, non era per il Cristo, era per il figlio dell’uomo, il modello di umanità creato da Dio che si è realizzato per la prima volta in Gesù: un uomo che, raggiunta la pienezza dell’umanità, entra nella condizione divina; questa non sarà una possibilità esclusiva di Gesù ma si estende a tutti: l’uomo che si comporta come Dio. Ma se l’uomo si comporta come Dio, ecco che la religione non ha più una funzione. Quindi l’odio dell’autorità è contro il figlio dell’uomo: “vedrete il figlio dell’uomo (e Gesù per il sommo sacerdote bestemmia) seduto “alla destra della potenza” (Salmo 110)
Ma Gesù risponde oltre l’aspettativa: egli non è il figlio di Dio nel senso di protetto da Dio, egli è Dio. Gesù rivendica la pienezza della condizione divina e dicendo che è “alla destra”, sta denunciando le false potenze cioè i poteri (il faraone, l’imperatore) che a quel tempo assumevano connotazione divina (il potere per essere tale deve avere Dio dalla propria parte).

Ebbene con l’annunzio di Gesù, l’unica potenza è nei cieli e tutte le altre potenze cominceranno a crollare ma, beninteso, non con la violenza: Gesù non ha invitato alla lotta ma allo splendore della vita; la luce splende tra le tenebre. La comunità cristiana nella misura in cui si alimenta di Gesù e fa splendere la luce del suo messaggio, provoca l’eclisse delle false divinità.
“Avete sentito? Ha bestemmiato” il sommo sacerdote, come prescritto, si stracciò le vesti: la prima e l’ultima volta che Gesù si incontra con le autorità religiose, queste affermano: ha bestemmiato. L’idea che l’uomo possa avere condizioni divine, è “la bestemmia” da sradicare con la morte.
Ma intendiamoci: il Dio di Gesù non è il Dio delle religioni. In queste Dio è sempre disgustato dell’umanità: sono tutti peccatori, sono tutti impuri, sporcaccioni; e vi vediamo un Dio sempre scontento dell’uomo. Il Dio di Gesù è “innamorato” degli uomini; talmente innamorato che vuole regalare loro la sua stessa condizione. Il progetto di Dio sugli uomini è che l’uomo diventi Dio. Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventi Dio.
Ed ecco la scena disgustosa orchestrata dalla crema, dalla noblesse di Israele: il sinedrio, i senatori… “Allora gli sputarono in faccia, e lo schiaffeggiavano, e altri lo bastonava”: hanno perso ogni ritegno, è l’odio della religione contro Gesù.
Nella loro perfidia, da tempo, i sommi sacerdoti hanno deciso di ammazzarlo; ma quale morte? La lapidazione, secondo il loro diritto? se lo consegnavi ai romani, era la decapitazione. No: per Gesù ci vuole una morte esemplare; una morte che convinca tutto il popolo che Gesù non può provenire da Dio, quindi occorre la morte riservata ai maledetti da Dio: la croce. Come poteva pretendere di essere figlio di Dio? Ma che razza di Messia era questo? E avrebbero detto: lo vedete che fine ha fatto?
Dunque Gesù non è morto perché era volontà di Dio, ma perché era interesse del sommo sacerdote.