BAGHDAD 4 E 5 APRILE: SCENE DI VITA QUOTIDIANA
I RACCONTI DELLA GENTE DEL POSTO RIFERITI DA UNA VOLONTARIA ITALIANA


aprile 2003, Di Donatella di Un Ponte Per...

Di giorno la luce filtra tra i banchi di fumo nero del petrolio che brucia ininterrottamente intorno alla città. L'aria, ormai satura, è diventata irrespirabile ma la cortina di fumo non rallenta le incursioni aeree su Baghdad, che al contrario si sono intensificate. I quotidiani bombardamenti cominciano a pesare sulla vita quotidiana: ogni giorno sparisce un pezzo di normalità, un pezzetto di storia. Gli iracheni affrontano il dramma della
guerra senza più certezze, con un totale sentimento di sfiducia.
Per sfuggire ai bombardamenti la gente si sposta in continuazione da una parte all'altra della città; di giorno ma anche di notte. Se ne hanno la possibilità si rifugiano dai parenti, in campagna. Karim, autista dell'hotel Al-Fanar Hotel, ci ha raccontato che questa notte era stato costretto a trasferire la famiglia, la moglie e i suoi due figli, a casa della sorella a causa dei massicci bombardamenti sopra la sua zona.
Ma a Baghdad non c'è più un luogo sicuro dove rifugiarsi. Questo è quello che dice la gente dopo la notizia dei sei missili esplosi nelle vicinanze della Mezza Luna Rossa Irachena e delle sue due strutture ospedaliere, che hanno provocato diversi feriti e alcune vittime, tra le quali anche il cugino di un dipendente della Mezza Luna Rossa che lavorava in uno dei due ospedali.
E, mentre continuano i bombardamenti, gli abitanti si preparano anche ad affrontare un lungo assedio militare. Le fabbriche alla periferia di Baghdad sono state svuotate e chiuse definitivamente, le poche merci rimaste sono state trasferite presso le case dei proprietari per essere vendute privatamente. Ingegneri, operai, commercianti e docenti universitari sono senza lavoro da giorni e gran parte del loro stipendio è già stato investito nell'acquisto di generi di prima necessità: acqua, cibo e medicinali. Al contrario i medici e gli infermieri lavorano senza sosta negli ospedali per fornire assistenza ai numerosi feriti.
Non abbiamo più elettricità da due giorni, andiamo avanti con i generatori. In alcune zone manca anche l'acqua. Per fortuna qui all'Al-Fanar Hotel abbiamo tre generatori, che garantiscono l'elettricità per diverse ore al giorno. Per di più il tempo sta cambiando e la temperatura si è alzata di parecchi gradi in questi ultimi tre giorni.
Secondo i dati resi noti dal governo iracheno i morti civili sono 800, i feriti 5000. Ma la segretezza più assoluta circonda il numero dei militari uccisi in combattimento e c'è il dubbio che il numero delle vittime civili sia sottostimato per non creare panico. Nel quartiere Aramid pochi giorni fa diverse case sono state distrutte o lesionate, con un bilancio di 4 morti
e 15 feriti.
All'ospedale Yasmus la madre di Zenias regge la sua bambina, che ha la testa bendata. Racconta: <Erano le due del pomeriggio circa quando ho sentito delle esplosioni vicine, più vicine del solito. La casa è piccola e vibrava tutta. Zenias stava giocando in giardino, quando sono corsa fuori l'ho vista per terra, sanguinante. Per fortuna è caduta solo per lo spostamento d'aria
e non è stata colpita da una delle tante schegge. Hanno forato tutto, anche i bidoni dell'acqua, molti muri intorno sono crollati>.
Un giornalista arabo le chiede: <E se si venisse a sapere che è stata l'artiglieria governativa a mandare questo missile?>. <Che cosa cambia per noi? Il Paese è stato attaccato e si difende>, risponde la donna. Quando sivisitano i <bombing sites>, i siti bombardati, si incontrano spesso persone che hanno perso diversi famigliari nelle esplosioni.

Baghdad 5/4/03

All'ospedale Al-Kindi i medici iracheni curano i feriti di guerra ma si trovano anche famiglie intere: si sono rifugiate lì sperando di essere più al sicuro che nelle loro case. Forse si sbagliano. L'ospedale pediatrico di Al-Mansour fu colpito nel 1991 da una bomba che aveva sbagliato bersaglio e il 30 marzo scorso in questa nuova guerra una persona è stata uccisa da un missile nell'ospedale di Al Suera, a metà strada tra Baghdad e Kut. Lo racconta un testimone, Jaid Said Odaid, che adesso assiste suo figlio all'ospedale Al-Kindi. Il bambino doveva essere operato di appendicite ad Al-Suera, ma dopo il bombardamento è stato trasferito all'Al-Kindi con gli altri pazienti.
Jaid, l'aria stanca, una lunga jellaba bianca, racconta: <Era circa mezzanotte quando abbiamo sentito un enorme rumore. Ci hanno detto che un missile aveva centrato il palazzo delle telecomunicazioni, molto vicino, e che un frammento era entrato nella cucina dell'ospedale. Mi hanno detto che c'è stato un morto. Adesso sono bloccato qui, anche se il bambino sta meglio, perché è stato bombardato il ponte che collega Baghdad alla mia casa>.