RHUMA. UNA ARTISTA CONTRO LA GUERRA
NELL'AMBITO DELLA MOSTRA PER-TURBAMENTI, ARTISTE ITALIANE DEGLI ANNI 60 E 70, SAN DONATO MILANESE



Marzo 2005, di Libera Mazzoleni

 

Un tempo mi affascinavano gli elementi puramente formali del linguaggio artistico, l'andamento di una linea, la tensione di un percorso, il suo rapporto con il colore. In qualche modo mi pareva che esprimessero qualcosa dell'inspiegato accadere dell'esistente. Mi emozionavano quelle opere che dicono con semplicità poetica e immediatezza istintiva il rapporto con l'interiorità del loro autore.
Della mia interiorità io ho sempre avuto timore e non ho osato guardare dentro l'abisso dove affondano i sogni. Ho preferito guardare fuori di me, nello spazio esterno, ritmato dall'accadere degli eventi e illuminato dalla luce abbagliante del giorno.
Poi quel "fuori", così invadente e rumoroso, si è fatto ricordo, memoria, spazio intimo, finendo con l'accompagnarsi al sogno nella terra sconfinata dell'interiorità.
Così le immagini, le forme, i colori, i sogni sono diventati una pausa all'inquietudine che nasce dall'incalzare di domande prive di risposte.
Forse perché l'uomo della modernità non vuole più saperne della meraviglia, della profondità dei segreti che si addossano lungo la linea sottile che separa la luce dall'ombra, il bene dal maleper costruire la sua identità non gli importa più di guardare le stelle, preferisce trastullarsi con giocattoli infernali dominati dal numero e sembra appagarsi nell'esercizio del potere di distruggere.
La guerra non è solo la naturale conseguenza del mercato, è anche lo strumento più adeguato per realizzare l'annientamento della vita.
Ma allora, che c'entra l'arte? A quale scopo?.
"dormiamo, infatti, dormiamo per paura di dover percepire il mondo intorno a noi da una parte l'interiorità senza coscienza, sognodall'altra funzionalità, utilitarismo, frasi fatte, tanta violenza." (Ingeborg Bachmann "Letteratura come utopia" Lezioni di Francoforte)

Libera Mazzoleni