PERSEPOLIS DI MARJANE
SATRAPI
IL
PRIMO ALBO A FUMETTI IRANIANO, SCRITTO E DISEGNATO DA UNA DONNA,
RACCONTA LA SUA STORIA DELL'IRAN CONTEMPORANEO. UN TESTO STRAORDINARIO
PER EFFICACIA COMUNICATIVA E PROFONDITA' DEI CONTENUTI
novembre 2002, recensione a cura di Iemanjà
Persepolis, di Marjane Satrapi
Ed. tascabiLIZARD, marzo 2002
Il fumetto ti cattura immediatamente con le sue immagini in bianco e nero, essenziali, il tratto nitido e molto femminile nelle linee e nel gioco di luce e ombra. Attraverso pochi segni dall'apparenza infantile, i volti dei personaggi rappresentano sentimenti ed emozioni decise, a volte crude e violente. E' il mondo filtrato attraverso gli occhi di una bambina di dieci anni, il ricordo autobiografico della disegnatrice-narratrice che rievoca la propria vicenda personale, a partire dal 1980, all'indomani della rivoluzione che aveva sconvolto la sua vita familiare, la sua scuola, il quartiere, la città.
La bambina scopre che suo nonno, ormai scomparso, era stato un principe, defraudato di ogni potere dallo scià, e che era stato anche un intellettuale comunista, più volte arrestato e detenuto in condizioni che gli avevano minato la salute. E che anche i suoi genitori, la nonna, lo zio e i loro amici, assidui frequentatori delle manifestazioni di resistenza all'integralismo dilagante, erano attivi oppositori del regime.
Comincia per lei un prematuro disperato studio dei testi della politica e della storia, per cercare di comprendere i discorsi dei grandi e i loro segreti. Ma ogni vera scoperta prende sostanza in realtà dal legame affettivo con le persone che intorno a lei, a dispetto dei pericoli e delle limitazioni imposte dal regime, sanno accompagnare i suoi slanci preadolescenziali alla scoperta entusiasta del mondo giovanile, e nella difficile costruzione di un'identità che valorizzi le radici e si apra al mondo.
Sullo sfondo della guerra contro l'Iraq, prigionieri politici rilasciati e nuovamente arrestati, bombardamenti, arruolamenti di bambini e massicce violazioni di diritti umani, la protagonista interrompe le sue gustosissime conversazioni con Dio e si tuffa nella mischia della contestazione giovanile mettendosi più volte nei guai. Fino a quando i genitori, dopo l'ennesima espulsione della figlia dalla scuola perché aveva apertamente contestato l'insegnante di religione, e preoccupati delle torture e delle esecuzioni che colpiscono giovanissime donne, decidono di inviarla a Vienna a studiare, al sicuro da un'amica. Con la scena drammatica di questa separazione che potrebbe essere definitiva e una battuta lapidaria, si conclude bruscamente il racconto.