IL PROCESSO DEL CONSENSO CONDIVISO
UNA RIFLESSIONE E ISTRUZIONI PER L'USO, PER UNA PRATICA POLITICA "DIVERSA"


maggio 2001, da http://www.activism.net/peace/nvcdh/consensus
Traduzione e adattamento di Maria G. Di Rienzo.

 

Cos'è il consenso condiviso?

E' un processo per i gruppi che devono prendere delle decisioni. E' un metodo democratico attraverso il quale un intero gruppo di persone può arrivare ad un accordo. Le idee e le proposte di tutti i/le partecipanti vengono raccolte e sintetizzate sino ad arrivare ad una decisione finale.
Attraverso questo processo, noi non lavoriamo solo per ottenere soluzioni migliori, ma anche per promuovere la crescita della comunit e della fiducia.

Consenso condiviso contro Voto

Il voto implica che noi si scelga un'alternativa fra molte. Il consenso prevede invece di sintetizzare diversi elementi tenendoli insieme. Il voto dà per scontata la competitività fra le persone e che l'accordo possa essere raggiunto solo attraverso il compromesso. Il processo del consenso dà per scontato che le persone abbiano la volontà di venirsi incontro, e che nell'atmosfera così creata i conflitti e le differenze possano dare per risultato decisioni creative ed intelligenti. Un altro importante assunto del consenso condiviso è che il suo procedere prevede la partecipazioni di
ciascuno dei partecipanti, sia nel parlare sia nell'ascoltare. Nessuna idea va perduta: l'input che ciascun partecipante offre è valutato come parte della soluzione e i sentimenti sono importanti quanto i fatti, nel prendere una decisione.

Che cosa offre il consenso condiviso?

Il diritto fondamentale per ogni persona di poter esprimere se stessa, con le proprie parole e di propria volont. La fondamentale responsabilit del consenso è l'assicurare agli altri la possibilit di parlare e di essere ascoltati. Poichè la società in cui viviamo ci insegna a comportarci in tutt'altro modo, per affrontare il processo del consenso condiviso dobbiamo disimparare molti moduli relazionali.
Il consenso non significa che ciascuno/a, alla fine, debba pensare che la decisione presa è il modo migliore per ottenere qualcosa, o che tutti debbano essere sicuri che funzionerà: significa piuttosto che, nell'arrivare a quella decisione, nessuna/o ha sentito che la sua posizione non è stata attentamente considerata. E' assai probabile, comunque, che alla fine tutti/e pensino che la decisione presa era in effetti la migliore: questo perchè quando il processo del consenso lavora in modo corretto l'intelligenza collettiva arriva a soluzioni migliori di quelle trovate dai singoli individui.

Come si articola il processo del consenso condiviso

In primo luogo, i problemi devono essere chiaramente espressi. Ciò può portare a delle discussioni, per individuare a quali bisogni si deve dare risposta e in questo modo il gruppo inizia a muoversi verso una proposta.
L'errore più grande che la gente tende a fare in questo processo è l'offrire proposte risolutive troppo presto, prima che il gruppo abbia discusso pienamente la questione. Gli "attrezzi" che si possono usare in questa fase includono il "brainstorming" ed il dividersi in gruppi più piccoli; quando è evidente che il gruppo nella sua interezza ha cominciato a trovarsi su un terreno comune, allora la proposta pu" essere fatta: una proposta che tenti di sintetizzare tutti i sentimenti e le intuizioni che sono state espresse. La proposta dev'essere formulata con chiarezza. A questo punto la discussione si sposta sulla proposta stessa, che viene emendata e modificata. Durante tale fase è importante articolare le differenze: è responsabilità di chi ha dei problemi o dei dubbi sulla proposta proporre soluzioni alternative. Quando la proposta è stata compresa da tutte/i e nessuna/o ha ulteriori cambiamenti da proporre, qualcuno chieda se ci sono obiezioni o riserve: aiutatevi con un minuto di silenzio, di modo che nessuna/o si senta costretta/o ad essere d'accordo.
Se ancora non vi sono obiezioni, si chieda al gruppo: "Abbiamo il consenso?": tutti/e i/le partecipanti devono a questo punto fornire un chiaro segnale del loro consenso e prestare attenzione al consenso altrui.
Quando questo è avvenuto si pu" riassumere la proposta in breve, di modo da
controllare che ognuna/o abbia chiaro cosa è stato deciso. Prima di passare ad altro, il gruppo deve chiarire di chi è la responsabilità di concretizzare la decisione.

Difficoltà nel raggiungere il consenso

Se si è discusso a sufficienza, e ciascuna/o ha partecipato alla discussione, non dovrebbe esserci una decisione di gruppo che non sia sostenuta da tutti/e. Ma può darsi che condizioni esterne o la conduzione affrettata del processo abbiano portato il gruppo a prendere una decisione che voi non sostenete.
Ci sono molti modi in cui potete manifestarlo:
1. Non-sostegno: Non vedo la necessità di questa azione, ma mi adeguo al gruppo.
2. Riserve: Penso che ci sia un errore, ma posso fare la mia parte.
3. Restarne fuori: Personalmente non posso farlo, ma non voglio impedire a
nessuna/o di farlo.
4. Blocco: Non posso sostenere questa decisione, ne' permettere che il gruppo la sostenga: è immorale. (Se la decisione finale viola i valori di qualcuna/o è ovvio che questa persona si sentirà obbligata a bloccare il consenso: i blocchi avvengono raramente, se il gruppo discute a sufficienza ed è quindi necessario discutere ancora la proposta).
5. Allontanarsi dal gruppo: Se molta gente esprime sentimenti dei tipi "non-sostegno" o "riserve", oppure lascia il gruppo appartandosi, la decisione potrà essere presa, visto che nessuna/o la blocca direttamente, ma non si tratterà di consenso condiviso. Si tratterà di un "consenso tiepido", cosa desiderabile ed efficace quanto una birra tiepida. Se accade questo, e non si riesce a raggiungere nessun nuovo consenso, è meglio che il gruppo si attenga alla decisione precedente, ove si era raggiunta la condivisione, oppure abbandoni del tutto la questione e passi ad altro.
Questo dimostra quanto le discussioni sui valori e gli scopi siano altrettanto importanti di quelle sulle azioni da intraprendere ma, purtroppo, frequentemente vengono lasciate perdere dai gruppi che si sentono "sotto pressione" dall'incalzare dell'evento, dal desiderio di "fare".