L'ITALIA AUTORIZZA LA TORTURA
APPELLO SULLA LEGGE IN DISCUSSIONE IN PARLAMENTO


maggio 2004, dai promotori

Noi sappiamo.
Noi abbiamo assistito, raccolto testimonianze, denunciato nei nostri libri: in Italia, a Luglio del 2001, a Genova nella Caserma di Bolzaneto centinaia di persone italiane e straniere sono state torturate.
Noi siamo indignati, gli italiani dovrebbero vergognarsi e ribellarsi all'approvazione della legge sulla tortura che si sta discutendo in questi giorni alla Camera dei deputati. La legge di un paese civile che dovrebbe tutelare i diritti umani fondamentali e non mettere dei limiti a questi diritti.

L'Italia è in ritardo di 15 anni nell'introduzione del reato di tortura nel proprio ordinamento, ma se il testo definitivo conterrà l'emendamento approvato in questi giorni, (secondo il quale per esserci il reato di tortura le violenze o le minacce gravi devono essere reiterate) è meglio che rimanga senza alcuna legge.

Le testimonianze di coloro che passarono ore, giorni all'interno della caserma di Bolzaneto, parlano di violenze e torture, trattamenti inumani e degradanti, sospensione di diritti umani fondamentali, mancate cure mediche a persone già ferite, mancate telefonate a familiari, avvocati, consolato per gli stranieri, tutti i fermati e i detenuti scomparsi nel nulla, "desaparecidos". Raccontano di mani spezzate a Bolzaneto, di suture senza anestesia, di ragazze trascinate per la collottola e coperte di sputi ed ingiurie da due ali di agenti, prese a calci durante il tragitto verso il bagno. Parlano di canzonette fasciste, di ragazze e ragazzi nudi, derisi ed umiliati. Non furono somministrati né cibo, né acqua, i giovani furono coperti di pugni e calci, costretti a rimanere per ore in piedi col volto verso il muro, gambe divaricate, braccia alzate, anche se feriti, spruzzati da gas urticante, minacciati di morte, di stupro e di altre violenze.
L'emendamento della Lega approvato dalla Camera, è contro le forze di polizia, lo sostiene il Silp-Cgil affermando che così facendo si evoca la falsa immagine di forze dell'ordine pronte a rinunciare a quel principio di legalità che è la prima ragione della loro esistenza.
Le forze di polizia respingono con sdegno l'idea che un qualsiasi atto di tortura, commesso anche solo una volta, possa aiutarle nell'esercizio delle loro funzioni, considerano il rispetto dei diritti fondamentali della persona un principio irrinunciabile della loro azione a tutela dei cittadini.
Le forze di polizia si considerano garanti del rispetto dei valori costituzionali, e ritengono che in uno stato democratico si debba e si possa garantire la sicurezza senza fare alcun passo indietro sul terreno della civiltà giuridica.

Migliaia di cittadini hanno firmato la petizione per l'introduzione del reato di tortura perché credono in una democrazia che rispetta i diritti umani. Non lasciamo che l'Italia precipiti definitivamente e "legalmente" nel baratro di un regime dove tutto è permesso, nessun diritto dei cittadini italiani e stranieri tutelato.

Ricordiamo che l'art. 13 della nostra costituzione prevede che:
"È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà."

Prime adesioni:
Enrica Bartesaghi (Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova ­ autrice del libro "Genova il posto sbagliato"), Marco Poggi (ex-infermiere di Bolzaneto ­ autore del libro "Io, l'infame di Bolzaneto"), Vittorio Agnolotto (Cons. Int. FSM), Giorgio Riolo (Pres. Ass. Cult. Punto Rosso), Samir Amin (Pres. Forum Mondiale delle Alternative), François Houtart (Università di Lovanio), Roberto Mapelli (Ass. Cult. Punto Rosso), Josè Luiz Del Roio (Cons. Int. FSM), Emilio Molinari (Comitato Acqua), Luigi Vinci (Europarlamentare), Marco Bersani (Attac-Italia).

Per adesioni: bartesaghie@tele2.it