OPPOSIZIONE ALLA LEGGE SULLA PMA: PRIMA TAPPA
UN PUNTO DI VISTA GIOVANE SULL'INIZIATIVA DEL 24 GENNAIO A ROMA


febbraio 2004, di Martina Guerrini, collettivo femminista "Le Api", aderente alla Marcia Mondiale delle Donne

 

Il 24 Gennaio si è tenuta la prima tappa di un percorso di opposizione alla legge sulla PMA che si preannuncia lungo e pieno di ostacoli.
In realtà, oltre alle contraddizioni politiche che viviamo in questi giorni, dalla stessa prospettiva di un accordo del Prc con l'Ulivo, alle politiche sfacciatamente ultraliberiste del governo Berlusconi, in questo desolante quadro stiamo provando a farci spazio sgomitando un po' più del previsto affinchè soltanto si riesca a parlare dei motivi della nostra opposizione alla legge. L'obiettivo necessario, ma non sufficiente, è almeno ricreare un tessuto femminista, una rete di donne il più ampia possibile che recuperi le pratiche di una lotta che non può in alcun modo essere demandata alle sole istituzioni.
A questo proposito l'evento al Teatro Capranica è stata educativo, da molti punti di vista: una "strana manifestazione", almeno a volerla leggere alla luce delle metodologie e delle pratiche che il movimento dei movimenti (ma il movimento delle donne tout court) sembrava quasi dappertutto aver portato. Quindi chi si immagina un percorso di reti orizzontali, di progettualità elaborate collettivamente, di sensibilità protese a costruire un seguito importante, a gettare semi di una lotta che deve continuarein quel caso potrebbe restare un po' delusa.
In realtà da subito l'idea di chiudermi in un teatro per rivendicare dei diritti che mi venivano tolti mi sembrava un po' bizzarro, e per questo stesso motivo sia la proposta delle bolognesi di offrire sarcasticamente delle uova d'oro (simboli di embrioni, dorate perché inaccessibili come le tecniche di riproduzione) a nome Francesco e Margherita ­ ovvio il riferimento ­ sia soprattutto l'idea del collettivo "la mela di Eva" di costruire un corteo contro l'integralismo religioso di cui è pervasa la legge mi sono apparse due risposte più adatte ad una espressione di lotta, che mantenesse il carattere della visibilità e del confronto-coinvolgimento esterni. Ad ogni modo la percezione di un non-detto, di un assenza, di un salto logico, era percepibile alla fine di ogni intervento nel teatro.ciascuno-a, facendo riferimento ad una non meglio precisata opposizione alla legge, di fatto non riusciva mai a colmare quella sorta di sospensione: nessuna proposta, nessun ragionamento su di un percorso che è oggi ineludibile.
Ho avuto la sensazione che lo striscione provocatoriamente srotolato dalle bolognesi, che rivendicava nessuno scambio elettorale sul corpo delle donne, cadesse in un teatro dove si stava perpetuando lo stesso errore. Due volte opportuno quello striscione.
L'evocazione, lo spettro di una lotta chiamata a molte voci, ma non costruita, spesso precedentemente impedita per timori elettorali, si è presentata puntuale sugli stessi quotidiani..Il Manifesto parla della bella passerella al Capranica scordandosi la presenza "attiva" delle giovani donne dentro e fuori il teatro, in una strana distrazione, e leggendo l'articolo sembra di esser finite in una situazione diversa. Questa dimenticanza è tra l'altro assai simile all'atteggiamento avuto dalla presidenza nello sbeffeggiare ­ non rendendosi conto di farlo! ­ l'intervento delle giovani apostrofandolo con termini vagamente "maternalisti":un intervento simpatico, carino, allegro, ridacchiando su "la gallina viene prima dell'uovo", e così viafino a confondere storpiando i nomi dei collettivi giovanili, ritenendo la categoria "giovane" qualcosa di monolitico, senza articolazione di riflessioni, percorsi e proposte diverseinsomma, le giovani sono le giovani, che vuoi aggiungere di più?!
La mia esperienza purtroppo mi dice che non è un atteggiamento isolato, e che forse questo maternalismo spesso da una parte ci fa fuggire dalla comprensione di una nuova percezione del femminismo, almeno affrontato dalle giovani donne, dall'altra ci crea un alibi bello pronto per non agirlo, non comprenderlo.
Ad ogni modo, a mio parere, il corteo-parade ha paradossalmente restituito l'aspetto più politico all'appuntamento ­ paradossalmente perché è riuscito laddove non sono arrivate le professioniste della politica con la P maiuscola ­ l'aspetto della partecipazione, della contestazione, dell'aggregazione: donne di ogni età si sono trovate a fianco e per una volta senza alcuna presunzione hanno sfilato scambiandosi modi differenti di interagire, divertendosi, ridendo, arrabbiandosi. E' stato veramente questo tuffo nella città, questo squarcio di colori e musica tra i palazzi del potere a restituirci la voglia di costruirla questa lotta alla legge sulla PMA!!