RUOLI MASCHILI E MASCOLINITA' NELLA PROSPETTIVA DI UNA CULTURA DI PACE
RIPROPONIAMO UNA RIFLESSIONE PRODOTTA DA UN GRUPPO DI ESPERTI/E DELL'UNESCO A OSLO DAL 24 AL 28 SETTEMBRE 1997, CORREDATA DA UN PUNTUALE RIASSUNTO DEI TESTI DI RIFERIMENTO


aprile 2001, UNESCO. Traduzione di Maria G. Di Rienzo.

 

Prefazione

Mentre i ruoli e lo status delle donne sono stati ampiamente dibattuti nel corso degli ultimi 10 anni, i ruoli e lo status degli uomini sono stati discussi assai meno. Recentemente, tuttavia, la questione delle mascolinità è stata dibattuta ed indagata in numerose pubblicazioni e l'importanza delle prospettive di genere, come sottolineato fortemente dalla Piattaforma d'Azione di Pechino e dall'incontro dell'Ecosoc nel luglio 1997, è maggiormente compresa.
In un mondo in rapida trasformazione, caratterizzato dall'alto rischio di disoccupazione, marginalizzazione ed esclusione, la connessione dell'identità maschile alle posizioni di potere ed al potere decisionale nella sfera pubblica ed in quella privata, sembra creare frustrazioni e problemi di tale portata da mettere a rischio le trasformazioni da cultura violenta a cultura di pace.
Basandosi sulla letteratura esistente e sulle teorie conosciute in rilevanti discipline accademiche e campi interdisciplinari, il nostro incontro, che ha messo insieme studiosi/e della pace e del genere e attivisti/e con esperienza nell'insegnamento della non violenza a gruppi di uomini, esamina i fattori correlati al genere che ostacolano o favoriscono il muoversi verso una cultura di pace. Il nostro incontro ha anche esplorato lo sviluppo dei nuovi tipi di mascolinità, più egualitari ed orientati alla condivisione, che si oppongono alle aspettative tradizionali e stereotipate riguardo alla mascolinità, aspettative che conducono all'accettazione del dominio, del controllo, dell'aggressività e della violenza.
Il convegno ha sottolineato le dolorose conseguenze che una definizione rigida e stereotipata della mascolinità e della femminilità porta con sé: ruoli di dominio e sottomissione, addestramento dei bambini maschi alla rudezza ed al dominio, condizioni sociali, culturali ed economiche che producono unicamente violenza. Abbiamo esplorato le pratiche che riducono la violenza degli uomini, e le possibilità nel crescere i bambini ed i ragazzi in modi che valorizzino le qualità necessarie per costruire una cultura di pace (come il responso emotivo, la cura, le tecniche di comunicazione).
In questo convegno abbiamo lavorato per raggiungere gli scopi raccomandati dalle Nazioni Unite, dall'Unesco stessa, dai suoi stati membri e dalle organizzazioni non governative, in altre parole l'adottare misure pratiche per lo sviluppo di una cultura di pace sensibile al genere, in relazione alla società ed alle sue istituzioni (famiglia, sistema educativo, media, sistema politico, strutture militari e religiose). Speciale attenzione è stata data alle tecniche per agire e risolvere i conflitti senza ricorso al comportamento violento.
L'incontro è stato progettato come primariamente europeo. Partecipanti dai cinque continenti hanno comunque assicurato una prospettiva più ampia. Hanno contribuito all'incontro 60 partecipanti di 30 paesi, inclusi: 17 esperti, 6 relatori con esperienza sul campo, 15 osservatori internazionali (da OGN, ONU e governi), 20 osservatori norvegesi.

Sommario delle istanze e dei temi trattati

1) Perché gli uomini e le mascolinità sono un'istanza per una cultura di pace.

E' un dato notorio che la maggioranza dei soldati del mondo sono uomini. Sono gli uomini, altrettanto esclusivamente, che prendono le decisioni che danno inizio alle aggressioni internazionali ed alle guerre civili. Ed è noto che gli uomini sono i maggiori responsabili di crimini privati e violenze domestiche. Gli uomini sono al centro di un simbolismo violento che pervade i mass media, gli sport e la retorica politica.
Nelle situazioni di conflitto armato, nelle situazioni in cui viene accentuato il nazionalismo etnico e nei movimenti razzisti, le polarizzazioni di genere sono tipiche, com'è tipico l'incoraggiamento affinché gli uomini mostrino un comportamento di dominio e aggressione. E' comune all'addestramento militare di tutto il mondo il connettere la mascolinità alla brutalità, e lo screditare i sentimenti di paura o la sensibilità come "non maschili".
Chiaramente, delle connessioni fra mascolinità e violenza ci sono: riconoscere questo non significa però ne' che tutti gli uomini siano violenti, ne' che gli uomini siano naturalmente violenti (entrambe le tesi sono state rigettate da tutti/e gli/le esperti/e presenti al convegno).
I problemi che ci siamo posti erano: In che maniera gli uomini, come esseri segnati dalla differenza di genere, possono essere condotti a costruire una cultura di pace? Quali modi alternativi di "essere uomo" possono trovare? Come, in special modo, si può indurre al cambiamento le mascolinità violente?

2) Difficoltà e trabocchetti

Lavorare su questi temi fra uomini può necessitare approcci differenti da quelli che conosciamo come familiari nei programmi rivolti alle donne e presentare alcune difficoltà.
Le istanze connesse alla mascolinità, così come vengono presentate dai media, sono facilmente mistificabili. Chiedere il cambiamento può essere presentato come un ingiusto deprecare tutti gli uomini per la violenza, implicando che gli uomini sono intrinsecamente malvagi o che le donne sono intrinsecamente migliori. Il mostrare questo tipo di visione serve ad allontanare la maggior parte degli uomini da qualsiasi programma di cambiamento. In alternativa, la mascolinità viene presentata come un modo per giustificare ogni uomo violento, giacché il comportamento di quest'ultimo sarebbe attribuibile unicamente ad una mascolinità "naturale" e non modificabile.
In risposta a queste mistificazioni, gli esperti e le esperte presenti al convegno hanno sottolineato la necessità di focalizzarsi sulle caratteristiche sociali della mascolinità che conducono gli uomini alla violenza ed alla istituzione di ideologie e teorie che rinforzano le mascolinità aggressive. Questo tipo di approccio, lungi dal deprecare o giustificare, si centra sulla prevenzione della violenza e sulla costruzione di alternative positive.
Muoversi verso l'equità e l'equanimità di genere è una parte importante della cultura di pace. Cooperazione e dialogo fra donne ed uomini creano nuove conoscenze e cambiamenti positivi. Perciò i programmi indirizzati ai ragazzi ed agli uomini non devono in alcun modo competere per il loro finanziamento con quelli indirizzati alle ragazze ed alle donne: i nuovi programmi per gli uomini non devono diventare parte del "contrattacco" alla pressione femminista per un'equità di genere.
Un altro genere di problema concerne la predominanza della ricerca occidentale nei concetti e nei recenti dibattiti sulla mascolinità. E' importante che le differenze culturali ed i saperi locali vengano riconosciuti. Non possiamo però fare a meno di notare, in un mondo che si va globalizzando, l'egemonia di alcune teorie occidentali sul genere maschile ed il loro (spesso distruttivo) impatto sulle culture non occidentali. Queste teorie operano in un'arena globale, mentre la maggior parte dei programmi indirizzati al cambiamento operano solo localmente. Le organizzazioni internazionali come l'UNESCO considerano quindi vitale farsi carico del problema.

3) Nuove ricerche e discussioni politiche

Gli sforzi per creare una cultura di pace hanno ora un'importante nuova risorsa in tutta una serie di studi e di discussioni politiche sulla mascolinità.
Una nuova produzione di ricerche socio-scientifiche sugli uomini e la mascolinità è emersa, in molte parti del mondo, negli ultimi 10 anni. Tale produzione comprende studi di sociologia, etnografia, storia, psicologia, criminologia e sui sistemi educativi. Queste ricerche ci hanno condotto alla comprensione de:
Le differenti mascolinità esistenti;
La costruzione della mascolinità nell'infanzia e nella vita sociale;
Le gerarchie e le relazioni di potere fra uomini, e le più vaste strutture del patriarcato che creano la discriminazione di genere;
Il costituirsi istituzionale della mascolinità;
I cambiamenti storici e psicologici nella mascolinità.

Queste ricerche hanno fornito nuovi contributi alla comprensione della relazione fra i generi e della posizione maschile. I teorici hanno affrontato le questioni dell'identità di genere, delle circostanze economiche correlate agli uomini e degli schemi in cui si costruisce la sessualità maschile. Tale lavoro aiuta a "rendere visibili le mascolinità" e ciò sostiene sia le iniziative pratiche sia le discussioni politiche.
Per più di dieci anni, ci sono state campagne in un numero consistente di paesi per ridurre la violenza maschile, in special modo quella domestica e lo stupro. I dibattiti hanno portato alla luce le istanze dell'educazione dei bambini e dei ragazzi, della salute maschile, del coinvolgimento degli uomini nel lavoro "sul campo". In pochi paesi, le istanze concernenti le mascolinità hanno cominciato a presenziare sui documenti che concernono il genere e l'istruzione scolastica. Ora abbiamo nuove risorse di conoscenza empirica, nuovi concetti ed esperienze pratiche per affrontare la relazione fra mascolinità e pace.

3) Come possiamo comprendere le mascolinità?

Durante il convegno abbiamo discusso sui modi tradizionali e su quelli nuovi di intendere le mascolinità. Vi è stato unanime accordo sul fatto che il sesso biologico non spiega nulla: le differenze biologiche sono differenze biologiche, mentre gli schemi della violenza richiedono spiegazioni sociali e soluzioni sociali.
Il concetto del "ruolo del sesso maschile" aiuta a capire l'apprendimento sociale del genere (chiamato anche "socializzazione") e gli stereotipi attraverso cui i media e la cultura offrono ai ragazzi solo modelli aggressivi e molto riduttivi di mascolinità. Molti contributi al convegno hanno sottolineato la necessità di andare oltre ai "ruoli" stereotipati per abbracciare una visione più ampia della relazione fra i generi e delle mascolinità stesse. Nell'indagare le mascolinità dobbiamo indagare i modi della produzione economica, il potere, l'autorità, la sessualità e le emozioni, le identità ed i modi di comunicare.
Sono stati particolarmente sottolineati:
L'influenza delle condizioni economiche. Dove gli uomini hanno vantaggi economici rispetto alle donne, hanno un privilegio da difendere, che può essere difeso con violenza. I cambiamenti economici che mettono a rischio modi di vivere "tradizionali" per gli uomini, senza che vengano offerte alternative e senza essere accompagnati da un reale cambiamento socioculturale, rendono la violenza ed il militarismo delle opzioni attraenti;
La complessità delle mascolinità. Esse sono spesso interconnesse ad identità etniche o generazionali, e possono confrontarsi in modo molto violento. Una mascolinità egemonica può avere un grande prestigio sociale, eppure molti uomini non la raggiungono ne' desiderano farlo. Conflitti sociali e tensioni psicologiche fra le mascolinità possono condurre a violenza, ma possono anche produrre cambiamenti positivi. Una "cultura di pace latente" può essere rintracciata in molte di queste situazioni;
L'importanza dei cambiamenti storici. Le relazioni di genere sono dinamiche e possono cambiare rapidamente, come la storia dimostra: ma la mistificazione generale è che esse cambino molto lentamente o non cambino affatto.

Le mascolinità, quindi, non si stanno solo muovendo dal "tradizionale" al "moderno". Le giovani donne possono adottare il comportamento "tradizionale" maschile credendo di raggiungere più facilmente i propri scopi o l'eguaglianza. Nuove mascolinità militarizzate emergono oggi in stati e comunità che sono o si percepiscono "in pericolo". Persino il partecipare a "missioni di pace" può provocare questo tipo di risposta.
La globalizzazione in alcuni casi introduce come universali modelli occidentali di donne dedite al lavoro domestico (addomesticate) ed uomini competitivi/aggressivi; in altri casi crea salti di dislocazione al sistema patriarcale, che reagisce con la violenza.

5) In che modo le mascolinità si connettono alla violenza?

Ci sono molteplici cause che generano violenza (incluse lo spossessamento, la povertà, il nazionalismo, il razzismo) ed essa si sviluppa in situazioni diverse. Ci sono, peraltro, delle connessioni persistenti con il maschile, come risulta dei punti sotto indicati:

Le convenzioni sociali, generalmente, mettono i mezzi della violenza (armi e addestramento militare) nelle mani degli uomini, non in quelle delle donne. Questo è vero sia per le armi di possesso privato, sia per quelle militari;
Troppo spesso i gruppi sociali dei ragazzi, l'addestramento militare e i mass media promuovono una connessione diretta fra l'essere "un vero uomo" e la pratica del dominio e della violenza;
Quando gli uomini sentono di essere titolari "naturalmente" di potere e status (in special modo rispetto alle donne) si arrabbiano parecchio se non riescono a raggiungere i "naturali" titoli loro dovuti. La reazione a questo senso di mancanza di potere può includere la violenza contro le donne, l'unirsi ad una banda criminale, a un movimento razzista, a un esercito o un movimento rivoluzionario che restauri la sensazione di "avere il controllo";
I movimenti razzisti, etnico-nazionalisti ed estremisti spesso esprimono una richiesta di dominio che è centrata sulla figura dell'uomo, con la donna che recita da supporter e da "madre-del-guerriero". La pressione psicologica ad agire da "guerriero" o "cacciatore" è molto intensa;
Il mantenimento di una mascolinità egemonica richiede il disprezzo per le altre forme di mascolinità e per le donne. Questo conduce spesso a forme di aggressione fra ragazzi e a seri episodi di violenza commessi dagli stessi nei confronti di uomini omosessuali.

Le mascolinità aggressive e dominanti possono essere una diretta fonte di violenza. In molti casi, le ideologie sulla superiorità di genere sono i modi in cui altre cause di conflitto vengono indotte ad uno sbocco violento. Quando le mascolinità violente vengono create e incoraggiate, il reclutamento nei loro ranghi di uomini e ragazzi può prolungare ed intensificare i conflitti armati. In tutti questi casi l'azione per muoversi verso altri tipi di mascolinità è una risorsa rilevante per costruire la pace.

6) Che tipo di cambiamento è necessario?

Ci viene spesso suggerito, con orrore, che riformare i generi e le loro relazioni significa trasformare gli uomini in donne; significa "castrarli", renderli deboli e incapaci di competere o di stare al mondo con orgoglio.
Risolvere il problema della violenza e costruire una cultura di pace certamente richiede dei cambi al modello egemonico di mascolinità: ma non richiede agli uomini di diventare deboli ed incapaci. Al contrario, l'opzione della violenza viene costruita e presentata come la più facile per la mascolinità o come la sola possibile.
Vogliamo sottolineare con forza che costruire la pace è un compito complesso e faticoso, che necessita gli sforzi congiunti di donne ed uomini: il senso di competenza che è così importante per molti tipi di mascolinità può essere connesso all'equità, invece che all'esclusività e anche la democrazia ha bisogno di abili tecnici.
I progetti educativi possono "risocializzare" ragazzi ed uomini, spingendoli ad adottare comportamenti non violenti che rimpiazzino quelli aggressivi. Questi stessi progetti possono aprire una vasto raggio di strade perseguibili e permettere ai ragazzi ed agli uomini di usare uno spettro più ampio delle loro capacità emozionali, comunicative e politiche: mostrando che esiste una varietà di modi di essere uomo, e permettendo loro di fare esperienza diretta della propria specifica diversità. I progetti educativi possono aiutare uomini e ragazzi a sviluppare la loro capacità di azione non violenta e far loro apprendere tecniche di pace piuttosto della tecniche di guerra e combattimento cui sono usualmente addestrati.
Uno sforzo educativo in questo senso non può essere compiuto isolatamente. Deve essere sostenuto in modo che uomini e ragazzi possano sperimentare la non violenza nella maggior parte delle esperienze di vita: ciò significa azioni volte a ridurre le gerarchie di genere e gli antagonismi che possono sfociare in violenza nelle occasioni sociali (arene pubbliche, media, sfera privata, luogo di lavoro, istituzioni).
Un esempio chiave della necessità di cambiamento è la formazione sociale dei corpi di pace. Essi sono attualmente gestiti da organizzazioni il cui staff è maschile, e la cui cultura è (spesso pesantemente) militarizzata e "maschile": perciò essi sono scarsamente in grado di agire i modi del confronto e della relazione. Qui c'è la necessità di cambiamento sia riguardo alla cultura organizzativa, sia riguardo la divisione sessuata del lavoro.

7) Come si ottiene il cambiamento?

La conclusione più importante delle ricerche recenti attesta che vi sono mascolinità differenti e che la forma dominante/violenta non è l'unica ne' è "naturale". Ci sono molti uomini non violenti, nel mondo, e molti di essi sono attivamente impegnati nel tentativo di ridurre la violenza.
Di seguito trovate alcuni esempi di gruppi di uomini coinvolti nella costruzione di una cultura di pace (gli esempi includono sia l'attivismo sociale che i programmi governativi).

1. La campagna canadese del "Nastro Bianco", un vasto programma di coinvolgimento della comunità per ridurre la violenza maschile contro le donne, ora transitato anche in altri paesi;
2. I congedi parentali per i padri e, nei paesi nordici, "il mese del papà", in cui si è insegnato ad un rilevante numero di uomini ad occuparsi dei bambini nei centri di cura per l'infanzia;
3. La Commissione Sudafricana per la verità e la riconciliazione e le azioni comunitarie come "Noi li ricorderemo" (una campagna sulle morti "di strada");
4. Gruppi antirazzisti ed antisessisti di uomini in un gran numero di paesi dalla Russia all'Australia e l'Organizzazione nazionale di uomini contro il sessismo negli USA;
5. Campagne e sforzi educativi per cambiare la cultura della violenza nei programmi occupazionali (in special modo per le forze di polizia) in Salvador e nelle Filippine;
6. Sviluppo di programmi specifici sul genere per i ragazzi nelle scuole australiane, in cui si affronta il tema della violenza come presentata nella letteratura e come agita nelle relazioni umane, e si incoraggiano i ragazzi ad analizzare le proprie diverse mascolinità.

Come si nota, siamo appena all'inizio del processo di cambiamento, ma alcuni princìpi significativi sono già emersi:

E' importante rompere l'isolamento di genere: alcune attività vanno necessariamente indirizzate a gruppi di un solo genere, ma i programmi devono essere concordati da uomini e donne insieme;
E' essenziale trovare modi rispettosi di lavorare con ragazzi ed uomini. Il rimprovero e l'antagonismo minano la costruzione della pace;
Le cause istituzionali e strutturali della violenza devono essere attentamente considerate;
I temi della pace e dell'equità di genere devono attraversare le diverse discipline scolastiche e non essere confinati in un'area specifica.

8) Nota conclusiva

Le ricerche condotte in modo serio sulle mascolinità sono relativamente recenti e la loro connessione alla pace è ancora più nuova. Questa istanza non riguarda un piccolo gruppo di uomini in posizione marginale: riguarda tutti gli uomini e - ovviamente - tutte le donne, poiché i generi interagiscono e tutti/e noi partecipiamo alla formazione della società ed agli "aggiustamenti di genere" in essa presenti.
Sebbene l'ammontare storico delle violenze perpetrate dagli uomini sia orripilante, le mascolinità differiscono molto l'una dall'altra e ci sono parecchi punti da cui il cambiamento può partire: molte esperienze riportate al convegno attestano che nelle vite personali uomini e donne tendono a muoversi spontaneamente verso l'equità e la non violenza se viene data loro l'occasione di farlo. Esse/i si arrestano dove gli stereotipi e gli schemi culturali bloccano la loro strada. Perciò, persino piccolissimi tratti di strada libera producono effetti considerevoli.
Nella discussione in cui abbiamo trattato le polarità di genere abbiamo anche scoperto come muoverci oltre esse: la "mascolinità" non è esaustiva del carattere di ogni uomo. Ciò che le donne e gli uomini condividono è molto più vasto di ciò che li divide: comuni abilità, linguaggio, istituzioni, interessi, responsabilità verso i bambini. La comune umanità che uomini e donne condividono è la base più importante per ottenere un futuro di pace.

RIASSUNTI DEGLI STUDI PRESENTATI

Robert Connell: ARMI ED UOMINI

L'evidenza che sono gli uomini i maggiori agenti della violenza nel mondo è schiacciante e, in molte società, la violenza è mascolinizzata.
Le nuove ricerche sulle mascolinità dimostrano che esse si formano in diverse strutture relazionali e sociali: esse generano molteplici forme di mascolinità, incluse quelle non violente.
Tuttavia, le gerarchie che intessono i rapporti fra maschi tendono a subordinare i meno aggressivi. Le mascolinità sono incorporate nelle istituzioni, nelle culture e nelle vite personali; esse sono dinamiche ed in costante cambiamento. Ciò ci dà la speranza di poter agire relazioni di genere più pacifiche. Le strategie educative devono essere rispettose, ma devono domandare un sostanziale cambiamento: a nessun uomo si chiede di uniformarsi ad un "nuovo carattere dominante", ma di muoversi verso una maggior democraticità nella gestione dei rapporti di genere. Modelli di tali relazioni già esistono ed è importante portarli alla luce.

Gioia Di Cristofaro Longo: LA NUOVA IDENTITA' MASCHILE FRA CRISI E RIDEFINIZIONE

Il processo di ridefinizione delle identità maschili e femminili è stato asimmetrico: per le donne esso è in progresso, per gli uomini è appena cominciato. Tuttavia, un processo storico si è ormai avviato e potrà condurci ad un bilanciamento delle relazioni di genere che è fondamentale per la prospettiva della risoluzione pacifica dei conflitti e per la costruzione di una cultura della pace. L'eliminazione delle discriminazione e dell'ingiustizia di genere è il primo passo verso tale cultura. Il secondo è la creazione di un'identità basata sull'equità di genere.
Oggi vi è un'aumentata consapevolezza da parte di molti uomini nello scoprire/riscoprire i termini e i valori della propria specifica mascolinità, atto che sfida i condizionamenti e gli stereotipi.

Alberto Godenzi: GLI UOMINI ED IL POTERE ECONOMICO

Per sviluppare una cultura di pace bisogna rendere stabili le condizioni che favoriscono tale sviluppo. Poiché la cultura di pace è principalmente il risultato dell'interazione fra esseri umani e poiché lo stesso concetto di pace connota le relazioni egualitarie, l'equità fra donne ed uomini è una condizione cruciale. L'ineguaglianza è una forma strutturale di violenza.
L'autore ritiene che il principale indicatore dell'eguaglianza sia il livello economico, ove lo sbilanciamento fra donne e uomini è più evidente. Una trasformazione verso l'equità in senso economico contribuirebbe grandemente ad una cultura di pace.

Øystein Gullvåg Holter: GENERARE LA PACE: SULLE MASCOLINITA' DI PACE E LE MASCOLINITA' DI GUERRA E GLI ORDINI PATRIARCALI

Per poter promuovere cambiamenti positivi fra gli uomini, le mascolinità devono essere interpretate nei loro contesti sociali e culturali, distinguendo le differenziazioni e gli aspetti stratificati del sistema dei generi.
Il documento discute e spiega gli schemi di ineguaglianza patriarcali che si fondano su dominio maschile, aggressione e violenza. Essi devono essere identificati se si vuole fare spazio al cambiamento e muoversi verso una cultura di pace.

Michel Kaufman: LAVORANDO CON GLI UOMINI E I RAGAZZI PER SFIDARE IL SESSISMO E PORRE FINE ALLA VIOLENZA MASCHILE

La violenza degli uomini ha le sue radici non nella biologia, ma negli imperativi di una società patriarcale. Ciò è evidente a tutti i livelli in cui si dà relazione tra uomini (dalle relazioni fra le nazioni al campo sportivo); è evidente nel rapporto donne/uomini, in quello adulti/bambini, nelle strutture economiche e nella relazione con l'ambiente (relazione che è spesso stata descritta come uno stupro).
Questa violenza è interiorizzata dagli uomini, in modo inconscio, come la definizione dominante di mascolinità, persino da quella maggioranza di uomini che non agisce mai in modo violento.
Lo sviluppare una cultura di pace richiede pertanto una risposta articolata. E' necessario sfidare i modi in cui la violenza patriarcale si estende nel tessuto della società e nelle interazioni umane.
Il documento presenta ed esamina due studi effettuati su gruppi di ragazzi ed uomini con cui si è lavorato per porre fine alla violenza contro le donne ed alla violenza nelle relazioni fra uomini.

Hassan Keynan: I RUOLI MASCHILI ED IL COMPIERSI DELLA TRAGEDIA SOMALA

Il contributo esplora il nesso fra la cultura somala, pervasa dal dominio maschile, ed il protrarsi del conflitto che ha devastato la Somalia. La cultura somala è basata su tre tradizioni: il sistema dei clan, l'Islam e l'influenza occidentale, un insieme inequivocabilmente maschile. Esso marginalizza ed esclude le donne in tutti gli aspetti della vita pubblica: sociale, economico e politico. Il documento attesta però che la cultura somala incorpora comunque una cultura di pace sotterranea: quella delle donne, che se portata alla luce, sostenuta ed incoraggiata potrebbe allargare gli orizzonti di pace in Somalia.

Michael Kimmel: RIDURRE LA VIOLENZA DEGLI UOMINI: IL PERSONALE INCONTRA IL POLITICO

L'autore indaga le connessione fra i livelli micro e macro istituzionali e l'origine della violenza maschile basandosi sugli esempi dei nazionalismi etnici e della violenza domestica. Egli ne deriva che l'origine della violenza non si situa nell'esperienza del potere da parte degli uomini (e cioè nell'espressione della dominazione come manifesta) ma piuttosto nell'esperienza duale che comprende il sentimento di impotenza e il senso di diritto al potere. Questa analisi consente l'identificazione dei tipi di uomini che sono più inclini a unirsi ai movimenti nazionalisti e a commettere atti di violenza contro le donne.
L'autore esamina poi diverse culture in cui la violenza maschile (nei suoi macro e micro aspetti) è straordinariamente bassa. Ciò che emerge dalle ricerche incrociate è che la violenza si abbassa tanto più quanto si configurano relazioni equanimi fra maschi e femmine, tanto più quanto l'autonomia delle donne è alta, tanto più quanto il livello della partecipazione maschile ai processi di cura è elevato e tanto più quanto la mascolinità può accedere a più definizioni.

Uta Klein: "I NOSTRI RAGAZZI MIGLIORI": IL COSTRUIRSI DELLA MASCOLINITA' NELLA SOCIETA' ISRAELIANA

L'esercito, in Israele, è il principale agente sociale nella formazione dei ruoli di genere, costruendo la mascolinità come mascolinità militare, ed è anche la principale fonte che mantiene l'ineguaglianza di genere. L'ethos sionista della mascolinità ideale (rigidità, forza fisica) si costruisce come reazione alla lunga storia di persecuzione del popolo ebraico; segni di "debolezza" sono considerati delle minacce all'identità maschile. La situazione politica di conflitto arabo-israeliano intensifica questo processo.
Nelle società che vivono uno stato di guerra, gli appelli all'unità sono le principali ragioni per estromettere la questione di genere dall'agenda politica. La partecipazione delle donne al movimento per la pace, in Israele, è altissima.
Secondo questo lavoro, la demilitarizzazione della società dev'essere lo scopo primario da raggiungere: dissolvendo la "mentalità da assedio" che conduce ad una definizione egemonica di mascolinità, transitando dalla logica militare alla logica civile e dalla "mascolinità combattente" alla "mascolinità multidimensionale".
Bo Loggarfve: ISTRUZIONE PER GLI OPERATORI NELLE AZIONI DI PACE: COME VIENE VISSUTO IL RUOLO DI DONNE E BAMBINI

Il documento spiega come le istanze di genere vengono riflesse nelle differenti fasi dell'addestramento delle forze svedesi impegnate in operazioni umanitarie, dal coinvolgimento nel programma "Salviamo i bambini" all'attenzione posta al vivere fra le popolazioni locali e al Codice per gli Osservatori di pace delle Nazioni Unite, che è intessuto delle questioni di genere in maniera molto coerente.

Robert Morrell: GLI UOMINI DEL SUDAFRICA NELL'ERA POST-APARTHEID: RISPOSTE, PERICOLI E OPPORTUNITA'

L'impressione che si ricava, almeno dai comunicati che il governo rilascia ai media, è che il Sudafrica del post-apertheid sia, a livello di relazioni fra i generi, uno dei paesi più progrediti del mondo. Sebbene ci siano senz'altro delle verità in questo quadro, la realtà è un po' differente. Sebbene ci si trovi in presenza di una nuova Costituzione che proibisce per statuto le discriminazioni di genere e di orientamento sessuale, persistono alti livelli di crimini violenti ed aggressioni sessuali, mentre il potere maschile resta incontrastato.
Il documento esamino l'impatto sugli uomini delle politiche designate a facilitare l'avanzamento femminile. I cambiamenti allo stato patriarcale di fatto sono in corso, ma sono anche contestati; le risposte della popolazione ai cambiamenti sociali, politici ed economici sono molteplici.
Un dato positivo è che vi sono ormai differenti versioni delle "mascolinità desiderabili": mascolinità orientate alla pace stanno emergendo e si danno forme diverse; vi sono modelli quali Nelson Mandela, Premio Nobel per la pace, e i gruppi di giovani ex picchiatori delle loro ragazze che hanno lavorato alla propria "riforma". Molte differenti iniziative di questo tipo stanno danno apprezzabili risultati e vanno verso il superamento di un modello rigido ed unico di mascolinità e dei ruoli prescrittivi.

Mirjana Najacevska: I CAMPI DELL'ESCLUSIVITA' DI GENERE: LA COSTRUZIONE DELL'ORIENTAMENTO MASCHILE VERSO LA VIOLENZA NEI PROCESSI EDUCATIVI

Se il futuro, come sembra, vedrà un ingresso più significativo delle donne nella vita pubblica ed in altri spazi generalmente considerati "maschili", possiamo ragionevolmente aspettarci l'adozione di punti di vista, approcci e prospettive differenti riguardo a questioni quali la violenza, la guerra e la pace.
Tuttavia, non dobbiamo per questo assumere che sia sufficiente l'eguale partecipazione alla sfera decisionale e pubblica a garantirci il cambiamento: resteremmo intrappolate/i di nuovo negli stereotipi se assumessimo che le donne sono "per natura" pacifiche o se identificassimo la pace con la passività. L'autrice ritiene che le differenti visioni di uomini e donne sulle istanze di pace hanno le loro radici nel differente peso sociale dell'essere maschio e dell'essere femmina e non possono essere attribuite a caratteri psicologici "immanenti" nei sessi.

Irina Novikova: DECOSTRUIRE LE MASCOLINITA' MILITARI: RELAZIONI DI GENERE E MEMORIE DELLE DONNE (Seconda Guerra Mondiale, Guerra in Afghanistan)

E' opinione comune, nell'ex Unione Sovietica, che i maschi siano stati "castrati" ed effeminati dalle politiche sull'equità di genere e che il loro senso storico di se stessi sia andato perduto e debba essere restaurato. Le relazioni sociali che si danno in questo contesto sono determinate dall'ideologia maschile e dal fondamentalismo nazionalista. L'antifemminismo è pure molto presente.
La costruzione di mascolinità che ne consegue è un ibrido tra le immagini "tradizionali" e quelle correlate al passaggio dall'economia di stato a quella di mercato. I progetti di mascolinità che tale immaginario rappresenta vanno dall'esaltazione del Soldato quale salvatore del pianeta, uomo forte e coraggioso, alla celebrazione dell'eroe delle nuove tecnologie.
Lo studia indaga quale influenza ha questo tipo di rappresentazione sulle vite e le posizioni sociali delle donne, a partire dalla narrazione autobiografica delle stesse: la politica della maternità diviene un pilastro centrale dell'economia di guerra, economia attorno alla quale si costruiscono le ideologie del mascolino e del femminino e che prevede, per le donne, l'abbandono di qualsiasi tipo di attivismo e la recita del ruolo virtuoso di spose e madri.

Knut Oftung: UOMINI ED EQUITA' DI GENERE NEI PAESI NORDICI

Il contributo fornisce esempi di come gli uomini possano essere visti da una prospettiva di genere, e presenta i problemi che sorgono quando si interrogano i ruoli degli uomini visibili nella politica. Nel contesto dei paesi nordici va tenuto conto che si trova in presenza di forme di economia mista, dove è del tutto accettabile che gli stati usino delle risorse per perseguire politiche di equità. L'autore ritene centrale la questione di genere per la costruzione di una cultura di pace.
Il documento si focalizza altresì sui differenti aspetti che la vita degli uomini presenta, sui modi in cui bambini e ragazzi vengono cresciuti, sulle forme dominanti di mascolinità e sull'assenza di responsabilità di cura nella maggior parte delle vite maschili. Queste ultime sono una parte rilevante dello sviluppo dei nuovi modi di "essere uomo" e giocheranno una parte importante, in futuro, nel creare una cultura di pace: i nuovi ruoli del maschile, connessi alle pratiche della cura e dell'ascolto, possono configurarsi come salvaguardia e risposta alle forme più barbare del capitalismo.

Daniel Ríos Pineda: CERCANDO LA NOSTRA IDENTITA'

L'autore sottolinea come sia urgente creare processi di socializzazione nelle nuove generazioni che si rifacciano a schemi di sensibilità di genere, dove la cultura della pace prevalga su quella della violenza (contro le donne, i babmbini/le bambine e gli altri uomini), dove non vi sia discriminazione, dove si stabiliscano relazioni di equità e giustizia: non solo nei diritti riconosciuti ai cittadini/alle cittadine dagli Stati, ma anche e soprattutto nella vita di ogni giorno, nelle scuole, nei luoghi di lavoro.
Le specifiche politiche tese al raggiungimento dell'equità di genere, peraltro apprezzabili, si sono centrare sulla sfera pubblica, mentre nella sfera privata (nella famiglia) vengono costantemente riprodotti proprio quei "valori" che dobbiamo sradicare per raggiungere una cultura di pace.

Lourdes Quisumbing: I FATTORI CULTURALI NELLA SOCIALIZZAZIONE SENSIBILE AL GENERE: VERSO UNA CULTURA DI PACE

Lo studio riafferma la visione per cui i ruoli cosiddetti "maschili" e "femminili" sono costruiti socialmente e culturalmente, e non già biologicamente predeterminati. Le differenze e le diversità che esistono fra le varie donne (e le varie femminilità) e i vari uomini (e le varie mascolinità) possono incontrarsi anziché escludersi l'un l'altra. Eguaglianza, ma non uniformità; condivisione, ma non superiorità/inferiorità; valorizzazione di ambo i sessi, ma non dominazione di un sesso sull'altro.
I ruoli ascritti al genere hanno la loro radice nella socializzazione primaria che avviene in seno alla famiglia: questi ruoli sono i risultati degli schemi educativi culturali e sociali e delle norme e aspettative dei genitori. L'essere umano è il prodotto delle proprie significative relazioni con gli altri/le altre, a partire dall'infanzia sino alle interazioni con la società adulta: lo sviluppo della personalità è iscritto nella matrice delle esperienze interpersonali.
L'identificazione ed il rinforzo delle pratiche e dei valori sensibili al genere, sono l'approccio per trasformare l'apprendimento dell'individuo in modo olisitico e dirigerlo verso la tolleranza, la giustizia e la pace.

Constantina Safilios-Rothschild: LA PERCEZIONE NEGATIVA DEGLI INTERVENTI SUL GENERE: "IMPOVERIMENTO" DEI RUOLI MASCHILI COME MINACCIA ALLA PACE

Gli uomini, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo, percepiscono i cambiamenti nei ruoli come negativi, particolarmente se credono per questo di stare perdendo il loro ammirato status di "procacciatori di cibo" e "protettori". Come i recenti studi sull'Africa hanno comprovato, avere molte mogli, molti figli e molte amanti viene ancora percepito come prestigioso simbolo di mascolinità. Al presente, le campagne sulla pianificazione familiare stigmatizzano questo atteggiamento come irresponsabile e l'AIDS ha reso l'essere donna (e l'avere molte/i amanti), in Africa, assai pericoloso.
La crisi degli uomini nei paesi in via di sviluppo si basa sul desdierio di essere sicuri che la loro identità sia separata, radicalmente differente da quella delle donne, e tale identità deve basarsi sulla rigidità dei ruoli ascritti al genere e prevedere per essi ammirazione, stima, necessità della loro presenza, amore. La maggioranza degli uomini poveri, privi di risorse anche in senso educativo, si rivolgono facilmente alla violenza come soluzione del problema.
L'autrice raccomanda che i programmi tesi all'equità di genere, nei paesi in via di sviluppo, comprendano un supporto psicologico atto a dare valore alle nuove mascolinità.

Andrei Sinelnikov: MASCOLINITA' "A LA RUSSE"

La storia dell'USSR dimostra che le ideologie progressiste, in assenza del lavoro pratico, non possono cambiare la realtà patriarcale. E' il caso dell'uguaglianza fra i sessi, un diritto costituzionale che non si è mai realizzato nella vita vera. Il collasso dell'Unione Sovieta ha inoltre rivelato che sotto la superficie dell'ideologia comunista si intessevano altri sistemi ideologici, connessi con gli scopi del patriarcato.
Ma la situazione, dice l'autore, è ben lungi dall'essere statica: è anzi in continuo mutamento. L'attenzione sulla questione di genere e sulla violenza contro le donne è in aumento; il movimento delle donne è in crescita e cominciano ad apparire in Russia i primi gruppi di uomini sostenitori del movimento delle donne.

Svetlana Slap_ak: CACCIARE, COMANDARE, SACRIFICARE: PRATICHE "TRADIZIONALI" MASCHILI NELLE CULTURE BALCANICHE CONTEMPORANEE

Durante la recente guerra nell'ex Jugoslavia, gli osservatori stranieri hanno spesso avuto difficoltà nel capire i comportamenti degli individui, la rappresentazione degli stati, i gruppi etnici e sociali.
Lo studio indaga i comportamenti ascritti alla tradizione per i maschi nei Balcani: la rivalutazione di relazioni di dominio fra i generi era purtroppo presente persino nei gruppi pacificisti in Serbia, Croazia e Bosnia e fra gli Albanesi nella regione del Kosovo. L'autrice discute il fenomeno basandosi su tre attività ritenute fondanti dell'identità maschile nei Balcani dopo l'avvento del patriarcato: cacciare, comandare e sacrificare. Molti comportamenti dei "guerrieri" odierni sono riallacciabili a tale schema: le azioni paramilitari non organizzate, la cattura di prigionieri da mostrare in pubblico, lo stupro delle donne come segno di possesso del territorio, i "giochi" di caccia, i tabù e le interdizioni nei confronti di speciali prede umane.

Judith Stiehm: NE' VITTIMA NE' CARNEFICE

Lo studio affronta due argomenti. Il primo è l'effettivo monopolio maschile sulla forza sociale legittimata (polizia, esercito). Il secondo tratta dei modi in cui assicurarsi che il personale di tale forza sociale protegga i membri della comunità invece di divenire un pericolo o un problema.
L'essere in presenza di una forza sociale legittimata "ne' maschile ne' femminile" aiuterebbe a rompere la connessione fra mascolinità e violenza. E' essenziale perciò che le donne partecipino alla formazione delle politiche (insegnamento, assunzione) che guideranno le azioni di polizia ed eserciti.

Georg Tillner: MASCOLINITA' E RAZZISMO

La mascolinità è un'identità (una parte di essa) ma non può essere intesa come il fulcro essenziale di una persona, essendo essa il risultato di una serie di pratiche. La mascolinità a disposizione, attualmente, ha come fondante una "richiesta di dominio" o un "sentirsi naturalmente titolari di potere": la mascolinità diventa quindi la nozione e la pratica dell'identità come potere/dominazione. Questo si dà non solo nella relazione fra uomini e donne, ma anche fra le differenti etnie. Il razzismo può essere descritto anch'esso come una "richiesta di dominio" ed è usualmente correlato ad una specifica nozione di mascolinità.
Una politica contro la violenza dovrebbe mirare a modificare i comportamenti umani e dovrebbe tenere presenti le relazioni di dominio esistenti: un progetto versa una cultura di pace deve basarsi su un'etica della differenza, che permette il rispetto dell'alterità ed il riconoscimento delle somiglianze (di genere, etniche, ecc.), somiglianze intese non come "universalizzanti" ma come possibilità in un processo di negoziazione.

Marysia Zalewski: COME CAMBIARE L'APPROCCIO TRADIZIONALE MASCHILE ALLE POLITICHE INTERNAZIONALI

Lo studio attesta come al progredire delle nostre conoscenze nel campo delle mascolinità e delle complessità ad esse correlate, corrisponda una maggior comprensione dei soggetti "maschio" e "politiche internazionali". L'autrice mostra i differenti modi in cui si è uomini e donne nelle pratiche politiche internazionali, e come la struttura gerarchica dei generi e delle sessualità intessa tali pratiche. Ella raccomanda che l'educazione al genere, nel suo senso più ampio, divenga studio obbligatorio nel sistema educativo.