PPR/GUCCI: UNA CAMPAGNA INTERNAZIONALE CONTRO IL GIGANTE DEL LUSSO
SONO DONNE 7 LAVORATRICI SU 10, LAVORANO IN CONDIZIONI DRAMMATICHE NEGLI USA COME IN ASIA, CHI LO HA DENUNCIATO RISCHIA IL LICENZIAMENTO


ottobre 2002, Dalla Clean Clothes Campaign, a cura di Ersilia Monti


Il gruppo francese Pinault-Printemps-Redoute è un colosso della distribuzione specializzato nella vendita di articoli di lusso. Possiede lecase d'alta moda Gucci e Yves Saint Laurent, le catene di distribuzione Le Printemps, La Redoute, FNAC (multimediale e libri), Conforama (arredamento) e svariate partecipazioni nel settore dell'informazione e dei servizi finanziari. Nel 2001 ha realizzato vendite per 27 miliardi di euro triplicando gli utili nell'arco degli ultimi 4 anni. Il suo amministratore delegato, Serge Weinberg, guadagna la bellezza di 2 milioni di euro all'anno. Non è invece un campione di libertà sindacale e di giustizia retributiva, anzi. Secondo il segretario della federazione internazionale dei lavoratori del tessile-abbigliamento Neil Kearney, PPR è la società più arretrata in fatto di responsabilità sociale nei paesi Ocse al punto che nel luglio scorso le federazioni sindacali statunitensi AFL-CIO e UNITE congiuntamente alle federazioni francesi CFDT, CGT, FO (PPR ha sede in Francia), e all'olandese FNV (Gucci ha sede in Olanda) hanno presentato un esposto nei rispettivi paesi ai Punti di contatto nazionali previsti dalle linee guida Ocse sulle multinazionali nel tentativo di dare il massimo della pubblicità possibile al comportamento antisindacale perpetrato dalla consociata americana Brylane, specializzata in vendite per corrispondenza, nelle sue due sedi dell'Indiana negli USA. Il caso ha origine dalle intimidazioni messe in atto dall'azienda, spalleggiata dalla casa madre, per impedire ai dipendenti di costituirsi in sindacato (creazione di un comitato
di lavoratori contro il sindacato, distribuzione di materiale antisindacale, minacce e licenziamenti di iscritti a Unite). La forza lavoro della Brylane è costituita per il 70 per cento da donne ed è per metà di origine afroamericana o ispanica, di cui un terzo di recente immigrazione. La speranza di chi si iscrive al sindacato è poter negoziare un contratto di lavoro che innalzi i salari oltre il livello di sussistenza e riduca il rischio di malattie professionali, causate dalla ripetitività dei movimenti, che alla Brylane hanno un'incidenza 18 volte superiore alla media del settore. Questo per quel che concerne gli Stati Uniti, ma le accuse riguardano anche la catena della subfornitura oltreoceano. I lavoratori che cuciono capi d'abbigliamento per conto di PPR guadagnano nelle Filippine meno del salario minimo legale e vivono in baracche di legno; a Tirupur, in India, lavorano 13 ore al giorno per 6 giorni alla settimana per una paga pari a un quinto di quello che sarebbe necessario per mantenere le famiglie; a Bandung, in Indonesia, crollano esausti alla macchina da cucire per mancanza di sonno. In seguito alle denunce lanciate intorno a questi casi da un centro di ricerca francese sul comportamento sociale delle imprese, si è formato un coordinamento internazionale di sindacati e gruppi di base che ha chiesto a PPR di porre rimedio agli abusi scoperti. La risposta della multinazionale è stata il taglio delle commesse onde evitare i rischi di una pubblicità negativa. Esattamente il contrario di quello che le era stato chiesto. In questo modo a pagare sono i lavoratori che hanno avuto il coraggio di raccontare la loro dolorosa storia. Sono in preparazione per la fine di ottobre mobilitazioni locali coordinate a livello internazionale.

Scriviamo a PPR un messaggio di protesta. Dal sito di AFL-CIO:
www.unionvoice.org//campaign/brylaneppr
potete inviare direttamente una mail digitando nella stringa 'add a subject line':
Labor rights abuses at PPR's
factories o qualsiasi altro oggetto riteniate appropriato e inserendo i
vostri dati personali (se non volete ricevere altre comunicazioni da AFL-CIO
annullate il segno di spunta dal riquadro 'Join the working families
e-activists network for occasional alerts'. Oppure copiate e spedite per
email il testo che segue (nell'oggetto della mail scrivete: Labor rights
abuses at PPR's factories)

(in estrema sintesi in italiano il testo da inviare: mi preoccupa l'atteggiamento adottato da Pinault-Printemps-Redoute in risposta alle denunce per attività antisindacale e violazione dei diritti dei lavoratori. A Brylane è in atto una campagna intimidatoria al fine di impedire l'esercizio delle libertà sindacali, nelle Filippine e in India PPR ha tolto le commesse anziché impegnarsi nella risoluzione dei problemi denunciati.
Vi chiediamo di porre rimedio agli abusi accertati, fornire i nominativi di tutti i vostri fornitori, cessare le azioni antisindacali alla Brylane e riconoscere il diritto dei lavoratori a organizzarsi, aprire un tavolo negoziale con le organizzazioni sindacali e le associazioni per definire un accordo valido per tutto il gruppo sulla base delle convenzioni fondamentali
dell'OIL).

Chairman of Pinault-Printemps-Redoute
Serge Weinberg (sweinberg@pprgroup.com)

VP Human Resources PPR Group
Francois Potier (fpotier@pprgroup.com)

Dear Sirs,

I am concerned by Pinault-Printemps-Redoute's (PPR) reaction to reports of
illegal and abusive conditions at its operations and supplier factories
around the world. In facilities where PPR goods are manufactured, sold or
distributed workers are being punished for speaking out about their
treatment and conditions.

At the Brylane distribution center in Indianapolis workers are subject to a
campaign of harassment and intimidation aimed at preventing them from
exercising their freedom to choose a union. In the Philippines and India
where sweatshop conditions have been reported at PPR suppliers, rather than
trying to ensure that its supplier firms have safe, legal and fair working
conditions, PPR has cut off orders from its suppliers - jeopardizing workers
who spoke the truth about their conditions.

Whether at its Brylane distribution center in Indianapolis, FNAC stores in
Spain and France or at PPR suppliers in the Philippines, Thailand, Indonesia
and India, PPR has a responsibility to ensure that its goods are produced
and handled under legal and ethical conditions.

At PPR operations and supplier firms in the United States, Europe and Asia,
when workers try to exercise rights to freedom of association and collective
bargaining, or speak out about unsafe and abusive working conditions, their
rights and livelihood need to be protected, not attacked.

I urge you to seek immediate solutions to the problems at Brylane and PPR's
operations and supplier firms. I ask that you:

Correct labor rights violations at the PPR supplier firms that have been
reported, and, in order to ensure transparency, disclose the locations of
all other PPR supplier factories. Other apparel retailers have already
publicly disclosed the names and addresses of factory suppliers. PPR must
seek remediation for workers at supplier factories - and not cut off orders
or shift operations.

End the anti-union campaign at PPR's Brylane subsidiary and respect the
expressed will of a majority of Brylane employees to choose union
representation. The freedom to join a union is recognized internationally
as a fundamental human right.

Immediately engage in good faith dialogue with trade unions and labor rights
advocates to develop a company-wide policy covering all workers producing
goods or services for the company, which is based on the Declaration of
Fundamental Principles and Rights at Work by the International Labor
Organization (ILO).

(nome, cognome, paese, eventuale organizzazione di appartenenza)