HEVI DILARA IN PIAZZA
NAVONA
L'INTERVENTO,
APPLAUDITISSIMO, SVOLTO DALL'ESULE KURDA HEVI DILARA DAL PALCO
DELLA GRANDE MANIFESTAZIONE ANTIRAZZISTA DEL 19 GENNAIO, A NOME
DEI KURDI E DI TUTTI I POPOLI DELL'ESODO.
febbraio 2002, da Azad
Io qui, in questo paese, sono straniera tre volte.
Perché vengo da un altro mondo.
Perché vorrei ritornare nel mio mondo.
E perché nel mio mondo, nel paradiso che ho lasciato, non posso tornarci. Perché il mio mondo, il mio paese, il Kurdistan, non esiste.
Ma io qui, in questa piazza, sono vostra sorella, vostra compagna, vostra concittadina.
Perché questa é la piazza della libertà.
In questa piazza non ci sono le frontiere che hanno smembrato da ottant'anni il mio popolo.
Non ci sono le frontiere sulle quali, nei mari e sulle strade, tanti kurdi hanno lasciato al vita mentre cercavano una vita nuova.
In questa piazza non ho bisogno di mostrare il mio certificato di rifugiata politica, perché nessuno chiederà a nessuno il passaporto o il permesso di soggiorno.
Da questa piazza io non dovrei avere nulla da chiedere al governo italiano, ai governi europei.
Non dovrei chiedere asilo, perché l'asilo per un perseguitato é un diritto.
Non dovrei chiedere pace, perché la pace sta scritta nella vostra Costituzione.
Non dovrei chiedere il mio diritto alla dignità, all'identità, all'autodeterminazione, al ritorno, perché anche questo sta scritto fra i diritti fondamentali di tutti gli esseri umani e di tutti i popoli.
Ma tutti questi diritti mi sono negati, ed ora si vuole cancellare anche il diritto costituzionale di asilo.
Quel diritto che é stato riconosciuto anche al nostro Presidente dai giudici italiani, ma troppo tardi, quando era già nella cella della morte.
Quel diritto che spetta non solo ai kurdi, ma a tutti coloro che fuggono da guerre combattute con armi occidentali, da terre cosparse di mine occidentali, dai bombardamenti di aerei che spesso portano le vostre bandiere.
Allora é a voi che chiedo di riconoscere e affermare i miei diritti, i diritti di un intero popolo negato.
E' a voi, ad un popolo che ha conosciuto la Resistenza, che guarda un popolo che ha conosciuto la Resistenza armata ed ora ha scelto la strada, forse più aspra e difficile, della Resistenza pacifica e civile.
E' a voi che guardano le migliaia di giovani e di studenti che hanno deciso di affrontare la prigione e spesso la tortura, per affermare in faccia alla polizia e al mondo: "Io sono kurdo, questa é la mia lingua e la mia identità, che voglio far convivere in pari dignità con tutte le altre lingue ed identità del mondo".
E' voi che aspettano i milioni di kurdi che già si preparano alla grande mobilitazione del Newroz, il nostro Capodanno, primavera di pace e di libertà.
E' a voi che chiedo: io sono una terrorista, come mi definisce il governo che pretende di rappresentarmi?
E' terrorista il partito in nome del quale migliaia di uomini e donne sedettero per settimane in sciopero della fame, in un gelido inverno di tre anni fa, in una piazza di Roma che dovrebbe già chiamarsi piazza Kurdistan?
Affido a voi tutti e tutte il mio futuro, il nostro futuro comune di donne e uomini liberi e uguali.
Hevi Dilara, rifugiata politica kurda in Italia