LIBERTA' PROCREATIVA
UN LIBRO PER
LA BATTAGLIA CONTRO LA LEGGE 40
febbraio 2005, dal Notiziario Cellule Staminali dell'Aduc
http://staminali.aduc.it
Chiara Lalli, "Libertà Procreativa", 2004, Napoli Liguori, 224 pagine, 14 euro. Prefazione di John Harris
Le tecniche di procreazione assistita sollevano dilemmi morali che la riproduzione naturale ignorava. Se è ammessa la libertà di procreare, deve essere ammessa anche la libertà di ricorrere alla procreazione artificiale? Alla riproduzione artificiale può essere attribuita la stessa inviolabilità che caratterizza la riproduzione naturale?
La possibilità di decidere se, come e quando avere un figlio non dovrebbe essere limitata se non di fronte a gravi motivazioni, e l'onere di dimostrare la fondatezza di una simile limitazione pesa su coloro che desiderano vietare. La libertà procreativa è espressione di quel bene inviolabile che è la libertà individuale, e non c'è alcuna differenza moralmente rilevante tra i casi in cui il godimento di tale libertà richiede l'intervento di tecniche biomediche e gli altri casi. La recente legge italiana sulla procreazione medicalmente assistita restringe fortemente l'insieme delle persone che possono farvi ricorso, e pone in essere una situazione in cui la libertà procreativa artificiale è limitata, quasi cancellata, senza che esistano valide ragioni.
Per secoli la riproduzione umana e i rapporti sessuali sono stati saldamente uniti. Ogni concepimento era condizionato dalla consumazione di un rapporto sessuale tra un uomo e una donna, e ogni rapporto sessuale implicava misteriosamente il rischio di una gravidanza.
La comprensione del processo riproduttivo costituisce il primo passo di una trasformazione che diventa tumultuosa quando dalla conoscenza si passa alla possibilità di intervenire su un avvenimento fino a quel momento completamente naturale. La prima rivoluzione avviene con i metodi anticoncezionali: diventa possibile il sesso senza procreazione. La seconda rivoluzione avviene con le tecniche di procreazione assistita: diventa possibile la procreazione senza sesso.
Le tecnologie riproduttive rimediano alla sterilità, arginano il rischio di trasmissione di malattie genetiche al nascituro, cancellano la casualità della riproduzione e si impongono come mezzi per compiere una scelta procreativa. La trasformazione della procreazione da naturale ad artificiale muta i concetti di famiglia, di parentela e solleva numerose questioni morali che la riproduzione umana tradizionale ignorava.
L'originario e monolitico percorso si divide e pone gli individui di fronte a numerosi bivi. La natura compatta della procreazione si frammenta in dilemmi morali complessi e delicati.
La libertà procreativa è ampiamente ammessa quando si tratta di procreazione naturale. Il mio intento è di dimostrare che non ci sono ragionevoli argomenti per considerare diversamente la procreazione artificiale. Le decisioni procreative, anche se realizzate con il ricorso a tecniche di procreazione assistita, devono essere lasciate ai singoli individui. La loro limitazione deve richiedere forti giustificazioni, perchè ogni divieto o interferenza intacca gravemente la libertà. Voglio sostenere che la libertà procreativa è un bene inviolabile in quanto espressione della libertà individuale; e che a suo favore esiste una presunzione che costringe all'onere della prova coloro che vogliono limitarla o cancellarla.
La domanda cruciale potrebbe essere formulata nel modo seguente: il tradizionale rispetto per la libertà procreativa naturale puo' essere esteso alla libertà di accedere alle tecnologie riproduttive, ovvero alla libertà procreativa artificiale? Intendo sostenere una risposta affermativa a questa domanda.Chiara Lalli, collabora presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Umane e Scienze dell'Educazione dell'Universita' 'G. D'Annunzio' di Chieti. Ha pubblicato articoli di bioetica, filosofia pratica e filosofia della medicina, e ha curato insieme a Fabio Bacchini una raccolta di saggi teorici sull'amore (Che cos'e' l'amor, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2003).
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