IN INDONESIA SCIOPERARE NON SARA' PIU' UN DIRITTO: SCRIVIAMO A NIKE E ALLE RAPPRESENTANTI DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI
STA PER ESSERE CANCELATO ANCHE IL DIRITTO ALL'ASTENSIONE DAL LAVORO RETRIBUITA PER MATERNITA'


ottobre 2002, Dalla Clean Clothes Campaign, a cura di Ersilia Monti

Continuano in Indonesia le manifestazioni di protesta contro l'ipotesi di riforma della legge del lavoro che minaccia di cancellare i diritti faticosamente conquistati dai lavoratori indonesiani negli anni del dopo Suharto. Il parlamento offre un tavolo di dialogo fra le parti ma non convince i sindacati. Intanto Nike si prepara a lasciare senza lavoro 7 mila persone.

Incollate e spedite per email un messaggio di protesta a Nike e un messaggio di solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori indonesiani

LA PROPOSTA DI LEGGE, IL COMPORTAMENTO DI NIKE

Se entrerà in vigore, la nuova legge estenderà il ricorso al lavoro precario e ridurrà il salario degli apprendisti, esenterà il governo dall'obbligo di mediare nelle controversie fra lavoratori e imprenditori, cancellerà il diritto di sciopero che diventerà un reato punibile con pene detentive fino a 6 mesi e multe da 10 a 50 milioni di rupie (pari a 1100-5600 euro), ridurrà i problemi del lavoro a 'problemi di organizzazione industriale' ignorandone le implicazioni più vaste, cioè il legame con la politica del governo e le pressioni degli istituti finanziari internazionali, impedirà ai sindacati di difendere ilavoratori nelle sedi legali, elminerà diritti fondamentali delle lavoratrici come l'astensione dal lavoro retribuita per maternità o durante il ciclo mestruale. Per contrastare l'introduzione della proposta di legge si è costituito in Indonesia il Comitato contro l'oppressione dei lavoratori (KAPB) formato da venti fra sigle sindacali e organizzazioni democratiche che hanno dato vita a ripetute manifestazioni di protesta fra agosto e settembre, nel corso delle quali diversi lavoratori sono stati arrestati e due feriti da colpi di pistola sparati dalle forze dell'ordine.
Lunedi scorso il parlamento si e' detto disposto ad aprire un tavolo di dialogo fra le parti sociali per trovare un accordo sugli articoli più controversi della riforma, ma i sindacati chiedono che il provvedimento nel suo complesso venga cancellato in quanto lesivo degli interessi e dei diritti fondamentali dei lavoratori.
Intanto i 7 mila operai/operaie della PT Doson, fornitore monomarca di Nike, saranno lasciati a ottobre in mezzo a una strada dalla multinazionale americana che ha deciso di spostare le sue commesse altrove, presumibilmente in paesi politicamente più tranquilli e con livelli salariali più bassi, e si uniranno cosi' ai 40 milioni di indonesiani già senza lavoro. Nike si dice disposta a venire incontro ai lavoratori, molti dei quali iscritti al sindacato, pagando le spese mediche per un periodo di tempo non precisato e fornendo microcredito a chi voglia avviare piccole attività autonome, ma rifiuta di corrispondere l'indennità di licenziamento prevista dalla legge indonesiana che il titolare della fabbrica non e' in grado di versare. I lavoratori della PT Doson ci chiedono di inviare un messaggio a Nike per sollecitarla ad assumersi le sue responsabilità (vedi il testo più sotto).
Nel 1996, quando ancora il paese era sotto la dittatura di Suharto e non esistevano sindacati liberi, il 38% delle scarpe sportive di Nike proveniva dall'Indonesia. Negli anni del difficile passaggio alla democrazia e all'affermazione dei diritti sindacali che hanno portato anche a consistenti aumenti dei minimi salariali, la quota di produzione assegnata all'Indonesia è scesa al 30% e, secondo stime del Wall Street Journal, potrebbe toccare il 26% a ottobre quando saranno rescissi i rapporti commerciali con la PT Doson. Attualmente oltre la metà dell'intera produzione di scarpe sportive Nike proviene da paesi dove costituire sindacati democratici può comportare l'arresto o l'internamento in campi di lavoro forzato (Nike non ha ancora risposto alla domanda se intende trasferire le commesse della PT Doson a paesi come la Cina). E' immaginabile che Nike non resti un caso isolato: secondo le previstioni della camera di commercio coreana, riportate dal Wall
Street Journal del 9 settembre, i recenti aumenti dei minimi salariali avranno per conseguenza l'emigrazione di massa dall'Indonesia degli operatori sudcoreani.

SCRIVI A NIKE

(in estrema sintesi la traduzione del testo da inviare: apprendo che a ottobre 7 mila lavoratori della PT Doson, molti dei quali iscritti al sindacato, perderanno il lavoro a causa del taglio del vostre commesse. Esprimo disappunto per la vostra decisione, per il rifiuto di corrispondere le spettanze di legge, per non aver ancora reso noto se intendete trasferire
la produzione in paesi dove vigono minori diritti sindacali. Vi chiedo di ripensarci e comunque di garantire ai lavoratori ciòche spetta loro di diritto).

 

Maria Eitel,
Vice-President for Corporate Responsibility
Nike Inc.
Continuous.Improvement@nike.com
copia a: timc@sydney.caa.org.au

 

Dear Ms Eitel,

I am writing to bring your attention to the plight of workers at the PT
Doson factory in Indonesia. I understand that in October this year all 7,000
workers from the factory will lose their jobs as a result of Nikecutting its
orders to the factory. I understand that although Nike is willing to provide
some support for those workers, your company is not willing to take
responsibility for ensuring that they receive their full legal entitlements.
I also understand that Nike has so far not been willing to say whether this
decision will result in more of Nike's production moving to countries where
workers can be imprisoned or sent to forced labour camps for attempting to
assert their right to form independent, democratic unions.
In this context I am particularly disappointed that Nike is effectively
shutting down a factory where most of the workers are union members.
I urge your company to change its mind, and to continue placing orders at PT
Doson. If you do not do so, at the very least Nike should ensure that they
receive all their legal entitlements. Nike's decision to contract out all
its production should not be a means of escaping responsibility for
making sure that workers' legal rights are met, particularly in factories
where Nike is the only buyer.

Sincerely,
(nome, cognome, paese, eventuale organizzazione di appartenenza)

 

MANDIAMO UNA MAIL DI SOLIDARIETA'ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI

 

Katarina Puji Astuti
International secretary FNPBI
Jakarta Seletan
Email: dpp_fnpbi@telkom.net; katarina_fnpbi@yahoo.com

I want to express my strong solidarity with your struggle against the two
draft laws that would undermine hard-won labour rights of Indonesians, such
as the right to strike.

In solidarity
(nome, cognome, paese, eventuale organizzazione di appartenenza)