ELINOR RIGBY "LE PIONIERE DEL SESSO"
UNA RECENSIONE DELL'ULTIMO VOLUME PUBBLICATO DA MARGHERITA GIACOBINO PER L'EDITORE IL DITO E LA LUNA


dicembre 2000

 

 

La maniera migliore per godersi questo agile volumetto, è ascoltarne la lettura dalla viva voce della sua "traduttrice", Margherita Giacobino. Di fronte alla folta e vivace platea delle donne riunite a Milano in occasione del seminario di tre giorni organizzato da Arcilesbica sull'erotismo lesbico, la serafica scrittrice ha rivelato doti di mattatrice e artista da cabaret. L'aspetto sobrio da signora bene educata, il tono pacato, l'ironia tagliente sottolineata appena dall'inflessione della voce, la battuta improvvisa che rovescia discretamente il senso delle scene che si animano di fronte all'uditorio: i suoi racconti andrebbero gustati così, tra un folto pubblico. E non la notte, quando rischi di svegliare qualcuno a furia di sghignazzare e non puoi fare a meno di arrivare fino in fondo anche se è tardi.
Elinor Rigby, scrittrice americana del primo Novecento dalla biografia sorprendente, creata anni or sono dalla fertile immaginazione di Margherita Giacobino, non appare mai tra le righe di questa sua ultimissima pubblicazione, che al contrario è quanto mai milanese e contemporanea, e per quanto l'autrice spergiuri in apertura di volume che ogni riferimento a cose, luoghi, persone e fatti reali è puramente casuale, l'opera risulta avere un non so che di familiare per chi abbia frequentato gli ambienti femministi e colti della metropoli.
Le protagoniste dei due racconti, infatti, si muovono tra case editrici, presentazioni di novità editoriali, eleganti uffici dotati di modernissimi computer e appartamenti di lusso, anche se -per la trasversalità delle donne- ci si può imbattere in una qualche Carmen che fa la pony express, cucina divinamente secondo la migliore tradizione napoletana e lucida i pavimenti da perfetta donna di casa.
Anzi lo scontro tra due culture, due condizioni di vita, due opposte sensibilità, è uno dei nuclei centrali del primo racconto, "Le pioniere del sesso" appunto. La protagonista, studiosa del misticismo femminile e impiegata presso una piccola e prestigiosa casa editrice femminista, viene incaricata suo malgrado di accompagnare in una serie di conferenze una fotografa americana che ha appena pubblicato uno scioccante volume sul sesso estremo. Sgomenta, curiosa, intellettualmente ed emotivamente turbata da questa inopinata ventata di trasgressione femminile, cerca di convincere la sua amata convivente napoletana a sperimentare qualche pratica sado-maso per superare le proprie inibizioni. Carmen, affettuosa e comprensiva, accetta infine di impugnare una frusta:

"Il colpo, quando venne sferrato, fu secco e terribile. Ma non colpì lei, bensì uno scarafaggio che Carmen aveva avvistato in quel preciso istante sul pavimento. Carmen aveva il culto della pulizia ed era terrorizzata da insetti e parassiti.
"Oddio, uno scarrafone! In questa casa!" urlò a pieni polmoni. "Che schifo!"
"Calmati amore, ora ci penso io", cercò di dire Giusi, ma dall'asciugamano uscì solo un mugolio soffocato. Cercò di liberarsi dalla catena di bicicletta che le imprigionava i polsi, ma Carmen, precisa come suo solito, aveva fatto un buon lavoro quando l'aveva legata.
Nell'agitazione generale solo lo scarafaggio giaceva immobile, troncato in due di netto dal colpo di frusta di Carmen.
"Che precisione, che occhio, che mano ferma!" pensò Giusi ammirata.
Carmen ebbe una crisi di nervi che durò metà della notte. Quando finalmente la slegò, dopo aver ripassato freneticamente tutti i pavimenti con l'Aiax, Giusi cercò invano di riproporre la continuazione della scena bruscamente troncata. Ormai l'atmosfera erotica era rovinata, e lei aveva un principio di raffreddore per essere rimasta nuda in catene senza neanche la maglietta di lana."

Lo spessore filosofico e sociologico dell'episodio risalta in tutta la sua grandezza attraverso la discussione che segue, una lite causata dal fermo rifiuto di Carmen di venire nuovamente incontro a quella che lei giudica una smania di novità della compagna:

"Le tue paure sono del tutto normali", ribatté didattica Giusi. "Sono dovute ai tabù introiettati nell'infanzia, all'ambiente famigliare, alla repressione sessuale tipica di una certa cultura, ma vedrai"
"Che cos'hai contro la mia famiglia?" saltò su Carmen, che su certi argomenti non transigeva. "Quella santa donna di mia madre ha avuto undici figli, ma quale repressione sessuale? quali tabù? Stai attenta a come parli! Mia sorella è rimasta incinta a tredici anni di mio fratello Ciro, mentre il grande, Santo, è stato arrestato tre volte per atti di libidine violenta, perciò non pensare che siamo più arretrati di voi nordici!"
"No, ma scusa, questo cosa c'entra? Io parlavo del significato trasgressivo del sesso estremo, che supera i limiti del piacere e del dolore per accedere a nuove sensazioni, a un nuovo senso di potere"
"Ma quali sensazioni,? Quale potere? Gridò Carmen. "Ma se tu non sei neanche capace di chiedere un aumento a quella sfruttatrice impunita della tua principale, di che potere mi vieni a parlare?"

E qui davvero il conflitto di classe e quello dell'oppressione femminile e sessuale, si aggrovigliano in una matassa difficile da dipanare: proprio come le intellettuali che si innamorano di lei, Carmen si scandalizza della parola "lesbica" ("A casa mia certe parole non si pronunciano nemmeno"), inoltre si addormenta sulla sedia durante una conferenza della famosa fotografa americana, e se ne torna a casa nel bel mezzo di una festa hard. In compenso, la sua fidanzata, in panico perché convocata dalla polizia, finge di non conoscerla e le da' del lei.
Altrettanto esilarante il secondo racconto, "Sessualità femminile e desiderio perverso nell'era di internet", di cui non vi diremo niente per non togliervi il piacere di scoprire quali potenzialità comunicative offra la più avanzata tecnologia. Ma se al contrario preferite paesaggi bucolici e grosse, placide mucche pezzate, in queste pagine troverete ugualmente carne per i vostri denti. E buona lettura.