LAICITA' E AUTODETRMINAZIONE
LA SPERIMENTAZIONE DELLA PILLOLA ABORTIVA RU 486


Settembre 2005, Collettivo Femminista Mafalda di Torino

 

"L'aborto ? L'uccisione di un essere umano e se ad un'arma da taglio, come gli strumenti utilizzati per un aborto chirurgico, affianchiamo come metodo alternativo quello di uccidere con una sostanza tossica, non vedo alcun progresso nè sul piano civile, nè tanto meno su quello etico." Severino Poletto, cardinale di Torino
Queste le ultime dichiarazioni del cardinale Poletto in merito alla sperimentazione all'ospedale S.Anna della pillola abortiva Ru 486, avviata l'8 settembre a Torino. La storia di questa sperimentazione parte nel gennaio del 2002, con la richiesta del S.Anna di rendere finalmente accessibile anche in Italia un metodo abortivo meno invasivo e cruento di quello chirurgico, gi? in uso nei paesi europei da una ventina d'anni. Ma le pressioni della chiesa e della destra reazionaria non si fanno attendere e così a quasi quattro anni di distanza, l'ospedale si deve ancora difendere dall'accusa di favorire la "cultura della morte", a scapito della vita.
Viene spontaneo chiedersi che cosa intenda per vita il card. Poletto, sempre schierato in prima linea quando si tratta di condannare l'autodeterminazione della donna, come la migliore tradizione clericale e oscurantista richiede. La bibbia condanna la donna a partorire con dolore già nel suo primo libro. Evidentemente il cardinale ha deciso
che la donna deve anche abortire con dolore, dato che, volente o nolente, il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza è sancito dalla legge 194 del 1978!
Che cosa significa essere a favore della vita? Quando la contraccezione èpeccato, la pillola del giorno dopo èomicidio e il diritto ad un aborto meno doloroso è un crimine, i piani civile ed etico, tanto cari al rappresentante della Chiesa dove finiscono?
La donna non ha scelta, il suo ruolo di incubatrice e custode della famiglia sembra, per il porporato, l'unica alternativa possibile.
Come collettivo ci siamo trovate più di una volta a dover difendere con forza i diritti acquisiti dalle lotte passate, e ancora oggi, stupisce che una sperimentazione di un'ospedale in uno Stato laico, venga criticata dagli altari del duomo torinese da chi non dovrebbe avere voce in capitolo. Da Roma il fido Storace non si fa attendere, già noto, quando era governatore del Lazio, per i tagli e il tentativo di privatizzare i consultori della regione capitolina, fa spuntare la camicia nera dal doppio petto e tuona minacce di controllo sulla procedura che ha portato all'avvio della sperimentazione.
Non possiamo accettare che siano sempre gli stessi a voler decidere sul nostro corpo, a sputare sentenze e a riportarci indietro in un tempo in cui le donne erano solo corpi destinati a procreare.