NEL SEGNO DI RUT
PERCORSI TEOLOGICI DI DONNE DELLE COMUNITA' DI BASE DI PINEROLO: RECENSIONE


febbraio 2001, di Adriana De Benedittis

 

Nell'ambito della collana 'Quaderni di Viottoli' pubblicati dalla comunità cristiana di base di Pinerolo Luisa Bruno, Carla Galetto, e Doranna Lupi hanno elaborato una sintesi della loro ricerca sulle teologie femministe in ambito cristiano.
L'intervento è articolato in varie fasi.
La prima parte del Quaderno, a cura di Carla Galetto, è dedicato alle teologie femministe in ambito cristiano.
Centrali sono alcuni interrogativi che Valerie Saiving Goldstein si pose agli inizi degli anni '60 relativamente al rapporto tra elaborazione teologica da una parte ed esperienza delle donne dall'altra.
Si tratta di una serie di interrogativi ineludibili dal momento che 'la teologia non racconta l'esperienza di Dio, ma mette in parole la nostra riflessione su Dio' e pertanto 'nessuna interpretazione del testo biblico è del tutto oggettiva'. Anche perchè non si può non considerare che nella teologia tradizionale le esperienze delle donne non sono state mai messe al centro della riflessione, ma 'tutt'al più interpretate da parte degli uomini'.
Da qui la necessità di un'elaborazione teologica femminista, anche se nel corso degli anni (a partire dalla prima pubblicazione in questo ambito datata 1895) le teologhe femministe hanno dato vita a differenti percorsi di ricerca ed ad una pluralità di teologie raggruppabili in tre correnti.
Le teologhe femministe cristiane pur criticando 'il linguaggio androcentrico della Bibbia ed il contesto patriarcale' individuano nel messaggio evangelico una reale possibilità di liberazione per donne e uomini.
Le teologhe femministe 'post-cristiane' ritengono che il cristianesimo sia profondamente patriarcale e quindi non passibile di alcuna riforma. 'L'esclusione storica delle donne dal sacerdozio e la loro subordinazione all'interno della famiglia sono la conseguenza logica di una religione in cui solo il maschile è considerato simbolo adeguato per la divinità'
Nell'ambito della 'religione della Dea'' il cui riferimento è il mito del matriarcato, si ipotizzano una ripresa dei suoi simboli religiosi più adatti ad esprimere la spiritualità femminile.
L'autrice prosegue chiarendo i presupposti di metodo delle teologhe femministe nonchè alcuni importanti contenuti.
'Le teologie femministe mettono in questione la teologia cristiana occidentale, osservando che questa è stata formulata da una prospettiva esclusivamente maschile e la stimolano a correggere questo suo limite, affinchè possa leggere la presenza di Dio in tutti gli esseri umani.'
Punto di partenza essenziale di questo percorso di analisi critica è sempre l'esperienza delle donne nelle sue varie forme di oppressione nella società patriarcale, che è lo stesso contesto storico e sociale all'interno del quale è stato elaborato il pensiero teologico tradizionale.
Ma partire dall'esperienza delle donne significa anche partire da sè e mettere in luce come ogni riflessione teologico-femminista non può che 'radicarsi nella percezione che le donne hanno di sè e della propria esistenza'.
Tra i contenuti affrontati centrale è la nozione di Dio padre a cui si oppone la nozione di un Dio al femminile, poichè è proprio l'idea di Dio padre che giustifica l'assunzione della mascolinità come norma e misura dell'intera umanità.
Oltre l'opposizione Dio padre ­ Dio al femminile vi è quella tra chiesa patriarcale e chiesa delle donne 'intesa come assemblea di chi si riunisce per decidere sulle proprie questioni politiche e spirituali'.
Non si tratta di separatismo, poichè 'il modello è quello di un'assemblea democratica in cui tutti e tutte partecipano anche ai
momenti decisionali. E' una assemblea di uguali.'
Nella seconda parte del Quaderno le autrici fanno un excursus puntuale delle altre teologie cristiane in Africa, America Latina ed Asia; emergono differenze storico-culturali e teologiche tra donne nell'ambito più ampio della differenza di genere.
Tra le questioni aperte indicate da Carla Galetto quella delle differenze tra donne è sicuramente tra le più cruciali, che in futuro non si potrà più nè eludere nè disconoscere.
Nell'ultima parte Luisa Bruno racconta ampiamente la storia del gruppo donne della comunità di base della zona di Pinerolo a partire dal 1986.
'Caratteristica del gruppo donne di Pinerolo è il suo percorso multiforme: a periodi in cui si sono affrontati temi legati alle esperienze delle donne, si sono alternati momenti di lettura biblica, di preparazione di celebrazioni eucaristiche, di laboratori biblici per gli incontri nazionali e si sono avuti contatti con realtà esterne.'
Preso atto da parte del gruppo che la propria fede si è sviluppata in un contesto patriarcale, è stato frutto di un cammino faticoso porsi alcuni interrogativi:
'C'è nella Bibbia libertà femminile?
C'è libertà femminile nell'uso della Bibbia?
C'è una nostra libertà di immaginare la divinità e il nostro rapporto con essa?'
Il percorso ha condotto le donne del gruppo ad interpretare liberamente le Scritture con spirito critico avvalendosi soprattutto dei metodi dell'ermeneutica femminista.
Si tratta di 'un atteggiamento di radicale sospetto per riconoscere i pregiudizi patriarcali e la visione androcentrica del mondo tipica degli autori biblici.'
L'aspetto costruttivo di tale metodo consiste nell'interpretare la Bibbia partendo dall'esperienza di sè come donne.
Tra gli esiti di questo percorso di lettura biblica, che ha caratterizzato in modo particolare le donne di Pinerolo rispetto alle altre comunità di base, vorrei sottolineare la rilettura di alcuni miti patriarcali in particolare di quello della figura di Eva. 'Nel mito originario Eva , porgendo la mela da Adamo, intendeva renderlo partecipe della sua forza di amore e della sua profonda conoscenza della vita e dell'amore.....................L'Adamo originario, che accetta la mela, sarebbe l'uomo originario che si lascia iniziare dalla donna alla sua saggezza di amore e di vita (il serpente anticamente era simbolo di fecondità e di intelligenza femminile).
Pensiamo un attimo alla differenza tra questa interpretazione e l'interpretazione classica patriarcale, in cui l'autonomia di Eva serve solo ad attribuirle la piena responsabilità del peccato originale.'