LAVORATORI DI CINQUE PAESI CITANO IN GIUDIZIO WAL-MART
GRAVI VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI NELLE FABBRICHE DI GIOCATTOLI E ABBIGLIAMENTO


Ottobre 2005, Fonte International Labor Rights Fund (www.laborrights.org), a cura della Campagna Abiti Puliti


Dipendenti di fornitori di giocattoli e abbigliamento per Wal-Mart di cinque diversi paesi (Bangladesh, Cina, Indonesia, Nicaragua e Swaziland) hanno citato in giudizio il 13 settembre la catena di distribuzione americana presso la corte dello stato della California a Los Angeles. L’accusano di essere venuta meno all’obbligo contrattuale di verifica del rispetto del suo codice di condotta in relazione alle condizioni di lavoro e di fornire informazioni mendaci al pubblico sul suo impegno in favore dei diritti umani e sindacali.
Le violazioni riguardano minimi salariali e straordinari non pagati, attività antisindacale, licenziamenti senza giusta causa, vessazioni e percosse. In Bangladesh si lavora chiusi a chiave in fabbrica o presi a calci nella pancia se si aspetta un bambino, in Cina non ci si può licenziare senza perdere le prime tre mensilità di stipendio trattenute arbitrariamente, in Indonesia e in Swaziland si è costretti a lavorare dalle 7 del mattino alle 11 di sera.
La tesi dello studio legale che difende gli interessi dei lavoratori di Wal-Mart, e che ha già rappresentato con successo alcuni fuoriusciti birmani che accusavano l’azienda petrolifera americana Unocal di aver impiegato lavoro forzato nella costruzione di un gasdotto in Birmania, è che avendo Wal-Mart incorporato il suo codice di condotta nei contratti commerciali ha creato un vincolo contrattuale a cui i dipendenti dei suoi fornitori, che ne sono i beneficiari diretti, possono appellarsi. Alla causa collettiva partecipano anche quattro dipendenti sindacalizzati di alcuni supermercati della California che sostengono di aver subito riduzioni salariali e previdenziali a causa della concorrenza sleale di Wal-Mart che garantisce prezzi bassi a scapito dei diritti dei lavoratori lungo la filiera.