SE SI PRODUCONO E
VENDONO ARMI SI FARANNO SEMPRE GUERRE!
IL
VOTO DEL PARLAMENTO SULLA 185/90 SI ASCRIVE ALLA SCELTA DELLA
MILITARIZZAZIONE DEI PAESI E DELLE MENTI
giugno 2003, Di Luisa Morgantini -
europarlamentare, donne in nero, associazione per la pace
Come fermare questa marea che sommerge ogni valore etico e morale, che ci costringe a vivere nella paura, nell'incertezza, che ci fa guardare l'altra/o con sospetto, come fermare questa marea che ri-porta quasi ogni governo del mondo e con loro la parte della popolazione che li ha eletti a pensare che per vivere nella sicurezza bisogna armarsi sempre di più. Che per contare di più bisogna avere ogni arma possibile. La trasformazione della 185/90 che controllava le esportazione delle armi è parte della marea.
Ricordo quando facevamo pressioni perchè la legge passasse, si ponesse un freno alla esportazioni delle armi,perlomeno nei paesi in cui si violavano i diritti umani, vi fosse trasparenza verso il parlamento e il paese con una relazione annuale sulle esportazioni autorizzate e si conoscesse l'uso finale delle armi vendute.
Ricordo le battaglie condotte anche all'interno dei Sindacati, con l'aiuto di Archivio disarmo ( a quel tempo ero dirigente sindacale nei metalmeccanici, la gloriosa FLM di Milano), per convincere sindacalisti e operai, preoccupati dalla possibilità di perdere posti di lavoro, della necessità di riconvertire la produzione militare in civile. Si discuteva allora, ed erano gli anni fra il 70-80 di cosa produrre, come produrre per chi produrre. Davanti all'Augusta, anche se in pochi, (sopratutto delegati della Fim-Cisl) facevamo lo sciopero della fame per non far vendere al Sud-Africa o al Brasile gli elicotteri, alla Oerlikon per la riconversione facevamo incontri con le scuole del quartiere , all'Ansaldo si bloccavano le merci in partenza per l'Iraq e cosi via.
Poi poco a poco anche la nostra pressione si allentò. Il settore metalmeccanico andava verso il declino, ristrutturazioni, licenziamenti. Ci occupammo d'altro, per qualche anno insieme ad alcuni "resistenti" abbiamo cercato di fare muro all'ondata almeno per respingere gli attacchi continui alla 185/90.
Nei movimenti non violenti, pacifisti, nei movimenti cattolici impegnati, ogni anno si è continuato a chiedere riduzioni delle spese militari, e portare avanti la campagna dell'obiezione di coscienza. Per qualche tempo a cavallo della prima guerra del Golfo nel 91, la campagna per l'obiezione alla spese militare ebbe qualche impatto, poi è passata in gran parte nell'indifferenza dei movimenti, compreso quello delle Donne in Nero dell'Associazione per la pace di cui faccio parte.
La trasformazione della 185/0 è una perdita di cui portiamo tutte/i una responsabilità. Ma non siamo tutti uguali, la maggiore responsabilità è di chi preposto al voto del parlamento ha permesso che dalla legge fossero cancellati i vincoli all'esportazione delle armi. Di chi tra le forze democratiche e progressiste (di sinistra?) mantiene una cultura ammantata di pace ma in fondo ancora militarista. Anche l' Europa si vuole armare, per contrapporsi, si dice, alla grande potenza. La potenza dell' Europa deve e può essere la volontà di non fare guerre, concorrere al proprio benestare e a quello dei paesi poveri. Noi che ci battiamo contri i mercanti della morte dobbiamo riprendere e fare diventare centrale in ogni movimento che parli di pace e di non violenza la campagna contro la militarizzazione degli stati e delle menti, contro il traffico delle armi, per la riconversione del settore militare al settore civile, per la ditruzione della armi di distruzione di massa, chimiche batteriologiche, nucleari.
Per questo possiamo agire concretamente sostenendo la campagna all'obiezione fiscale alle spese militari. Non è molto ma è un gesto concreto e poi cercare, cercare insieme le strade per disarmare, disarmare.
Sembra inutile, banale e troppo semplice (ma è la semplicità che è difficile a farsi) riprendere le cifre del costo di una singola sofisticata arma che basterebbe per sfamare o curare bambini e adulti o come l'intelligenza umana usata per costruire armi per la distruzione potrebbe essere usata per portare sviluppo, acqua, luce, cibo, lavoro. Mettere fuori dalla storia e dal mondo, la mancanza di libertà, la povertà, l'ingiustizia sociale, la violenza, le guerre. A questo noi, donne e uomini, popoli delle nazioni del mondo, noi che desideriamo e pensiamo un altro mondo necessario e possibile dobbiamo dedicarci. Ne vale la pena!