DONNE E POVERTA' NELLA RUSSIA DI EL'CIN. L'ERA DELLA TRANSIZIONE LIBERALE
PRESENTAZIONE DEL SAGGIO DI CRISTINA CARPINELI SULLA DISCRIMINAZIONE DI GENERE NELLA RUSSIA DI OGGI E LA NASCITA DI NUOVI MOVIMENTI FEMMINILI



dicembre 2004,

Cristina Carpinelli, Donne e povertà nella Russia di El'cin. L'era della transizione liberale. Prefazione di Marina Piazza. Milano, Franco Angeli, 2004, pp. 251, Euro 20,5.

In Russia, gli uomini e le donne hanno nominalmente gli stessi diritti garantiti dalla nuova Costituzione del 1993. Ma, di fatto, le cose non stanno così. Anzi, le discriminazioni sono in forte aumento. Il divario retributivo tra i sessi, l'alto tasso di disoccupazione femminile, la totale assenza delle donne dai posti di potere, l'aumento della violenza in ambito domestico, la non corresponsione degli assegni di mantenimento in caso di divorzio e la mancanza di risorse e programmi per tutelare le donne incinte e i bambini, tutto ciò può essere considerato una vera violazione dei diritti delle donne russe. Una situazione che lo scioglimento dell'Unione sovietica, la trasformazione politica, ma soprattutto la transizione verso un'economia di mercato hanno contribuito ad esasperare.
Si era sempre pensato che gli ex paesi dell'Urss avessero rispettato tre dei principi basilari sui quali si fonda ogni vera democrazia: parità di diritti tra i sessi, partecipazione femminile alla forza lavoro e realizzazione di una rete di servizi tale da consentire alle donne di conciliare maternità e lavoro. Ma non sempre questi principi hanno trovato riscontro nella realtà. In più, le ex Repubbliche sovietiche segnano gravemente il passo per quanto riguarda lo sviluppo di movimenti autonomi delle donne. Solo nella Federazione russa, sono nate e cominciano ad avere un loro peso le Organizzazioni non governative (Ong) femminili. Gravi ritardi si sono registrati anche nel campo della ricerca. Fino allora nessuna di quelle ex Repubbliche aveva affrontato, studiato seriamente le tematiche femminili: poiché gli indicatori d'istruzione e d'occupazione delle donne erano molto più alti che in altri paesi, era comune credenza che le questioni di genere non meritassero particolare attenzione.
Il clima che si è creato nella Russia indipendente non solo è il risultato di un'economia claudicante, poiché anche la situazione legale ha giocato la sua parte. Non serve, infatti, inserire nella legislazione norme che proibiscono la discriminazione, senza istituire organi e meccanismi che ne curino la reale applicazione. Occorre un sistema legale tale da permettere di portare le violazioni davanti ad un tribunale. Sotto la pressione delle organizzazioni femminili è stato adottato un nuovo codice di famiglia, sono stati varati provvedimenti per tutelare la salute e la maternità. Sono state elaborate proposte di legge, a livello centrale e locale, contro la violenza domestica e gli stupri. È stato fatto anche un tentativo per aggiornare le leggi sul lavoro, con lo scopo di tutelare meglio l'impiego femminile. Ma le buone intenzioni manifestate dai provvedimenti non sono state quasi mai messe in pratica o sono risultate controproducenti nella nuova realtà del mercato del lavoro. Ad esempio, esistono prove documentate che i datori di lavoro delle nuove imprese private sono reticenti ad accordare i congedi di maternità e che oltre i due terzi delle donne, con diplomi d'istruzione superiore, sono tornate al lavoro prima di aver concluso il loro periodo obbligatorio. Resta del tutto trascurabile il numero di uomini che si avvale del congedo parentale. Un tema da affrontare e risolvere al più presto era quello relativo al divieto del lavoro notturno, introdotto con il codice del lavoro del 1996, per quelle donne con figli di età inferiore a sei anni. Da tempo, le Organizzazioni non governative femminili avevano denunciato la pressione che la progressiva alterazione del mondo del lavoro esercitava sulle donne: i processi di privatizzazione e di ristrutturazione in atto spingevano in direzione di un'industria monostrutturata e verso un'organizzazione del lavoro che si basava su tre rigidi turni, di cui uno notturno. L'impossibilità di combinare tempi di lavoro e tempi di famiglia, ma soprattutto il divieto di svolgere il lavoro notturno, costringevano la donna a scegliere l'unica soluzione possibile: il licenziamento. Il veto sul lavoro notturno, stabilito dal governo per agevolare e migliorare le condizioni delle lavoratrici, non era stato da quest'ultime favorevolmente accolto, poiché le escludeva automaticamente da una grande fetta del mercato del lavoro (circa il 70% della manodopera turnista era costituito da donne), una posizione che esse difendevano con forza per necessità familiari. Il nuovo codice del lavoro introdotto in Russia nel febbraio 2002 se, da un lato, reintroduce il diritto al lavoro notturno per quelle donne con figli di età inferiore ai sei anni, dall'altro, estende tale diritto anche alle donne incinte e legalizza il lavoro minorile.
La riforma economica ha comportato negli anni novanta una grave recessione, producendo molti cambiamenti nelle condizioni e nello stile di vita delle donne russe. Le donne sole con figli, insieme con le anziane sole, sono quelle che hanno sofferto di più. L'aumento della povertà femminile è ormai una piaga sociale con cui si deve confrontare il paese. Stando ad un'indagine condotta nel 1992, per i nuclei familiari delle aree urbane con donne capofamiglia (si tratta per la maggior parte di famiglie monogenitore), l'unica possibilità di "far quadrare" il bilancio familiare era risparmiare su tutto. Per la sociologa Olga Zdravomyslova, la situazione nel paese ha fatto riemergere modelli tradizionali di comportamento degli uomini russi, come quello di vivere fuori casa pur mantenendo un predominio sulla moglie e sui figli, anche se la maggior parte di questi non da in casa nulla di quanto guadagna. La divaricazione sociale tra i pochi ricchi ed una maggioranza molto povera, i forti cambiamenti di valori e ruoli, l'improvvisa scomparsa dello stato paterno ed onnipresente, questi ed altri fattori hanno contribuito ad acutizzare i numerosi conflitti già presenti all'interno delle famiglie russe. Il numero elevato delle separazioni, l'aumento dei casi di violenza familiare e un maggior abuso nel consumo di alcol sono la diretta conseguenza della mancanza di lavoro, della povertà e delle conseguenti frustrazioni.
In Russia, la grande maggioranza delle donne lavora ancora e l'idea di poter conciliare impegni familiari e di lavoro non esiste. Basti pensare che il 14% delle donne russe crede di aver completamente fallito la conciliazione tra lavoro e famiglia, mentre in altri paesi questa percentuale oscilla tra lo 0,4 e il 14%. Il problema di conciliare lo scarto tra i tempi del lavoro e i tempi della famiglia è da loro molto sentito poiché, nonostante l'elevato tasso di disoccupazione femminile che ha colpito il paese con l'avvio del libero mercato, la percentuale di donne occupate è ancora molto alta. Ciononostante, sulle donne pesa interamente il lavoro domestico e di cura che, secondo un rapporto dell'Unicef del 1999, ha raggiunto in Russia una media di 70 ore la settimana.
Nella storia dei movimenti e dell'immaginario femminile di quel paese, la separazione tra sfera pubblica e sfera privata era stata motivo di lotta, opposizione e resistenza contro un sistema di tipo patriarcale che aveva storicamente assegnato alla donna il ruolo della cura della famiglia e della casa all'interno della sfera domestica, escludendola dall'ambito pubblico, luogo della politica e del lavoro. Dopo la rivoluzione d'Ottobre questa storica separazione era stata annullata, per ripresentarsi di nuovo con il passaggio dall'era sovietica a quella russa. Il clima nel paese evidenzia, infatti, un forte riflusso femminile di massa e l'avvento di un nuovo rinascimento patriarcale. In effetti, a partire dall'era "el'ciniana" le donne sono ritornate ai valori della tradizione. Questo fatto è solo apparentemente paradossale. Esso, infatti, fa parte del grande movimento di rinascita della conservazione nel paese, insieme allo spirito nazionale, al ritorno alle fedi religiose, alla volontà di rendere ideale ed eroica l'età presocialista, il passato feudale. Ma quest'involuzione non è certo da imputare solo alla riscoperta di antichi valori "presocialisti", quanto all'emergere di contraddizioni certamente più profonde ereditate dal sistema sovietico.
Tuttavia, la necessità di tutelare e garantire i diritti delle donne, in un momento in cui la loro condizione registra un sensibile peggioramento, è alla base della nascita, a partire dal 1991, di diversi movimenti femminili con finalità diverse, ma il cui unico denominatore comune è quello di portare più equità ed equilibrio tra i sessi. La liberalizzazione politica ha favorito l'istituzione di organizzazioni non governative, di movimenti sociali e di gruppi di base. Nonostante una certa "allergia al femminismo", retaggio dell'esperienza sovietica, numerose sono ormai le organizzazioni femminili attive impegnate a far applicare le convenzioni e i trattati internazionali sui diritti delle donne sottoscritti e ratificati dalla Russia.

Scopo del libro della Carpinelli è quello di analizzare e riflettere su questi argomenti che pongono tutti al loro centro il tema delle discriminazioni di genere nella Russia di oggi. Infatti, uno dei contesti in cui più chiaramente è emerso il problema dell'ineguaglianza sociale è quello relativo alla posizione economica e sociale delle donne. Il panorama mostrato sulla loro posizione svantaggiata nella società serve anche a preparare il terreno per lo studio successivo affrontato nel libro relativo alla povertà femminile nel corso della transizione liberale.