CHIACCHIERE
UNA SCRITTRICE UMORISTICA STATUNITENSE, DISCETTA SUI MOVIMENTI DEI MASCHI A DIFESA DELLA LORO VIRILITA'

Aprile 2006. Di Kimberly Gadette, trad. M.G. Di Rienzo

 

Ad intervalli più o meno regolari, la storia occidentale erutta un gruppetto di uomini che protestano per il miserabile status maschile, e affermano che la società li tratta in modo ingiusto.
Mi sento imbarazzata per loro. E' come se la Halliburton, dopo essersi garantita contratti per miliardi di dollari in Iraq e New Orleans, si lamentasse per aver perso il lavoro di ristrutturazione della casetta dei miei vicini.
Per preservare la mascolinità insidiata, Robert Bly e il movimento detto "Iron John" (tizio, ma anche membro, di ferro, ndt.) mandarono gli uomini nei boschi a battersi il petto e a picchiare sui tamburi per riscoprire il loro personale orgoglio maschile.
Adesso abbiamo Harvey C. Mansfield, professore ed autore di "Manliness" (Mascolinità), una spiegazione infusa da testosterone sul perché è giusto che gli uomini dominino il sesso debole, pubblicata dalla Yale University Press il mese scorso.
E' fin troppo facile dire che si tratta di un attacco al femminismo. Ma il tono oltraggiato del libro mi dà da pensare: qualche dominante stangona dagli occhi blu ha rifiutato un appuntamento all'autore?
"Dalla scienza alla letteratura alla filosofia" proclama la quarta di copertina, "Mansfield esamina le propaggini della mascolinità. Alla nostra società, "neutra" rispetto al genere, questo non piace, ma non può liberarsi da esse."
"Le donne mostrano un segreto piacere nel fare i lavori domestici e nel cambiare i pannolini", scrive Mansfield ad un certo punto. E aggiunge successivamente: "Gli uomini supervisionano il lavoro delle donne."Dalle propaggini di perline avvolte attorno alla gola del guerriero Masai, agli alti colletti dei Francesi al tempo della ghigliottina, storicamente gli uomini hanno sempre sentito il bisogno di proteggersi il collo. Oggi, nella moderna stanza da guerra che è il mondo degli affari, possiamo osservare lo stesso istinto nella cravatta di seta del signor manager.
Ma che tipo di guerra l'autore pensa stiano combattendo gli executive, oggi, quella contro qualsiasi avanzamento delle donne? "Ora che le donne sono eguali" ci dice il professore "dovrebbero essere capaci di accettare che venga loro detto che no, non lo sono".
Mansfield crede che il bilanciamento fra maschile e femminile nell'ambito lavorativo sia perfetto, sino a descrivere un mondo "neutro rispetto al genere". Se pensate che lui non sia di questo mondo, considerate la sua orgogliosa autobiografia: "Non ha mai lasciato Harvard sin dal suo arrivo nel 1949".
Sig. Mansfield, si alzi dalla sedia di docenza. Faccia una passeggiata fuori dalla torre d'avorio dell'accademia, magari visiti una compagnia commerciale, una qualsiasi. Nel nostro paese, secondo le statistiche del Census Bureau del 2005, le donne guadagnano 77 centesimi per ogni dollaro guadagnato dai loro colleghi maschi.
Oppure dia un'occhiata al lavoro di ricerca di Catalyst, dove si mostra come la percentuale di donne che ottiene il posto di presidente di un consiglio d'amministrazione avanza dello 0,5% all'anno. Di questo passo, saremo pari nella stanza dei bottoni nel 2076.
Nel suo libro, Mansfield si riferisce frequentemente agli "interventi sussidiari governativi di cura" che alleggerirebbero il peso delle incombenze domestiche alle lavoratrici. Interventi sussidiari del governo? Suonandomi la cosa totalmente nuova, ho fatto delle ricerche: tutto quello che ho trovato riguarda progetti di programmi governativi, nati e abbandonati durante gli anni '90. I dati (da "2000 House Ways and Means Green Book") dicono che: "Il 64% delle famiglie con madri lavoratrici pagano per la cura dei bimbi in età prescolare. Lavoro di cura gratuito viene tipicamente fornito da parenti". Sig. Mansfield? Mi sente? Si svegli, e annusi un po' di pannolini!
Mansfield non ha neppure sentito mai parlare del soffitto di vetro. Ebbene, perché dovrebbe? L'unico vetro a lui noto è quello che gli sta sotto i piedi. E perché un uomo che sta in cima dovrebbe dare uno sguardo di sotto?
Ma basta parlare di Harvey Mansfield. Per un altro po' di lagne, andiamo al "National Center for Men", fondato nel 1987 per occuparsi dei torti subiti dagli uomini discriminati. Ragazze, se hanno dei problemi! Eccone alcuni dal loro sito web:
"Gli uomini muoiono in media otto anni prima delle donne". Sebbene nessun dato scientifico a supporto venga fornito, la cosa mi suona logica. Per mantenersi in buona salute, i dottori raccomandano una dieta a basso contenuto di grassi e l'esercizio fisico: stare sdraiati sul divano, mangiando salatini al formaggio e bevendo birra, non pare favorire la longevità. Dannata sfortuna, se solo agli uomini piacessero i lavori domestici! Potrebbero alzarsi dal sofà, lavare un pavimento, grattare via lo sporco da un water, crescere un bambino ed ecco, vivrebbero più a lungo anche loro.
"Gli uomini soffrono di più malattie delle donne". Anche qui, nessun dato a sostegno. Se i maschi hanno degli speciali poteri in matematica e scienza, come Mansfield ed altri proclamano, potremmo avere qualche evidenza che supporti questa dichiarazione? Fatti, amici miei, voglio fatti.
"Quando si arriva ad una gravidanza indesiderata, gli uomini hanno responsabilità e nessun diritto. La vita di un uomo può essere presa in ostaggio da una gravidanza inattesa, ma la sua compagna femmina ha il completo controllo sulla propria vita riproduttiva e sul futuro. Lui non può forzarla alla maternità". In effetti nel Sud Dakota, grazie alla nuova legge anti-aborto ratificata da poco, oggi può, eccome.
Il "National Center for Men" si è di recente costituito parte civile nella causa di Matt Dubay, in Michigan. Dubay è un 25enne programmatore di computer che si rifiuta di pagare per il mantenimento della figlioletta di sette mesi. Il gruppo sostiene che, poiché la madre aveva dichiarato di non essere fertile in quei giorni, e che stava prendendo la pillola, la gravidanza che è risultata dall'atto sessuale non ha niente a che fare con il sig. Dubay, che non è quindi coobbligato in solido al mantenimento della bimba.
Se qualcuno si sente privato dei propri diritti "genitoriali" ha un sacco di opportunità legali per farli valere: ma quanto è mascolino volerne essere totalmente privi?
Forse, come per il nostro Presidente, c'è un diffuso senso di irresponsabilità che striscia nelle menti dei nostri connazionali maschi.
Intraprendere una guerra senza alcuna strategia d'uscita da essa; non assumersi nessuna responsabilità per le migliaia e migliaia di morti e feriti; e dare nulla, o molto poco, per la salute dei soldati, che tornano a casa come uomini spezzati, zoppicando.
"La mascolinità favorisce la guerra", conclude Mansfield al termine del suo libro. Se questa è la definizione ultima della mascolinità, credetemi: la femminilità non mi è mai sembrata più piacevole.